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Autore: Lushia    05/06/2014    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 30 – Lo Sconosciuto

cover

Quella mattina, il portone principale era spalancato e il freddo pungente aveva avvolto l'androne. Il gruppo era ormai pronto alla partenza, stavano ultimando i preparativi e raccattando le valigie a mano, mentre i due bambini si trovavano pronti a salutare il gruppo in partenza.
La sciamana dai lunghi capelli rosa stava osservando le espressioni serie sui volti dei vari boss, tra cui quella di Cristal, abbastanza perplessa, che la colpì subito.
Volse il capo verso la Vongola, il suo sguardo era invece preoccupato e insicuro, sembrava quasi terrorizzato, scrutava attorno a sé guardinga, nonostante fosse già pronta continuava ad osservare la sua valigia e a controllarla. Sembrava quasi che stesse per commettere un omicidio, oppure che sapesse cosa stava per succedere e non era sicura di riuscire a scamparla.
Per quel motivo Lilium decise di avvicinarsi proprio a lei, prendendola alla sprovvista e facendola sussultare. La brunetta portò una mano sul petto, respirando rumorosamente ed espirando l'aria in modo affannoso.
- Lilium mi hai... spaventata. - affermò, sorridendo nervosamente.
- Mi sono solo avvicinata... qualcosa ti turba? - le chiese, sempre più perplessa. Era dal giorno precedente che si comportava in modo strano, eppure non riusciva a comprendere cosa avesse. Forse era spaventata per il viaggio?
- Ma no, sto benissimo! - rispose lei, aggiustandosi i capelli senza guardare la bambina.
- Sei sicura non ci sia niente che ti preoccupi? Sei strana, questa mattina. - chiese ancora la sciamana, ottenendo però una risposta negativa.
- No, tranquilla. -

Il suo sorriso era molto falso, si stava sforzando di rassicurare le persone come suo solito, ma non ci stava riuscendo per nulla.
Lilium sospirò, allungando la mano e afferrando quella tremante della ragazza, con sua sorpresa. La strinse dolcemente con entrambe, avvicinandosi di più a lei, con un dolce sorriso stampato sulle sue labbra.
- Lilium...? -
- Lascia scivolare via queste preoccupazioni, Nozomi-chan. - disse, guardandola negli occhi – Non caricarti di più pesi di quanti tu ne possa portare. -
Le sue parole erano dolci e apprensive, quasi materne, il che risultava assurdo, considerando che la sciamana era solo una bambina di dieci anni e poco più.
- Non so cosa ti preoccupi, ma penso tu debba cercare di rilassarti. - consigliò lei – Non sei da sola... e io mi fido di te. -
L'arto smise di tremare, sembrava che Nozomi si stesse tranquillizzando, ciò non poté che rendere più felice la sciamana.
Lasciò andare la sua mano e l'abbracciò, stringendola a sé, come una figlia si stringeva tra le braccia di sua madre.
- Grazie, per tutto quello che hai fatto per me. - disse.
- Cosa... cosa ho fatto? - chiese la brunetta, perplessa – Io non ho fatto proprio niente! -
- Non è vero. - Lilium si staccò dall'abbraccio, tornando a guardarla negli occhi – Mi hai parlato, mi hai capito, hai voluto riportarmi a casa, mi hai protetto... sia me che Haynes... - spiegò – Grazie. -
- Ma... l'avrei fatto con chiunque. -
- Beh, in questo momento io sono Lilium, ma... chiunque fossi stato, ti avrei ringraziato comunque. - sorrise.

Era felice di osservare lo sguardo più rassicurato della ragazzina, che si stava allontanando assieme agli altri ragazzi del gruppo. Era riuscita a tirarla su di morale, non poteva che esserne fiera. Salutò i suoi amici ondeggiando leggermente la mano, mentre il gruppo spariva oltre il portone d'ingresso della torre.
Cosa sarebbe accaduto in quel laboratorio?
Portò le mani al petto, con le dita sfiorò l'Heaven Ring che portava gelosamente.
Sospirò, afflitta da uno strano senso di inquietudine, mentre PonPon si accoccolava a lei.


***


- Potevano mai lasciarci un po' in pace? - Sirius scivolò fuori dal finestrino, lo sguardo visibilmente seccato, seguito da una furiosa Duchesse, arrabbiata poiché il suo abito si sarebbe sicuramente sporcato.
Cristal lanciò un'occhiata complice alla Vongola, che scosse il capo con disapprovazione.
- Pensi che Diamante riesca a parlare con il capotreno? - chiese, perplessa.
- Lascia fare a lei, sembra sia abbastanza abile con i discorsi. - rispose lui, incoraggiando la brunetta a seguirlo fuori dal finestrino.
Il treno stava rallentando, la principessina doveva aver portato a termine il suo compito, mentre i quattro avevano raggiunto il tetto del treno, ritrovandosi faccia a faccia con alcuni cloni di Clover II. I nemici verdastri avevano già ingaggiato una battaglia con Sirius, il quale aveva estratto la sua lama senza indugi e stava combattendo con un paio di loro, cercando di tagliuzzare un primo, che continuava a scansarsi, mentre il secondo aveva ricreato una spada a due mani e stava cercando di difendersi, con scarso successo.
Lo spuntone del parasole di Duchesse stava emettendo un'intensa fiamma del cielo, il boss degli Elegantia si era lanciata verso un altro paio di cloni nelle vicinanze, combattendo senza timore e infilzando un clone nell'addome, scaraventandolo giù dal treno ancora in movimento.
I restanti quattro cloni sembravano agire senza un vero e proprio obiettivo, raggiungendo a caso uno dei ragazzi e tentando di colpirlo. In questo caso fu Cristal, che estrasse il compact con rapidità e si ritrovò avvolto dalla fiamma arancione, la quale aveva ricreato la bianca tunica dei Neveria e la sua doppia ascia, con cui tagliò a metà il malcapitato.

La brunetta era confusa al centro della battaglia, immobile sul tetto del treno che sfrecciava verso l'Oregon, attraverso il paesaggio campagnolo e privo di abitazioni. Il vento smuoveva i loro capelli, ma non era così forte da impedire i loro movimenti, tutti e tre i ragazzi erano sicuri di loro stessi, sembravano avere la situazione in mano, piuttosto i cloni agivano in modo strano e irrazionale.
Non riusciva a comprendere cosa avessero in testa, sembravano disorientati e mossi solo dall'istinto, inciampavano facilmente e venivano sconfitti senza difficoltà.
Sembravano quasi... stupidi.

Scosse il capo, tornando in sé e cercando di non perdersi nei suoi ragionamenti contorti, non era di certo il caso. Eppure avrebbe dovuto usare il compact per aiutare i suoi amici, ma era ancora abbastanza perplessa sull'arma che avrebbe dovuto creare. L'idea era ancora leggermente sfocata, ma pian piano si stava palesando. Forse doveva solo avere il coraggio di farlo.
Non ne ebbe comunque motivo, perchè gli ultimi due cloni vennero bellamente infilzati da alcune carte da gioco, crollarono sul tetto senza vita e si dissolsero lentamente nell'aria, proprio come se fossero state creazioni della nebbia.
Erano quelli i famosi “cloni” di Clover II? Non ci aveva mai avuto a che fare, prima d'ora. Gli assomigliavano in tutto e per tutto, ma sembravano molto deboli e anche caratterialmente diversi.
Senza contare, poi, la loro palese stupidità.
Si era quasi dimenticata del modo in cui erano stati sconfitti, alzò il capo verso i ragazzi per cercare di capire chi avesse potuto usare delle carte come arma, la sua attenzione si posò su una figura sconosciuta davanti a loro, probabilmente un ragazzo alto quanto Cristal, ma mascherato.
Ciuffi corvini spuntavano sotto ad un cappello a cilindro, i suoi occhi erano nascosti dietro una mascherina bianca e un lungo mantello scuro attorniava il suo corpo. Sembrava quasi un mago, un prestigiatore di quelli che si vedevano in televisione a far scena.

La brunetta raggiunse i tre, curiosa quanto intimorita, notando che il misterioso uomo mascherato stava conversando con Cristal, sembrava che si conoscessero.
- Sei arrivato in fretta, non mi aspettavo che ti precipitassi qui, Tizio. - disse lui.
- Per un amico questo e altro! Ho notato avevate un... piccolo problemino. - affermò lui, incrociando le braccia.
- Ma questo tipo chi sarebbe? - Sirius l'osservò con perplessità, voltandosi verso il Neveria – E' amico tuo? -
- Sì, ci conosciamo da parecchio. - rispose l'albino - Lui è Tizio, il boss della famiglia Sconosciuto. -
- Sconosciuto? Non l'ho mai sentita... - disse la brunetta, perplessa.
- Eh, ovvio. Sono sconosciuti. - il Neveria osservò la ragazzina, mentre un sorrisetto si fece largo sulle sue labbra, probabilmente soddisfatto della sua battuta.
- Piuttosto, com'è possibile che quei cloni sapessero della nostra presenza? - chiese Sirius, perplesso.
- Penso seguissero me. - rispose Tizio, sospirando – Ne avevo sconfitti un paio prima di prendere questo treno, mi stavano inseguendo. E non sono il solo. -
- Se la stanno prendendo con varie famiglie. - Cristal portò l'indice sotto al mento, pensieroso – Non ce l'hanno solo con i Vongola. -
- A proposito, come mai state andando nell'Oregon? - chiese Tizio – Cosa c'è laggiù? -
- Il laboratorio di Stanford. - rivelò Sirius, serio – A quanto pare... in un magazzino indicatoci da Decimo. -
- Vongola Decimo? - ripeté lui, confuso – Dove ha trovato queste informazioni? -
- Non lo sappiamo, ci ha mandato un membro degli Elektrica a dircelo. - rispose il boss dei Notturno.
- E' molto strano, secondo le mie fonti quel laboratorio si trova in Italia. - rivelò lui, incrociando le braccia – A parte quello a Swizzles, sequestrato dai Neveria. -
- In Italia? - Nozomi sgranò gli occhi, incredula – Fukada-san ha detto che si trova qui. Magari le vostre fonti non sono del tutto vere. -
- Si potrebbe dire lo stesso delle vostre. - scherzò lui, con un ghigno – Non possiamo comunque esserne sicuri, ma sembrava che avessimo trovato una pista vicino a Roma. - spiegò.
- Però non è da escludersi che quello fosse un diversivo. - affermò Cristal, pensieroso.

La brunetta era perplessa, non seppe come rispondere e non era nemmeno davvero sicura di volersi fidare del nonno di Arashi. Eppure l'aveva sempre aiutata, ma dopo la sua rivelazione sembrava quasi che lei serbasse rancore nei suoi confronti, e forse non era nemmeno tanto giusto. Non aveva fatto altro che riferire ciò che suo padre gli aveva detto, dopotutto. Che colpe aveva?
Qualcosa, però, continuava a tormentarla, uno strano senso di inquietudine. Nemmeno Lilium era davvero riuscita a tranquillizzarla, quella mattina.
- Ad ogni modo, controllare non ci costerà nulla. - aggiunse poi Tizio.
- Bene, che ne dite di rientrare? - suggerì Duchesse, dopotutto si trovavano ancora sul tetto di un treno in corsa.



- Sconosciuto? - ripeté Diamante, sedendosi al suo posto con noncuranza – Penso di aver sentito qualcosa, ma non si sa nulla su di loro. -
- Sono Sconosciuto per questo. - ridacchiò Duchesse, seduta di fronte alla principessina bionda – Non si sa nulla di loro, nemmeno chi sia il boss. -
- Sono io. - Tizio accavallò le gambe, osservando i presenti con arroganza. - Problemi? -
- Dubito ce ne siano. - Cristal ridacchiò.
- Ad ogni modo, chiamatemi Nando. - disse lui.
- Oh? E come mai riveli il tuo nome così facilmente? - l'albino sembrava perplesso per la decisione dell'amico.
- Sono tuoi amici, non c'è problema. - rispose, voltandosi verso il finestrino e osservando il paesaggio scorrere al di fuori – Oh, siete in posizione? Bene, seguite gli ordini come stabilito. -
- Uh? Quali ordini? - chiese Sirius, perplesso – Cosa stai dicendo? -
- Non parla con voi. - rispose l'albino, appoggiato allo schienale con gli occhi chiusi, cercando di rilassando un po'.
- E con chi, allora? Ci siamo solo noi! - Sirius inarcò un sopracciglio, perplesso, quasi nello stesso istante in cui Diamante sospirò sonoramente.
- Forse avrà una ricetrasmittente? - chiese ironicamente, giocando con i ciuffi biondi.
- Ricetrasmittente? E' un'idea interessante. - esclamò la brunetta, pensierosa.
- Potresti usarle anche tu. - Cristal si voltò verso di lei, che si trovava seduta accanto a lui e di fronte a Sirius e Nando – Puoi creare delle ricetrasmittenti per tenerti in contatto con i tuoi guardiani. -
- Magari delle belle cuffie colorate! - esclamò Sirius, quasi eccitato all'idea.
- No, le cuffie sarebbero troppo ingombranti... - rispose la Vongola – Forse... dei piccoli auricolari nelle orecchie, però non saprei come fare per il microfono. -
- Un filo? Qualcosa attaccato da qualche parte? - il boss dei Notturno stava pensando a qualche soluzione – Ehi tu! Tu cosa usi? - chiese al boss degli Sconosciuto, rivolgendosi a lui in modo amichevole, nonostante si fossero appena conosciuti.
L'uomo mascherato aveva il gomito poggiato accanto al finestrino, la mano vicino al viso. Alla domanda del giovane, girò lentamente il polso e mostrò il suo orologio.
- Oh, è quello? - chiese lui, incuriosito.
- Quindi... qualsiasi cosa può fare da microfono? - chiese la brunetta, interessata. - Potrei... le spille! - esclamò poi, come se avesse avuto un'illuminazione – Le spille sulle cravatte! Si trovano esattamente al collo, sarebbe più facile parlare senza dover portare qualcosa alle labbra. -
- Può andare, devi solo ricordarlo quando creerai l'armor, e stare attenta che non vengano distrutte. - spiegò Cristal.
- Ma le Shinuki armor non erano indistruttibili? - chiese Sirius, perplesso.
- Mai detto ciò. - rispose l'albino – Sono più resistenti, ma non indistruttibili. -
- Oh, certo. - il ragazzo sospirò – A proposito, per l'arma? - chiese poi, curioso, rivolgendosi a Nozomi.
- Ho qualcosa in testa. - abbozzò un sorriso, sperava di avere il coraggio per tirarla fuori dalla sua immaginazione.
Una staffa, un arco, qualcosa di intercambiabile che avrebbe avuto due differenti funzioni. Aveva già pensato di parlarne con Masato ma, dato si stavano dirigendo verso il loro ultimo nemico, avrebbe dovuto pensarci da sola e decidere all'istante, prima della battaglia finale. Non aveva idea di cosa avrebbero trovato, una volta giunti lì.
Nella sua borsa, un quaderno era pieno di scarabocchi e idee, una tra le quali sembrava la più plausibile. Avrebbe dovuto solo concretizzarla, e pregare che funzionasse. Doveva essere positiva.

 

Il treno si fermò in una cittadina a nord ovest, nello stato dell'Oregon, negli Stati Uniti. Subito dopo fuggì via, dritto verso la sua prossima meta, sparendo all'orizzonte e lasciando il gruppo di boss e futuri boss, riuniti alla stazione con sguardi sicuri e un po' di preoccupazioni.
Cristal osservò la mappa che Fukada-san gli aveva affidato, il magazzino incriminato non sembrava essere molto distante, ma ormai il sole aveva levato l'orizzonte, perciò decisero di alloggiare in un Bed & Breakfast lì accanto.
- Potevamo prendere una stanza in un albergo a cinque stelle! - si lamentò Diamante, osservando l'ambiente interno della villetta in cui avrebbero passato la notte.
- Ci avrebbero notato. - affermò l'albino – Ad ogni modo, non mi pare che ci siano alberghi a cinque stelle, qui. Siamo in una piccola cittadina. -
- Basta adattarsi un po'. - intervenne Nando, mentre saliva le scale che conducevano alle stanze.
Cristal e Nando avrebbero dormito in una doppia, così come Duchesse e Sirius, quest'ultimo lanciò alcuni sguardi preoccupati al boss degli Elegantia, fortunatamente sapeva che non era interessata agli uomini e perciò cercò di non preoccuparsene più di tanto.
Nozomi e Diamante, purtroppo, avrebbero dovuto dormire in una matrimoniale, poiché le doppie erano finite assieme a tutte le altre singole.
- Dovrò anche dormire con una portatrice impura, è disgustoso. - disse.
- Puoi sempre dormire per terra in corridoio. - suggerì Sirius, osservandola sottecchi.
- Perchè dobbiamo stare in un posto così... comune? Un albergo ad almeno quattro stelle ci sarà, no? - chiese lei, furiosa, facendo una sceneggiata lungo il corridoio.
- A me non sembra per niente male, qual'è il problema? - chiese Nozomi, infastidita dai capricci. - E' quasi meglio della mia stanzetta. -
- Eh? Tu dormi in stanze peggiori di questa? - chiese lei, incredula – Che razza di camere mediocri avete, voi alla magione? -
- Veramente io vivo in Giappone, a casa di mia nonna. - specificò lei.
- Oh, che cosa sconveniente. - rispose lei.
- Beh, non c'è di meglio, dobbiamo per forza adattarci. - Sirius scrollò le spalle.
- Spero di non sporcare i miei splendidi abiti. - affermò Duchesse, controllando nella sua valigia – Non vedo però nemmeno un grammo di polvere, suppongo siano molto puliti. Non posso lamentarmi. - aggiunse.
- Puliti o meno, fanno schifo. - continuò Diamante – I letti sono minuscoli e le coperte non sono pregiate, non abbiamo la cucina privata e non c'è nemmeno un televisore. -
- I bagni non hanno la vasca idromassaggio... dovrò farmene una ragione. - sospirò Sirius, lanciando un'occhiata alla sua stanza.

- Ragazzi, basta! - esclamò Nozomi all'improvviso, lasciando di stucco i presenti, che si zittirono all'istante a causa del suo rimprovero – Non siamo in vacanza, siamo qui per un'importante missione. Dovremmo adattarci, riposare bene ed essere pronti per domattina, non stare qui a lamentarci dell'idromassaggio. Come se fosse importante avere un idromassaggio, adesso. -
I ragazzi osservarono la brunetta con perplessità, la Vongola era visibilmente adirata e non sembrava voler lasciar passare alcuna lamentela.
Tuttavia, dopo qualche secondo, Diamante tornò a parlare.
- Chi ti credi di essere, per darci un'ordine? Non sei un boss, tu, non puoi dirci cosa fare. - affermò.
Lo sguardo di Nozomi sbiancò, la brunetta iniziò quasi a tremare.
Già, non era un boss, quindi doveva valere meno degli altri, la sua opinione non sarebbe contata, la sua presenza era a stento gradita. Cosa era andata a fare con loro?
Avrebbe quasi voluto strozzare la principessina con le sue stesse mani.

- … No, hai ragione. Con che coraggio mi permetto di dare consigli a degli amici. Mi dovrei proprio vergognare. -
Si voltò ed entrò nella sua stanza, chiudendo la porta dietro di lei. Riuscì a cogliere solo una frase, prima di gettarsi sul letto.

Amici...? Non pensavo che per lei fossi un amico... è la prima volta...”

La voce era di Sirius, sembrava quasi triste.
Un boss non poteva avere amici? I suoi guardiani non erano forse suoi amici?
Essere un boss doveva essere davvero triste.


Alla fine, Diamante aveva dormito quasi al bordo del letto matrimoniale, cercando di non avvicinarsi alla brunetta, già assopita dall'altra parte del letto.
La notte era volata rapidamente, la tristezza e la stanchezza avevano costretto la Vongola ad addormentarsi senza complessi e preoccupazioni.

Il giorno dopo, intorno alle sette del mattino, i sei ragazzi si ritrovarono a nascondersi in un vicolo, il quale portava alla strada di fronte al magazzino.
Le serrande erano abbassate, non c'erano insegne di alcun tipo e potevano solo basarsi sulla mappa, che indicava quel punto come il magazzino utilizzato da Stanford.
Non sembrava ci fosse nessuno, dopotutto doveva essere una visita a sorpresa, persino le automobili passavano sporadicamente, non c'era ancora anima viva per strada ed era tutto davvero tranquillo.
Non avrebbero dato nell'occhio, si mossero rapidamente verso l'edificio ed osservarono il perimetro del locale, controllando che non ci fossero altre entrate.
Sul retro erano presenti altre due serrande, non c'erano strade ma solo un piccolo parcheggio con un paio di furgoncini, decisero di entrare da lì per evitare di dare nell'occhio, perciò tentarono di scassinare le serrande.
Nando riuscì incredibilmente a rompere le catene di ferro, utilizzando solo le sue carte da gioco francesi, avvolte dalla fiamma del cielo, che sciolsero il ferro e diedero il via libera all'apertura del magazzino.
L'interno era illuminato da un paio di finestroni in alto, c'erano pacchi di bibite ammassati l'uno sopra l'altro, non sembrava ci fosse qualcosa che destasse sospetto, tuttavia decisero di controllare bene ogni angolo di quel luogo.

Almeno finchè una sagoma non fece capolino da dietro le torri di bevande, sghignazzando.
Un uomo sulla cinquantina, capelli biondi tirati indietro e occhi grigiastri, un po' di barba a contornare la sua espressione maligna.
Il suo braccio sinistro era di metallo, così come le sue gambe, sembrava per metà un robot e il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
Nonostante le espressioni confuse e sospettose dei ragazzi, che si erano già preparati al combattimento, Nozomi era invece immobile e sconvolta, i suoi occhi ambra fissi sul nemico, che a sua volta aveva posato lo sguardo su di lei.
L'uomo sghignazzava, quasi bramante di qualcosa, mentre avanzava lentamente verso il gruppo.
D'altro canto, la brunetta iniziò ad indietreggiare, scuotendo il capo rapidamente e convincendosi che non fosse possibile.

- Nono... - sussurrò Cristal, osservando la ragazzina – Lo conosci? - chiese.
- No... - rispose lei, cercando di scacciare quel pensiero – Non puoi... -
- Buongiorno a tutti. - salutò l'uomo, con una voce abbastanza rauca. - … E buongiorno anche a te, Undicesima. -
- No, no! - disse lei, continuando a scuotere il capo.
- Sono davvero lieto di rivederti. - disse lui, quasi ammiccando – Ho giusto un conto in sospeso con te. -

Non riuscì più a controllare la sua mente, i suoi ricordi volarono lontani.
Su un terrazzo, davanti a un uomo, mentre reggeva una pistola.
Il rancore, la vendetta, la rabbia.

E quell'uomo, mentre cadeva giù.

- Tu sei morto! - urlò lei.
- Già. - rispose lui, sorridendo sornione - Mi hai ucciso tu. -
Sentì una fitta al cuore, sapeva benissimo di essere responsabile di quella morte. Portò una mano al petto, le palpitazioni aumentavano rapidamente. Sentiva come se stesse per avere un mancamento, ma riuscì a restare in piedi.
– Sono tornato dall'inferno per compiere la mia vendetta. - disse.

No, non era possibile, non poteva essere sopravvissuto a quel volo.
Eppure non c'era alcun dubbio, Victor Miles era proprio lì, davanti a loro.

   
 
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