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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    07/06/2014    1 recensioni
Le cinque protagoniste di Pretty little liars diventano le cinque protagoniste di Divergent.
***
Dal testo: «Io e te saremo sempre un porto sicuro in cui approdare, per quanto agitato possa essere il mare.»
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanna Marin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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 POV HANNA
 
«Hanna, svegliati!» La voce di Emily mi riecheggia nella testa. Provo ad aprire gli occhi ma la luce del sole brucia forte, così li richiudo di fretta. «Che ore sono?» Si lamenta Mona dal letto accanto al mio «È ora che vi alziate, ragazze, o farete tardi» risponde Aria.
Mi faccio coraggio e mi alzo, aprendo gli occhi faticosamente.
«Credi che si alzerà mai?» Mi chiede Spencer, mentre aggiusta le lenzuola sul suo letto. Scuoto la testa. «Non così. Ma io ho un metodo» Prendo il mio cuscino e faccio cenno alle altre di fare lo stesso, in mezzo secondo circondiamo Mona pronte a colpire. «Al tre» mimo con le labbra silenziosa. «Uno…Due…Tre!» I cuscini la colpiscono forte e Mona si alza velocissima. «Brutte stronze!» ci pieghiamo tutte dalle risate, con il resto degli iniziati che ci osservano silenziosi «Dovresti andare a prepararti, Mon» suggerisco. Tira un gridolino di frustrazione prima di andare verso il bagno.
«I tuoi vestiti sono nel comò» mi indica Spencer «Grazie» rispondo aprendo il cassetto accanto al mio letto per prendere il gruppo di vestiti e le scarpe, prima di dirigermi verso il bagno.
Mi lavo in compagnia di una Mona che si finge arrabbiata e poi indosso un pantacollant che mi arriva alle caviglie; una maglietta a mezze maniche attillata e un paio di scarpette; infine lego i capelli dopo aver messo solo un filo di eyeliner.
«Pronte ragazze?» Aria sbuca dal corridoio affacciandosi nella stanza.
«Pronte» rispondiamo in coro io e Mona, prima di uscire.
Ci dirigiamo insieme a tutti gli altri in una grande palestra dove ci aspetta Ezra.
«Bene, signori, oggi inizierete il primo modulo. Vi insegnerò a combattere e da domani inizieranno gli scontri, in base ai quali vi verranno assegnati dei punteggi, che determineranno chi di voi diventerà un escluso e chi no. Come vi ho già anticipato tre persone verranno mandate via alla fine del primo modulo, e altre tre dopo la prova finale, non ci saranno eliminatorie dopo il secondo modulo» conclude lasciandoci all’esplorazione della palestra.
Raggiungo un punchball che pende dal soffitto e seguo le spiegazioni di Ezra su come tirare pugni e calci.
Dopo un po’ tutti gli iniziati iniziano a colpire e così provo anch’io.
Con tutta la mia forza tiro un pugno, e poi un altro e poi un altro ancora. La mia forza non è troppa, ma faccio del mio meglio e all’istruttore sembra bastare quando mi osserva.
«Più veloce» mi insegna poi. E così cerco di essere più veloce, e i miei colpi si susseguono come razzi, non avevo considerato la velocità, prima, mi stavo concentrando solo sulla mia potenza, senza contare su quanto fosse importante anche questo aspetto.
«Okay, sei brava. Adesso prova con i calci.» Si volta e passa al prossimo iniziato.
I miei calci sono più forti dei miei pugni, e la velocità è la stessa.
Continuo a colpire e a colpire ancora, con rabbia e brutalità, come per dimostrare qualcosa, come per dimostrare che sono un’intrepida, non una candida che se ne sta con le mani in mano.
**
Quattro ore di allenamento sono passate molto più in fretta di quanto mi aspettassi, e mi hanno soddisfatta. Sono contenta dei risultati e mi sono divertita davvero tanto, ma adesso la stanchezza sta prendendo il sopravvento su di me; eppure, non si potrebbe dire lo stesso per le altre.
«Dai! Andiamo a pranzo! Voglio almeno tre fette di quella torta!» Mona mi affianca saltellante «Non lo so Mon… Sono davvero stanca…» Aria ci raggiunge e infila il suo braccio sotto il mio «Oh andiamo! Rivedrai Caleb! E poi è così bello, se lo lasci solo se lo prendono!» Tutte e tre scoppiamo a ridere «Okay, okay, ma oggi pomeriggio voglio dormire un po’, prima di tornare in palestra» affermo rassegnata. Le ragazze annuiscono contemporaneamente e siamo già arrivate in mensa.
Mi sciolgo i capelli legati e li scuoto, poi spalanco le porte e mi dirigo verso il tavolo della sera precedente; è ancora vuoto, siamo stati tra i primi ad arrivare, ma mi siedo comunque al posto che ho occupato ieri.
La sala comincia a riempirsi e nel giro di mezz’ora le voci sono assordanti tutt’attorno a noi.
Il mio sguardo resta fisso sulla porta in cerca di Caleb ma, invece di trovare lui, vedo Alison.
Cammina a passo svelto verso di noi con un ampio sorriso stampato in faccia e quando raggiunge il tavolo si siede accanto a me.
«Hey ragazze!» Fa lei non appena si è sistemata «Ali!» Risponde Mona sorridente dall’altro lato della tavola. «Mon!» Da quando sono amiche? Sento la gelosia impossessarsi di me e cerco di nasconderlo. «Hey» sorrido guardando la bionda accanto a me che ricambia il gesto.
Le ragazze ricominciano a parlare tra loro ed io mi concentro sull’amica di Caleb.
«Com’è andato il primo giorno di allenamento?» Mi chiede quasi subito, per niente imbarazzata dal silenzio.
Le sue parole mi spiazzano, non mi aspettavo che provasse a creare una conversazione, ma dopo un attimo di incertezza le rispondo sinceramente: «Mi è piaciuto, credo di essere brava… Non vedo l’ora di combattere, domani» Lei mi sorride apertamente addentando un pezzo di pollo che intanto ha messo nel suo piatto «A te?» chiedo io «È stato davvero divertente, noi abbiamo iniziato oggi i combattimenti» Risponde allegra «Oh, e com’è andata?» Dico, più curiosa del risultato dello scontro di Caleb che del suo «Alla grande, sia io che Caleb abbiamo vinto» Sembra euforica «Grandioso!» Aggiungo io, con un filo di ironia che lei non nota.
«So che oggi pomeriggio inizierete con le armi» dice dopo poco. Io annuisco. «Non vedo l’ora» continuo «Lanceremo i coltelli, per quanto ho capito» dico prima di addentare un morso del pollo nel mio piatto «Credo proprio che ti piacerà, è divertente, e ti ci vedo sai? Come lanciatrice di coltelli, credo tu sia portata, non so perché!» Le sue parole mi rallegrano, non è poi tanto male, come ragazza.
«Beh, lo spero proprio» in quello stesso istante le porte si aprono ancora lasciando entrare Caleb.
Senza nemmeno dire una parola Alison si sposta di un posto verso sinistra lasciando sedere il suo amico accanto a me.
Prima di prendere posto Caleb mi da un leggero bacio sulla guancia, quel gesto istintivo imbarazza me, ma non lui.
«Buongiorno» mi dice sedendosi «’Giorno» rispondo io avventandomi sul pollo improvvisamente affamata.
«Tutto bene?» Mi chiede riempiendosi il piatto «Ah-ah» rispondo con la bocca piena, facendogli sfuggire un sorriso.
Ingoio il boccone e gli porgo la stessa domanda «Tutto bene» fa lui, continuando a mangiare.
**
Come avevo immaginato, non ho avuto il tempo di riposare: dopo il pranzo Alison e Caleb ci hanno fatti fare un giro nel pozzo, mostrandoci i posti più importanti.
Il tempo di tornare in camera e usciamo di nuovo, sempre diretti alla palestra.
Un po’ stanca, mi risveglio soltanto quando è il momento di iniziare a lanciare i coltelli.
Mi posiziono a dieci metri da un manichino afferrando tre coltelli identici, soffermandomi qualche istante sulle impugnature elaborate: un grosso drago si estende imponente per il manico scuro, rendendo più difficile impugnare l’arma.
Lascio stare i dettagli e mi preparo a colpire, prestando attenzione alle istruzioni di Ezra.
Guardo Mona per un attimo notando un guizzo di eccitazione nei suoi occhi marroni e poi iniziamo a lanciare i nostri pugnali.
Esito qualche istante prendendo la mira con il primo e poi lancio: la lama colpisce il legno che circonda il manichino a qualche centimetro dalla testa imbottita.
Sussurro un «Maledizione» prima di provare ancora.
Il secondo coltello colpisce la spalla sinistra invece del ‘cuore’ e il terzo si conficca ancora nel legno, più distante dal manichino di quanto non lo fosse il primo.
Raccolgo altri tre pugnali dal banco imprecando sottovoce e quando tiro ancora colpisco il bersaglio, ma non come vorrei.
Mi concentro di più sul sesto coltello. Caccio un respiro profondo e poi un altro ancora prima di prendere la mira verso la testa; la lama affonda esattamente dove avevo desiderato ed esulto silenziosa.
Prendo altri tre coltelli conficcandoli esattamente nella testa prima di ritenermi pienamente soddisfatta del mio operato.
L’istruttore ci manda via dopo che ho lanciato almeno venti coltelli nel posto giusto. Noto con piacere che Mona è stata impeccabile ma Aria non è stata altrettanto brava, e adesso cammina rassegnata per i corridoi più indietro rispetto agli altri iniziati.
«Hey» la affianco cercando di infonderle coraggio.
«Hey» risponde lei, demoralizzata. Le stringo le braccia con le mie «Non fare così! Migliorerai!»
 le sorrido vistosamente, lei ricambia alzando di mezzo millimetro gli angoli della bocca «Non lo so io…» Scrolla le spalle «Lo spero davvero» «Io ne sono certa» sussurro.
Mi blocco per un istante «Che succede?» Mi chiede Aria incuriosita «Torno subito» Corro verso il resto dei trasfazione che ormai ci hanno superate da un po’.
«Em!» grido verso il gruppo. La mora si gira e con lei anche Mona e Spencer «Hanna» risponde lei.
«Aria è un po’ giù di morale, non è andata tanto bene con il lancio dei coltelli…» Lascio le parole sospese nell’aria ricordando ciò che ci ha detto Ezra, per un istante immagino Aria diventare un’esclusa. Serro gli occhi e agito la testa, facendo scivolare via il pensiero. «…Dovremmo fare qualcosa per distrarla» continuo «Perfetto, io so come!» Mona si intromette all’improvviso nella conversazione. Spencer alza un sopracciglio nella sua direzione «Ci facciamo un tatuaggio» Aggiunge con noncuranza. Alle ragazze l’idea sembra piacere e a me di certo non dispiace.
Raggiungiamo Aria; io e Mona la prendiamo sotto braccio e Spencer ed Emily fanno lo stesso con noi, formando così una catena umana. «Che succede ragazze?» Fa Aria divertita.
Noi la ignoriamo intenzionate a mantenere la sorpresa «Dovremmo chiamare anche Alison» suggerisce Spencer. Nel sentire quel nome forse qualche ora prima avrei avuto da obiettare, ma adesso l’idea non mi disturba affatto.
«Certo. Sapete dove possiamo trovarla?» Emily annuisce e tutte insieme, fermamente legate, raggiungiamo casa sua.
Busso sulla porta tre volte prima di sentire delle grida in risposta «Chi è??» La voce è sicuramente di Alison «Hem, noi…» nemmeno finisco di parlare  che la porta ci si apre davanti, il sorriso della bionda è raggiante davanti a noi.
«Ragazze! Che ci fate qui?» Sorrido e poi avvicino le mie labbra alle sue orecchie «Andiamo a farci un tatuaggio» sussurro allontanandomi dalla bionda.
Mona porta l’indice davanti al naso «Shh». Ali sorride maliziosamente  «Io esco, mà» si chiude la porta alle spalle e raggiungiamo il tatuatore, con ancora le braccia legate tra loro.
All’ingresso del negozio i nostri occhi si spostano contemporaneamente su Aria. «Vi voglio bene ragazze» sussurra mentre ci disperdiamo alla ricerca di un qualche segno indelebile che sia degno di restare sulla nostra pelle per sempre.
«Mon!» Afferro il braccio della mia amica distraendola dalla fenice stilizzata che sta guardando «Facciamone uno insieme» suggerisco mentre mille idee mi attraversano la mente. Gli occhi di Mona brillano «Ottima idea Han! Hai già pensato a qualcosa?» «Sull’avanbraccio, io un cuore vuoto e tu uno pieno, che ne dici?» La sua espressione è di finto disgusto «Siamo intrepide Hanna! Saremmo ridicole a camminare con un cuore disegnato addosso!» Mi colpisce il braccio «Okay, okay… Allora dimmi tu» Inizia a pensare guardandosi intorno, cercando tra le miriadi di disegni quello giusto per noi «Ci sono! Un’ancora!» «Un’ancora?» chiedo, sconcertata. «Sì! Sì un’ancora! Significa sicurezza, speranza, salvezza… E noi questo siamo no? Io e te saremo sempre un porto sicuro in cui approdare, per quanto agitato possa essere il mare» Le sue parole mi sciolgono, guidata dall’impulso abbraccio la mia amica «L’ancora sarà perfetta» sussurro.
**
Usciamo dallo studio tutte quante con un nuovo tatuaggio. Mi sfioro le costole sapendo che lì sotto, oltre la maglia di cotone e la giacca di pelle, c’è il simbolo di ciò che ha dato una svolta definitiva alla mia vita: Mona.
Alison mi si avvicina «Dovresti farlo vedere a Caleb» accenna al tatuaggio con il mento «Ne impazzirebbe» scuoto la testa allegra «’Sta sera sto con le mie ragazze, lo vedrà domani» Lei alza le spalle e continuiamo a camminare in silenzio per qualche secondo «Dovresti andare» si intromette Aria, scuoto di nuovo la testa «Su Han! Ci vediamo dopo, dai!» Continua Emily. Da quanto stano ascoltando? «Non lo so… Voglio stare con voi ‘sta sera» Anche Mona si mette in mezzo ora «Starai con noi domani, va’ da lui ora.» Sorrido al gruppo «Continua dritto, poi gira a destra, la terza porta dopo il negozio di armi» fa Alison.
«Grazie» torno a sorridere guardando le ragazze andare via «A dopo!» Grido verso il gruppo «A dopo!» Le voci mi arrivano all’unisono, come fossero una.
Raggiungo casa di Caleb in pochi minuti ma, una volta arrivata alla porta, mi blocco.
«Coraggio Hanna» sussurro prima di bussare sulla porta pesante.
Una donna bionda, vestita di nero e ricoperta di decine di tatuaggi mi apre la porta «Ciao, sono… un’amica di Caleb…» la donna mi sorride e noto una strana luce nei suoi occhi «Oh! Devi essere Hanna! Lui mi ha parlato di te!» «Mamma!» il grido ammonitore di Caleb è davvero vicino, e in un paio di secondi è davanti a me, che sorride spensierato mentre mi guarda negli occhi.
«Vi lascio soli ragazzi» la donna torna in casa e socchiude la porta.
«Cosa ci fai qui?» «Io, ehm… Avevo voglia di vederti» Il suo sorriso si fa più profondo quando sente le mie parole.
«Disturbo?» scuote la testa «Mai» sorrido «Ho fatto un tatuaggio…» «Dove? Voglio vederlo!» soffoco una risatina e poi sollevo la maglia fino a scoprire l’ancora.
«Significa sicurezza, speranze e salvezza, l’ho fatto con Mona, perché lei è questo per me» abbasso lo sguardo, leggermente imbarazzata.
«È bellissimo Hanna, proprio come te» sento le guance diventare rosse, continuo a guardare in basso  «…Grazie Caleb» «Dai, andiamo a fare un giro» Chiude la porta dietro di sé e mi fa strada «Non allontaniamoci troppo però» lui annuisce «Non puoi muoverti troppo perché sei… ancorata qui?» Mi copro il viso con le mani «Come può piacermi uno così?» Mi pento delle mie parole non appena mi escono di bocca «cazzo» sussurro.
«Io non… Non intendevo… Cioè… Possiamo solo fingere che non sia successo niente?» lo guardo negli occhi e ci leggo armonia, e allegria. Scuote la testa. «Mai» Resto spiazzata «Cosa?» «Non ho intenzione di fingere» Caleb mi si avvicina e affonda gli occhi nei miei.
«Devo andare» Mi sposto da lui con un gesto netto e inizio a percorrere la strada a passo svelto.
Sento Caleb corrermi dietro e così lo faccio anch’io: inizio a correre.
Sento le lacrime inondarmi gli occhi e cerco di ricacciarle dentro per evitare che lui le veda, ma cosa mi è preso?
Corro di più, maledicendo le mie gambe per non essere più lunghe e veloci, senza mai voltarmi indietro.
Mi fermo soltanto una volta arrivata nel dormitorio; ansimante e disperata, con le lacrime che mi rigano il viso, l’unica persona che c’è è un ex pacifico, credo si chiami Lucas.
«Tutto bene?» Mi si avvicina ed io mi asciugo le lacrime con le maniche, fatica sprecata, il mio volto si bagna di nuovo.
Scuoto la testa alla sua risposta senza trovare la forza per dire qualcosa. Mi appoggio al muro alla mia destra e mi lascio cadere a terra, il ragazzo si inginocchia difronte a me.
«Ti va di parlarne?» Ancora una volta scuoto la testa. Chi è questo ragazzo e perché si sta comportando così?
«Allora dovresti distrarti» lo guardo, interdetta, mentre mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi. La afferro e mi tiro su, spazzolandomi con le mani i vestiti, come se fosse necessario.
«Sono Lucas» «Hanna» tiro su con il naso e smetto di piangere, asciugandomi le ultime lacrime versate.
«Vieni, facciamo una passeggiata» scuoto la testa, di nuovo.
«Non… Perché ti stai comportando così?» il suo sguardo sembra confuso «Così come?» mi chiede «Beh, da amico. Non mi conosci nemmeno» alza le spalle «Mi è venuto istintivo, non avrei mai potuto ignorarti e lasciarti qui a piangere.» sorrido leggermente alle azioni di questo completo sconosciuto più buono del previsto.
«Adesso vuoi dirmi perché stavi piangendo?» mi mordo il labbro, poi decido di fidarmi. «È un po’ imbarazzante, per cui promettimi che non lo dirai a nessuno…» poggia una mano sul cuore «Promesso» «Ero con questo ragazzo, Caleb, e lui mi piace, e, e io piaccio a lui, e ha cercato di baciarmi, credo, ma io non ho mai baciato nessuno, e avevo paura di rovinare tutto, così sono corsa via» sembra divertito «È per questo che piangi? Perché non hai baciato quel ragazzo?»  La sua reazione mi infastidisce «Non ti ho costretto ad ascoltarmi, per cui non sei obbligato a farlo. Se devi, almeno non prendermi in giro.» guardo in basso e poi torno a guardarlo negli occhi «Non ti prendo in giro, è solo che… non credo valga la pena piangere per questo, non c’è altro?» alzo le spalle e per la prima volta mi ritrovo a pensarci, perché ho avuto quella reazione tanto eccessiva? Io non sono una che piange.
«Credo, credo di aver pianto per tutto quanto. Oltre lui, lasciare i candidi è stata dura, e forse mi stavo semplicemente sfogando per tutto quanto» confesso.
Un live sorriso gli illumina il viso «Ecco. Adesso ci credo. Perché è stata dura lasciare i candidi?»  «Più che altro, è stata dura passare agli intrepidi. Dal test, non sono risultata intrepida, lo sono diventata perché voglio bene alla mia migliore amica più che a qualsiasi altra persona e lei è un’intrepida, ma adesso ho paura di non essere all’altezza di questa fazione e temo di poter diventare un’esclusa» Dico, tutto d’un fiato. Non riesco a credere di aver rivelato tutto.
«Sciocchezze, ho visto come ti alleni, non diventerai mai un’esclusa, a volte anche il test può sbagliare» sorrido alle sue parole tanto dolci. «Grazie, Lucas» «È stato un piacere, Hanna».
Dei vocii si fanno sempre più fitti e acuti dal corridoio e le ragazze entrano nel dormitorio, Alison compresa.
«Hanna! Che ci fai qui!» Esclama Spencer nel vedermi «Credevamo fossi con Caleb» continua Emily «Ehm, sono appena tornata» mi ricordo improvvisamente di Lucas, immobile accanto a me, faccio fatica a credere che le ragazze lo abbiano notato «Ragazze, questo è…» faccio per presentarlo ma Lucas mi interrompe «Io devo andare Hanna, ci si vede» mi sorride di sfuggita e va via.
Il gruppo mi guarda con aria interrogativa «L’ho appena conosciuto. È gentile» «Era il mio vicino di casa, prima» afferma Aria, sorprendendomi «E non avete mai parlato da quando siete qui?» lei scuote la testa «È un ragazzo strano Han, da piccola avevo paura di lui, in tanti anni, non l’ho mai visto con nessun amico» alzo le spalle «A me piace, è dolce»
«Hannna! Caleb!» scoppio a ridere alle parole di Mona  «Non mi piace, in quel senso»
 
   
 
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