Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: _blues_    05/06/2014    5 recensioni
Lui è Sherlock Holmes, incaricato di risolvere un difficile e intrigante caso che lo entusiasma totalmente.
Lei è Daphne Collins, un'agente segreto che deve aiutare il detective nelle sue indagini.
Due caratteri totalmente incompatibili: lui arrogante e saccente; lei determinata e coraggiosa.
Riusciranno i due ad andare d'accordo per risolvere il caso oppure, tra di loro, ci sarà una battaglia senza esclusione di colpi?
Una storia di azione, mistero, attrazione e desiderio che trascina i due personaggi verso un sentimento a loro sconosciuto: l'amore.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Bound to you 


Capitolo I

 

 

*Un nuovo incontro*

 

 

 

Poiché non esistono due individui perfettamente uguali,

ci sarà una sola determinata donna che corrisponderà

nel modo più perfetto ad un determinato uomo.

La vera passione d'amore è tanto rara

quanto il caso che quei due

s'incontrino.”

Arthur Schopenhauer.

 

***

 

 

Quella sera estiva di Londra, presso l'appartamento più conosciuto dell'ormai famosa Baker Street, Sherlock Holmes stava facendo l'ennesimo esperimento, questa volta sulle orecchie umane, per dare sfogo all'odiata noia. Il ragazzo, con indosso la solita vestaglia, stava armeggiando tra le diverse provette appoggiate sul tavolo della piccola ma tanto caotica cucina; sotto lo sguardo ammonitore del suo amico John Watson.
“ Quindi, hai rifiutato un'altro caso di Mycroft? Se ti chiede aiuto vuol dire che è una faccenda piuttosto seria!” esclamò il dottore appoggiandosi al frigorifero mentre osservava con orrore sempre più crescente un paio di orecchie che venivano messe in un contenitore con delle sostanze chimiche che preferiva non conoscere.
Ovvio che è una faccenda seria John! So benissimo che quando Mycroft mi chiede aiuto c'è una grossa incombenza a livello nazionale o addirittura internazionale; e sa che io sono l'unico in grado di aiutarlo. Tuttavia, ti sbagli: non ho rifiutato alcuna proposta di Mycroft. Semplicemente, non ho ancora risposto alla sua e-mail visto che il mio computer è bruciato” rispose il consulente investigativo senza distogliere lo sguardo dal suo esperimento.
“Bruciato? Come mai?” domandò John guardandolo sorpreso.
“Stavo facendo un importante esperimento su una sostanza acida che è caduta sul mio computer ed, ecco qua il risultato.” affermò il moro allungandosi verso un lato del tavolo e, portando l'attenzione sul computer ormai annerito e con tanto di tasti fusi.
John osservò sbigottito il corpo del reato “ Spero che quella sostanza non sia più presente in questa casa. Pensa alla povera signora Hudson se la trova! E comunque hai sempre un cellulare, non è difficile leggere e-mail da lì, sai?”.
“Rotto anche quello” rispose Sherlock impassibile mentre si aggiustava la vestaglia “ e, prima che tu lo chieda, non l'ho bruciato. Qualche giorno fa è caduto dalla finestra.”
“ Accidentalmente?” domandò sarcastico l'amico.
Ovvio che no! L'ho lanciato io visto che non si collegava più a internet. Ho pensato che era arrivata l'ora della sua imminente dipartita, ovviamente.”.
“Ovviamente? Non c'è niente di ovvio nel gettare il cellulare fuori dalla finestra e nel bruciare il proprio computer! Tu non sei normale!
“ E l'hai scoperto solo ora?” domandò Sherlock con tono disinteressato “ e comunque, dalla tua tenacia, deduco che mio fratello ti abbia chiamato per avere mie notizie. Ti avrà sicuramente detto qualcosa del caso che dovrò risolvere...”
“ Non molto; ha parlato di un serial killer pazzo che si trova in Inghilterra da pochi mesi e di un agente della CIA; ma non ho afferrato bene il discorso dato che la piccola stava piangendo...”. Di scatto, Sherlock, si voltò verso l'amico e lo guardò sbalordito “ E tu vai appresso a tua figlia mentre scopri che un killer ha provocato morti su morti?”.
È mia figlia, Sherlock! È naturale per un padre andare dalla propria figlia mentre sta piangendo! “ rispose John frustato e, con un leggero tono sofferente in ricordo delle notti passate alzato.
“ Quanto è bello avere una famiglia, eh?” domandò sarcastico il moro, sedendosi su uno sgabello “ le continue richieste di tua moglie, tua figlia che mangia e piange, le notti in bianco, nessun divertimento, neanche un po' di tempo libero... davvero esilarante.”.
John non gli rispose nemmeno, troppo abituato alle frecciatine dell'amico e si diresse verso la propria poltrona, rimasta ancora al solito posto nonostante il fatto che, già da tempo,non abitasse più lì.
Si sedette ed estrasse dalla tasca della giacca il proprio cellulare.
“ Chiamo Mycroft...”.

 

 

°°°

 

 

 

Il mattino seguente, mentre Londra si stava ancora svegliando, Sherlock Holmes era letteralmente su di giri. Il caso proposto da Mycroft era molto soddisfacente.
Doveva scovare un serial killer, conosciuto come “Il Mostro”, che stuprava le donne per poi ucciderle.
“ E' sicuramente più psicopatico di me.” si disse ad alta voce mentre faceva un sommario delle informazioni che aveva ricevuto dal fratello. Il Mostro non aveva identità, nessuno sapeva il suo nome né conosceva il suo aspetto. Era americano e, in soli due anni e mezzo, aveva fatto ventitré vittime negli Stati Uniti, sia signore adulte che giovani ragazze. Ora si trovava in Inghilterra da tre mesi e già aveva ucciso due adolescenti, e tre signore sulla cinquantina.
Sherlock, anche se disdegnava le donne, aborriva la violenza su di loro; ricordava ancora la ferocia che l'aveva invaso quando un idiota -perché solo di un idiota si poteva trattare- si era introdotto in casa sua e aveva aggredito la signora Hudson.
L'uomo che usava la violenza per imporsi, secondo lui, non era altro che un essere ripugnante che si accaniva sui deboli perché troppo codardo per andare contro i forti e, il disgustoso elemento dello stupro prima della morte, lo spronava ancora di più a stanare quel maledetto squilibrato.
Quindi si, il caso lo elettrizzava; sapeva benissimo che sarebbe stato molto difficile scovare il pluriomicida ma, lui ce l'avrebbe messa tutta per riuscirci.
L'unica pecca dell'intera faccenda?
Una donna. O meglio, un agente segreto della CIA che suo fratello gli aveva affibbiato per la risoluzione del caso. Si chiamava Daphne Collins e Mycroft gli aveva spiegato che lavorava al caso “ Mostro” sin da quando c'era stata la prima vittima.
Sapeva poco di lei e, questo non gli piaceva affatto. Se proprio doveva collaborare con qualcuno preferiva conoscere ogni cosa del suo collega. Di John sapeva praticamente tutto.
Dio! Una donna; una stramaledettissima donna!
Perché aveva accettato?
Ovvio, Mycroft gliel'aveva detto chiaro e tondo:” O accetti il caso, con collega inclusa che tra l'altro è l'unica persona sulla faccia della terra che può darti informazioni utili sul killer; oppure, caro fratellino, ritorni nella tua umile dimora a non fare nulla!”.
E così, ora avrebbe avuto l'agente Collins come collega. L'idea non lo allettava per niente.
Il motivo era semplice: il genere femminile era lento, pauroso e poco incline alla deduzione.
Fece una smorfia contrariata mentre sorseggiava il caffè e, la sua attenzione venne attirata dal lieve bussare alla porta. Un bussare debole, indeciso ma impaziente a giudicare dai continui colpi sul battente. Sherlock si alzò lentamente dalla propria poltrona e, sbuffando, scese le scale.
Aprì la porta e, per un fugace attimo, rimase sbigottito.
Davanti a lui c'era una ragazza, probabilmente di due anni più piccola di lui. Fisico magro e asciutto, contornato da un semplice paio di jeans aderenti, una camicia azzurra e delle scarpe blu con il tacco.
Otto centimetri di tacco dedusse subito.
Capelli lunghi e neri come la pece con qualche boccolo, che risaltavano il particolare colore degli occhi: verde smeraldo. Il viso era pulito, senza nessun accenno di trucco se non per un semplice lucidalabbra. Fragola.
Una ragazza sicura di se che non ha bisogno di mostrarsi artificiosa ma che vuole essere semplice.
Era carina la sua futura collega; forse anche troppo.
“Buongiorno, Signor Holmes. Sono...”
“ Daphne Collins...” la interruppe subito lui per poi osservarla meglio” Ventisei anni*, benestante, abile nel combattimento; una ragazza comune se non per la pistola che ha nella tasca posteriore. Agente segreto non per dovere ma per desiderio. Di recente è stata in America per qualche mese a giudicare dal lieve accento; ha un fratello di poco più grande di lei che le ha regalato la collana con le sue iniziali. Probabilmente siete orfani sin da piccoli ma, ormai non soffrite più per la perdita dei vostri genitori. È una ragazza indipendente che non vuole legami con nessuno, troppo presa dal suo lavoro. Pochi amici e nessun ragazzo all'orizzonte da almeno un anno. E, per finire, mio fratello Mycroft le avrà sicuramente dato un appartamento qua vicino visto che indossa dei tacchi ed è venuta a piedi.”
La ragazza non diede alcun segno di irritazione dopo essere stata bloccata nella sua presentazione ma, lo guardò risoluta “ Bene, adesso che ha fatto il saputello, possiamo entrare oppure ha intenzione di parlare di faccende top secret qui fuori?”.
Sbalordito. Sherlock Holmes era decisamente sbalordito.
La ragazza di fronte a lui non era arrabbiata, o intimidita e neanche imbarazzata dopo che lui aveva sbandierato la sua vita sulla soglia di una porta.
Nessuno era rimasto così impassibile di fronte alle sue deduzioni.
Non voleva i suoi elogi ma se almeno avesse dimostrato di essere un poco irritata; si sarebbe decisamente sentito più soddisfatto.
Quella ragazza era ancora tutta da leggere e da scoprire.
Senza dire niente le fece un cenno con la mano per invitarla a seguirlo dentro e, in silenzio, la condusse verso il proprio appartamento. Dietro di se percepiva chiaramente il respiro calmo e tranquillo della ragazza.
Strano. Di solito coloro che entravano in casa sua avevano il respiro flebile, pauroso oppure ansante e sconvolto: dipendeva dai casi. Tutti, tranne John, Mycroft e la signora Hudson. Sembrava quindi che anche Daphne Collins rientrasse in quella lista.
Quando furono arrivati in salotto si voltò verso di lei e, la scrutò con gli occhi.
Sperava almeno di metterla in soggezione guardandola come se fosse un creatura inutile al resto del mondo. Si sbagliava, perché la ragazza non solo non abbassava lo sguardo ma, i suoi occhi sembravano dirgli “ Tu non mi fai paura. L'inutile sei tu.”
“ Non mi invita a sedere signor Holmes?” gli domandò senza distogliere lo sguardo.
Sherlock le rispose con un assoluto silenzio e, a quel punto, la ragazza si guardò attorno per poi dirigersi verso le due poltrone accanto al caminetto.
“ Non si azzardi a sedersi lì!” esclamò lui inviperito, ponendosi davanti a lei.
Lei, lo guardò scettica “ e perché mai?”
“ La poltrona sulla destra è la mia. Quella sulla sinistra è di John Watson. Intoccabili. Perciò se osa solo sedersi su di esse, non risponderò delle mie azioni.” la avvertì lui con un tono ostile. Voleva infonderle il timore, vederla almeno un po' spaventata e, le minacce erano l'unico elemento che poteva adottare.
Insomma, lui era il grande Sherlock Holmes! Tutti si rivolgevano a lui con un timore quasi reverenziale e, nessuno osava andargli contro!
Tuttavia la giovane, al contrario delle sue aspettative, non lo guardò paurosa. Sicuramente aveva ricevuto, nel corso della sua carriera, minacce ben peggiori e, l'avvertimento del ragazzo non le infondeva alcuna incertezza o timore. Semplicemente sbuffò e si diresse verso l'altro lato della stanza per poi sedersi sul divano accanto alla parete.
“ La prego di ricordarsi di non sedersi mai su quelle poltrone in futuro.” la avvertì ancora parandosi di fronte a lei, ancora in piedi.
“ Me ne ricorderò signor Holmes, stia tranquillo. Ora, possiamo parlare del caso per il quale dovremo lavorare insieme?” gli disse lei, sistemandosi meglio sulla poltrona e, tirando fuori dalla propria borsa alcuni fascicoli.
Io lavorerò sul caso, lei mi darà solo le informazioni necessarie.” rispose lui scrutandola dal basso verso l'alto.
“ Oh, non credo proprio. Io sono qui per lavorare non per darle delle informazioni e poi restare in disparte. Lavoreremo sul caso insieme.”
“ Potrebbe essere pericoloso. Essendo una donna non ha paura di scovare un pazzo serial killer che stupra le donne?” le domandò lui sarcastico cercando di invogliarla a lasciarlo lavorare da solo.
“ L'ha detto anche lei: sono un agente segreto per scelta non per obbligo. Uno psicopatico non mi fa paura, ne ho incontrati tantissimi nella mia carriera. Anche se sono una donna, sono perfettamente in grado di lavorare a questo caso.” dichiarò lei sorridendogli falsamente per poi continuare con tono pensieroso “ Allora, lei e il Mostro avete una cosa in comune.”
“ E quale sarebbe ?” domandò lui indispettito. Essere simile a un killer spietato non gli piaceva affatto. Certo, aveva un carattere piuttosto complicato ma, di certo non uccideva nessuno!
“ Dalla sua frase maschilista di poco fa presumo che lei odi le donne, non è così? Ecco, anche il mostro odia le donne.”
E' piuttosto sveglia la ragazza. Faceva caso a qualsiasi cosa che le si diceva.
“ E' ovvio che odia le donne! Anni di ricerche e vittime l'hanno portata a capire solo questo?” rispose lui guardandola contrariato ma con accenni sarcastici mentre afferrava una sedia e si metteva seduto.
“ Se mi lascia finire di parlare Sherlock Holmes, forse potrò finire il mio discorso e darle le informazioni!” esclamò lei, irritata dalla sua voglia di avere sempre l'ultima parola su tutto e tutti. Eppure Mycroft l'aveva avvertita sul comportamento arrogante e antipatico del fratello!
” Tra tutte le vittime che ha ucciso, una sola ragazza gli è sfuggita. La stava per violentare quando per fortuna il fratello poliziotto di lei è entrato in casa facendo scappare l'assassino. La ragazza afferma di averlo sentito sussurrare mentre la molestava parole come “ Pagherai per loro. Loro mi hanno lasciato. Mi hanno abbandonato”. Altre informazioni che ci hanno dato dei testimoni parlano di riferimenti a una probabile sorella. Quindi il Mostro odia le donne e, viste le due categorie di donne che uccide, signore e giovani ragazze, credo proprio che l'odio è rivolto verso sua sorella e la madre. Visto il suo comportamento pazzo, sicuramente non avevano un buon rapporto. Non volevo certamente paragonarla a un pluriomicida ma, mi creda, il suo disprezzo per le donne è perfettamente visibile.” gli disse scrutandolo proprio come lui aveva fatto prima con lei. “ e mi dica : come mai questo odio? Nessuna gli viene dietro? Oppure ha avuto una delusione d'amore?”.
Sherlock la guardò allibito, mai nessuno si era spinto così oltre. Gli stava davvero chiedendo informazioni personali con un tono divertito e ironico?
Doveva assolutamente riuscire a trovare un modo per zittirla. Le colleghe di solito non stavano zitte e si facevano solo gli affari propri; magari, limandosi le unghie?
“ Se proprio vuole saperlo ho diverse donne che mi corteggiano, semplicemente le ignoro e, non ho avuto nessuna delusione d'amore. L'amore è un' emozione, e tutto ciò che è emozione, contrasta con la fredda logica che io impongo al di sopra di tutto**.” Concluse guardandola di sbieco.
La ragazza sorrise “ Ottima osservazione. Ora, queste sono le foto di tutte le vittime “. gli disse tornando sull'argomento centrale del loro incontro. Forse aveva capito di aver chiesto cose troppo personali e Sherlock, contento di averla rimessa al proprio posto con una semplice frase, afferrò soddisfatto i fascicoli che lei gli stava porgendo, guardandoli attentamente.
Decine e decine di vittime, circondate dal loro stesso sangue.
Tutte le signore si assomigliavano tra loro, così come tutte le ragazze.
L'ipotesi della Collins poteva essere esatta.
“ Ha qualcosa da aggiungere, riguardo questo fatto?” gli chiese.
“ Le ragazze sono tutte more, con gli occhi chiari, corporatura nella media. Le signore hanno tutte capelli lunghi e castani, indossano gli occhiali e sono tutte sposate. Cattura persone molto simili tra loro.”
“ Esatto. E questo conferma la mia idea del risentimento che prova verso madre e sorella.” disse lei con un tono serio ma il ragazzo poté notare un luccichio di soddisfazione nei suoi occhi verdi.
“ Abbiamo qualche foto? Dei video? Qualcosa che ci potrebbe portare a conoscere la sua identità?”
“ Qui viene il difficile. Siamo riusciti a ricreare gli identikit grazie ai pochi testimoni che abbiamo ma, l'uomo è sempre diverso.” dichiarò la ragazza porgendogli altre foto “ A volte ha i capelli rossi, poi biondi o castani. Ha sempre un colore diverso. Indossa anche delle lenti a contatto, molte volte ha gli occhi celesti, poi marroni o verdi. Sui cadaveri delle vittime non abbiamo mai trovato delle traccie dei suoi travestimenti che ci possono riportare almeno al suo aspetto fisico.”
“ E' furbo, su questo non si discute. L'età approssimativa?”
“Sui trentacinque anni. Gli Identikit che si trovano all'ultimo sono quelli che ho fatto con le testimonianze negli Stati Uniti. Sono andata lì per cinque mesi. La maggior parte delle informazioni le ho avute lì.” aggiunse lei, dimostrandogli che non si era sbagliato circa il suo viaggio in America quando le aveva parlato sul portone di casa. “ Gli omicidi in America sono finiti giusto quattro mesi fa. Poi c'è stato un mese di pausa e, tre mesi fa è iniziata la stessa tipologia di uccisioni qui in Inghilterra. Si è trasferito qui ma, non riesco a capire il perché.”
“ Probabilmente temeva di essere catturato negli Stati Uniti o forse ha trovato un nuovo obbiettivo.”
“ Se ha cambiato obbiettivo, perché continuare a uccidere nello stesso modo e le stesse vittime? Continua ancora a stuprarle per poi strangolarle o pugnalarle al petto. Dev'esserci qualcos'altro. A conti fatti non abbiamo nessun'altra informazione. Brancoliamo nel buio e, dobbiamo fare di tutto per scovarlo e catturarlo.”
“ E come farete ad arrestarlo? Si è sempre mascherato e, non avete alcuna prova concreta contro di lui.” domandò Sherlock scettico.
Cavolo, sembrava John facendo tutte quelle domande!
Lui non chiedeva mai, rispondeva e basta.
Ma non c'era niente di più stimolante di un caso ignoto e perverso come quello e, sapeva la necessità di dover essere informato su tutto.
Era un caso molto problematico e arduo da risolvere senza niente di effettivo tra le mani. Non si potevano neanche fidare delle testimonianze perché, di fronte a un assassino, le persone tendevano a deformare l'immagine del killer per il terrore e l'angoscia.
“ Lei deve aiutarmi a scovarlo poi, una volta saputo il luogo in cui si nasconde, inizierà il bello.” disse lei sicura e determinata.
Sherlock la guardò incuriosito. Cosa aveva in mente di fare per catturarlo? L'unica cosa era coglierlo in flagrante e, di certo, il Mostro era troppo astuto per far capire i suoi movimenti e le prossime vittime.
“ Mi vorrebbe dire che lei farà...” iniziò a domandarle stupito, come colto da un'intuizione improvvisa.
“ Esatto, signor Holmes. Io farò da esca.”.
Temeraria.
Daphne Collins era una ragazza temeraria, che non aveva paura di niente. Neanche di finire tra le grinfie in un assassino psicopatico.
La osservò sorpreso e, con un velo di...ammirazione?
Nessuno era così spericolato da fare tanto. Se le cose fossero andate male lei sarebbe stata stuprata e uccisa all'istante.
Sherlock non disse niente.
Per la prima volta non sapeva cosa dire di fronte a quell'atto così coraggioso e rischioso. Certo, lui e John avevano vissuto le peggiori avventure e, quante volte erano stati in fin di vita? Troppe.
Il dottore era stato quasi bruciato vivo, aveva rischiato di farsi esplodere una bomba addosso e, diverse volte, aveva avuto pistole puntate contro. E Sherlock, era stato quasi strangolato, si era gettato da un palazzo di più di dieci piani ( teoricamente) e, la cara e dolce Mary gli aveva sparato addosso. Ancora glielo rinfacciava.
Ma, vedere quella ragazza di fronte a lui, pronta a immolarsi per risolvere un caso così problematico, lo aveva lasciato stupefatto.
Le donne non si sacrificavano, giusto?
“ Credo che lei sia rimasto piuttosto sorpreso dalla mia trovata. Sa, a volte capita anche alla gente comune e addirittura alle donne di avere dei piani pazzeschi. Certo, voi uomini siete forti, spavaldi e audaci ma noi donne riusciamo anche ad essere più furbe ed intelligenti di voi quando ce ne date l'opportunità.”
“Oh, non credo proprio agente Collins. Probabilmente lei è solo un eccezione alla regola ma, devo ammettere, che il suo piano mi ha colpito. Non ho mai visto una donna che vuole finire nelle fauci dell'assassino e che non scappa a gambe levate. Purtroppo, per riuscire a scovare il killer dobbiamo aspettare la sua prossima mossa. Mycroft mi ha detto che tutte le vittime sono già state analizzate e, i loro fascicoli chiusi; quindi non posso esaminare nessun cadavere. Spero che lei non rimanga turbata dal fatto che desidero avere un nuovo e fresco cadavere da ispezionare per arrivare a qualche informazione.” le disse lui guardandola con un ghigno divertito, in attesa di una sua qualsiasi reazione.
La ragazza insolitamente gli sorrise “ Mycroft mi ha avvisato delle sue stravaganze e, il desiderio di vedere una persona morta, credo che rientri in una di queste. Non si preoccupi, non sono affatto turbata. Sò che il suo lavoro sta anche nel conoscere grazie ad un corpo sdraiato sul tavolo di un obitorio o direttamente sulla scena del crimine.” rispose semplicemente mentre si alzava in piedi.
“ Bene, ho detto tutto ciò che sapevo. Ora devo andare, ho un appuntamento con un mio superiore; se mi viene in mente qualche cosa le farò sapere signor Holmes. Se ha bisogno di me, alloggio nell'appartamento 97 di Crawford street***. È un via più avanti, come ben sa.” dichiarò mentre raccoglieva i vari fascicoli e li poneva ordinatamente nella borsa. “ Arrivederci e, buona giornata.”.
Il ragazzo si alzò e, rimanendo in un assoluto silenzio, le fece un solo cenno di saluto.
Cenno che la ragazza prontamente interpretò come un “ fuori dai piedi; la tua presenza mi irrita.”
“Sò la strada, grazie”. Gli disse facendogli un finto sorriso cordiale per poi raggiungere le scale, lasciandolo in salotto intento a rimettersi seduto.
Mentre scendeva le scale la ragazza notò, a pochi metri da lei, la figura di un uomo che si dirigeva verso l'appartamento dell'investigatore.
“ Oh, lei dev'essere il signor Watson. Il proprietario della famosa poltrona che non devo azzardarmi a toccare.” disse fermandosi sui gradini.
L'uomo la guardò per un istante per poi sorriderle gentile “ E lei dev'essere Daphne Collins, la nuova collega di Sherlock. Davvero non l'ha lasciata sedere sulla poltrona? Detesto quando fa così!” esclamò lui porgendole la mano.
La ragazza gli strinse la mano sorridendo amichevolmente“ E' strano il suo amico. Arrogante, saputello ma, geniale. Le conviene andare di sopra a consolarlo. Forse oggi ha scoperto che anche le donne sanno ragionare.”.
“Oh no!” esclamò lui spossato “...ora dovrò sorbirmi i suoi lunghi monologhi.”.
“ Allora in bocca a lupo, signor Watson.” dichiarò la ragazza ridendo “ Ora devo andare. Arrivederci e, a presto.” aggiunse mentre finiva di scendere le scale.
“ Arrivederci, agente Collins.” rispose John guardandola un'ultima volta per poi raggiungere l'appartamento dell'amico.
Trovò Sherlock seduto su una sedia di fronte al divano. Probabilmente non si era mosso di un millimetro da quando la ragazza era uscita dall'appartamento.
“ Salve Sherlock, quella ragazza è....”
“ Antipatica, troppo sicura di sé, irritante per la troppa calma e tranquillità che dimostra e per concludere, presuntuosa.”
“ Mi ricorda qualcuno...” sbuffò John sarcastico sedendosi sulla poltrona.
Sherlock si voltò di scatto verso di lui “ Cosa hai detto?”.
“Niente, niente. Mi sembra una ragazza intelligente e decisa; sarà sicuramente in grado di darti una mano.”
Sherlock si alzò improvvisamente in piedi “Sono io quello che sta aiutando la CIA! Non ho bisogno di lei.”
John ignorò i suoi commenti e, decidendo di sviarlo dal discorso data la sua suscettibilità, gli chiese “ Ti piace il caso?”.
“ Oh, si! Contorto, difficile e pericoloso al punto giusto.” disse lui soddisfatto e sorridente mentre afferrava il violino che si trovava su un tavolino, pronto a suonarlo.
“ Sai già cosa fare?” gli chiese l'ex soldato contento di vederlo così esaltato dopo la noia degli ultimi giorni.
“ Ancora no. Ma presto il killer farà la sua mossa e, il gioco avrà inizio.”

 

***

 

 

Note riguardo al testo:
*: Non sapendo esattamente l'effettiva età di Sherlock Holmes ho immaginato che lui ne abbia ventotto mentre lei ventisei.
**: Citazione ripresa dal libro di Arthur Conan Doyle : 'Il segno dei quattro'.
***: Via che esiste davvero. L'ho trovata su Google Maps. Molte vie e luoghi che troverete nel corso della storia saranno reali.

 

 

Note dell'autrice: Bene. Direi che sono più che soddisfatta. Ho visto che molte persone hanno letto il Prologo e, ho già notato qualche recensione ( alle quali risponderò immediatamente). Invito tutti coloro che leggono la fan fiction a farmi sapere la loro opinione. Se vedete qualche errore grammaticale, un argomento che non vi gusta oppure volete semplicemente pormi qualche domanda, scrivetemi e io vi risponderò immediatamente.
Ritengo che le opinioni, positive e non, di voi lettrici siano i giusti elementi che fanno crescere un'autrice. Quindi date sfogo a ciò che pensate e, maturerò grazie a voi.
Questo capitolo è ovviamente solo l'inizio della storia quindi, spero che non ne siate rimaste deluse. I personaggi non sono ancora del tutto delineati ma, lo saranno più avanti. Ho cercato di avvicinarmi a Sherlock il più possibile ed è piuttosto complicato metterlo a confronto con una donna ma, spero di essere riuscita nell'intento.
Fatemi sapere e, al prossimo capitolo! ( che pubblicherò tra qualche giorno).
Un bacio, Diana.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: _blues_