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Autore: LadySparrow    05/06/2014    2 recensioni
Le sorelle la guardarono con occhi spalancati. “Ethel, cara, cosa stai facendo?” sussurrò Clarice “Non stavi riposando?”
“Le farfalle bianche.” mormorò Ethel con aria sognante “ Vedo le farfalle bianche.” Sorrise dolcemente, ma il suo sguardo era perso nel vuoto.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 3
La ferita
 
Hanna uscì dall’aula con un fortissimo mal di testa. Chiuse la porta dietro di sé e rimase sul corridoio, lasciando la borsa a terra. Si poggiò con la schiena al muro e chiuse gli occhi. Il vociare dei ragazzi non era forte, ma in quel momento persino il più piccolo rumore sarebbe stato deleterio per la sua testa. Si portò una mano alla fronte.
“Hey Hanna!”
Riaprì immediatamente gli occhi. “Ben…” disse con fatica, anche parlare le provocava fastidio. “Anche tu hai finito la lezione?”
“Sì, qualche minuto fa; però credo che sia andata meglio della tua, vista la tua espressione.” scherzò, riuscendo a strapparle un sorriso.
“No, il problema è che la testa mi sta facendo molto male.”
“ Probabilmente hai dormito troppo poco.” Disse lui, apprensivo. “Per oggi hai finito, no? Perché non torni subito a casa, così ti riposi?”
 Hanna annuì “Sì, hai ragione.”
“Ti accompagno alla macchina.”
Lei raccolse la borsa da terra per rimettersela sulla spalla.
“Aspetta!” la bloccò Ben “Te la porto io.”
Lo guardò per un istante, stupita. “Grazie.” disse infine. Ben era un uomo veramente gentile.
“Di niente, figurati.”
Uscirono nel cortile. Hanna iniziò a rallentare il passo, senza neppure rendersene conto.
Ben la guardò di sottecchi; voleva distrarla dalle sue preoccupazioni. “Sai, Lucy deve fare una ricerca di storia …”.
Lei scosse appena il capo, uscendo dal groviglio dei suoi pensieri. Si voltò verso di lui “Ah! E qual è l’argomento?”
Ben sollevò leggermente le sopracciglia e a Hanna venne da sorridere: era buffo quando faceva quell’espressione.
“La nascita dei regimi totalitari nel XX secolo. Perché sorridi?”
“Per la tua faccia, sembri vagamente perplesso.”
“In effetti un po’ lo sono” ammise lui, continuando a tenere le sopracciglia alzate “Lucy non è particolarmente ferrata in storia, la ritiene una materia noiosa.”
“È comprensibile. D'altronde lei è più portata per le materie scientifiche. Tu eri bravo in matematica?”
Ben ci pensò un attimo “Effettivamente no. Credo che “mediocre” sia l’aggettivo più adatto.”
Risero entrambi. Ad un tratto lui si fermò, poco prima di arrivare al cancello. “Comunque sarebbe molto contenta se tu la aiutassi.” Disse, guardandola in viso. “Se puoi, naturalmente.” aggiunse.
“Io?” chiese, sorpresa “Ben, ma anche tu sei un professore di storia!”
“Sì, lo so” distolse lo sguardo da quello di lei, sentendosi un po’ a disagio. “Il fatto è che con me non vuole farla perché dice che sono troppo pignolo.” Rivelò, accentuando l’ultima parola con una smorfia.
Lei sorrise, divertita. “Capisco.” annuì “Comunque, se a lei fa piacere, la aiuto volentieri.”
Nonostante gli occhi di Ben fossero celesti, Hanna non li aveva mai visti così limpidi e luminosi. “Grazie” disse “Sono sicuro che Lucy lo apprezzerà molto."
 Ripresero a camminare. Usciti dal cancello, Hanna si diresse verso la sua auto e lui la seguì.
“Sei sicura di riuscire a guidare? Vuoi che ti accompagni? Potresti lasciare la macchina parcheggiata qui e riprenderla direttamente domani…” “No, no Ben, tranquillo.” lo interruppe lei “Non ti preoccupare, ce la faccio a guidare fino a casa.”
“Va bene, come preferisci”. Fece scivolare la borsa dalla spalla sinistra e gliela restituì. “Almeno ti senti meglio?”
“Sì, sto meglio. Ho ancora mal di testa, ma appena arriverò a casa credo che andrò subito al letto. E…” fece una piccola pausa “Grazie, per tutto quanto.”
“Tu pensa solamente a stare tranquilla, ok?” le sorrise.
“Sì, certo.”
“Ci vediamo domani. Ciao Hanna.”
“Ciao Ben.”

Arrivata a casa, Hanna si sedette sul divano. Prese la testa fra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia. In quel momento avvertì una fitta di dolore particolarmente forte.
All’improvviso sentì scorrere dell’acqua. Sollevò la testa, il rumore proveniva dal bagno. Hanna impiegò qualche secondo per realizzare ciò che stava accadendo: se Jack non c’era e lei non aveva lasciato alcun rubinetto aperto, doveva esserci un’altra persona dentro casa.
Si alzò lentamente. Clarice aveva le chiavi del suo appartamento, quindi pensò che probabilmente le avesse riportato Ethel.
Si diresse verso il bagno a piccoli passi.
“Ethel?” chiamò “Ethel, sei tu?”
Nessuna risposta.
Sentì un brivido di paura scenderle lungo la schiena.
Aprì la porta del bagno “Eth…” Sgranò gli occhi. Aggrappato al lavandino, con la testa china sotto di esso, c’era un bambino: le punte dei suoi piedi toccavano appena il pavimento, la sua testa era completamente bagnata, e l’acqua continuava a scendergli ai lati del viso.
Hanna era paralizzata, ma non urlò. Quella situazione le sembrò talmente surreale che per un attimo pensò di trovarsi in un sogno.
Il bambino scese dal lavandino. Si voltò verso di lei, con l’acqua che dalla testa gocciava sul pavimento e fu solo allora che Hanna si accorse che in testa aveva una grande ferita.
“ Mi fa tanto male la testa.” Mormorò lui con voce atona.
Nel frattempo, l’acqua continuava a scorrere.



Grazie a tutti per le recensioni e, soprattutto, per i consigli. :)
  
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