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Autore: Eneria    07/08/2008    3 recensioni
Dopo due anni dall'evasione da Azkaban, Sirius Black è in un'altra prigione: il quartier generale di Grimmauld Place. Intanto una brillante Auror indaga su possibili collegamenti tra la sua evasione e l'evasione di dieci tra i più pericolosi Mangiamorte. Come se non bastasse il tempo fa brutti scherzi, riapre vecchie ferite e ne cura alcune.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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IV

Era piena notte. Londra viveva soltanto in alcune parti, dove c’erano i locali per i giovani e per i turisti. Le altre zone invece erano più tranquille, poco trafficate, silenziose e buie.
A Grimmauld Place Sirius era l’unico sveglio. Era seduto sul davanzale nella sua vecchia stanza, con la finestra spalancata nonostante il freddo pungente. Respirava l’odore della città cercando di sciogliere il nodo che da qualche giorno gli aveva attanagliato lo stomaco. Ogni volta che pensava a Sara o che qualcuno la nominava, il nodo si stringeva ancora un po’, rendendogli difficile pensare, mangiare, respirare. In quindici anni non aveva mai sentito così tanto la sua mancanza, era addirittura peggio di quando era stato arrestato, allora lo shock era stato più forte di tutto. Desiderava ardentemente vederla, parlarle, capire se era cambiata, se l’aveva perdonato o se lo odiava a morte, se era riuscita ad andare avanti con la sua vita o se lui gliel’aveva distrutta.
Nella stessa notte, nella stessa città, Sara vagava con la sua auto. Aveva il finestrino abbassato, l’aria che le sferzava il viso la aiutava a schiarirsi le idee, che erano tante e veramente confuse.
Per tornare da Hogwarts aveva preso il treno, aveva bisogno di tempo per riflettere con calma e il Nottetempo non era certo il mezzo migliore a questo scopo. Arrivata a Londra aveva avvertito Parker che non sarebbe tornata in ufficio. Era andata al suo appartamento e aveva provato a mangiare qualcosa e a distrarsi un po’, senza successo. Non poteva dormire, doveva fare qualcosa.
Così era uscita, aveva preso la macchina e si era diretta verso il Ministero. Gli uffici erano deserti, anche nel Dipartimento c’erano solo i pochi sfortunati destinati al turno di notte. Sara andò spedita al suo ufficio e lo trovò come l’aveva lasciato: pieno di documenti che riportavano il nome si Sirius Black.
Sirius era il Custode Segreto di James e Lily, ancora stentava a crederci. Di tanto in tanto provava a dirlo ad alta voce, per vedere se poteva suonare più reale, ma appariva sempre assurdo, come quando gliel’aveva detto Silente, come ogni volta che rimbombava nella sua testa.
Sara si sedette alla scrivania, prese dal primo cassetto una caraffa, una tazza e un posacenere. Colpì due volte la caraffa con la punta della bacchetta e questa si riempì di caffè nero bollente. Se ne versò una tazza, estrasse dalla borsa le sigarette e ne accese una.
La stanza si riempì dell’odore di fumo e di caffè, un odore che sapeva di casa. Quando si fu sistemata tirò a sé gli incartamenti relativi all’omicidio di Peter Minus. Avrebbe riletto ogni cosa, avrebbe analizzato ogni minimo dettaglio, ci sarebbe stata giorno e notte se fosse stato necessario. Ne sarebbe venuta a capo o sarebbe impazzita nel tentativo.
Per un attimo si immaginò all’Ospedale di San Mungo, nel reparto per le malattie mentali, in una stanza tutta bianca, sdraiata sul letto a fissare nel vuoto. Archiviò l’immagine come irragionevole e cominciò a leggere.
In quei fascicoli c’era di tutto: i rapporti dei primi tiratori scelti giunti sul luogo, le relazioni dei soccorritori, le trascrizioni degli interrogatori dei testimoni, le descrizioni della scena con riportate misure, distanze e varie indicazioni. Ma la cosa più straziante erano le fotografie, dei corpi dilaniati, della strada sventrata, degli alberi su marciapiedi mutilati, di un dito mozzato accanto a un tombino.
Quando l’angoscia diventava insopportabile, Sara beveva qualche sorso di caffè, si ripeteva ossessivamente che era solo un caso come un altro e andava avanti.

*^*^*^*^*

Da quando non riusciva più a dormire Sirius era sempre il primo ad alzarsi. In genere si addormentava per qualche ora, quando il suo corpo, stremato, si imponeva sul cervello precipitandolo in un sonno agitato. Si svegliava sempre sudato e stanco come se non avesse dormito affatto, si trascinava in cucina e lì si preparava un caffè forte e fumava la prima sigaretta della giornata.
Aveva anche ricominciato a fumare. Azkaban l’aveva costretto a smettere, ma da quando era rinchiuso a Grimmauld Place doveva pur occupare il tempo in qualche modo. Fumava le stesse sigarette che comprava sempre prima di essere arrestato.
Prima di essere arrestato.
Da quando era evaso la sua vita gli era sembrata spaccata in due: c'era il prima, quando era un giovane attraente e intelligente con un sacco di sogni e di belle speranze per il futuro, e c’era il dopo, quando era diventato un ricercato perseguitato e braccato. In mezzo non c'era nulla. Un buco nero di tredici anni in cui praticamente non era esistito.
Si passò una mano sugli occhi stanchi e cerchiati. Avrebbe tanto voluto poter tornare indietro e cambiare le cose, raccontare a Sara la verità quando ancora poteva farlo. Se avesse saputo forse lei non lo avrebbe lasciato a marcire in prigione per così tanto tempo, avrebbe capito che lui mai e poi mai avrebbe potuto tradire James e Lily. Ma era inutile recriminare sul passato. Non c'era nulla che potesse fare se non aspettare e sperare.
Sirius tolse la mano dagli occhi quando sentì dei passi sulla scala che portava alla cucina. Lily entrò nella stanza accompagnata dal fruscio della sua vestaglia. Molly e le ragazze le avevano procurato dei vestiti e ne era venuta fuori una strana mescolanza di stili. Ora, sopra un pigiama a quadretti bianchi e azzurri, la donna indossava una pesante vestaglia di lana grigia.
L'uomo si sforzò di sorriderle nel darle il buon giorno, ma l'effetto non dovette essere quello desiderato, perché lei chiese:
-          Tutto a posto?
No, non era tutto a posto. Anzi non c'era proprio niente a posto e non sopportava quasi più di sentirsi chiedere continuamente come stava, come si sentiva e se andava tutto bene.
-          Sì tutto a posto – mentì – Come mai già in piedi a quest'ora? - chiese poi.
-          Mi sono svegliata e non riuscivo più a riprendere sonno, così ho pensato di venire a fare quattro chiacchiere con un vecchio amico.
-          Sapevi che ero sveglio? - domandò l'uomo stupito.
-          Ti ho sentito scendere le scale – spiegò lei – Sinceramente, come ti senti?
-          Un vero schifo – rispose Sirius, questa volta con sincerità.
-          Mi dispiace...
-          Non è colpa tua.
-          In parte sì. E non mentirmi dicendo che non è vero perché lo pensi anche tu.
-          Non nego che avrei voluto che le cose fossero andate diversamente. Ma la colpa non è vostra, è mia perché non avrei dovuto fidarmi di Peter, è mia perché avrei dovuto dire a Sara come stavano veramente le cose invece di scaricarla senza troppe spiegazioni, è mia perché non sono stato in grado di difendervi anche se avevo giurato di farlo a costo della vita, è mia perché non sono riuscito a dimostrare che ero innocente.
-          Non è vero – disse Lily poggiando una mano sul braccio di Sirius – Sirius guardami.
L'uomo alzò gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto fissi su una venatura del legno del tavolo.
-          Non è colpa tua. Devi credermi. Mi credi?
Sirius annuì, non sapeva come sarebbe suonata la sua voce se avesse provato a parlare. Era peggio della rabbia e della frustrazione che aveva provato i primi tempi a Grimmauld Place, si sentiva vuoto.
-          Non è colpa tua – ripeté la donna – e non è neppure colpa di Peter o di Silente. E' colpa di Voldemort, è solo colpa sua. La responsabilità non è altro che sua. Non ti angustiare così, tu ci hai difeso a costo della vita. Hai sacrificato la tua libertà e il futuro che potevi avere con Sara per aiutare noi e io e James non ti saremo mai abbastanza grati, a prescindere da come siano andate le cose. Sì, forse avresti dovuto dire a Sara la verità. Ma hai agito in un certo modo perché pensavi fosse la cosa migliore. Volevi solo proteggerla. Tu hai agito come ritenevi giusto per ciò non colpevolizzarti così. Devi darti una scrollata e tornare a essere l'uomo forte che ricordo.
Lily aveva parlato con un calore che Sirius non sentiva da molto tempo. Sarebbe stato magnifico poter credere alle sue parole.
-          Vorrei poterti credere – le disse dando voce ai suoi pensieri – Vorrei davvero, ma mi riesce difficile pensare di aver agito per il meglio.
-          Sirius, ci ho provato con le buone – disse Lily ritraendo la mano dal suo braccio – ora passo alle cattive. Smettila di compatirti, smettila di deprimerti e prendi in mano la tua vita. E' vero ora come ora non puoi fare molto, è vero tredici anni sono passati tra le mura di Azkaban, ma ti rimane ancora molto tempo davanti. Puoi fare in modo che la tua vita sia migliore di così. Per cominciare potresti iniziare a sperare che Sara riesca a scoprire la verità. Non ti permetterò di sottovalutare così le capacità della mia migliore amica. E quando ti senti giù pensa che c'è chi sta peggio di te, perché non potrà vedere crescere suo figlio né invecchiare con suo marito.
Sirius si sentì egoista e meschino e se possibile si sentì ancora peggio di prima, ma Lily aveva ragione.
-          Mi dispiace Lily, non volevo essere così egoista. Hai ragione, devo cercare di riprendermi.
-          Bravo! Così ti vogliamo! Vedrai, le cose andranno per il meglio.
 
*^*^*^*^*

La prima impressione fu quella che l’ufficio, durante la notte, si fosse coricato. Sara impiegò qualche istante a capire che era lei ad aver appoggiato la testa sulla scrivania. Si tirò su di scatto e un foglio le rimase appiccicato alla guancia. Lo staccò con un misto di rabbia e frustrazione e lo rimise sopra gli altri. Evidentemente si era addormentata. Guardò l’orologio, erano le sette, l’ultima volta che ricordava di aver controllato l’ora erano le cinque passate. Doveva aver dormito un paio d’ore.
Sara si alzò dalla sedia con i muscoli indolenziti, si stiracchiò mentre si avviava verso la porta aggirando mucchi di giornali e documenti. Quella notte si era riletta gran parte di quello che aveva sulla strage di Godric’s Hollow, rapporti, interrogatori, articoli di giornale. Mentre leggeva aveva annotato le cose più interessanti sul blocco che usava sempre per prendere appunti. C’erano tante piccole cose che la lasciavano perplessa, inezie per lo più, ma se le si osservava nel quadro generale assumevano un’importanza decisamente maggiore. E dopo aver saputo che Sirius era il Custode Segreto dei Black tutto appariva diverso.
Aprendo la porta Sara vide un Dipartimento appena sveglio, proprio come lei. Gli ultimi Auror del turno di notte stavano per uscire e arrivavano i primi del turno di giorno. La donna approfittò di questa calma per occupare il bagno. Nel bagno c’era una lunga fila di armadietti, ognuno con una sigla sopra, Sara aprì il suo e ne estrasse un asciugamano, un bagnoschiuma e alcuni vestiti. Si infilò nella doccia più lontana dalla porta e aprì l’acqua. Il getto d’acqua calda che la investì riuscì a svegliarla e a ridarle un po’ di lucidità. Chiuse gli occhi mentre l’acqua le scorreva tra i capelli, sul viso, sulle spalle e da lì scendeva su tutto il corpo. Era il momento adatto per riordinare un po’ le idee.
La situazione qual’era? A Godric’s Hollow, quindici anni prima, la stessa notte in cui James e Lily Potter erano stati uccisi da Voldemort e il piccolo Harry aveva salvato il mondo magico dall’oblio, si era consumata una tragedia.
Una potente fattura scagliata da un mago aveva fatto saltare in aria una strada intera uccidendo tutti i passanti nel raggio di cento metri e un altro mago. Apparentemente sembrava che il mago ad aver scagliato la fattura fosse Sirius Black. Accecato dalla rabbia per la caduta di Voldemort aveva compiuto un ultimo gesto di follia. Peter Minus, l’altro mago presente sulla scena, aveva cercato di fermare Black ed era stato tragicamente ucciso. Di lui si era trovato solo un dito indice.  
Sirius Black era il Custode Segreto dei Potter, aveva tradito il giuramento fatto rivelando a Voldemort il nascondiglio di James e Lily, Minus, a conoscenza dell’Incanto Fidelius, aveva trovato Black dopo aver saputo che lui aveva tradito e  i due avevano lottato. La strage era solo una conseguenza del loro duello.
Questa era la spiegazione più logica.
La prima incongruenza era nelle parole di Silente. Quando lei aveva domandato se Sirius avesse tradito Lily e James, lui aveva risposto “Io non ho detto questo”. Che diavolo significava? Che Sirius non aveva tradito? Che non era il Custode Segreto dei Potter?
Ma questa era solo la prima delle domande senza risposta. La seconda era a proposito degli effetti personali di Black. C’era una lista, fra i documenti, che riportava tutti gli indumenti e gli oggetti trovati addosso a Black al momento dell’arresto con una minuziosa descrizione. Era descritto ogni dettaglio, comprese le macchie di terra, cenere e simili. Ma non erano descritte le macchie di sangue, non erano proprio menzionate, come se non ci fossero. I casi di omicidio non cadono in prescrizione, quindi gli indumenti di Black dovevano essere ancora in archivio. Sarebbe andata a dare un’occhiata appena possibile.
Un’altra cosa molto strana era la fotografia del dito tagliato di Peter Minus. Tutte le foto della scena mostravano oggetti e… persone… sfilacciate. Gli alberi che costeggiavano i marciapiedi sembravano candele bruciate a metà, l’enorme buca nell’asfalto era frastagliata, ma quel dito no. Sembrava tagliato di netto, quasi in modo chirurgico. Poteva essere una coincidenza, ma era un altro punto su cui riflettere.
Non erano le sole cose che Sara trovava poco convincenti. Oltre agli aspetti “tecnici” c’erano quelli umani. Sara non avrebbe potuto usare queste argomentazioni in un rapporto ufficiale tantomeno in tribunale davanti al Winzengamot, ma non poteva fingere di non aver conosciuto Sirius e la persona che aveva conosciuto non si sarebbe comportata così. Non avrebbe tradito gli amici, non avrebbe ucciso degli innocenti, non avrebbe smesso di lottare.
Sirius aveva sempre professato la sua innocenza, ma aveva aspettato tredici anni per scappare. Perché? Ogni volta che pensava all’evasione di Black, Sara sentiva una morsa di senso di colpa. Lei sapeva come era evaso, era chiaro che aveva usato il suo potere di Animagus, lo stesso potere che probabilmente usava per nascondersi. Ma non aveva mai parlato, avrebbe significato ammettere che aveva conosciuto Black, raccontare del suo passato e lei detestava parlare del passato. Per di più rischiava un accusa di intralcio alla giustizia, come minimo, se non di complicità con un criminale. Se qualcuno avesse scoperto della sua relazione con Sirius Black sarebbe stata licenziata in tronco. Così si era convinta a non parlare, continuando a ripetersi che intanto non sarebbe cambiato niente nell’esito delle ricerche.
Black era rimasto buono nella sua cella per tredici anni, poi un bel giorno aveva deciso di evadere. Sembrava che all’improvviso qualcosa l’avesse spinto a prendere questa decisione. Doveva scoprire cos’era.
Sara aveva troppe cose per la testa, se non altro però aveva un piano d’azione. Era meglio di niente.
Uscì dalla doccia avvolta nell’asciugamano, lo spogliatoio era deserto. Si vestì rapidamente e asciugò i capelli bagnati con un getto d’aria calda che fece uscire dalla punte della bacchetta.
Quando uscì nel Dipartimento erano le otto e quasi tutte le scrivanie erano occupate. Cercò Parker e lo trovò alla scrivania di Shira, la segretaria del Dipartimento.
- Frank smettila di flirtare – disse avvicinandosi.
- Non stavo flirtando! Buon giorno, capo! Non stavo flirtando!
- Non chiamarmi capo – Sara lo prese da una parte – Questa notte ho lavorato un po’…
- Questa notte? – domandò il ragazzo stupito.
- Sì questa notte. Mi sono venute in mente alcune cose. Vai al deposito e prendi gli effetti personali che hanno sequestrato a Black al momento dell’arresto. Io vado a prendere il caffè, ci vediamo nel mio ufficio.
Sara si allontanò lasciando Frank al suo flirt. Le mancava il periodo della sua vita in cui anche lei poteva permettersi di concedersi qualche sfizio. Mentre si avviava all’ascensore era soprappensiero, così urtò una persona che stava uscendo dalle porte scorrevoli.
- Scusi. Mi dispiace tanto! – esclamò una ragazza piuttosto alta con eccentrici capelli rosa acceso.
- No, scusi lei – replicò Sara guardandola.
Quando i loro sguardi si incrociarono, la ragazza assunse un’espressione terrorizzata e se ne andò quasi correndo. Sara non capì il motivo di quella reazione, ma non si preoccupò troppo. Aveva lavorato con Ninfadora Tonks e le era sembrato che la ragazza, per quanto fosse un’Auror promettente, non avesse tutte le rotelle al posto giusto.
Con un sospiro entrò nell’ascensore e premette il pulsante per l’Atrium. Per la giornata che l’aspettava il caffè era assolutamente necessario.

*^*^*^*^*

La giornata a Grimmauld Place, per chi non aveva missioni da compiere all'esterno, procedeva sempre più o meno nello stesso modo: colazione, pulizie, pranzo, pulizie, pausa, cena.
Lily, James, Remus e Sirius, dopo un'altra giornata di questo tipo, avevano trovato rifugio in un salotto al primo piano. Su una parete campeggiava l'albero genealogico della famiglia Black. Sirius si era seduto in modo da dargli le spalle. Non sopportava di vederselo davanti. Aveva provato a disfarsene ma una qualche fattura lo teneva indissolubilmente ancorato al muro.
- E' tutto così strano - disse James - Siamo insieme, come è sempre stato, almeno per me e Lily, ma è come se mancasse qualcosa.
- Ma, in effetti, manca qualcosa James - intervenne Lily - A noi mancano quindici anni che invece loro hanno vissuto.
- Non che siano stati i quindici anni migliori della mia vita - replicò Sirius con un sorrisetto amaro - Darei qualunque cosa per poter tornare indietro e cambiare le cose.
- Ma forse è stato meglio così - continuò Lily.
- Ma che dici? - domandò Remus guardandola come se fosse pazza.
- Forse capisco quello che intendi - disse James guardando sua moglie - Se noi non fossimo… morti… Harry non avrebbe sconfitto Voldemort.
- Francamente, non per sminuire il vostro sacrificio, ma non vedo cosa ci abbiamo guadagnato visto che ora è tornato – sbottò Sirius scrollando il lunghi capelli scuri che gli coprivano gli occhi.
- Tempo innanzi tutto - rispose saggiamente Remus - Abbiamo avuto modo di capire tante cose, di riorganizzarci, di prepararci.
- A mio modo di vedere non siamo più preparati di vent'anni fa - continuò l'altro deciso a fare del disfattismo. Sirius provava una sorta di piacere perverso nel colpevolizzarsi.
- Amico mio, capisco che tu sia arrabbiato… - cercò di calmarlo James.
- Arrabbiato? Io, arrabbiato? Perché dovrei esserlo. Ho passato tredici anni in prigione per colpa di un ratto di fogna che credevo un amico e ora quella che quindici anni fa era la mia ragazza sta cercando di sbattermi di nuovo in cella. In effetti non c'è nulla che non va.
Quando si arrabbiava Sirius appariva molto simile all'enorme cane nero che diventava da Animagus. Sapeva di essere ingiusto, sapeva che non aveva senso prendersela con loro. Ma ogni tanto doveva sfogarsi.
- Hai già dimenticato quello che abbiamo detto questa mattina, Sirius? - lo ammonì Lily con un'aria che gli ricordò molto quella della McGrannitt.
- No, non l’ho dimenticato - rispose l'uomo sentendosi di nuovo in colpa.
- Non puoi fare così - continuò lei - E poi chi ti dice che Sara stia cercando di rimandarti in prigione. Dici di aver pensato molto a lei, ma evidentemente ne hai un ricordo distorto. Ti ricordi che fosse una che si arrende facilmente?
- No – replicò Sirius seccamente; ecco che si ritornava a parlare di Sara ed ecco quel nodo allo stomaco che si stringeva un’altra volta.
- Se la conosco appena un po', sono convinta che non si darà pace finché non avrà chiaro ogni dettaglio. E per chiarire ogni cosa deve per forza scoprire la verità.
- Sì, vedrai che troverà la strada giusta - disse Remus calorosamente mettendo una mano sulla spalla dell'amico - Non ricordi quanto filo da torcere ti ha dato?
Se se lo ricordava? Quei ricordi erano nitidi come se fossero avvenuti da pochi giorni. Ricordava quanto quella ragazza schiva e stranamente matura lo avesse subito colpito. Ricordava di aver deciso di tenersene alla larga perché poteva portare guai. Ma la cosa non era stata facile quanto avrebbe pensato. Sembrava che questa Sara White avesse fatto molta amicizia con Lily Evans e in quel periodo James cercava di essere sempre dove c'era anche Lily. Di conseguenza Sirius e Sara si incrociavano spesso.
Per di più, sembrava fatto apposta, la incontrava sempre nei corridoi, anche quando James non era a caccia di Lily.
Sirius rammentò un episodio in particolare, avvenuto pochi mesi dopo l'inizio delle lezioni. Fin dal loro primo incontro non si erano trovati simpatici e ogni volta che si parlavano ne veniva fuori un continuo lanciarsi frecciate. Se capitava che uno dei due, o entrambi, fossero particolarmente nervosi si arrivava anche ad insulti più pesanti.
Quella volta Sirius e gli altri erano appena usciti da lezione di Trasfigurazione, erano carichi di compiti per la settimana successiva ed erano estremamente affamati. Si dirigevano a passo di marcia verso la Sala Grande pregustando un delizioso pranzetto quando, svoltando un angolo, Sirius scontrò contro qualcosa che sembrò saltare in aria.
Quando si ricompose si accorse che quel qualcosa era Sara White, che camminava a testa bassa con le braccia cariche di libri. Questi nella confusione si erano sparsi per tutto il pavimento.
- Ehi, guarda dove vai ragazzina! - sbottò Sirius mentre lei si chinava a raccattare tutti i libri.
- Piuttosto sei tu che dovresti guardare dove metti i piedi Black - rispose lei acida, voltandosi per lanciargli uno sguardo carico di disprezzo.
- Oh, oh, la ragazzina ribatte!
- Stupito? Pensavi che non esistessero esseri umani in grado di tenerti testa, caro signor Onnipotente? Ebbene, ti sbagli di grosso! In ogni caso io ho un nome, sei pregato di usarlo quando ti rivolgi a me.
Sirius era rimasto leggermente spiazzato da una risposta così pronta ma finse indifferenza e si preparò al contrattacco.
- Sicura di essere finita nella casa giusta? Ho l'impressione che saresti stata meglio tra i Serpeverde, visto che non fai altro che sputare veleno.
- E tu non dovresti essere tra i Grifondoro se non hai abbastanza fegato di staccarti dalla tua scorta neppure per andare in bagno - replicò a ragazza accennando con la testa a James, Remus e Peter che aspettavano alle sue spalle.
Mentre i due discutevano si era radunata una piccola folla in corridoio. Le schermaglie di Sara White e di Sirius Black erano diventate famose in poco tempo ed assistervi era considerato un privilegio. I ragazzi erano sconcertati che una ragazzina, per di più del primo anno, si permettesse di dire certe cose a Black. Le ragazze erano divise tra l'invidia, in quanto Sirius rivolgeva la parola a Sara seppur per prenderla in giro, e lo shock nel vedere che lei sembrava non sfruttare quella fortuna che metà della popolazione femminile di Hogwarts avrebbe dato qualunque cosa per avere.
- Andiamo, smettetela - intervenne Remus per calmare gli animi. Si chinò per aiutare Sara a raccogliere i libri e disse, rivolto a Sirius – Non vorrai perderti il pranzo per una cosa così sciocca.
Sirius non rispose e si voltò dall'altra parte verso James, ma sentì distintamente che, prima di andarsene con le braccia nuovamente cariche di libri, Sara disse:
- Grazie Remus, tu sei la sola persona come si deve qui in mezzo.
Sì... Sara gli aveva dato parecchio filo da torcere.

 
   
 
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