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Autore: Sery400    07/06/2014    3 recensioni
Michael è diventato padre ed Ian già adora il figlio, di cui è padrino. Ecco una giornata come le altre, in cui Ian va a trovare il suo amico e sua moglie.
Un bambino nato da poco, il desiderio di Ian di diventare padre e un ultimo bacio.
#Somerkey
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ian Somerhalder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:
"Ve lo immaginate Malarkey padre?"
"Immaginate Michael, il piccolo ed Ian."
"Il primo compleanno compleanno del bambino ed Ian che lo tiene in braccio accanto ai genitori."
"Michael che non sa come dire alla moglie che se la fa con Ian e per avvicinarlo alla famiglia lo fa padrino del bambino."

Essere disagiate, avere amiche disagiate e leggere frasi del genere non scaturisce nella mia mente buone cose. Infatti eccomi qui con un'altra fanfiction. Tutto è iniziato per colpa di queste piccole quattro frasi che hanno fatto scattare in me un desiderio di scrivere di un Ian che va a trovare Michael, Nadine e il figlio nato, che non sono riuscita e frenare.
Non so cosa ne sia uscito fuori, non è sicuramente il lavoro di cui vado più fiera, ma è qualcosa.
Fatemi sapere che ne pensate!



Ovviamente dedico tutte queste 1618 parole alle pazze del gruppo IGBMM <3







«Vieni qui piccolino!» esclamò Ian appena entrato in casa. Non si era levato nemmeno il cappotto, né aveva salutato nessuno. Sapeva che Michael e Nadine lo aspettavano e aveva trovato la porta socchiusa. Era entrato e la prima cosa che aveva visto era Daniel in braccio al suo papà. Michael era scoppiato a ridere e si era avvicinato per affidare il figlio di nemmeno un anno al suo migliore amico. L’espressione di Ian era indescrivibile. Gli brillavano gli occhi e al solo sfiorare quell’adorabile creatura un sorriso gli sfociò in volto e un brivido gli attraversò la schiena.

«È adorabile!» disse mentre lo cullava. Osservava i suoi enormi occhi come quelli del padre che lo fissavano e lo emozionavano come niente altro aveva mai fatto.

«Come il suo padrino» rispose Michael senza abbandonare il tenero sorriso che alla vista del suo amico con in braccio suo figlio era comparso sul suo viso.

Ian tremò un po’ al sentir sussurrare quella parola. Era il padrino del bimbo più bello del mondo.

«Ciao Ian!» salutò contenta Nadine appena entrò in sala.

«Ciao! Non smetterò mai di farvi i complimenti, è stupendo» disse, guardandolo ancora con gli occhi dell’amore. Non aveva mai saputo cosa significasse diventare padre, ma la sensazione che si dovrebbe provare era probabilmente simile a ciò che sentiva in quel momento.

«Gnee» urlò debolmente Daniel, mentre con una mano cercava di sfiorare –o allontanare?- il viso di Ian. Quest’ultimo afferrò la sua manina e il piccolo gli strinse un dito. Ian scoppiò a ridere di felicità e Michael e Nadine si scambiarono un’occhiata, che il più grande tra loro, notò. Ian, infatti, li guardò male. «Che c’è?»

«Scusa, sei tenerissimo con Daniel in braccio ma abbiamo come il timore che non ce lo restituirai più» rispose Michael sorridendo ancora. La vista di un Ian così adorabile gli scioglieva il cuore. Lo tenne in braccio un altro minuto, poi lo restituì alla madre. Mentre lei si sedette sul divano, i due uomini andarono in cucina a versarsi da bere.

«Com’è?» chiese Ian all’improvviso. «Essere padre, intendo.»

Michael lo guardò con quei suoi occhi scuri e intensi che si erano riempiti di vita e felicità alla nascita del figlio. Ian non potette fare a meno di pensare che non c’era cosa più bella di quelle due pozze profonde.

Il più giovane ci pensò un po’ su, poi rispose: «Non credo sia un qualcosa che si possa spiegare a parole. Non è solo amore, è quello, misto ad un sacco di altre cose che nemmeno saprei definire. E la nascita di quell’essere inizialmente così piccolo, ti cambia la vita.»

Ian lo osservò stupito. Avere un figlio era uno dei suoi desideri più grandi e non riusciva nemmeno ad immaginare tutte le emozioni che avrebbe potuto provare alla sua nascita.

«Hai mai pensato ad un figlio… nostro?» Disse l’ultima parola in sussurro, come se il solo pronunciarla avrebbe potuto far crollare l’intero mondo. Poi guardò Michael negli occhi e si perse in essi. Lui si, ci aveva pensato anche più di quanto avrebbe dovuto. In certi momenti si perdeva ad immaginare una vita affianco a Michael e ad un figlio che sarebbe stato il loro. Poter godere della vista degli suoi occhi ogni volta che guardava loro figlio. Poterlo crescere con lui, poter essere una famiglia. Non riusciva a pensare a cosa più bella.

«Ian…» mormorò l’altro.

«Dimmi di si, Michael. Anche se sarà impossibile, anche se ami Nadine. Dimmi che ci hai pensato mentre mi guardavi tenerlo in braccio.»

Si erano alzati entrambi e ora si fronteggiavano. Gli occhi di Ian erano quasi supplichevoli, in cerca di una risposta che avrebbe rispecchiato i suoi pensieri e desideri. Che l’avrebbe fatto sentire meno solo.

«Si.» Un flebile sussurro. Quasi inudibile. E una mano che accarezzò lievemente la guancia destra di Ian, mentre questo chiudeva gli occhi. Quando li riaprì, il tocco dolce del suo amico era sparito e notò che questo si stava avviando verso la sala.

«Michael» lo chiamò. Questo si girò e si andarono incontro. Ian mise una mano sulla nuca dell’altro e iniziò a grattare dolcemente. Michael socchiuse gli occhi beandosi delle sue attenzioni. Non lo vide fare un passo e posare le labbra sulla sua bocca. Sospirò quando i suoi tocchi smisero di rilassarlo.

Stavolta fu Ian a lasciarlo in cucina e si avviò verso Nadine, che aveva appena finito di allattare Daniel.

«Si è addormentato» sussurrò lei, osservandolo con lo stesso amore con cui lo guardava Michael. «Strano, di solito prima di farlo ci fa passare le pene dell’inferno» disse con una risata. «Di solito Michael prende la chitarra e gli canta qualcosa e così lui dorme.»

«Già me li immagino» rispose Ian, sognante. Quante volte aveva suonato e cantato anche per lui? Erano i momenti che preferiva, quelli in cui erano da soli, chitarre alla mano e la voce di Michael che scioglieva ogni tensione. Qualche volta ci scappava anche un bacio o due, prima che entrambi affermassero che dovevano smetterla, che Michael era sposato e stava per avere un figlio. Poi però si ritrovavano sempre a rifare le stesse azioni. Ian viveva di quei momenti, erano quelli che amava, che sognava, che lo facevano sentire vivo. Non c’era mai stata la malinconia del pensiero che un giorno avrebbero smesso, sapevano sarebbe andata così. Si godevano quei piccoli istanti di vita e quando tornavano alla realtà tutto sembrava un po’ meno frustante.

Ora era arrivato, però, il momento. Il suo migliore amico, di cui era, con ogni probabilità, innamorato, doveva occuparsi della sua famiglia e Ian sarebbe stato con lui come l’amico che era sempre stato e come il padrino del figlio di quell’adorabile coppia.
Alzò lo sguardo quando Michael li raggiunse e i due si guardarono qualche secondo, poi Michael guardò suo figlio. Sorrise e si sedette vicino a sua moglie e accanto ad Ian. Prese Daniel in braccio e lo tenne un po’ con sé, mentre Nadine ed Ian lo guardavano con lo stesso identico sguardo.
Michael e Nadine iniziarono a raccontare ad Ian qualche episodio divertente sul figlio e tutti e tre si persero tra risate e battute, mentre Daniel passava dalle braccia del padre a quelle di Ian, a quelle della madre. Negli occhi di tutti i presenti si poteva intravedere la felicità pura, anche sul viso rilassato del piccolo. Ian si chiese se si rendeva conto di essere circondato da persone che lo amavano come non l’avrebbe fatto nessun altro.
Quando Daniel iniziò a muoversi ed emettere piccoli versi, Nadine si offrì di portarlo in camera e tentare di non farlo svegliare. Quando si chiuse la porta della loro stanza alle spalle, Ian e Michael si alzarono.

«Ci vediamo domani sul set» disse Ian, porgendogli una mano. Michael gli batté il cinque e poi fecero scontrare i loro pugni, in segno di saluto, come facevano sempre. Ancora col sorriso sulle labbra e il cuore leggero, Ian si avviò verso la porta di casa.

«Era l’ultimo?» chiese Michael all’improvviso, prima di lasciarlo uscire. Ian si fermò, ma non si girò. «Il bacio. Non me ne ruberai più tra una pausa sul set e l’altra o mentre suoniamo? Non mi interromperai più mentre canto solo per posare le tue labbra sulle mie?»

«Perché mi chiedi questo?»

«Perché quello aveva proprio l’aria di un bacio d’addio.»

Ian sospirò, ma non rispose.

«Guardami negli occhi, Ian.»

Al sussurro del suo nome, così flebile e pieno d’amore, non potette che fare ciò che gli era stato chiesto.

«Si, era l’ultimo» riuscì a sussurrare, prima che il miscuglio di verde e marrone dei suoi occhi gli facessero perdere tutta la forza di volontà che aveva accumulato per riuscire a dirgli quelle tre piccole prole.

«Perché?»

«Perché non ho mai visto un uomo tanto felice quanto lo eri tu al fianco di Nadine con vostro figlio tra le braccia.»

Stavolta fu Michael a sospirare. «Tu mi rendi felice.»

«Posso renderti felice ancora, non ti sto dicendo che non potrai più vedermi, ti dico solo che non potremo continuare a baciarci come se tu non fossi un uomo sposato.»

«Non me lo hai mai detto, dimmelo ora.»

Ian sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo. Quante volte aveva detto di amarlo facendo duemila giri di parole? E quante volte lo aveva detto a quelli del cast, che lo amava? Fin troppe. Talmente tante che entrambi avevano perso il conto. Ma non glielo aveva mai detto direttamente guardandolo negli occhi e Michael in questo momento aveva un fottuto bisogno di sentirselo dire. Fece un paio di passi avanti, quelli che bastavano per fare in modo che potesse sfiorargli una guancia. Lo guardò dritto negli occhi e morì un po’, quando ci vide tutta l’intensità che li caratterizzava. Morì un po’ dentro anche Ian, quando vide il suo sguardo quasi supplichevole, bisognoso di quelle due parole.

«Ti amo, Michael» sussurrò infine e vide nei suoi occhi qualcosa. Non riuscì a definire cos’era, ma era come se tutto il casino che aveva dentro, fosse per un po’ placato e lui si fosse rilassato. Ora i suoi occhi lo guardavano solo con infinito amore.

«Ti amo anch’io.»

Ian sorrise, felice di sentire quelle parole che dentro di lui scombussolarono tutto, nel modo più piacevole che potesse esistere. Un po’ come la prima volta che si erano baciati, che erano circondati da quell’atmosfera di leggero imbarazzo e dall’amore che iniziava a sbocciare. Ora l’imbarazzo era stato sostituito dalla sicurezza dei loro sentimenti e l’amore era al culmine del suo potere.

Prese la mano di Michael nella sua e la spostò dalla sua guancia.
L’ultima cosa che vide prima di andarsene, fu il sorriso innamorato del suo migliore amico.
  
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