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Autore: yayo    07/06/2014    0 recensioni
Noll Miles è un ragazzino di undici anni come tanti, anche se più piccolo della sua età, senza amici e con due genitori tristi che non parlano più né tra loro né con lui.
Ma come gli dice sempre Thabo, il suo amico immaginario africano, un giorno le cose cambieranno...
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era un venerdì pomeriggio piovoso. Noll stava cercando l’ombrello per tutta la casa, lamentandosi ogni cinque minuti sperando che la madre, compassionevole, gli risparmiasse la lezione di pianoforte.
La signora Miles, però, non gli prestava la benché minima attenzione. Stava contemporaneamente mettendosi uno smalto color prugna sulle dita dei piedi e leggendo una rivista di giardinaggio che era finita nella vasca il giorno prima ed era stata messa ad asciugare fuori in cortile.
Un po’ disgustosa a vedersi.
«Mamma, non trovo l’ombrello. E piove. E oggi non ho molta voglia di andare a pianoforte. Non sto nemmeno molto bene. Devo finire dei compiti. Ho mal di testa» borbottò Noll, ammassando un centinaio di scuse in una sola frase.
«Ti ho già pagato le lezioni per tutto il semestre, Noll. È escluso che tu possa saltarne anche solo una» gli disse la madre di rimando, distrattamente.
«Anche se morissi?»
«Se morissi, vedrei di farmi rimborsare i soldi»
«Mamma! Non è una cosa carina da dire!»
«Lo so Noll, stavo solamente scherzando. Prendi una busta della spesa e mettitela in testa. Vedrai che non ti bagnerai»
«Ma mi vergogno»
«Non fare lo stupido, non incontrerai nessuno».
Noll aveva chinato la testa, affranto, e si era preparato ad una triste traversata oceanica, diretto nell’opprimente mansarda di Ervin Gould.
Si era appena infilato le scarpe, e intimato a Thabo di non prenderlo in giro per il sacchetto, quando sentì un urlo provenire dal soggiorno.
 
Un gufo.
Che becchettava sulla finestra della sala da pranzo come se fosse una cosa normale.
Noll lo osservava affascinato: aveva grandi occhi giallo vivo, un folto piumaggio color ruggine segnato da strisce longitudinali e trasversali, il becco adunco e nero.
Non ne aveva mai visto uno dal vivo.
Anni prima aveva avuto un libro bellissimo, “Uccelli dal mondo”: passava le serate a sfogliarlo, provando a ricopiare a mano le foto dei colibrì o dei rapaci (con scarso successo) e dando nomi ad ogni singolo volatile presente in quelle 345 pagine.
Il gufo Jonathanswift era uno dei suoi preferiti, ma anche l’avvoltoio Waynerooney non era male.
«Penso che voglia entrare» disse con semplicità alla madre, in piedi accanto ad una pozza abissale di smalto color prugna.
«Entrare? Porco cazzo, no. Quell’animale non ci entra in casa mia. Cazzo. È bagnato e sarà pieno di malattie. Guai a te se gli apri»
«Magari sta morendo, non possiamo lasciarlo lì!»
«Sì che possiamo. Ovvio che possiamo».
Noll non sapeva cosa fare. Chiese delucidazioni a Thabo, che sapeva sempre tutto, ma in quel momento era sparito.
Il gufo continuava a becchettare sul vetro, ora in maniera più insistente. Come indignato per la loro mancanza di ospitalità.
 
Alla fine decisero di farlo entrare, e Noll si congratulò con sé stesso per le sue capacità di persuasione.
Si accorsero, con grandissimo stupore, che il gufo portava, legata ad una zampetta, una grande busta color avorio.
Al signor N. Miles, 45 Woodway Lane, Potters Green, Coventry.
«Ma mamma, è per me!» esclamò Noll, sbalordito.
Non aveva mai ricevuto una lettera in vita sua. Non prendendo in considerazione le cartoline di zia Jennifer e zio George, e la lettera di Babbo Natale che arrivava ogni anno, che però non contava perché non c’era nemmeno scritto “Caro Noll Miles” ma “Caro bambino che mi aspetta ogni anno”.
Ma questa, questa era tutta un’altra storia.
«No, non ci voglio credere» sbottò la madre. «Non sopporto più queste cazzo di lettere. Ne saranno arrivate dodici nelle ultime tre settimane. È tutta pubblicità per non so cosa, dovrebbero smetterla. Pure i gufi ora. Ma cristo non è possibile»
«Oh, quindi ne erano già arrivate?» domandò Noll, affranto. «Perché non me l’hai detto?»
«Perché sono cazzate! Dai Noll, per piacere».
«Almeno posso leggerla? È mia, ho questo diritto».
La madre si arrese, gli ordinò di leggere in fretta e poi spedire fuori il gufo. Non necessariamente in quest’ordine.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
                Caro signor Miles,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della sua risposta via entro e non oltre il 31 luglio p.v.”
 
«Mamma, hai mai sentito parlare della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts?» lanciò un urlo verso la cucina, dove sua madre si era rinchiusa.
«Scuola? È una lettera di una scuola? Sarà sicuramente un posto per bambini handicappati o con dei problemi. Lascia perdere!»
Noll non sapeva cosa fare.
Magia e stregoneria…proprio come gli aveva sempre detto Thabo.
Ma secondo sua madre era tutta una presa in giro, e lei di solito aveva sempre ragione. Senza sapere bene perché, scribacchiò una risposta con la sua calligrafia stentata sul retro della busta, e la legò alla zampa del gufo.
Quello lo guardò con aria di rimprovero per qualche istante (anche se Noll capì solo dopo che avrebbe voluto del cibo), poi spiccò il volo fuori dalla finestra e sparì fra le spesse nubi di pioggia.
 
(“mia mamma non ci crede e io non ho capito, ciao da Noll”)



ciao a tutti, mi farebbe piacere un parere sulla storia che ho appena cominciato, se può essere interessante e se vale la pena continuarla :)
   
 
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