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Autore: Bruiburiburi    06/06/2014    2 recensioni
Allora prima di tutto: Ironia, ironia, ironia! il sogno di qualunque "Fan" di Xena, cadere in quel magico mondo e far andare un po di cose a modo nostro. E' ambientato alla fine delle serie ma non e' fedelissimo, cerchero' tanti espedienti per il puro gusto di ironizare. Ovviamente Xena non restera' dimenticata nell'oltretomba, tutt'altro..
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Welcome! ultimi avvisi dopo aver scritto tutto nella trama: ci buttero' dentro tanta tanta ironia, ma la storia c'e! gli accenti sono segnati con l'apostrofo per un motivo semplice, non mi fungono dei tasti. Per il resto ecco a voi, Enjoi it! 

"Listen to my story...this, may be our last" -Final Fantasy X cit.

Ragazzi, la narcolessia e' un problema serio...e difatti e' proprio da un eccesso di sonno che comincia la mia storia..

Erano le 11 e 30 di un mattino uggioso e caldo. Mi ero risvegliata da appena qualche minuto, e seppure mi fossi forzata a vestirmi e sistemarmi un minimo, mi ritrovai a fare orario, annoiata, distesa mollemente sui cuscini morbidi del divano. Quando sentii gli occhi cominciare a sbarrarsi leggermente mi stupii. Ma come accidenti si fa a crollare come stoccafissi su un divano, dopo una notte di lungo e appagante sonno?! non ci potevo credere. Presi a lottare contro il mio corpo intorpidito, ma me ne ero accorta troppo tardi. Le mie sensazioni presero a svanire, e io fui risucchiata nel mondo dei sogni, mentre con un ultimo lampo di coscenza mi maledicevo. Poi accadde quello che spesso accade appena chiusi gli occhi. Mi sentii cadere, precipitare giu velocemente. Mi preparai a ridestarmi dopo aver assestato qualche sonora pedata da qualche parte...ma cosi' non fu. La sensazione non si fermo' finche', con un botto neanche troppo indifferente, sentii il mio corpo impattare contro il suolo. Per un po, mantenni gli occhi chiusi, vagamente spaventata. Tastai con le mani attorno a me e avvertii che ero posata su un suolo polveroso. Aprii gli occhi. Davanti a me si staglio' un cielo blu, terso e meravigliosamente limpido. 
Spettacolo magnifico..certo...ma dove accidenti ero finita?! Mi accigliai. Purtroppo il mio cervello non ebbe il tempo di porsi altre domande. Un urlo beluino squarcio' l'aria e io scattai. Posai i gomiti, issandomi un minimo e guardando davanti a me. Un gruppetto sparuto di uomini (circa 4 o 5), bardati da battaglia, con armature e spade sguainate mi correvano incontro. < Ma che diavolo..?! > esclamai, cominciando seriamente a preoccuparmi per la mia salute mentale. Spaesata, per un istante non mi mossi, finche' uno di loro, giunto vicinissimo a me non alzo' la spada, pronto a sferrare un fendente. 
< Occrist.. > feci appena in tempo a rotolare di lato, per poi piazzare i miei occhi sgranati sulla punta dell'arma, piantata a terra dove neanche mezzo istante prima stavo io. 
Ok. Ok, qualcosa non stava andando. Il gruppetto si riinfolti' di nuovi uomini e l'attimo di calma non duro' che mezzo secondo. Un altro energumeno aveva preso a corrermi incontro. Provai ad issarmi, mettendomi a sedere e indietreggiando, ma l'altro era troppo veloce ed io incespicai, senza riuscire ad alzarmi. La lama della spada luccico' al sole, alta e pronta a colpire. La vidi calare e, voltando il capo, piazzai il braccio tra l'arma e il mio viso, in un tentativo totalmente inutile e disperato di difendermi. Ma prima che l'uomo potesse colpirmi un bastone si piazzo' al centro esatto del suo petto, sbalzandolo via, e poco dopo un say volo' e si pianto' nel petto di un secondo uomo, alle sue spalle. Spalancai di nuovo gli occhi, ma non ebbi il tempo di guardarmi attorno, una specie di bolide biondo si fiondo' in avanti, all'attacco. E poi. Bhe, e poi fu un'attimo. 
Il mio sguardo si soffermo' sulla mia "salvatrice". 
Se non ero morta infilzata ci manco' davvero, davvero poco che non morissi di infarto. Io quella donna la conoscevo, per l'appunto la conosceva mezzo mondo.
Quella era Olimpia. E io ero pazza. 
Non c'era altra soluzione, e se fino a quel momento mi ero gia pizzicata furtivamente un paio di volte, nel vano tentativo di svegliarmi, dopo tale avvenimento, mi mollai uno sberlone sulla coscia. Ma non funziono'. Lo shock fu tanto che non mi resi conto del bordello che mi stava vorticando attorno. Quando mi ripresi gli uomini erano diventati un'armata. 
< Va via da li!! > la voce della bionda mi riscosse, e io, scuotendo la testa come un cane che scrolla le orecchie bagnate, mi alzai, indietreggiando. Un'altro uomo era al suo fianco ma faceva piu danni che altro. Mi rifiutai di guardarlo oltre, sicura che l'avrei riconosciuto, e che lo shock mi avrebbe spezzato definitivamente le gambe. 
Ma ad un tratto realizzai: Gli uomini erano ormai un muro compatto e per quanto Olimpia fosse maledettamente forte, non riusciva piu a seguire tutti. Fu ferita, anche se lievemente, e subito dopo venne sbalzata via da un brutto calcio. Io sentii i muscoli tendersi, istintivi, ma a forze non avrei avuto chances contro di loro. Poi in un lampo un'idea mi dardeggio' in testa. 
Mi tastai la tasca. Bingo! il telefono era stato trascinato con me in quel posto. Sbloccai e ribloccai il telefono notando che grazie al cielo anche se doveva essere completamente inutile si accendeva ancora. Dunque scattai in avanti, superai Olimpia che a fatica si rialzava e mi piazzai davanti a lei estraendo il cellulare e tenendolo rivolto verso l'alto lo puntai verso gli uomini, stringendolo forte in mano. 
< Fermi li! non fate un altro passo > dissi, la voce piu ferma possibile. Quelli, che gia erano sembrati straniti dai miei vestiti, dai miei jeans, la mia maglia e le converse sportive dalla suola in gomma, non parvero azzardarsi a rischiare. Dovevano pensare che quella era davvero una straniera stramboide. E dovevo dire che su stramboide non ero neanche totalmente disposta a dargli torto. Li vidi guardare il mio telefono con sospetto. Presi coraggio a bracciate, anzi a secchiate, anzi a imbarcate. < Questo e' un dispositivo innovativo, collegato a un ordigno, capace di farvi saltare tutti in aria. Vi avviso, fate un altro passo e vi stermino >  era perfino divertente trovarsi a fare la strafiga e la dura cosi', mi ritrovai a pensare, ma quando scovai un angolino di coscenza impegnata a pregare ogni santo disponibile e non perche' ci cascassero, mi ricordai di abbassare un minimo la cresta almeno internamente. 
< E' una farsa! > strillo' uno di loro e il vociferare dubbioso si sparse per il resto della truppa. < Ah si? e va bene > con un tocco delicato del dito sbloccai il telefono che si illumino' < Ho attivato il dispositivo, sei davvero pronto a rischiare? io fossi in te modificherei le mie ultime parole, "E' una farsa" non mi sembra troppo adatto, magari saluta tua moglie che so, di che la ami > feci spallucce fingendo noncuranza e sfida. L'ironia strabordante da ogni sillaba, era la mia caratteristica e arma, ed ero sempre stata convinta che se e quando sarei crepata, lo avrei fatto dicendo qualche sana ca**ata. Quelli alla sola vista della luce al led rischiarono l'infarto. In un mondo dove la luce si ha con le fiaccole, dev'evvere tremendo vedere una roba simile, tanto quanto per me vedere Olimpia. Tremarono e cominciarono a strillare spaventati 
< E' un sortilegio! E' una strega! > i complimenti si sprecavano eh. Li guardai piu intensamente e sorrisi, stavolta apertamente con sfida e divertimento.
< Non sono una strega. Io vengo dal futuro>  

Oh, quasi dimenticavo, PS: il mio nome e' Viktoria 
 
 
 
   
 
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