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Autore: Jade Tisdale    04/06/2014    2 recensioni
Una terrestre che non è riuscita a sottrarsi al destino che il Dottor Gelo aveva previsto per lei.
Un androide che si è fatta assorbire da Cell e che da quel giorno ha iniziato a sognarlo.
Una moglie che non riesce a dimostrare il proprio affetto verso il marito.
Una madre che si chiede se sua figlia potrà avere una vita serena.
Un cyborg che sta cercando di progettare un futuro da umana.
Ma C18 che cos'è davvero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Altri, Crilin, Marron | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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19. La promessa.

 

 

Le parole di Goku erano riuscite a farmi riaprire gli occhi. Ma purtroppo, intendo in senso negativo.
Riflettei parecchio sul suo discorso e mi posi una domanda: perché Crilin sta soffrendo?
La risposta era ovvia. A causa mia. 
E qual è il modo migliore per farlo stare meglio? 
Sparire, ovviamente. Me ne sarei voluta andare quel giorno stesso, ma il pensiero che avrei dovuto dire addio a mia figlia così presto, mi fece rimangiare tutti i pensieri. Però, i giorni passavano. Crilin stava sempre peggio, non mi rivolgeva la parola e stava fuori dalla mattina presto fino a tarda sera a fare chissà cosa. Muten mentiva in continuazione a Marron dicendole che non eravamo in litigio, anzi, andavamo d'amore e d'accordo. Per la prima volta, quel vecchio stava facendo qualcosa che, anche se per un istante, mi rese orgogliosa di averlo come nonno di mia figlia.
Un giorno, mi alzai molto tardi e inaspettatamente, trovai Crilin seduto in cucina, sempre col suo sguardo fisso nel vuoto. Aveva una mano stesa sul tavolo e l'altra nella tasca dei pantaloni.
«Ciao.» dissi, cercando di non guardarlo negli occhi.
Non mi arrivò alcuna risposta.
«Ehi, ti ho salutato.» puntualizzai, alzando di poco il tono di voce.
Ancora niente. E lì, la mia pazienza si esaurì. Sbattei le mani sopra al tavolo talmente forte da creare una piccola crepa.
«Cos'è, adesso non mi saluti nemmeno? So che sei arrabbiato con me, ma ciò non significa che devi smettere di essere educato!»
I suoi occhi iniziarono lentamente ad alzarsi, fino a raggiungere il mio sguardo. Li scrutai attentamente e mi resi conto che erano identici ai miei poco prima di essere risucchiata da Cell, pieni di terrore e di paura. Mi si congelò il cuore, anche se solo per un'istante.
«Non sono arrabbiato con te.» disse, con voce fioca.
«Ah no? E allora perché non mi parli?»
Sospirò.
«E' che... Io non so più cosa dire.»
Allungai la mano destra verso di lui e gli accarezzai la guancia tiepida. Dopo di che, senza aggiungere altro, me ne andai, mentre mille pensieri ed emozioni mi invasero il cuore e la mente.

 

Provai strana sensazione alle guance. Qualcosa, o meglio qualcuno, me le stava pizzicando di continuo. Aprii gli occhi lentamente e in primo piano, vidi la piccola Marron con le mani poste sulla mia faccia. Eravamo in uno strano spazio bianco, senza alcuna via d'uscita.
«Marron, ma che diamine...»
Poco prima di concludere la frase, lei scoppiò in lacrime. 
«Mammina... Perché te ne sei andata?»
La guardai scioccata.
«Tesoro, io non...»
«Mammina, mi manchi tanto. Quand'è che torni?»
Allungai la mano verso di lei e le accarezzai la testa.
«Marron, non so come spiegartelo...»
«Non c'è niente da spiegare! Devi tornare a casa mammina!»
«Io... Io... Non posso farlo...»
L'espressione spaventata e malinconica di Marron si trasformò in una rabbiosa.
«Sei cattiva! Pensi solo a te stessa!» iniziò a dire, battendo i pugni sulla mia pancia. «Cattiva, cattiva, cattiva!»
Tentai di abbracciarla, ma la bambina svanì tra le mie stesse braccia. Lacrime amare iniziarono a scorrere ad una velocità incredibile sul mio viso.
Devo tornare mi dissi. Devo tornare da lei.
«No, non puoi tornare!» disse una voce.
Alzai lo sguardo.
«Se non torno, la bambina mi odierà! Lo capisci o no?»
Mio fratello si avvicinò a me e poggiò la sua mano sulla mia spalla.
«Ti sbagli. Se torni, soffrirai e farai soffrire anche loro. Ti sei già dimenticata del motivo per cui te ne sei andata?»
«Hai ragione.» sussurrai, mentre le lacrime continuavano a scivolarmi sulle guance.
«C18, tu non puoi tornare a casa per nessun motivo al mondo. Hai capito? Nessuno!»
Dopo quella frase, anche mio fratello scomparve nel nulla. Cos'avrà voluto dire? mi chiesi. E dopo non molto, me ne resi conto.
Crilin apparve all'improvviso seduto al mio fianco. Il suo volto non era nulla in confronto al mio: sembrava che non avesse dormito da giorni. Aveva le occhiaie, le guance umide e gli occhi rossi. Sentii la sua mano calda accarezzare dolcemente il mio collo.
«Harumi, torna da me. Torna da noi.»
Lo guardai come i bambini guardano il proprio giocattolo preferito rompersi in mille pezzi.
«Crilin... Non posso... Se lo faccio, vi farò soffrire!» urlai, con la voce rotta dal pianto.
«E' vero. Allora non tornare mai più.» sussurrò, scomparendo anche lui.
Mi ritrovai imprigionata in quello spazio bianco a lungo, fino a quando fui svegliata per davvero da una strana sensazione alle guance.

 

Mi irrigidii all'istante, ma tirai immediatamente un sospiro di sollievo. Le mie guance erano umide. Aprendo gli occhi, mi resi conto che le foglie dell'albero sotto al quale mi ero riparata -visto che quella notte aveva iniziato a piovere- erano piene di gocce d'acqua. Probabilmente si trattava dei residui della pioggia. O forse, quel sogno mi era sembrato così reale che avevo pianto per davvero.
Mi alzai e con mio grande stupore, sentii un dolore lancinante alla schiena. La terra era, evidentemente, troppo scomoda anche per il mio corpo. 
Mi stiracchiai un po', ma la mia calma si esaurì quasi subito. Non molto distante da me, un uomo era voltato di spalle.
Che sia... Che sia davvero lui?
Che si trattasse di Crilin o meno, il mio sarebbe stato comunque un gesto stupido, visto che ero stata io ad andarmene. Eppure, non resistetti alla tentazione e corsi da lui. Non appena fui abbastanza vicina, l'uomo si voltò. Lo scrutai attentamente e mi resi conto che si trattava soltanto di un ragazzino che, probabilmente, era un contadino, visto che aveva un cesto pieno di ortaggi. Feci finta di nulla e volai via, alla ricerca di un altro luogo in cui sostare.
Volai per diverse ore senza sosta. Non avevo la più pallida idea di dove andare. Così, dopo aver girato in tondo per un po', ritornai sotto all'albero di quella collinetta a sud della Kame House. Chissà se, prima o poi, Crilin mi sarebbe venuta a cercare...

 

«Ti vuoi svegliare, pigrona? E' mezz'ora che ti chiamo inutilmente!»
Mi stropicciai gli occhi. Non appena li aprii, a causa della stanchezza, vidi tutto appannato, ma non mi fu difficile scorgere la sagoma di mio fratello.
Era venuto a cercarmi nel momento del bisogno. Di nuovo. 
«Perché non sei a casa tua?» chiese dolcemente.
Il vento mi scompigliò leggermente i capelli, facendo cadere qualche foglia dal grande albero che mi riparava.
«E' colpa tua se non sono a casa mia.» dissi, facendo un piccolo broncio.
«Mia?» chiese, inarcando un sopracciglio.
«Certo! Se non mi avessi rotto le scatole, non avrei detto a Crilin della mia immortalità, perché me ne ero dimenticata! Lui si è arrabbiato a tal punto da fingere che non ci fossi... Così, ho deciso di andarmene. Anziché vederlo soffrire, preferisco che si dimentichi di me.»
«Pff! Che stupidità!»
Arricciai il naso.
«E perché scusa?»
Fece un mezzo sorriso, ma ignorò completamente la mia domanda.
«Sai, è da ieri che ti osservo e...» Scoppiò in una sonora risata. «Oddio, sono sicuro che se te lo dico mi uccidi all'istante!»
«Se valesse la pena di ucciderti, lo farei comunque.» puntualizzai. «Avanti, parla!»
«Ecco... Questa mattina ho parlato con Crilin e... Beh, non ha voluto spiegarmi ciò che era accaduto, ma io gli ho detto comunque dove ti trovavi.»
Lo tirai su per il colletto della maglietta, mentre la tempia destra iniziò a pulsarmi molto pericolosamente.
«Tu... Cos'avresti fatto!?»
«La cosa giusta, C18. Nei suoi occhi ho letto una disperazione immensa. E onestamente, provo un lieve dispiacere verso di lui.»

 

Dopo quasi un'ora da quando mio fratello se n'era andato, come avevo previsto, arrivò Crilin.
Ci scambiammo un'occhiata glaciale. Non era la prima volta che me ne andavo per diversi giorni, anzi, in quegli anni, quando litigavamo, mi era capitato di farlo varie volte. Ma, in quel momento, la cosa era abbastanza diversa. 
«Perché sei venuto?» chiesi. «Non ti sei mai degnato di cercarmi. Ti sembra giusto venire solo perché mio fratello ti ha dato una mano?»
Per la prima volta dopo tanto, scorsi nel viso di Crilin un piccolo sorriso.
«Sono venuto per onorare il gesto di tuo fratello.» disse. «Sono anni che non lo vedo e mai, giuro, mai avrei pensato che sarebbe venuto a parlare con me. All'inizio, credevo di avere le allucinazioni. Sono venuto solo per far sì che il suo gesto sia servito a qualcosa.»
Voltai lo sguardo dalla parte opposta alla sua.
«Appunto. Se non sei venuto prima, significa che non t'importava.»
«Ti sbagli.» mi corresse. «Semplicemente ti conosco. E so che, prima di riprenderti, quando te ne vai, ti serve un po' di tempo.»
Mi voltai nuovamente verso di lui.
«Bugiardo!» urlai. «Tu... Tu eri arrabbiato con me!»
Ma lui non mi diede retta e continuò con un discorso tutto suo.
«La visita di C17 mi ha fatto comprendere una cosa importante: mi sono comportato da stupido.»
La sua voce mi era sembrata talmente calma da pensare che stesse recitando. Ma si vedeva benissimo che non era così.
Mi si avvicinò e mi diede un bacio all'angolo della bocca.
«Perdonami, C18. La verità e che io non ero arrabbiato. Semplicemente... Un po' scosso, ecco.»
«Avrei dovuto dirtelo prima.» dissi, con voce fioca. «Il fatto è che con te stavo davvero bene e me ne sono scordata...»
Ci guardammo negli occhi e il suo sorriso si ampliò. Io, al contrario, iniziai a piangere e mi strinsi forte a lui.
«Ho paura Crilin! Non voglio vedervi morire!»
«Shh! Vedrai che andrà tutto bene!» mi disse dolcemente, accarezzandomi i capelli.
«No, non è vero! Non c'è un briciolo di verità nelle tue parole, cazzo!»
Asciugai una lacrima poco prima che cadesse dal mio mento.
«Andiamo a casa.» disse, facendo un passo avanti. «Sono certo che calmandoti...»
«Non posso tornare a casa.» mi affrettai a dire. «E' meglio... E' meglio che tu e Marron vi dimentichiate di me.»
«Non puoi dire una tale idiozia.»
«E invece posso. Se me ne vado ora, avrete l'occasione di rifarvi una vita e di essere felici. Ma se continuate a stare con me, il dolore e l'angoscia si impadroniranno anche di voi. E io non voglio vedervi soffrire!»
Strinse le mie mani dentro alle sue, in segno d'affetto. 
«C18, credimi: soffriremo di sicuro, ma se tu non resti con noi, la situazione si aggraverà ancor di più. Sono certo che riusciremo a trovare una soluzione, come abbiamo sempre fatto. Però, ti prego, ritorna a casa: sia io che Marron sentiamo molto la tua mancanza.»
Lo guardai confusa.
«Com'è possibile che il tuo umore sia cambiato così, all'improvviso?»
«Beh, diciamo che tuo fratello fa dei miracoli!»
Scoppiammo a ridere insieme. Dopo di che, Crilin si alzò in volo e allungò la sua mano verso di me.
«Mi prometti che andrà tutto bene?» chiesi.
«Sì, 18. Te lo prometto.» 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

So che le mie scuse per il ritardo non vi serviranno a nulla, ma questa volta, vi giuro che non è per niente colpa mia! Ringraziate il mio caro computer, che ultimamente mi da dei continui problemi e mi sta facendo andare fuori di testa...
Va beh, l'importante è che finalmente sia riuscita ad aggiornare.
Allora, ho riletto un paio di volte il capitolo e -oltre a errori ortografici che non ne ho notati, ma può darsi che qualcosa mi sia sfuggito- non è che non mi convinca, però, ho paura che possa risultarvi un po' banale il fatto che abbia riunito tutti questi eventi in un'unico capitolo.
Riguardo alla suddivisione in parti, questa si concluderà a breve, non so ancora quanti capitolo di preciso, ma penso che ne scriverò 3 o 4. Poi non so, stavo pensando di fare una sorta di pausa, anche solo di una settimana o due, in quanto quest'estate ho in mente di proseguire con le mie altre fanfiction in corso e di scriverne delle altre. Ma questo è ancora da stabilire, può anche darsi che farò una pausa con le altre.
Purtroppo mi basta vedere una farfalla (esempio random) per ispirarmi, infatti ho già scritto le basi per altre..... 8 fanfiction! E' un grande numero, lo so, ma per vostra sfortuna io sono così, non riesco a concentrarmi su una sola fic ma ne devo scrivere seicentomila alla volta, giusto per complicarmi un po' di più la vita xD
Termino qui, altrimenti vado troppo fuori tema. Aspetto le vostre impressioni :3 

   
 
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