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Autore: AleStellaIncantevole    06/06/2014    0 recensioni
Due vecchietti, camminando per le stradine di Londra mano nella mano, iniziano a parlarsi.
Il vecchietto dice alla sua amata:>
Si scambiarono un sorriso e un piccolissimo bacio e ricominciarono a ricordare quel momento in cui i loro sguardi si incontrarono senza staccarsi mai.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Ciao a tutte belle bimbe, volevo solo dirvi che questa è la mia primissima FF e spero che vi piaccia. Ho messo dentro tutto il mio cuore e ho  speso moltissime energie per farla. Non so che altro dirvi.
PS: se avete domande sulla storia e/o altro sono a vostra completa disposizione.
Bye bye la vostra Ale :)
Alla mia amica (e migliore ballerina di hip pop) Martina,
perchè ha pensato a me e perchè domani è una giornata importante per tutte e due.
Ti voglio già un bene immenso.
Ale tua.

 
<<Non ti ho mai parlato tanto e so che ti stai chiedendo perché ti ho preso in affidamento..>>
Non riusciva a spiegarsi come faceva a capire tutto quello che pensava e che aveva dentro. Forse perché lui l’ aveva cresciuta o forse perché loro avevano tutto in comune. Il fatto sta che il loro rapporto era speciale.
Robin era il migliore amico di sua madre; lui l’aveva amata e forse non aveva smesso di farlo. Il problema era che sua madre non l’aveva scelto. Aveva sempre scelto Antonio, il padre di Alessandra e forse se ne era pentita.
Antonio era violento, cattivo, egoista e ipocrita. Non gliene fregava niente delle persone che gli volevano bene. Invece Robin era tutta un’altra cosa, lui era dolce, carino, simpatico e affettuoso. Alessandra non si capacitava della scelta che aveva fatto sua madre. Come aveva potuto scegliere un uomo che la picchiava e che la sfruttava invece di uno che la poteva rendere felice?!
Alessandra quando era piccola riusciva a capire qualcosa di più rispetto ai suoi coetanei, riusciva a capire quello che le parole non dicevano, ma i fatti o i gesti spiegavano benissimo. Senza bisogno di parole. Ma anche con questa capacità ‘sovrannaturale’ non riusciva a spiegarsi il comportamento di sua madre.
Il rapporto tra Robin e Alessandra non era tra patrigno e ‘’figlia’’ ma tra un padre adottivo molto speciale e una figlia con il bisogno di avere delle origini, una famiglia e qualcuno che la ami senza sfruttarla, senza volere nulla in cambio e forse una parte di famiglia di origine l’aveva trovata. In quel uomo con il solo bisogno di renderla felice.
<< Infatti vorrei sapere perché lo hai fatto >>. Lo disse come se pensava di non volere essere salvata,o forse di cavarsela da sola, come aveva fatto sempre nella sue peripezie.  Non aveva tutti i torti. Sembrava non farle nessuna differenza rimanere il quella specie di ‘metropoli’ chiamata PALERMO nel sud Italia, invece era veramente in adorazione per quel uomo perché adesso si prendeva cura di lei.
<<Qualche giorno prima di prendere la mia decisione ho risentito Deborah, dopo circa 5 anni che non ci parlavamo:  mi ha detto che dopo un anno, che me ne sono andato a Londra, i tuoi genitori sono morti in quell’incidente , tua nonna ha cambiato compagno e ha lasciato tuo nonno, lui sta malissimo e riesce a ricordare solo la gioia della sua vita:tu. E da quel momento ho pensato che tu non meritavi questo destino e, parlando con Ann abbiamo deciso di portarti qui con noi  per farti avere un futuro migliore. Deborah era d’accordo e pensava che farti cambiare aria poteva far ritornare quella che eri  con anche quel sorriso che 4 anni fa si è dissolto nel nulla dopo tantissime lacrime. Mi ha detto che non ti piaceva la tua vita e che fin da piccola ti sarebbe piaciuto stare qui e conoscere gente nuova. E quindi avevamo un motivo in più per farti cambiare vita.>>
L’ aveva colpita nel profondo quel piccolo riassunto che la rappresentava come una ragazza senza più sorriso e senza gioie nella sua vita. Come sempre non si vedeva dal suo sguardo,attraverso i suoi occhiali da vista tartarugati, la sua malinconia di lasciare la sua unica fonte di vita: suo nonno.
 Dopo quel viaggetto fino all’uscita dell’aeroporto trovarono una macchina nera che suonava il clacson e una donna, al suo interno, che agitava le braccia per farsi notare, -è lei, Ann- pensò Alessandra. E si avviarono fino ad arrivare a quella donna.
Aveva un sorriso a 32 denti e appena la vide rimase a bocca aperta e l’abbracciò. <<Mi avevi detto che era carina ma non così bella!>> Lei arrossì << Potresti dirlo all’infinito ma non ti crederei nemmeno una volta >> Ann si mise a ridere e le aprì il cofano della macchina nera. Posò le sue valigie e la fece accomodare. Partirono subito dopo essere saliti tutti nell’auto.
Dopo pochissimo tempo lei sentì la macchina frenare di colpo e Ann e Robin scendere dall’auto, allora decise di farlo anche lei.
Ann gridava <<RAGAZZIII SIAMO ARRIVATIIII E C’E’ ANCHE UNA NUOVA OSPITEEE>> Ann le fece l’occhiolino e le disse quasi sussurrando<<Guarda come scendono veloci adesso>> Ale arrossì e cercò di nascondersi il meglio possibile. Non era vestita come una ‘ragazza londinese’ ma come una poveretta. Indossava soltanto una tuta blu elettrico e solo guardando una ragazza più carina di lei si sentiva in colpa, quasi morire dentro.
 Non era presentabile a dei ragazzi e questo si notava. Si mangiava le unghie nervosamente dopo che si era toccata lo chignon cercando di non avere i capelli fuori posto. Ma niente da fare, i suoi capelli ricci biondo scuro non ne volevano sapere di mettersi al posto. Sospirò mentre sentiva dei passi sempre più vicini e cominciò a diventare sempre più nervosa. Si aspettava due nerd pieni di brufoli o comunque inguardabili, invece si trovò sei ragazzi bellissimi quasi con una bellezza sovrannaturale, ma uno diverso dall’altro. Il primo che parlò fu un ragazzo con gli occhi smeraldo, ricci spettinati e abbastanza alto. <<Piacere di conoscerti, sono Harry. A quanto pare avrò un’altra sorella da questo momento..>> sorrise lui.
<<Ed io un altro fratello, comunque Alessandra>> lei arrossì cercando di immaginare la sua vita da quel momento. Essere considerata la ‘nuova’ sorella di qualcuno era strano, soprattutto di un ragazzo così carino.
Dopo di lui si presentarono gli altri 5 ragazzi. Il secondo era un po’ più basso e con gli occhi più chiari.<<Louis>>sospirò. <<Alessandra>>. E via dicendo si presentò agli altri quattro. Gli altri ‘angeli’ si chiamavano : Niall, biondo con gli occhi color del cielo, sembrava veramente essere sceso dal paradiso; Zayn, occhi profondi e carnagione scura, il ragazzo che esiste soltanto nei libri, misterioso e impossibile, il solito ragazzo che sbavano tutte le ragazzine ‘arrapate’; Liam , ragazzo con un sorriso che ti fa sciogliere all’istante e che sembra un dolcetto appena sfornato, con crema e zuccherini colorati; e poi dietro allo ‘zuccherino’ un ragazzo che lei ancora non aveva notato. Si chiama Ed -è veramente timido- pensò la ragazza. Lui e il biondo tenevano una chitarra in mano come se fosse normale camminare con uno strumento musicale.
<<Stavamo provando>> disse il riccio. <<E quando mai..>> sospirò Ann. <<Non è colpa nostra se non abbiamo niente da fare.>> puntualizzò. <<Se vuoi, puoi andare nella tua stanza a disfare le valigie e poi andiamo a fare shopping!!>> disse Ann ad Ale, cambiando discorso. <<Si grazie ma sono un po’ stanca casomai ci andiamo dopo, ok?>> << Ok.>> rispose l’altra.
Erano appena le due di pomeriggio quando Alessandra aveva appena finito di disfare le valigie, quando entrò Robin. <<Che ne pensi di mangiare adesso che hai finito?>> sorrise come se mangiando gli facesse un favore. <<Certo! Sto morendo dalla fame. Che si mangia?>> sorrise. Lei aveva sempre fame. <<Pasta alla carbonara! Ti piace?>> fece ricomparire quelle fossette ai lati delle labbra. <<Ruffiano! Lo sai che ne vado matta!!>> risero insieme.
Dopo aver mangiato tutti insieme(compresi quei sei angeli scesi sulla terra per mezzo dello Spirito Santo) si alzarono tutti e ognuno faceva qualcosa di relativamente importante. Gli ‘angeli’ si spostarono nella casa in affitto di Ed. Ann stava lavando i piatti, mentre Robin vedeva la televisione in soggiorno. La ragazza si avvicinò, e subito dopo essersi accorto della sua presenza, Robin parlò <<Tra qualche giorno dovrai cominciare la scuola.>> <<Lo so>> ammise. <<Bene. Andrai alla stessa scuola dei ragazzi che hai incontrato oggi. Ho già parlato con il preside e mi ha concesso di inscriverti già da questo semestre, che comincerà tra poco. Tieni.>> allungò la mano verso la ragazza, e lei prese quell’ oggetto che sembrava una carta di credito e se lo mise in tasca. Lei fece come per parlare quando lui la zittì << Non c’è di che, divertiti. Ah dimenticavo, non la dare a Ann è troppo spendacciona. Compra quello che ti senti di indossare. >> sorrisero.

<<Ann hai bisogno di aiuto?>> disse con un  po’ di imbarazzo. <<No no cara, ho finito adesso. Dovevi dirmi qualcosa?>>la donna bisbigliò chiudendo l’acqua del lavandino. << Se vuoi potremmo andare adesso a fare shopping.>> <<Certo! Non vedevo l’ora che me lo chiedessi. Mi metto le scarpe e andiamo ok?>> La ragazza annuì . <<Perfetto. Torno subito.>>
Dopo pochissimo la donna ritornò con un sorriso smagliante. A quanto pare le piaceva fare shopping. Prese le chiavi della macchina e aprì la porta. Ale la seguì. Entrarono e Ann prese il cellulare da dentro la sua borsa. Digitò un numero e si mise la cornetta sull’orecchio. Parlò. <<Harry, io e Ale stimo andando a fare shopping, hai bisogno di qualcosa?>> dopo poco riparlò <<Ah va bene, ci vediamo lì tra poco>> mise le chiavi nel quadrante e accese l’auto. Si girò verso la ragazza e le parlò << Harry ha detto che ci raggiungerà al centro commerciale perché ti deve aiutare a scegliere dei vestiti per la scuola.>> <<Okay.>> rispose la ragazza.
Dopo circa cinque minuti di macchina con il solo sottofondo della radio arrivarono da Harrods, entrarono e videro Harry che parlava con Louis, il ragazzo che Ale aveva già visto a pranzo. Si salutarono e si avvicinarono. Loro cominciarono a parlare dell’organizzazione della scuola e dei primi giorni.
Quella scuola era la ‘International School of Arts’.La prima settimana ogni studente doveva scegliere delle canzoni da cantare, ballare e/o scene da recitare. Poi la seconda settimana c’erano delle specie di ‘prove d’ingresso’ che non venivano valutate ma aiutavano i professori ad ‘inquadrarti’ e capire come sei, le tue abilità e le tue debolezze. Per tutte queste prove e esami bisognava avere, a parte la divisa della scuola che davano il primo giorno, degli abiti per tutti i pezzi che ognuno voleva esibire. Il minimo era uno.
Appena finito il ‘discorsetto’ di Harry cominciarono a cercare degli abiti adatti a cantare innanzitutto e per poi andare in un negozio apposito per gli abiti di scena e quelli per ballare. Ma oltre a cercare i vestiti per la scuola aveva bisogno dei vestiti per ogni giorno, dopo la scuola.
Harry le aveva spiegato che doveva presentare almeno un pezzo per ogni disciplina e,se voleva altre a suo piacere in cui era brava, quindi prepararsi per tutto.
Dopo avere scartato la maggior parte dei vestiti scelti da Harry, Louis e Ann ( e aver passato quasi un’ora a scegliere maglioni larghi, poco colorati e senza forma) aveva deciso di osare un po’ di più e scegliere abiti più provocanti come era solita usare a Palermo.
Dopo essere rimasta chiusa in quell’edificio per quasi due ore aveva deciso di andare a provare velocemente tutti i vestiti che aveva scelto, con i ragazzi e Ann, ma senza farli vedere ai due maschi che aspettavano impazientemente fuori dal camerino.
In mezz’ora aveva finito di provare tutti i vestiti e ,da i complimenti di Ann, aveva capito che le stavano veramente bene.
Dopo aver pagato quasi 30 abiti,compresi i vestiti senza forma che non aveva voluto lasciare, riuscirono a uscire e andare nel negozio per i vestiti di scena.
Entrarono e Ale comprò più vestiti per ballare, che altro. Per la recitazione ci avrebbe pensato l’indomani. Finito lo shopping rientrarono, dopo aver lasciato Louis a casa sua. Adesso Ale avrebbe dovuto andare a sistemare tutti quei vestiti nell’armadio; ma almeno era felice. Era da tanto che non andava a fare spese con una donna che le ricordasse sua madre nel modo premuroso che aveva lei, e a quel pensiero le scese una lacrima dove poco prima esisteva un vero sorriso. Si asciugò quella goccia d’acqua con il dorso della mano e ricominciò a sistemare i vestiti appena comprati.
  
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