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Autore: Lucash99    05/06/2014    1 recensioni
Erano passati circa tre mesi da quel giorno speciale nel quale i ragazzi avevano salvato la loro amicizia finita sull'orlo di un precipizio, tutto era tornato alla normalità nel gruppo, che si era poi diviso durante le vacanze estive per ritrovarsi successivamente all'inizio dell'anno scolastico, Neiv non aveva più ripensato a quelle voci nella sua testa e si era lasciato quell'istante di malessere alle spalle, anche se in quel periodo non ne aveva compreso il significato. Dalla parte opposta c'era Dortmund, impegnato in tribunale per difendersi dalle accuse di corruzione, l'esito del processo era atteso impazientemente dai giovani giocatori di Cuballs di tutto il mondo, sarebbe stato un gran sollievo quello di sapere che colui che aveva cercato di bruciare Giv non avrebbe più messo piede ad alcun torneo.
Dopo 6 mesi arriva il continuo di "Cuballs", mi impegnerò al massimo con l'intento di soddisfarvi, emozionarvi e divertirvi anche in questa seconda storia della serie, buona lettura!
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuballs'
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Un'altra sfida era terminata, con l'ennesimo esito negativo, Giv, Zadi e Mino erano già fuori dai giochi, due di questi seguivano, affacciate alla porta, le conseguenze dell'ultimo match, l'altro le viveva ancor più intensamente; i primi incontri non erano stati certamente tutti rose e fiori, ma avevano regalato importanti insegnamenti per il futuro ai perdenti; era stato in seguito all'ultima gara, però, che si era consumata la vera tragedia, quando il saluto della giovane era stato volutamente evitato dal vincitore, quell'atipico evento aveva attirato l'attenzione dell'amico dell'appena sconfitta Zadi, il quale era stato intenzionato a venire a conoscenza del motivo che aveva spinto all'indelicato gesto: 

«Perché non hai salutato la mia amica? Cosa ti disturba in lei?» 

Le risposte non erano state a lui gradite e s'era infervorato non poco, ma ciò non aveva per nulla toccato Grodig che aveva persistito nel difendere la sua tesi: 

«Sensibile lei? Non farmi ridere, il solo termine adatto alla frignona é “egoista”, sta mettendo in piedi quella recita unicamente per scansarsi dal dovere di venire in tuo soccorso, ma come al solito tu non vuoi accettare l'amara realtà, così ti fai facilmente abbindolare da una banda di ipocriti. Sei tu l'ignorante, ti stanno sfruttando e manipolando a loro piacimento, ma... d'altronde é il classico comportamento di chi rientra nella vostra fascia d'età.» 

Tali insinuazioni avevano innalzato l'astio tra i due a livelli estremamente elevati, talmente elevati da far degenerare totalmente la situazione: 

«Hai ampiamente sorpassato il limite, é l'ultima occasione in cui te lo ripeterò... basta... ora taci!» 

La vicenda era poi terminata in maniera ancor peggiore, con Giv accasciato al suolo riportante una piccola ferita esterna ed altre ben più gravi interne, quest'ultime causa del suo stato di irrefrenabile ira. 

“Secondo lui i miei compagni sarebbero dei traditori e degli sfruttatori pronti a voltarmi le spalle... io un allocco facilmente ingannabile, e tutto ciò senza alcuna prova, senza neppure averci mai conosciuto, niente di niente. Forse io potrei anche sorvolare sulle sue affermazioni, ma Zadi no, lei non ci riesce, deve sentirsi così profondamente legata a noi ed in particolare a me che quelle parole diventano per lei un colpo al cuore, ma nonostante questo quell'essere spregevole insiste nell'offenderci e nel deridere la sua fragilità, ha osato chiamarla vigliacca, quando ha rischiato anche la vita per me. Non é affatto giusto che una persona più debole venga definita egoista soltanto perché ha paura di ciò che potrebbe accadere, aveva riacquisito tranquillità dopo gli ultimi eventi negativi, ed adesso per quello lì... no, io non posso accettarlo!” 

Continuava a calciare panche e sedie, non manteneva più il controllo, era divenuto indomabile; chi non sopportava l'attuale contesto non era però esclusivamente lui, Zadi in quegli istanti soffriva anch'essa, soffriva nel vedere il suo migliore amico ridotto in quelle condizioni, il suo dolore era forse meno vistoso e più represso, ma con alte probabilità addirittura più acuto; in realtà nessuno aveva piacere nell'assistere a tale scena da Boost fino ad arrivare a Gord e alla sua sorellina, ma c'era tra di loro qualcuno meno passionale, al quale la circostanza provocava non un senso di commozione, quanto più di nervosismo, nella quale mente non era concepibile che un individuo di quell'età reagisse con un tale atteggiamento a determinati fatti; lui, spinto da quelle emozioni, fu il primo a varcare l'ingresso della stanza. Volle immediatamente attirare l'attenzione di Giv, che distratto dalle sue perpetue riflessioni non aveva nemmeno sollevato lo sguardo al suono sempre più intenso dei passi, così senza pensarci su due volte gli strinse con impetuosa forza il braccio e lo fece tornare finalmente alla realtà: 

«Ah! Ma cosa ti salta in mente, sei uscito fuori di senno? Perché mi stritoli il braccio improvvisamente?» 

Neiv rispose inveendogli contro: 

«Devi smetterla di comportarti come un neonato, non mi fai pietà né con i tuoi pianti, né con i tuoi sfoghi di collera, cresci un po' ed impara a non fare il bambino viziato. In ogni occasione che si presenta reagisci nello stesso modo, ti metti in disparte e cominci a frignare.» 

Giv si eresse in piedi e assunse anche lui una rigida posizione: 

«Non sono frasi che può permettersi di pronunciare chi abbandona i compagni nel momento del bisogno, stai largamente esagerando con queste tue accuse, forse non capisci cosa vuol dire angosciarsi per chi ti sta a cuore, dato che di noi non te ne é mai importato nulla.» 

Il dodicenne aveva premuto un tasto assai dolente, la questione era in una fase ormai critica e sarebbe stato difficile, arrivati a quel punto, far finta che niente fosse mai accaduto per tornare indietro, anche se sarebbe stata l'idea migliore vista la piega che la faccenda stava per prendere. 

Ma... purtroppo si sa che una volta rotti i freni e oltrepassato il limite si esclama ciò che di più malvagio e falso si ha rinchiuso nell'anima: 

«È forse il caso che ti rinfreschi un po' la memoria? Dovresti ricordare che non saresti qui ad imputarmi colpe che non ho se io non avessi impedito a Dortmund di bruciarti, ingrato. Anche se... ragionandoci bene ammetto che non hai pienamente torto, ho commesso un errore in passato, un gravissimo errore, sai quale?» 

Tacque per pochi secondi, poi svelò agli spettatori quel che da tempo credeva di Giv: 

«Quello di aver permesso il proseguo dello svolgimento di un'esistenza inutile ed inoltre dannosa, dannosa alla pace di un affiatato gruppo costantemente disturbato da quella presenza.» 

L'altra parte non mandava giù tali affermazioni e controbatteva in modo ugualmente pesante: 

«Qui l'unico che destabilizza la quiete comune sei tu, che a quanto pare dimentichi anche più in fretta di me, sfascia amicizie! Chi fu che divise il gruppo raccontando a Zadi dei miei fantomatici trucchi per vincere, chi? Non era forse un certo Neiv?» 

Si era toccato definitivamente il fondo, mentre tali cattiverie venivano emesse nella testa della ragazza riemergevano le vecchie cicatrici dei suoi giorni più tormentati, era come se d'improvviso un ciclone creduto totalmente spento si abbattesse nuovamente su di lei allo scopo di farle ancora del male: “sta succedendo, sta succedendo per davvero... mi riaffiorano le immagini del primo litigio tra loro, e mi accorgo che... non ci sono differenze, é tutto identico. Non doveva, non doveva... io non voglio guardarli, sento un dolore fortissimo... ed é tutto vero, il mio presagio si è rivelato quindi corretto, niente e nessuno potrà evitare ora che il nostro legame si sgretoli, è destinato a finire, anche se io non vorrei... è finito, è finito tutto." 

L'adolescente fuggì via in lacrime, passò di fianco ad Oster che tentò di aggrapparsi a lei per arrestarne la corsa, ma il tentativo fu vano, così Zadi si fece man mano più distante agli occhi dei coetanei. 

"Perché tanto inutile astio? È assolutamente illogico rovinare ciò che di più bello possediamo per delle piccole sciocchezze, non me ne capacito ma simultaneamente non ho la più pallida idea di come risolvere il problema, magari basterà cercar di rallegrare l'aria ormai divenuta troppo arida, chissà." 

Così la direttrice del tifo scelse di intervenire allo scopo di sdrammatizzare la cosa: 

«Colleghi, cosa sono quelle facce scure? Date un taglio allo stupido dibattito e godetevi il torneo, nessuno trarrà profitto dai vostri reciproci rancori, perciò riappacificatevi e lasciatevi dietro quel che vi divide. Siamo una famiglia, ed in una famiglia non ci si tradisce, al contrario ci si supporta, specialmente quando uno dei componenti di quella si trova in difficoltà, giusto?» 

Giv comprese e prontamente ammise lo sbaglio compiuto: 

«Grazie mille Oster, adesso mi è tutto più chiaro, è giunto per me il momento di agire, devo stare vicino a Zadi, ha bisogno del mio aiuto, perciò... ci vediamo presto!» 

Si dileguò alla ricerca della ragazza fuggita, mentre Neiv meditava riguardo la sua recente reazione che si era accorto essere stata alquanto eccessiva, ma nonostante fosse volenteroso di scusarsi con chi lo affiancava il suo smisurato orgoglio gli faceva evitare di ammetterlo in pubblico. 

Così Giv cominciò ad ispezionare l'intera area dei corridoi, girava in lungo in largo la struttura ma di Zadi non ce n'era traccia, pareva esser scomparsa, volatilizzatasi nell'aria. 

“Sono stato un idiota, un idiota di dimensioni colossali, ho colpito Zadi nella sua più grande debolezza senza neppure accorgermene, devo riparare all'errore prima che sia troppo tardi, ma se non la trovo al più presto...” 
Percorreva più volte le stesse zone e ad ogni passo si faceva più nervoso, incerto e preoccupato, fino a quando non avvistò una sagoma di fianco alla porta dell'uscita, avvicinandosi quell'immagine si faceva allo stesso tempo più nitida e più cupa... era proprio la sua amica, non v'erano titubanze, ma appariva distrutta, affranta, sconsolata. 

«Tirati su Zadi, sono Giv ed in questo preciso attimo... desidero una sola cosa, poterti vedere di nuovo felice. Io e Neiv abbiamo chiarito, non avverrà nuovamente ciò che é avvenuto mesi fa, so che stavi pensando a quello, il tuo volto non sa mentire.» 

Lei pareva non aver udito nulla e la sua replica tardava a venir fuori, restava poggiata al muro, con la testa rivolta verso il pavimento grigio, grigio come il suo spirito logorato dagli assillanti dubbi. 

I minuti trascorrevano ed entrambi restavano ammutoliti, il giovane preferiva assecondare la scelta dell'amica e quindi attendere che fosse l'altra parte ad agire per prima. 

Il silenzio fu spezzato da una voce che annunciava: 

«Si facciano avanti i prossimi concorrenti, Oster e Boost.» 

I concorrenti però tardavano a presentarsi ed il motivo era ovvio: 

«Dovremmo sbrigarci, altrimenti rischieremo la squalifica.» 

«Se vuoi dirigerti verso il campo fa pure, ma io rimango qui. Non suppongo sia giusto disputare questo scontro con un tale ambiente, non gioverebbe allo spettacolo e ad entrambi noi, io pazientemente li aspetterò, perché so che faranno il loro ritorno. È da quando ho potuto conoscervi meglio che ho appreso qual è il vero significato del concetto di gruppo per voi, così esso è divenuto mia parte integrante. Perciò non meravigliatevi troppo del fan club e del mio irrefrenabile tifo, io considero tutti voi un dono immenso, forse il più grande che abbia mai ricevuto, siete essenziali per me e non voglio perdervi.» 

Gord si introdusse nel discorso col suo consueto fare gioioso: 

«Inutile é illudersi, non potremo mai più vivere il piacere di averli con noi, dobbiamo rendercene conto e...» 

Mino lo interruppe con tono di rimprovero: 

«Fratellone, non credi sia abbastanza inappropriato questo tuo commento?» 

«Carissima sorellina, quest'osservazione è più che esatta e scaturisce da una mia triste esperienza passata.» 

La consanguinea, seccata, pose la fatidica domanda: 

«E quale sarebbe codesta tua memoria?» 

«Il mio ricordo riguarda... la visione di Dramma drammatico. In quell'occasione Joe, successivamente alla partenza, non si è più ripresentato a casa, è stato così... drammatico.» 

L'ipotesi dell'afflitto era momentaneamente azzeccata, infatti dall'altro lato dell'edificio ancor non si captavano rumori, la speranza era però che quella previsione fosse presto svalutata. 

«Sai, devo confessarti che... ho iniziato ad essere un po' diffidente, ho meditato molto e sono sorte in me varie perplessità. Ho realizzato che forse Grodig non aveva tutti i torti e che la relazione che ci unisce non é così forte ed indissolubile come ci eravamo illusi fosse. Sono insicura, intimorita dal futuro.» 

Giv aveva già afferrato il significato di quelle confuse dichiarazioni, ma volle formulare ancora lo stesso quesito al proposito, magari, di farle cambiare opinione: 

«Dunque, confidi maggiormente nelle sue parole che nelle mie?» 

Lei, anche posteriormente all'ennesimo implicito appello che supplicava d'invertire rotta, perseverava nella sua condizione di indeterminazione: 

«Potrebbe darsi, però... ecco... comincio a notare troppa fragilità nel nostro rapporto e perciò... non sono più certa di voler prolungare quest'amicizia, anche se io...» 

Futile era insistere, la sentenza, almeno secondo il suo parere, era oramai stata emessa e non c'era possibilità di revocarla: "quando in un amicizia viene a mancare la fiducia... viene a mancare tutto, a mai più rivederci." 

Esteriormente si fece freddo come il ghiaccio, l'autenticità però era che tratteneva a stento le lacrime: 

«Soltanto questo? Beh, potevi parlarne anche prima, non sarà mica poi tanto rilevante la cosa, oppure no? Sono dilemmi da sbrogliare frettolosamente, evitando di crearsi troppi tarli, corretto?» 

Il timbro vocale, poi, variò di colpo da quello quasi irrisorio a quello misto tra serio e malinconico: 

«Sei libera di gestire la tua vita come meglio reputi, io... ero semplicemente convinto la reputassi gradevole e divertente condivisa con noi, evidentemente erravo.» 

Il volume calava gradualmente e la discussione s'apprestava alla conclusione: 

«Come ultimo favore, però, ti chiedo di...» 

Ruotò il corpo e le mostrò le spalle, perchè in una situazione del genere avrebbe detestato mettere ancora una volta in risalto il suo difetto, l'essere troppo emotivo; c'era una grande incongruenza in ciò che era pronto a fare, una dichiarazione spiazzante che non ammetteva repliche accompagnata da copiose lacrime, sfortunatamente non di giubilo: 

«Ti chiedo... anzi esigo che tu non dimentichi il tragitto percorso insieme, quello che abbiamo rischiato l'uno per l'altra, questo e nulla più. Perciò ti saluto, lì c'è la porta dell'uscita, l'uscita dalla tua vita, addio ex amica.» 

Già, quella porta, una delle tante, insomma una porta qualsiasi che andava a chiudersi per colpa di un litigio qualsiasi, generato da baggianate partorite da un tizio qualsiasi in un momento ed in un contesto qualsiasi, tanti elementi qualsiasi che causavano l'appassimento di un legame senza eguali. Purtroppo capita, e senza neppure accorgersene ci si lascia sfuggire l'essenziale per il  futile, é assurdo eppure reale; capitava che inconsapevolmente lui, afferrando il manico della porta, confermava la teoria che riteneva star smentendo, rompeva ogni tipo di dialogo con colei che lo aveva rinnegato per dare peso alle fanfaronate uscite dalla bocca del primo cialtrone sbucatole dinanzi, e che aveva colto al volo la prima buona opportunità per voltargli le spalle, un effettivo paradosso. Una realtà fittizia la si poteva definire dato che nessuno dei due avrebbe mai disertato l'altro in fase di lucidità cerebrale, l'aria che si respirava non era però delle migliori e di conseguenza l'irrazionalità la faceva da padrona. 

«Fermo, non andare... può darsi tu mi abbia fraintesa, io necessitavo solamente di un po' di...» 

«Nessun fraintendimento, ed ora per favore... va via! Ah... e se ti darà sollievo cambierò scuola, città, nazione, pianeta, universo... sarai lieta di non incrociare più il mio sguardo, dato che dopo un anno insieme non siamo ancora "compatibili", tanti saluti.» 

Desiderava ardentemente bloccarla... quella porta qualsiasi, ma a quale fine? Fiato sprecato sarebbe stato, non le servivano altri "no", due le erano già bastati; già, le erano bastati per desumere qual era la gravità dell'accaduto, per riorganizzare le idee e per inginocchiarsi e battere, ripetutamente, i pugni contro il muro. 

Nel mentre il suolo vibrava, erano i suoi compagni, che stufi di starsene con le mani in mano erano accorsi lì per documentarsi in maniera diretta di quel che stava verificandosi: 

«Zadi, come mai sei seduta a terra? E Giv dove si è cacciato?» 

Lei, ascoltato l'interrogativo, squadrò il panorama che le si prospettava oltre "quella porta" e disse: 

«È fuori... sotto la pioggia...» 

«Mi stai dicendo che è scappato? Tsk, dopo aver combinato guai fa pure la parte dell'offeso, vorrei dir...» Gli troncò bruscamente il monologo: 

«No!»                                                                       

E si imputò ogni colpa: 

«Neiv... hai da arrabbiarti con me e con nessun'altro, sono l'unica ad aver sbagliato... con tutti voi.» 

«Ultimo avviso per Oster e Boost, si consiglia ai due partecipanti di recarsi subito nell'arena di gioco.» 

La voce dell'altoparlante fece guizzare il biondino: 

«Su, scattate, non c'è più un minuto da perdere.» 

Oster annuì e comunicò la notizia anche a Zadi: 

«Noi ci dirigiamo sul campo, a dopo.» 

Non fece neanche per salutarli, che già era assorta nei suoi depressi pensieri: 

di nuovo colpa mia, colpa mia... non sono degna di avere gente così affidabile ed onesta con me, sono un'irriconoscente, Giv aveva fatto qualunque cosa per proteggermi, ed io come l'ho ripagato per gli sforzi operati? L'ho scaricato come fosse l'ultimo dei rifiuti di questo mondo e l'ho allontanato dai suoi veri amici senza che né lui, né loro lo meritassero... è una cosa ingiusta, devo farmi perdonare riportandolo indietro. 

Non avrà alcun rilievo il numero di opposizioni che incasserò, io lo guiderò qui... dai suoi compagni, se vorrà o non vorrà assolvere me, beh... quello sarà un caso minore... se non vorrà più starmi accanto lo compatirò, ma, dovesse venire l'apocalisse, lo porterò qui, lo farò... ad ogni prezzo." 

E mentre lei si avventurava in analisi così complesse... c'era chi traeva, con cadenza poetica, conclusioni abbondantemente più brevi e concise: 

«Come da me presunto... non rincaseranno mai più alla nostra corte...» 

«Basta fratellone, basta! E soprattutto non impegnarti oltremisura per rendere i tuoi periodi più articolati, è palese che fatichi ed incespichi in continuazione.» 

«Ma... lo stai facendo anche tu adesso!» 

«Perlomeno lo faccio bene, non come te.» 

Gord, spiazzato, sbuffava e gli altri ridicolizzandolo gli ridevano in faccia, dimenticando, anche se per poco, le tante difficoltà del momento.
  
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