Domani.
Ti ripeti che Lily è Lily e niente può cambiarla. Che quel suo altalenante comportamento nasconde più di quanto non si creda. Che crescere è crescere, in ogni modo. Che la proteggerai, nel sole del giorno e nella luna della sera. Nelle semplici occhiate scambiate con occhi fuggenti, tra corridoi che racchiudono memorie di anni.
Ricordi come se fosse ieri la prima volta che l'hai vista, e pensi che gli anni l'hanno resa più bella. Giorno dopo giorno.
E guardi con occhi diversi i mesi passati a non parlarle, per una stupida sciocchezza compiuta da te, o forse da lei. Ritrovarvi è stata la fine delle angosce di entrambi, come chi scioglie quel nodo che, vuoi la gelosia, vuoi la rabbia, di solito si lega all'altezza del petto.
- Ho paura, James.
La sua voce ti riscuote dall'oblio in cui ti sei racchiuso, riportandoti ad una realtà che forse, e quasi, te lo fa rammaricare. Ma la sua presenza è un'ancora costante, qualcosa che ti suggerisce di non abbandonarti alla via più semplice. Dopotutto, le vie semplici non ti sono mai piaciute.
Vorresti abbracciarla e dirle che andrà bene, un sussurro e una carezza che rimarranno silenziosi nel buio dei corridoi della scuola, nascosti allo sguardo indiscreto e ai dolori costanti che vedete in quest'adolescenza strappata troppo in fretta, per catapultarvi in circostanze che nessuno dovrebbe mai conoscere.
Ma come fai?
Come dire che una guerra finirà bene, quando i morti sono troppi e i rimanenti arrancano verso l'idillio della salvezza? Non sono “i vivi”, solo "gli altri."
Così ti limiti ad ornare le sue spalle con un braccio, l'attiri a te e le posi un bacio sui capelli. Lei non ti ha mai chiesto certezze, solo presenze.
- Dormi, Evans. Domani è un altro giorno.
E speri in silenzio che un domani ci sia.