Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: Kveykva    05/06/2014    2 recensioni
Eragon è nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarà presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerà in Alagaesia come sarà la sua vita con Arya? Cosa nascerà fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fìrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Dove sono tutti gli elfi? Dove sono?- sbraitó Arya ai pochi elfi che si erano radunati intorno a Rhunön, gli stessi che avevano assistito al litigio dei Maestri con gli allievi.
Quella quindicina di elfi sembrava tutto ció che rimaneva nella Du Weldenvarden, assieme a paura e silenzio.
Le rispose un elfo giovane, di appena un centinaio di anni, coi capelli chiari e lo sguardo morbido.
-Mia Regina, ci hai mandato via tu.-
Arya sgranó gli occhi.
-Regina, hai dato l'ordine di evacuare Ellésmera per un pericolo. 
La maggior parte, anche se con molta riluttanza, hanno eseguito i tuoi ordini: una minoranza, quella che tu ora vedi, è rimasta qui. Per combattere.-
Arya non parlava: restava immobile, mentre il suo cervello lavorava.
-Io non ho dato nessun ordine...mai. Non l'ho mai fatto!-
-Abbiamo disobbidito ai tuoi ordini, Governatrice: puniscici, ma fallo dopo che la battaglia finirà.
Forse saremo morti, forse no: ma lascia che combattiamo assieme a te. - imploró il giovane, in tono coraggioso.
-Tu- indicó Arya un vecchio dall'aria sapiente- dimmi: chi vi ha riferito l'ordine di evacuazione?-
Chiunque avesse dato quell'ordine l'aveva tradita: aveva fatto in modo che tutti gli elfi andassero via in modo che, quando l'attacco sarebbe cominciato la resistenza sarebbe stata nulla.
-Oh, mia Regina. Tu mi chiedi chi ce l'ha detto? - disse, con un sorriso allo stesso tempo furbo e intelligente.
-Il tuo braccio destro.-
Silenzio.
-Il suo Consigliere, Maestà: Taelì.
________________________________________

-Andatevene- disse Ambrea.
I due non replicarono. Lei si fermó.
-Andatevene: state facendo la cosa sbagliata. Ritornate da Arya e scusatevi.
-Noi non andiamo da nessuna parte- replicó Krashta.
-Voi non capite!- sbraitó l'elfa girandosi verso di loro, gli occhi dorati fiammeggianti. 
-Se davvero lì c'è Raesel vorrà uccidermi: non posso trascinare anche voi in questa cosa.-
-Non ti lasciamo sola.- disse flebile Faelis.
Lo sguardo di Ambrea si addolcì. 
-Siamo troppo importanti in questo mondo per morire così. Non preoccupatevi: sapró difendermi, ve lo giuro.
-Potresti aver bisogno di aiuto- tentó Krashta.
-Facciamo così: venite con me solo finchè non vediamo se c'è realmente qualcuno, e in quanti sono. Se dovessero essere in troppi...- 
-Noi staremo con te- concluse Faelis.
-Ma promettetemi una cosa: se lì ci dovesse essere solo mia madre voi ve ne andrete, e raggiungerete Arya ed Eragon nella battaglia. Servite più la' che qui.
-E tu cosa farai?-
-Porteró mia mamma in salvo, poi vi raggiungeró.-
-Ma ci sono un milione di cose che potrebbero andare storte e...- 
-Faelis non c'è più tempo: bisogna agire ora o sarà troppo tardi. E non solo per mia madre.-
I tre Cavalieri si guardarono.
-Andiamo.-
________________________________________


Con un grido selvaggio un elfo si avventó su Arya.
Lei rimase spiazzata, e per poco non riuscì a parare il colpo.
Quell'elfo era Taelì, il suo consigliere.
Cosa stava facendo? Perchè l'aveva colpita?
-Stupida!- le gridó, continuando a colpirla.
Lei si difendeva ma non provava ad attaccare.
Non ci riusciva: sarebbe stato come trafiggere un amico. Non l'avrebbe mai potuto fare.
-Cosa diamine stai facendo, Taelì?- gli gridó mentre duellavano.
Lui le stoccó un colpo al polso mentre lei, roteando la spada, gli colpì un ginocchio.
L'altro strinse con forza la mascella, ed il suo  sguardo si assottiglió.
Girarono in tondo, sfidandosi.
Intorno a loro la battaglia infuriava.
-Stupida!- ripetè lui.
-Perchè lo stai facendo? Non ti bastava la tua carica? Volevi qualcos'altro ancora?- urló lei, mentre si slanciava in avanti attaccando al fianco destro dell'elfo.
Lui paró senza difficoltà, e rigiró la spada quattro volte nelle mani.
-La Resistenza Nera ti schiaccerà Arya: lo farà.-
Lei si bloccó, continuando a fissare.
-Anzi lo sta già facendo, e l'ha già fatto, da millenni quasi.-
Ripresero a muoversi in circolo.
-Resistenza Nera?- domandó lei, sibilando.
Lui la guardó con aria beffarda.
-Non tutti ti sono fedeli Arya.
Ne' a te, ne' a tuo padre, ne' a tua madre- 
Nel sentire il nome del padre Arya trafisse l'elfo con gli occhi, ma egli non dimostró alcun segno di paura.
-Non ti sei mai chiesta come mai proprio Raesel e Manuelì sono stati mandato a Vroengard? Puro caso?- disse l'elfo.
Arya poteva sentire gli ingranaggi del suo cervello lavorare.
Puro caso? Era stato un caso che proprio gli elfi che l'avrebbero tradita fossero quelli inviati a Vroengard?
Eppure non li aveva scelti lei, aveva dato il compito a..
-Taelì!- 
Quella voce sembró arrivare da lontano per Arya, ma era una voce che conosceva benissimo. 
Eragon abbatté Brisingr sulla spalla del Consigliere: lui capì l'intenzione del ragazzo, e paró facendo oscillare la spada.
Ripreso il controllo di essa, la roteó cercando di colpire il Cavaliere alla testa ma quello si abbassó, e la spada gli passó vicina ma non abbastanza.
Nella radura si stava ammassando gente: la trentina di elfi rimasti combatteva contro l'interminabile fila degli elfi della Resistenza Nera che si riversavano come un fiume.
Sembravano non finire mai.
Arya esplose.
-Sei stato tu! Da sempre! Stai programmando questo momento da...-
-Millesettecentodue anni. Sì, Arya.
Sono Consigliere da molto tempo, e in tutti questi anni ho manomesso e comandato quasi tutti gli elfi che si sono succeduti. 
Siete stati dei burattini nelle mie mani: anzi, nelle nostre. L' RN esiste da molto più tempo di quanto tu pensi.-
Eragon, ansante, si era staccato dal Consigliere e lo guardava malignamente.
-Sei un traditore.- sibiló.
L'altro lanció una risata beffarda.
-Sei un traditore, hai commesso una terribile insubordinazione!- strilló la Regina.
Taelì rise una seconda volta.
-Oh, proprio tu mi parli di insubordinazione, piccola Arya?-
-Cosa vuoi dire?- disse come uno sputo lei.
-Dimmi...dove sono ora i tuoi Cavalieri? Ti sono stati accanto nella battaglia? Non li vedo. Neanche loro ti sono stato fedeli, Arya-
La Regina sentì montarle dentro una rabbia enorme, e con un grido disumano si gettó su Taelì.
________________________________________

Mancava un metro o poco più prima della radura di Miaszi.
Erano quasi arrivati.
-Ambrea, anche se lì ci fosse davvero Lêila, dovrai aspettare fino a che non siamo sicuri che non ci sia più nessuno.- le aveva ripetuto Faelis durante il tragitto.
Lei aveva sempre annuito.
Era quasi certa che non avrebbe trovato sua madre: era davvero improbabile.
Sapeva che era una trappola, lo sapeva perfettamente: eppure non poteva essere sicura che sua madre non fosse lì per davvero.
Se non ci fosse stata sarebbero andati via prestissimo, per aggiungersi alla battaglia.
Se sua madre fosse...no, Ambrea non riusciva nemmeno a pensarci.
In quella zona l'aria era più umida e afosa, gli alberi avevano grandi e larghe foglie, grandi quanto il torace di un uomo robusto.
L'elfa scostó una foglia, poi un'altra, e un'altra ancora.
Mancava l'ultima.
La levó.
-Mamma!-
Il suo grido si levó al cielo, e ancor prima che i due Cavalieri potessero fermarla, l'elfa corse al centro della radura.
Lêila era imbavagliata e legata alle mani e ai piedi da dure corde di canapa: i polsi e le caviglie erano arrossati e piagati.
Ambrea la raggiunse e il frette e furia pronunció:
-Jierda- e le corde che legavano sua madre si ruppero.
Lêila continuava a scuotere la testa, sembrava quasi un tic nervoso: si dimenava, sembrava voler comunicare qualcosa, ma riusciva soltanto a mugolare e a fare cenno di no.
Finalmente Ambrea le levó il panno che aveva legato sulla bocca, e Lêila respiró a pieni polmoni, lo sguardo sofferente.
Sembrava debole, come se le costasse un'immane fatica anche solo tener ritta la testa.
-T-tesoro mio...va' via. Vattene- farfugliava, ma si vedeva che era confusa.
-Shh, va tutto bene. Ti portiamo via da qui. Mamma, hai capito? Guardami! Non ti addormentare mamma, guardami!- .
Ora Ambrea urlava e scuoteva la madre. 
Krahsta e Faelis le stavano dietro, vigilando la zona e aspettando un comando da Ambrea.
L'Urgali si avvicinó.
-È stata avvelenata Ambrea.-
Lei fece segno di no.
-Non è vero, no: è solo confusa, è stanca, le avranno fatto bere qualcosa di..
-Ambrea, ti prego: guardale le mani.-
Per la prima volta, la giovane elfa distolse lo sguardo dal viso stravolto della madre, e rimase sconcertata.
Le dita, belle e affusolate, di Lêila erano completamente annerite: sembrava che le avesse immerse in un inchiostro denso e scuro. 
Le unghie erano nere allo stesso modo.
-No..no..- riuscì solamente a dire, ma fu sovrastata dalla voce di Faelis.
-Ambrea guardami: il tuo Diamante, usa il tuo Diamante.-
L'elfa annuì.
-Böllr Endiriro Ládrin- pronunció con voce rotta.
-I-io non so se andrà bene anche per questo, protegge dall'avvelenamento ma sapevo solo per quello dei serpenti e..
-Funzionerà anche per questo: ne sono certo. L'Endiriro è specializzato per i casi di avvelenamento da serpente, ma non scordarti che funziona anche per altri tipi di avvelenamento.- disse Krashta.
Il globo rotante era uscito ora dall'elsa della spada di Ambrea, e le si era posato sul palmo della mano.
Lêila aveva smesso di rispodere.
Delicatamente, l'elfa posó il böllr sulle labbra della madre, ed esso si sciolse in un fluido dorato.
La donna lo ingerì a fatica.
Ora non restava che aspettare.
-Come mi aspettavo: Cavalieri per caso, di certo non per intelligenza.-
Un uomo era entrato nella radura.
Raesel.
________________________________________

Il corpo di Taelì giaceva per terra, in una pozza di sangue, come quello di pochissimi altri elfi traditori. 
I loro cadaveri stavano venendo portati via.
Arya ed Eragon, assieme a tutti gli altri elfi rimasti, erano stati legati e lasciati nel centro di Ellésmera con tantissimi elfi della RN di guardia.
Avevano provato di tutto: avevano cercato di contattare il resto degli elfi mandati fuori dai confini della Du WeldenVarden ma non c'era stato verso.
Già dall'inizio della battaglia si era cercato di chiamarli mentalmente ma, puntualmente, chi ci provava si trovava a dover penetrare un solido muro.
Non era come una coscienza, era come una barriera, un confine impenetrabile.
La Resistenza Nera aveva fatto le cose per bene, chissà da quanto tempo aspettavano quella battaglia.
Avevano eretto una soglia magica, come quella che impediva a chiunque di parlare mentalmente con gli abitanti della Du Weldenvarden, appena dopo Ellésmera.
Gli elfi evacuati erano stati condotti proprio oltre quella linea, ed inutili erano state i loro tentativi: ne' chi dentro, ne' chi fuori riusciva a contattare l'altro.
Inoltre, appena passata la barriera non si poteva tornare indietro: oltre che magica era anche fisica, ma impossibile da intercettare perchè attentamente celata.
Nessun incantesimo riusciva a scalfirla.
Intanto ad Ellésmera, Rhunön cercava inutilmente di strattonare le sue catene ma la sola cosa che riceveva era rumore del ferro.
Le armi erano state ritirate. 
-Alzatevi- ordinó inflessibile una guardia.  
Era un giovanissimo elfo, dimostrava una ventina d'anni: capelli lunghi d'oro.
-Lįœli? - una voce, quasi un sussurro giunse da un lato.
Era una domanda, un richiamo fatto da donna elfica, anche lei molto giovane.
L'elfo chiamato Lįœli giró il viso verso la sua direzione.
-Lįœli sei tu?- chiese ancora l'elfa, la voce rotta dal pianto.
Il giovane le rivolse uno sguardo pieno d'odio e di disprezzo.
-Fratello mio, aiutaci! Liberaci!-
Eragon si chiese se non avesse visto l'armatura del giovane: una scritta, che recava la sigla RN, era impressa proprio sulla parte centrale di essa.
Era una guardia della Resistenza Nera, era ovvio.
L'elfo esitó: le labbra tremarono.
-Che stai facendo, fratello: sei passato dalla loro parte! Come hai potuto?- 
Le lacrime scendevano copiose suo viso della ragazza.
-Stai zitta, illusa. Sei dalla parte del torto.- disse lui.
L'elfa singhiozzó.
-Come puoi dire una cosa del genere? Sono tua sorella! Sei così cieco! -
-Ho detto stai zitta, o saró costretto a ferirti.- 
La donna prese un respiro.
-Non oseresti.- 
-Non c'è più nulla che non oserei.- replicó lui duro.
-Lįœli, con chi stai parlando? Conosci questa donna?-
Manuelì era appena arrivato, e si era rivolto all'elfo.
Lui volse il capo e fece segno di no, ma Manuelì non era convinto.
Fece scorrere uno sguardo sulla fila di prigionieri, disgustato.
-Ne sei sicuro Lįœli?- chiese nuovamente.
L'elfo negó una seconda volta.
-Chi sei, donna?- si rivolse Manuelì direttamente all'elfa.
-Non parleró mai con un traditore come te, mai.- pronunció dura.
Manuelì digrignó i denti.
-Verrai punita per ció che hai appena fatto, stupida.-
Fece un cenno a due altre guardie.
-Portatela via: uccidetela.- 
Le guardie presero la donna e cominciarono a trascinarla via.
-No!- si lasció sfuggire Lįœli. 
A Manuelì si dipinse un sorriso maligno sul volto.
-Stavi mentendo..lo sapevo. Conosci questa donna...chi è?- domandó brusco.
La guardia fissava la sorella con gli occhi sbarrati, sembrava vivere un tormento interiore enorme.
-Non lo so- disse chinando la testa.
Manuelì ai avvicinó.
-Non la conosci?-
-No.- 
Manuelì rise di gusto.
-Quindi non ti importa se la uccideremo, no?
Qualcuno deve pur dare l'esempio di cosa succede a chi si oppone a noi.-
-Lįœli aiutami! Tu mi conosci! Ti prego! - strepitó la donna, fra il blocco delle guardie.
Lįœli non la guardó mai più.
-Uccidetela.- 
La donna venne trascinata via, dietro un gruppo di alberi, fra urla e grida della stessa.
Ci fu un attimo di silenzio. 
Un urlo.
Uno schizzo di sangue arrivó nel pianoro da dietro gli alberi.
La donna era morta: Lįœli rimase impassibile.
Arya ed Eragon provarono una stretta al cuore.
Non pensavano che il male potesse arrivare a quel punto: al punto tale che un fratello lascia morire la sorella per due diverse ideali, facendo finta di non riconoscerla. 
"Dove siamo arrivati." pensó Arya.
________________________________________

"Tieni duro Lêila" pensó Faelis, prima di alzarsi e raggiungere i due compagni, schierati uno in parte all'altro.
-Ere...raggiungeteci- chiamó l'elfo, e invió al suo Drago immagini di dove si trovavano e cosa stava succedendo.
Il Drago non rispose subito, dopo qualche secondo invió a Faelis immagini della battaglia.
-Faelis stiamo combattendo. Non riusciamo a muoverci!-
-Dove siete?-
-Nell'ala est, come ci aveva detto Arya, lei ed Eragon dovrebbero essere dall'altra parte, al centro di Ellésmera-
Guardando i pensieri e le immagini che il Drago gli inviava, Ere capiva che avrebbero dovuto cavarsela da soli: tutti e tre i draghi erano troppo occupati per raggiungerli.
-Ti cerco dopo- aggiunse, e schermó la mente.
Raesel era rimasto immobile tutto il tempo.
-Poveri, piccoli stupidi bambini..incapaci! Credevate davvero di poterla aiutare?
Ti poterla...salvare?- 
-Tu non ci conosci.- dichiaró abbassando la testa Ambrea, ancora scossa dalle condizioni della madre.
-Oh, vi conosco meglio di quanto pensiate: ingenui, arroganti, irrispettosi, avete abbandonato i vostri insegnanti, avete commesso un'insubordinazione.
-Non parlarci di tradimento, sporco elfo traditore.- sputó Krashta.
Un momento dopo era per terra, piegato con la testa all'indietro, in preda all'agonia.
La bocca contratta in una smorfia emetteva gemiti di dolore, gli occhi spalancati esprimevano terrore.
Raesel puntava gli occhi su di lui, e non lo distoglieva neanche per un attimo.
-Smettila! Smettila!- strilló Ambrea.
Assieme a Faelis, cominció a forzare la difesa mentale dell'elfo.
Trovarono una dura e forte barriera, ma loro erano in due contro uno.
"Concentrati. Concentrati e colpisci: passa sotto le sue difese" pensó Faelis, ma il muro eretto dal traditore era forte e solido.
Krashta continuava a tremare e a gemere.
A Faelis rivenne in mente un momento della sua infanzia: si trovava ad Ellésmera e giocava con altri suoi amici sotto un tronco d'albero caduto per una tempesta.
"Passa sotto, passa sotto!" gli aveva gridato un amico.
Lo spiraglio era davvero piccolo, sottilissimo.
Si era appiattito, abbassato, era diventato parte della terra, era scivolato sotto senza rumore ed era uscito dall'altra parte.
Non sapeva come gli era potuto venire in mente, eppure gli era balenato nel cervello da un momento all'altro.
E capì cosa doveva fare.
Pensó di essere di nuovo ad Ellésmera, dove passare un 'altra volte il tronco d'albero e fece le stesso cose.
Fece un respiro, si concentró unicamente sulla coscienza di Raesel.
Sentiva che Ambrea stava ancora provando a spezzarla.
Isoló tutto, i lamenti di Krashta, il debole respiro di Lêila.
Scivoló sotto la barriera dell'elfo, e si trovó dall'altra parte del tronco.
Interruppe il flusso di magia che alimentava la tortura di Krashta, e prese controllo della mente del nemico.
Sentì Ambrea aggiungersi alla sua stretta, poi ne sentì un'altra stanca ma pronta, quella di Krashta.
Raesel emise un gemito di dolore, ma resistette.
Così concentrati sulla mente dell'avversario, i ragazzi non si resero minimamente conto che esso si stava muovendo.
Passo dopo passo, egli strisció fino al giaciglio di Lêila.
-Fermi o l'ammazzo.- 
Il contatto mentale si ruppe e l'elfo fu di nuovo libero di pensare.
I ragazzi si voltarono e videro l'errore commesso: Raesel teneva Lêila, semisvenuta, stringendola con un braccio attorno alla vita e l'altro attorno al collo con un coltello.
-Giù le armi.- pronunció, ancora ansante per lo sforzo.
I ragazzi esitarono, soprattutto Ambrea.
-Giù le armi ho detto!-.
Gli occhi di Raesel spalancati e iniettati di sangue.
Le armi caddero.
-Bene, così ragioniamo.- ghignó.
-Cosa pensavate di fare eh?!-
Con una parola sussurrata nell'antica lingua, la donna si sollevó in cielo.
Aveva le braccia spalancate, era immobile.
Ambrea lanció un grido di terrore, vedendo la madre inerte.
-Lasciala andare!- strilló Ambrea, tentando di spezzare l'incantesimo che teneva Lêila incatenata, senza riuscirci.
-Oh, va bene.- disse Raesel.
-La lasceró andare- pronunció piano, con un ghigno sul viso.
Guardó in alto.
I ragazzi compresero troppo tardi, e l'incantesimo fu rotto dallo stesso Raesel.
I contro incantesimi dei ragazzi non scalfirono assolutamente la caduta di Lêila, perchè protetta da un incantesimo bloccante di Raesel.
L'elfa cadde senza freni al terreno, e non servirono le grida di Ambrea, i sussulti di Krashta le preghiere di Faelis.
Il corpo di Lêila giaceva a terra, spezzato per sempre.
________________________________________



~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Aiuto, quante cose in questo capitolo super lungo.
La vittoria della Resistenza Nera, la morte di Lêila, il tradimento di Taelì.
Con l'esempio di Lįœli e sua sorella, volevo dare davvero l'idea di come il male fosse arrivato a fondo nelle anime degli elfi.
Spero vi sia piaciuto, e vorrei davvero sapere cosa pensavate sarebbe accaduto, riflessioni su ció che è realmente successo, e idee su ció che verrà.
Un bacio,
Kveykva.  
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: Kveykva