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Autore: Lena Mason    04/06/2014    6 recensioni
Konohagakure è il villaggio più grande e potente nella terra del fuoco e di quelle limitrofe: qui convivono alcuni dei clan più importanti nell’ambiente degli shinobi. Clan con grandi abilità: gli Uchiha con lo Sharingan, gli Hyūga con il Bykugan, gli Aburame con la capacità di controllare gli insetti a loro piacimento e gli Inuzuka, grandi addestratori di cani ninja, sono solo alcuni tra i più importanti. Dopo lotte intestine, tradimenti e un tentativo di rovesciare l’Hokage, la popolazione degli shinobi di Konoha dovrà unirsi, combattere a fianco con gli altri villaggi e fermare a tutti i costi la guerra che incombe. [Spoiler per chi segue l'edizione italiana]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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seventeen

Seventeenth

 

I giorni successivi passarono senza eventi degni di nota: Shirai si presentò regolarmente all’archivio o al campo di allenamento comportandosi più o meno come sempre.

Itachi sentiva che c’era qualcosa di strano, soprattutto perché la ragazza parlava con lui solo se strettamente necessario: nessuno scherzo né battuta, nemmeno sul suo comportamento, che lei definiva freddo ogni volta.

Quando era ora di pranzo spariva da qualche parte, prima ancora che Itachi le dicesse di andare: cosa diavolo le prendeva? Aveva forse cambiato idea e non voleva più recuperare il loro rapporto di amicizia?

Queste erano le domande che si faceva Itachi mentre camminava per le vie di Konoha ancora in compagnia di Saori.

Fu in quel momento che vide Shirai uscire da uno dei chioschi e non era sola: al suo seguito c’erano i due shinobi di Kumogakure.

Shi le camminava alla destra, mente l’altro se ne stava un po’ più indietro come se tutto quello che stesse facendo fosse noioso: sapeva che quel ragazzo dai capelli bianchi era il braccio destro del Raikage, uno dei più forti utilizzatori del Raiton e anche l’unico che sapesse usare l’elemento della tempesta combinando il fulmine con l’acqua.

Guardò Shirai vedendola sorridere come sempre e quindi capì che doveva per forza avercela con lui, dato che quando erano insieme sembrava sempre tesa .

Shikamaru Nara ha ragione: le donne sono tutte problematiche.

Pensò Itachi guardando poi la ragazza che gli camminava al fianco: Saori non era mai stata problematica, in realtà.

Probabilmente sono problematiche quelle di cui ti importa qualcosa.

Itachi lasciò andare un sospiro, il quale attirò le attenzioni della sua accompagnatrice, che non perse l’occasione per dire la sua opinione sul comportamento di Shirai.

«Va sicuramente molto d’accordo con gli shinobi di Kumogakure, vero?»

«Hn. Ha passato quattro anni al loro villaggio» rispose Itachi, facendole intuire che pensasse fosse normale legare con qualcuno quando si rimane per molto tempo nello stesso luogo.

«Ho anche sentito che lei e Shi-san hanno avuto una storia, ma non è finita bene, perché lei ha sempre voluto tornare qui e lui non poteva seguirla» raccontò la ragazza, che aveva ricevuto la notizia da una kunoichi che lavorava al palazzo dell’Hokage, la quale aveva sentito Shi parlarne con Darui, una sera.

«Ah, capisco. Mi dispiace per loro, sembrano andare molto d’accordo» disse monocorde Itachi, ringraziando il suo controllo eccezionale riguardo le emozioni.

In quel momento era arrabbiato, eccome. Shirai gli aveva detto che gli shinobi di Kumogakure erano solo amici, Shi compreso.

Gli aveva mentito e non l’avrebbe passata liscia. Nessuno prende in giro un Uchiha, soprattutto Itachi.

 

Shirai chiacchierava allegramente con Shi di tutto ciò che gli era piaciuto a Konoha, ridendo quando Darui disse che non aveva visto nulla perché lì avevano dei letti troppo comodi e aveva passato le giornate a dormire o poltrire in camera.

Le dispiaceva che il giorno seguente sarebbero partiti per tornare al loro villaggio perché sapeva che non li avrebbe rivisti a breve: le sarebbero mancate le camminate serali in compagnia di Shi, proprio come facevano a Kumogakure.

«Shirai-san» la chiamò proprio il ragazzo «Domani partiremo molto presto, riuscirai a venire all’ingresso del villaggio per salutarci?»

«Ehi! Non sono così pigra, Shi-san! Ci sarò! Ora devo andare, a breve ricomincio gli allenamenti con Itachi-san» la ragazza salutò i suoi nakama di Kumo e si avviò al campo di allenamento numero zero con un sorriso stampato in faccia.

           

Sorriso che morì immediatamente quando si avvicinò ad Itachi: emanava arrabbiatura repressa da tutti i pori e questo fece fremere Shirai da capo a piedi.

Possibile che tu sia così malata da trovarlo sexy quando è arrabbiato, soprattutto se lo è con te?

«Itachi? Cosa ti è successo?» chiese Shirai, prima di ritrovarsi costretta a parare un calcio da parte dell’altro, che mirava al viso.

Non ebbe nemmeno il tempo di pensare che Itachi la afferrò dal polso e con un colpo preciso la fece sbattere, schiena a terra.

Shirai grugnì dal dolore, schivando un altro calcio rotolando di lato ed alzandosi in fretta con un colpo di reni.

«Itachi! Cosa diavolo ti prende?» gli chiese, mentre continuava a parare i colpi che divenivano più pesanti: stava facendo sul serio. Voleva colpirla davvero.

Non glielo avrebbe permesso: iniziava seriamente a stufarsi dei continui sbalzi di umore di Itachi.

«Dacci un taglio!» gridò prima di scagliare i suoi fulmini in ogni direzione che conosceva: almeno uno era sicura sarebbe andato a segno e non si sbagliava.

Itachi riapparve a qualche metro di distanza con una buco nella sua divisa Anbu all’altezza dell’addome: Shirai, nonostante la situazione, non poté fare a meno di notare che sotto si intravedevano i muscoli tonici di Itachi.

Non è il momento di avere pensieri porno su di lui! Stai concentrata, mirava sul serio a farti male.

E me ne ha fatto in realtà.

Solo in quel momento di stallo si accorse che il braccio dove aveva fatto il tatuaggio faceva davvero troppo male e si accorse con orrore che con tutta probabilità era rotto: aveva sicuramente colpito forte con quel calcio.

Appena si rese contro della ferita, il dolore l’assalì prendendo il posto dell’adrenalina, che fino ad allora aveva fatto da antidolorifico.

Si piegò su se stessa tenendosi il braccio ferito e si lasciò sfuggire un grugnito di dolore: non avrebbe urlato o pianto davanti ad Itachi. Non voleva dargli la soddisfazione di averle fatto un male d’inferno.

Itachi la guardò un attimo con lo Sharingan ancora attivo e quando il suo sguardo cremisi si posò sul braccio constatò con orrore che era rotto.

Si avvicinò veloce alla ragazza, la quale per puro istinto saltò all’indietro, guardandolo con quello che sembrava odio.

«Cosa diavolo ti è preso? Hai idea di quanto faccia male?» gli chiese, rabbiosa, mentre lottava per non far scendere le lacrime di dolore che si erano formate agli angoli degli occhi.

«Mi dispiace, Shirai. Dobbiamo andare all’ospedale e farlo sistemare» disse Itachi, avvicinandosi di nuovo e capendo che Shirai stava resistendo contro il suo istinto:  la vedeva pronta a scattare lontana da lui, ma gli lasciò comunque guardare il braccio.

«Credo di averti rotto l’ulna» disse semplicemente, guardandola direttamente negli occhi, ora del consueto color onice.

«Complimenti, genio. Se non me lo dicevi, non me ne sarei mai accorta. Ora posso sapere perché ti sei comportato così? Ultimamente mi pare che tu agisca un po’ fuori dal tuo carattere standard. La mia presenza a Konoha di scombussola così tanto?».

«No, mi irrita il fatto che tu mi abbia mentito».

«Mentito su cosa?».

«Hai affermato che gli shinobi di Kumo fossero solo tuoi amici, ma a quanto pare tu e Shi eravate qualcosa di più» le disse, vedendola arrossire.

«Etto… Itachi, io e Shi siamo davvero solo amici, ma… Una volta è successo qualcosa» gli disse lei, imbarazzata «Ma non voglio parlarne con te! È imbarazzante!».

Lui la guardò con il sopracciglio alzato segno che non gliene importava se per lei fosse imbarazzante, perché doveva spiegarsi: non capiva perché si interessasse in quel modo alla vita privata di Shirai, ma il solo pensiero di lei e Shi insieme gli faceva venire il bruciore di stomaco.

Geloso, eh?

Avrebbe davvero voluto liberarsi della sua coscienza, ma in quel momento si rese conto che nemmeno con i suoi ragionamenti più intricati e sofisticati sarebbe riuscito a negare: era geloso. Fine della questione. Il motivo gli era ancora oscuro, ma prima o poi ci sarebbe arrivato.

Vide Shirai prendere un bel respiro e confessare il suo peccato: «Quando ho compiuto vent’anni anni ho esagerato un po’ con l’alcool, portatomi da Killer Bee, e così anche Shi. E ci siamo svegliati la mattina successiva nello stesso letto… Senza vestiti. Abbiamo deciso di far finta di nulla, poiché nessuno dei due ricordava niente della notte precedente».

«Sei andata a letto con lui e non te lo ricordi?».

«Esatto…».

«Sei stata una stupida irresponsabile. Poteva succedere di tutto».

«Lo so… Ma perché diamine mi stai facendo la predica? Non sei mio padre o mio fratello maggiore! E poi mi vuoi far credere che tu sia ancora puro e casto? Raccontala ad un’altra, Itachi! So che tu e Saori non siete rimasti a guardarvi negli occhi in questi quattro anni» gli rinfacciò.

«Questi difficilmente sono affari tuoi».

«Oh, davvero? Mentre con chi io ho rapporti è affar tuo? Non credo proprio, Uchiha Itachi! Quindi smettila di comportarti come un idiota ed agisci più come il genio che sei!».

«Il problema è che tu mi confondi, Shirai. Non so più chi sei».

«Questo perché sono cresciuta. Non sono più l’innocente ragazzina di sedici anni, Itachi. Ho ucciso, ho amato e ho pianto per chi ho perso».

«Amato?».

«Sì, ho amato. Ma non ti racconterò nulla di questo per ora. Fa ancora un male d’inferno parlarne, per me. Ora se permetti vado da Sakura a farmi sistemare il braccio» gli disse, sentendo che la seguiva «Non ho bisogno della balia. Sono una ragazza cresciuta e so difendermi. Accettalo».

Detto questo sparì in una nuvola di fumo, lasciando Itachi da solo, anche se per poco, poiché Saori lo raggiunse immediatamente: probabilmente era lì da un po’ e stava solo aspettando che Shirai se ne andasse.

«Itachi-san? Questa sera vuoi venire a cena da me? I miei genitori non ci sono» gli disse, carezzandogli il braccio.

Itachi guardava ancora il punto in cui Shirai era sparita e rispose: «No, questa sera ho altro da fare. Ci vediamo domani all’archivio» e sparì in una nuvola, seguendo Shirai.

«Ancora una volta dietro a lei, eh Itachi? Possibile che il tuo Sharingan ti abbia reso cieco?» sussurrò al vento Saori, che capiva molte più cose di quante lasciasse intendere.

Arrivò all’ospedale giusto in tempo per vedere Shirai che veniva accompagnata in uno degli ambulatori: riuscì anche a vedere un accenno di rosa all’interno segno che era Sakura colei che avrebbe curato Shirai.

Si rilassò aspettando l’uscita della ragazza seduto su una delle sedie di plastica blu presenti nella sala d’attesa principale.

In totale Sakura ci mise dieci minuti a sistemare il braccio di Shirai: quando uscì dall’ambulatorio, ringraziando la ninja medico, Itachi vide lo sguardo duro che Sakura gli lanciò.

Quello sguardo diceva tutto.

Falle ancora così male che ti troverai addosso la metà degli shinobi di Konoha. E uno di loro ha un demone dentro di sé.

Shirai si voltò in quel momento e la vide distintamente sbuffare in sua direzione: gli dava fastidio che fosse venuto a vedere come stava?

Si alzò, fingendo di non aver visto l’irritazione emanata da Shirai, e appena le due kunoichi smisero di parlare, s’intromise.

«È a posto, ora?» chiese a Shirai, poiché Sakura era scappata, richiamata per un'emergenza.

«Ha sistemato l’osso, ma dovrò prendere alcuni antidolorifici e pastiglie come aiuto per sanare la frattura completamente» spiegò Shirai, che aveva il braccio legato al collo tramite un foulard arancione e giallo.

«Hn. Sono dispiaciuto per l’incidente. D’ora in poi manterrò sotto controllo il mio comportamento. Non posso ferire un componente del mio stesso Team» disse Itachi, facendola sbuffare.

«Hai, Hai! Accetto le tue patetiche scuse, Itachi» disse Shirai, ormai persa la voglia di litigare con lui.

Uscirono dall’ospedale uno al fianco dell’altra e Shirai vide da lontano una capigliatura corvina e una bionda conosciute: sorrise e chiamò le due amiche a gran voce.

Ino e Ayane si voltarono di scatto e quando la seconda vide il braccio di Shirai, lanciò uno sguardo interrogativo alla ragazza, che fece un lieve cenno del capo in direzione di Itachi, al quale venne riservata un’occhiata tutt’altro che amichevole.

Le due si avvicinarono e Ino affermò che fronte spaziosa aveva fatto un ottimo lavoro, come sempre: i loro discorsi furono però bloccati quando videro Sasuke, una mano in tasca e l’altra che reggeva un involto, avvicinarsi all’ospedale.

«Ed ecco che arriva anche oggi» sussurrò divertita Ino.

«In che senso?» chiese Shirai.

«Oh, devi sapere che Sasuke-kun porta il pranzo a Sakura tutti i giorni» rispose Ino, calcando sulle ultime parole.

Itachi non poté nasconde il suo stupore sapendo che il suo fratellino stava letteralmente corteggiando una ragazza: era davvero cresciuto e lui non se ne era nemmeno reso conto.

«Almeno uno dei due figli di Mikoto-san sa ancora cos’è la gentilezza» borbottò Shirai, beccandosi un’occhiata bieca da Itachi: alla fine non aveva accettato per niente le sue scuse.

Sasuke alla vista del gruppo davanti all’ospedale sbiancò completamente e stava per tornare indietro, ma Shirai non gli lasciò scampo:

«Neh, Sasuke! Non fare il timido! Porta pure il pranzo a Sakura, noi faremo finta di non vederti» gli gridò, facendolo diventare color pomodoro e sghignazzare alcuni dei passanti, oltre ad Ino ed Ayane.

«Raibaka! Non c’è bisogno di gridarlo ai quattro venti! È stata Okaasan a dirmi di portare il pranzo a Sakura!» borbottò Sasuke, mentre si avvicinava.

Alcune kunoichi intanto lo guardavano sognanti, mentre altre bisbigliavano al suo indirizzo e a quello di Itachi, il quale finalmente parlò.

«È davvero un bel gesto, Otōto. Shirai, per il resto del pomeriggio andremo all’archivio, con il braccio non completamente guarito è meglio non allenarsi» le disse, iniziando a scendere i pochi gradini di fronte all’ospedale.

«Hai! Ci vediamo più tardi, ragazze. Sasuke, sono orgogliosa di te. Sei davvero un ragazzo gentile» disse, prima di sussurrare «Non come tuo fratello…».

Ovviamente entrambi gli Uchiha l’avevano sentita e se uno ghignava divertito, l’altro alzava gli occhi al cielo.

*

Il resto del pomeriggio passò tra la polvere e l’odore di inchiostro dell’archivio: Shirai, mentre segnava i nomi e tutto il resto nel registro, mormorava una canzoncina, mentre Kuro il gatto muoveva la coda quasi a ritmo.

Era sdraiato sulla scrivania, attento a non far cadere nulla, e sonnecchiava con la testa poggiata alle zampe anteriori: aveva da poco smesso di fare le fusa.

Le sue orecchie si muovevano in direzione di rumori che Shirai nemmeno sentiva e capì che il gatto si sarebbe rivelato molto utile durante le missioni e gli allenamenti, quando fosse cresciuto a sufficienza.

Si alzò di scatto per chiedere ad Itachi quando e come avrebbe potuto allenare il gatto, ma i sussurri che l’accolsero la obbligarono a fermarsi ed origliare.

Da quando sono diventata una spiona? Però voglio davvero sapere cosa si dicono in privato.

«Itachi-san è quasi un mese che non restiamo un po’ soli» stava piagnucolando Saori.

«Hn. Questa sera ho davvero da fare. Mi dispiace» le rispose lui, mentre la ragazza faceva un verso di disapprovazione talmente kawaii che Shirai sentì l’impulso di vomitare.

Ora sapeva anche fare le fusa come Kuro?

«È un vero peccato. Ero davvero eccitata all’idea di avere la casa libera» disse Saori, calcando sull’aggettivo “eccitata”.

Shirai non poté non capire a cosa alludesse la ragazza: era piuttosto palese che Itachi e Saori avessero una qualche tipo di storia.

Forse non erano ufficiali, ma sicuramente si comportavano come se lo fossero.

Il solo pensiero di Itachi e quella da soli impegnati in certe cose, le fece salire la bile in gola, il desiderio di vomitare sempre più pressante così come la sensazione non proprio piacevole di sentire il petto pesante e stretto in una morsa dolorosa quanto una delle peggiori scosse ricevute dal Raikage.

Senza dire nulla, tornò alla sua postazione ricacciando indietro il groppo che le si era formato in gola, così come le lacrime.

Era la seconda volta in un giorno che Shirai si tratteneva dal piangere per Itachi.

Cosa diavolo mi sta succedendo? Dovrei essere impegnata a trovare dei modi per prenderlo in giro, non sentirmi così tradita. Lui è mio amico e può fare quello che vuole della sua vita.

Smettila di prenderti in giro, Shirai. Itachi non è più solo tuo amico. È cresciuto ed è diventato il ragazzo più affascinante che tu abbia mai conosciuto, senza cambiare caratterialmente. È intelligente e riesce a leggerti nella mente è ovvio che tu stia cambiando il modo di vederlo.

«Ovvio un corno, idiota di un cervello. Non posso mica innamorarmi di lui» sussurrò a se stessa, mentre Kuro la guardava con i suoi intelligenti occhi verdi, emettendo uno strano suono a metà tra quello delle fusa e un miagolio.

«Non fare quei versi, Kuro-chan. Non posso, anzi non devo, lasciare che questo succeda. Non credo mi farebbe così bene, sai?» disse mesta, accarezzando il pelo scuro e soffice del gatto che si allungò completamente sul tavolo lasciandosi andare alle carezze con sonore fusa.

Fu così che la trovò Itachi, lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé e una mano che accarezzava il gatto.

Chissà com’è essere accarezzati dalle mani di Shirai.

Si ritrovò a pensare Itachi, che scacciò il pensiero dettato dalla sua parte irrazionale, iniziando a domandarsi se forse non era meglio andare da Saori e sciogliere un po’ le tensioni: era sicuro che se lo avesse fatto, poi certe idee sarebbero sparite.

«Shirai, possiamo andare» le disse semplicemente, ricevendo un mugugno in risposta e tornando da Saori.

Guardò la ragazza che lo aspettava e decise: sì, sarebbe andato da lei per schiarirsi le idee.

*

Sasuke camminava per le vie di Konoha in solitaria: Naruto era a rapporto dalla Godaime per i preparativi concernenti la sua partenza per il mondo dei Rospi, Sakura era ancora impegnata con l’ospedale, mentre Kakashi era sparito da qualche parte probabilmente impegnato nella lettura di Icha Icha Paradise.

Ancora non capiva cosa ci trovasse di interessante il suo sensei in quei libri: aveva persino provato a leggerne uno, ma l’unica cosa che gli aveva provocato era stato imbarazzo, soprattutto perché si era immaginato lui stesso in certe situazioni con una persona in particolare.

Emise un sospiro Sasuke, poiché non sapeva come affrontare questo tipo di situazioni: se era un combattimento, una strategia da affrontare nessun problema, ma se si trattava di qualcosa riguardante i sentimenti allora era fregato.

«Che inutile perdita di tempo» disse alla strada vuota, quella secondaria che conduceva al quartiere Uchiha: in quei giorni evitava le strade principali perché alcune kunoichi lo tormentavano per chiedergli con chi sarebbe andato al festival di fine mese.

Lui aveva poca intenzione di andarci, a meno che qualcuno non lo avesse invitato: di certo non sarebbe stato lui a farlo.

Non poteva di certo farle capire del crescente interesse che provava nei suoi confronti, anche se ogni tanto si chiedeva il perché lo nascondesse.

Aveva forse paura che i sentimenti di Sakura verso di lui fossero mutati nel corso del tempo? Che la kunoichi avesse finalmente lasciato perdere il suo invaghimento verso di lui, il quale non aveva fatto altro che rifiutarla, la maggior parte delle volte in malo modo?

Un altro sospiro uscì dalle labbra di Sasuke Uchiha, il quale iniziò a pensarla come Shikamaru: le donne erano tutte una seccatura.

Quando varcò le soglie del quartiere dove viveva, vide nuovamente suo fratello in compagnia di Saori: sicuramente suo padre sarebbe stato più che soddisfatto nel vedere che i due andavano così d’accordo, ma per Sasuke era diverso.

Non aveva mai fatto segreto il fatto che poco sopportasse sia Saori che il padre di questa: erano entrambi arroganti e saccenti con chiunque non fosse degno di nota, anche all’interno del loro stesso Clan.

Non avrebbe mai dimenticato quando Hideki aveva detto a suo padre che era fortunato ad avere Itachi, così almeno non doveva contare su Sasuke per mandare avanti il clan.

«Tch» emise Sasuke a denti stretti, verso che sommato al suo chakra fece voltare Itachi.

Vide suo fratello fermarsi per aspettarlo, segno che doveva dirgli qualcosa e quando sentì cosa per poco non lo prese a pugni.

«Avvisa Okaasan e Otōsan che questa sera non cenerò a casa e tornerò piuttosto tardi» disse, monocorde come al solito.

«Tch. Devo dire loro dove vai?» chiese, ghignando Sasuke.

«No, Otōto. Anche se non faccio nulla di male» rispose semplicemente Itachi.

«Sicuramente» disse Sasuke, abbassando poi la voce per aggiungere «Chissà cosa ne penserebbe la Raibaka».

Era sicuro che Itachi l’avesse sentito, infatti aveva alzato leggermente il sopracciglio come richiesta di esplicazioni, ma Sasuke non gliene avrebbe date di certo: se voleva divertirsi con la vipera che si trovasse da solo le risposte.

«Tch. Vado a casa» disse semplicemente il moro, sorpassando il fratello e non degnando Saori della minima attenzione.

«Tuo fratello non sembra d’accordo» disse la ragazza.

«Non ti preoccupare, gli passerà» disse Itachi, prima di continuare a seguire Saori verso casa.



Nda: Mi scuso per il lungo ritardo, ma il pc aveva lo schermo rotto ed è tornato solo recentemente! Cercherò di essere più regolare, da adesso in avanti!

Alla prossima!

Lena.

 

   
 
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