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Autore: The queen of darkness    06/06/2014    3 recensioni
"Mi chiamo Kagome Higurashi.
Sono viva.
E sono appena tornata a casa".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello stesso pomeriggio, appena fatto ritorno al tempio, Inuyasha aveva subito sentito il bisogno di sgranchirsi le gambe.
Nella sua testa ronzavano troppi pensieri tutti in una volta; le avventure da poco passate costituivano appena una piccola parte del guazzabuglio di parole che cominciava già a stagnare nel suo cervello e, lo sapeva bene, se avesse recato di seguire il filo di ogni singolo ragionamento sarebbe presto impazzito.
Non era mai stato molto esperto quando si trattava di mettere ordine fra i propri pensieri, doveva ammetterlo: preferiva nettamente lo scontro fisico e diretto, laddove non serviva concentrarsi granché sulle parole da usare ma bisognava entrare in azione.
Ora, invece, chiuso nel silenzio della camera di Kagome, fissando il respiro lento e regolare della ragazza addormentata, con i capelli resi ramati dai raggi obliqui del sole che arrivavano dalla finestra socchiusa, non faceva altro che rimuginare continuamente sulle stesse questioni senza allontanarsi da un passo dal pensiero iniziale.
Non era preoccupato da un possibile scontro: la sacerdotessa era stata chiara su questo punto. Ma una miriade di altri problemi avevano invaso la sua giovane mente; non trascurabile era, tra l'altro, la bruciante nostalgia dei boschi e delle vallate color smeraldo che aveva lasciato al di là del pozzo. Quelle cose non esistevano nel mondo artificiale di Kagome, infatti: il caldo opprimente, il sole avvelenato da quella patina oleosa spalmata sul cielo, l'odore pestilenziale dei loro veicoli mostruosi...
Fece una smorfia. Meglio non pensarci.
Dopo qualche attimo di incertezza decise di alzarsi e mettersi in attività. Non aveva idea su cosa avrebbe potuto fare, ma si rendeva perfettamente conto di aver bisogno di muoversi almeno per qualche ora, giusto per ingannare il tempo. L'espressione di Kagome prometteva ancora molto tempo di incoscienza prima del risveglio.
Spinto dal bisogno di compagnia aprì la porta della stanza e si acquattò nel corridoio. Poi, cercando di non far rumore, scese velocemente le scale, fino a quando, arrivato al piano di sotto, smise di trattenere il respiro e recuperò la propria scioltezza.
Visto che la porta di ingresso era chiusa a chiave, per arrivare al giardino era obbligato a passare per la cucina. Non che lo spazio verde antistante all'abitazione fosse in grado di attenuare la sua nostalgia, anzi; tuttavia si trattava di un luogo meno grigio degli altri, e per il momento tanto bastava.
Ripensò per un secondo a Miroku, e alla sua abitudine di meditare in mezzo ai prati, oppure vicino alle cascate. Dove sarebbe andato se si fosse trovato nella situazione di Inuyasha? Il mezzo-demone sogghignò all'idea del monaco imprigionato in una gabbia di cemento alla disperata ricerca di sakè, pace e belle donne.
Fece scorrere il pannello sottile della sala principale che collegava l'entrata alla cucina e vi trovò, con sua somma sorpresa, il vecchio Higurashi. L'anziano sacerdote stava seduto al tavolo con la schiena dritta e l'espressione assorta, intento a leggere le righe di un enorme fascicolo dalle pagine sottili intensamente scritto. Portava, posato sul naso, uno di quegli arnesi che Kagome aveva detto servivano per ingrandire le lettere.
-Buongiorno, giovanotto - disse l'uomo senza scomporsi. Il ragazzo balbettò un saluto in risposta, preso in contropiede.
Il parente pareva lo stesse aspettando; gli fece cenno di accomodarsi sul cuscino davanti a lui.
-Vuoi una tazza di thè? - domandò indicando due piccole stoviglie in ceramica alla sua destra.
-No, grazie - fece il giovane.
L'altro non rispose. Ripiegò i fogli che stava leggendo e li ripose vicino a sé sui tatami. Kagome gli aveva spiegato anche che quei grandi pezzi di carta erano degli oggetti molto comuni nell'epoca moderna, e che venivano stampati ogni giorno affinché tutti potessero leggere le ultime notizie; a lui ricordavano le pergamene ufficiali degli esorcisti. Ebbe un brivido: ecco una parte del suo mondo di cui non sentiva affatto la mancanza.
-Dov'è Kagome? - chiese.
-Sta dormendo di sopra.
-Bene - commentò il nonno, - molto bene.
Quell'espressione seria non piaceva ad Inuyasha perché, nonostante il vecchio non gli avesse mai fatto nessuna paura, sembrava presagire un discorso serio oppure un rimprovero. Quando le visite di Inuyasha si limitavano ad un paio di volte al mese, e di sfuggita, l'affare era diverso; ma ora che si trovava ad essere ospite sotto il suo tetto sentiva di avere dei doveri e delle responsabilità nei confronti della famiglia.
-Serve una mano in magazzino? - azzardò il giovane spezzando il silenzio. 
-Magari dopo.
Il silenzio continuò.
Inuyasha capì di non poter reggere più a lungo di così; era arrivato al limite. Se era fuggito dalla camera di Kagome era perché non riusciva a sopportare il tremendo vuoto di parole che vi si respirava: perché ora si trovava imprigionato in una situazione ancor più sgradevole?
Fortunatamente il sacerdote si decise a parlare prima che il giovane intervenisse sgarbatamente come stava per fare.
- Inuyasha... Negli ultimi giorni ho pensato e ripensato al pozzo dietro casa, così come negli ultimi anni l'ho guardato inghiottire e poi restituire mia nipote. Mi chiedevo come fosse possibile che questa storia stesse accadendo davvero; ma non sono mai giunto alla soluzione. Non credo si possa spiegare in modo sufficientemente esauriente un simile fenomeno, d'altronde. Ma qualcosa c'è, senza dubbio. Tu ci sei, sei qui davanti a me: e per la gente di quest'epoca tu fai parte di un passato sepolto.
Inuyasha storse il naso. -È così; neanche io so perché il pozzo funzionava, così come non so perché ha smesso di farlo proprio adesso.
Aveva cercato di eludere l'ultima parte del discorso, ma a quanto pareva il vecchio non era disposto a cedere. Liquidò la sua affermazione con un cenno stanco della mano.
- Lasciamo ai Kami i loro misteri - disse, - e dedichiamoci a quelli che possiamo controllare. Sei qui davanti ai miei occhi, giovanotto; per quanto vecchio e pazzo io possa essere, non v'è alcun dubbio riguardo a questo.
Il mezzo-demone annuì per fargli capire che lo stava seguendo.
- Quel che voglio veramente capire è come tu abbia fatto non tanto a venire qui, bensì a resistere in questo mondo.
Il guerriero drizzò le orecchie.
- La tua è una essenza demoniaca; sono pur sempre un sacerdote, per quanto nutrito di scienza recente, e certe cose posso capirle. Ma vista questa tua caratteristica imprescindibile, come può essere che tu possa vivere in un tempio, a contatto con oggetti sacri ogni giorno, senza la minima scalfittura?
Il ragazzo assunse un'aria di sfida e di soddisfazione; fece un sorrisetto.
- Io non sono completamente demone, vecchio. Lo sono a metà: mia madre era una donna umana. E poi - aggiunse, posando una mano sull'elsa di Tessaiga, - ho questa.
Fece baluginare la lama dal fodero per far capire all'uomo che stava parlando proprio dell'arma.
Il vecchio si sporse un po' verso di lui raggiustandosi le lenti. Poi si rimise a sedere con aria affatto divertita.
- Ma cosa stai dicendo? - rispose, brusco, - I matrimoni misti erano impossibili!
Inuyasha si indispettì; ma come diavolo si permetteva quello lì di cercare certi vincoli così personali? Cosa voleva saperne lui? 
Ripensò a Kagome: non doveva perdere la calma. In fondo, rifletté, era stato a lui ad entrare in argomento. E, anche se l'aveva fatto per rispondere ad una domanda, ormai era necessario che spiegasse la cosa per intero.
Arrossì: - Non so bene come andò fra i miei genitori, visto che posso tener fede solo alla versione di mia madre. Mio padre era un generale ed ebbe un figlio da lei, per poi morire subito dopo. Questo è tutto ciò che so.
Il vecchio si accarezzò l'ispida barba con fare meditabondo.
- E...gli altri? Quelli nati da genitori entrambi demoni?
Inuyasha alzò le spalle. - Quelli sono un'altra cosa. Possono essere più o meno potenti, e più lo sono e più assomigliano agli uomini. Hanno un brutto carattere e mangiano le persone. Adesso come adesso non mi viene in mente altro.
Decise di tagliare la parte inerente al suo desiderio di diventare uno di loro, di tralasciare la sua vita da creatura braccata e anche di omettere tutte le storie che riguardavano l'esistenza segregata dei mezzo-demoni, dei loro giorni da esseri totalmente umani e tutta una serie di dettagli considerati inutili sul momento.
- Uhm... - commentò il suo interlocutore. - Cosa vuol dire che la tua spada di protegge dalle reliquie benedette?
"Le tue reliquie non sono affatto benedette" pensò sarcasticamente Inuyasha. Decise di parlare degli oggetti veramente sacri.
- È un dono di mio padre, serve a contenere la parte demoniaca che è in me. Ogni volta che devo combattere oppure rischio di perdere il controllo devo solo sfoderarla.
Il vecchio non disse nulla per un po', meditando su quelle ultime affermazioni. Poi decise di intervenire.
- E Kagome?
Il giovane arrossì nuovamente. - Kagome cosa?
Il sacerdote sospirò.
- Che cosa hai intenzione di fare con lei?
Il mezzo-demone si grattò la nuca, imbarazzato da quel repentino cambio di argomento. Era stato preso in contropiede: non si aspettava che il vecchio potesse fargli una domanda del genere.
Inoltre non avrebbe saputo cosa rispondere; non solo a causa del fatto che il quesito era stato così diretto da risultare quasi inappropriato, ma anche perché il giovane non si era posto il problema fino a quel momento.
Insomma, ovviamente aveva capito che non potevano continuare così all'infinito, ma le vicende degli ultimi tempi, le tensioni, i doveri e l'ambientazione precaria avevano completamente assorbito la sua attenzione.
Si rendeva comunque conto di non poter rispondere nemmeno "non lo so" anche per una questione di rispetto nei confronti del nonno: in fondo, la sua preoccupazione era legittima.
Poiché il silenzio si allungava il signor Higurashi prese nuovamente la parola.
- Demone o non demone devo essere sicuro di potermi fidare di te, giovanotto. Però qui non si tratta solo di te, ma anche di Kagome; lei nutre una grande fiducia in te, ha rinunciato a molte cose per venire nel tuo mondo. E ora che per puro caso le sorti si sono invertite tocca a te prenderti cura di lei e assumerti delle responsabilità.
- Lo so - intervenne. - Lo so bene. 
L'altro annuì. - Ottimo, dunque. Sono certo che giungerai alla conclusione più ragionevole. Sappi che, nel frattempo, saremmo lieti di ospitarvi fin quando vorrete; ormai fai parte della nostra famiglia.
Inuyasha volle replicare, ma non riuscì a dire anche sola mezza parola. Il discorso del vecchio aveva colpito nei punti giusti: l'educazione di uomo responsabile impartitagli dalla madre, sempre fedele all'etichetta, il dovere morale che sentiva di avere nei confronti della questione appena esposta, l'amore bruciante che nutriva verso Kagome e la commozione per quanto appena detto: "uno della famiglia".
Lui, infatti, non aveva mai fatto parte di nulla di simile. Era sempre stato solo contro tutto il resto del mondo, a combattere contro i propri fantasmi e a doversi ricucire le ferite dopo ogni scontro. E se il gruppo di validi guerrieri che l'aveva accompagnato nella propria avventura era stato per lui quanto di più simile ad un nucleo famigliare, ora che i parenti di Kagome avevano cominciato a trattarlo con un figlio poteva sentire il proprio cuore scoppiare.
Non era tipo da lasciarsi andare a sentimentalismi, entrambi lo sapevano, ma nei suoi occhi si leggeva chiaramente quanto quella semplice affermazione avesse realmente scosso il giovane.
Per la prima volta da quando era bambino, Inuyasha mostrò profondo rispetto nei confronti di chi aveva di fronte: mise le mani nelle maniche e chinò la testa in un inchino.
- Grazie - disse, - saprò fare la cosa giusta.
Era vero che non aveva mai detto a nessuno cosa era intenzionato a portare avanti con Kagome (anche perché una stupida sorta di contegno virile gli aveva sempre impedito di ammetterlo anche con sé stesso) tuttavia ora era deciso come non mai di prendersi le proprie responsabilità in via ufficiale.
Aveva rischiato la vita per lei, aveva ricominciato da capo già una volta: ora come ora sentiva che non sarebbe stato difficile mettersi in gioco di nuovo.
Il nonno ringraziò tacitamente per l'omaggio ricevuto.
Inuyasha alzò lo sguardo e parlò con tono deciso.
- Di questo mondo io non so molto; Kagome mi ha raccontato delle cose, è vero, ma mi rendo conto che se dovrò vivere qui avrò bisogno di sapere molto altro ancora. Non saprei però da che parte iniziare. Saresti disposto ad insegnarmi, vecchio?
Il sacerdote ignorò l'epiteto solo per il fatto che il ragazzo sembrava impegnarsi davvero a fondo ad essere gentile.
- Ovviamente - disse, facendo il primo sorriso da quando il colloquio era iniziato, - ti spiegherò tutto quello che c'è da sapere. E a proposito - riprese, assumendo un'espressione dolorante, - ci sarebbe un vaso da spostare in magazzino...
Inuyasha sospirò. 
"Solo perché mi ha ammesso nella famiglia", si disse.

**

Kagome, durante il sonno, fece una lunga serie di sogni. Rivide Sango come l'aveva vista l'ultima volta, dolorante ma soddisfatta, sorridente nonostante le ferite della battaglia, e riuscì persino a sentire la risata di Miroku quando, dopo aver ingannato un capo villaggio per approfittare della sua ospitalità, scherzava per alleggerire il senso di colpa.
Accarezzò il manto di Kirara mentre volavano sulle cime del monte Fuji; annodò un fiocco al collo di Shippo in occasione del suo compleanno; bevve un thé alle erbe con la venerabile Kaede in una calda giornata di primavera; rabbrividì nel proprio mantello mentre camminava sulle pianure innevate a nord del Musashi, nella caccia contro Naraku; pianse sulle spoglie evanescenti di Kagura, nonostante tutto ciò che era successo nel corso degli anni, imparando per la seconda volta il perdono, e affidandolo al vento.
Nonostante fosse tutto frutto di ricordi rielaborati dalla sua mente, Kagome credette di essere veramente immersa, di nuovo, nell'epoca Sengoku, e di essere ancora protetta dalla cupola limpida che vegliava su di lei, mai considerata come "cielo" bensì come protezione dalle ansie e dagli affanni del mondo in cui era nata.
Alla fine, quando sentì che il risveglio era vicino, si ritrovò ad intrecciare, sul prato vicino alla casa di Jinenji, delle corone di fiori. Faceva caldo, la brezza leggera smuoveva gli steli dell'erba su cui era seduta. A fianco a lei, una fanciulla che non conosceva le stava porgendo delle nuove margherite da infilare nella corona.
- Sono sicura - disse la sconosciuta, - che tutto volgerà al meglio.
Con grande serenità Kagome sorrise. - Ne sono certa anch'io. L'alba arriva sempre, anche dopo la notte più buia.
- È vero - riprese l'altra, con voce armoniosa, - quando si stanno per perdere le speranze arriva la luce. Ed è per questo che non si può mai smettere di lottare.
Kagome annuì, ripetendo gli stessi gesti con le dita sottili.
- I tempi oscuri sono passati - continuò la donna, - e adesso è arrivata una prospera epoca di pace da ambo le parti. Non possiamo prevedere se ci sarà altro dolore; ma lasciamo queste preoccupazioni per il futuro. La situazione presente durerà ancora per molto tempo, mia cara Kagome, e ti porterà tanta felicità. Ma non temere che un giorno avrai di nuovo la possibilità di scegliere il tuo destino. Come hai ben detto, il sole sorge sempre dopo la notte più buia, ma anche in seguito a quelle lunghe e meravigliose sere di mezza estate.
Kagome le porse una corona. La sconosciuta sorrise, per poi chiedere: - Tu, mia dolce Kagome, hai paura del futuro?
La ragazza scosse la testa. - No.
- Bene. Non c'è nulla di spaventoso nel domani, così come non c'è alcun bisogno di temere l'oggi. Grazie, mia bella fanciulla.
La donna le baciò la testa, poi si alzò e si incamminò verso l'infinito confine della pianura. Kagome la guardò allontanarsi con un senso di profonda fiducia e tranquillità.
- Addio, Midoriko.





ANGOLO AUTRICE: 
Buongiorno, mie care lettrici. Queen è come l'allergia: arriva sempre con il bel tempo.
Finalmente ho molto tempo libero e conto di regalarvi un'estate all'insegna dei miei capitoli (sento già le vostre grida di protesta); questo, come potete vedere, punta sul misticismo più oscuro e anche sulla fantascienza (INUYASHA EDUCATO?!).
Vi lascio alle vostre vite, per il momento, ma non temete che verrò presto a dare una sbirciatina.
Con tutto l'affetto del mondo,
The Queen.
PS- mi siete mancate da morire!
  
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