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Autore: always_in_my_heart_    07/06/2014    2 recensioni
*Capitolo Tre*
A quel punto le due porte a molla in fondo al corridoio si spalancarono all’ unisono lasciando intravedere due uomini, più precisamente due paramedici, che tenevano per le ascelle un ragazzo che continuava a gridare e dimenarsi.
Il ragazzo portava un paio di pantaloni della tuta grigi tendenti al blu, un giacchetto beige leggero e in testa un cappello rosso da cui spuntavano i capelli castani che gli arrivavano poco sopra gli occhi.
Ma la cosa che spiccava di più in quel ragazzo erano gli occhi: erano di un azzurro particolare, dentro c’era il mare, il mare piatto di inizio estate. Jade riusciva a vederli benissimo pur trovandosi a circa sei o sette metri da lui, e ne rimase colpita.
[...]
-Maschio, ventitré anni, schizofrenico, non aveva mai avuto crisi pesanti ma questa è la seconda volta perciò abbiamo deciso di portarlo da voi- disse l’uomo continuando a combattere contro il ragazzo. Jade si affrettò a controllare quale stanza fosse vuota ci condusse i due uomini e subito andò a prendere dall’ armadietto la siringa con il calmante.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19




Jade entrò a passo spedito dentro il locale. Le luci colorate rimbalzavano sul suo corpo lampeggiando: blu, viola, verde. I fari colorati le abbagliavano gli occhi facendo sì che non capisse più nulla. Destandosi da tutte quelle distrazioni andò decisa verso la terrazza. Che diavolo si era messa in testa? Voleva forse ammazzarsi? Evidentemente si, visto ciò che stava facendo.
Appena oltrepassata la porta a vetri l’aria pungente di metà marzo le solleticò il viso e le parti del corpo scoperte facendola rabbrividire. Si guardò intorno per un momento e non vedendo nessuno le venne quasi voglia di andarsene.
Insomma, quello era un suicidio. Come le era venuto in mente di accettare la proposta? Certo, era stato facile quella mattina: era molto decisa sul da farsi. Voleva andare lì e sbattergli quattro parole in faccia convinta che potessero servire a farlo smettere, ma ora che era lì si stava rendendo conto di quanto sarebbe stato molto più difficile di così. Di certo lui non avrebbe cambiato idea così facilmente. Perché avrebbe dovuto smettere di perseguitarla così da un momento all’altro?
Per un attimo ripensò a quanto le cose fossero cambiate da quando aveva ricevuto la prima lettera.
Già.. quella lettera. Era per quel motivo che si trovava in quel dannato posto in cui ogni singolo rumore la faceva sobbalzare di paura.
Dopo la lettera del giorno di Natale se ne erano susseguite tante altre, sempre più frequenti. Minacce su minacce, insulti su insulti. Fino a quell’ultima lettera, quella che le aveva fatto prendere quella decisione così drastica, affrettata e pericolosa.
Ma quella lettera era diversa, lei doveva proteggere quelli che amava e lo avrebbe fatto ad ogni costo. Ecco perché, nonostante il suo istinto le urlasse a voce più alta che mai di andarsene, le sue gambe erano inchiodate al terreno e non si muovevano.
Per una volta, la prima forse, stava ascoltando la ragione che pulsava in ogni parte del suo corpo esile e stanco di tutta quella storia assurda.
Spesso si chiedeva perché, perché proprio lei? Perché non qualcun’altra? Qualcuno di più provocante, qualcuno che frequentasse più spesso le discoteche, bad girls, insomma. Invece aveva scelto lei, lei che non usciva di casa se non per fare la spesa ed andare a lavorare.
Ma non era quello il momento per pensare a certe cose.
Proprio quando si era decisa ad andarsene, come una codarda, si sentì afferrare per le spalle.
Il biondo le stava di fronte
-Ehi bellezza ci si rivede finalmente. È da tanto che non ci si incontra, eh? Ma io ti vedo sempre invece. Ti ho seguita ad ogni passo. Bella mossa quella di andare da tua nonna. All’inizio ho trovato qualche difficoltà a scovarti. Non c’è molto di te su internet, ma una volta corrotta la tua cara caposala mi sono bastate due righe per capire- il ragazzo le stava sussurrando tutto ciò all’orecchio destro, sembrava leggermente brillo e lo si capiva anche dall’odore che emanava la sua bocca –Non sei stata molto furba, invece, a rifarti una vita con quel tuo amichetto, come si chiama? Ah, si, Zayn. Ho detto bene? Vedi? Io so tutto, vedo tutto, sento tutto. Davvero un ragazzo simpatico. E poi, che storia commovente ha. E che sorelle adorabili. Ci ho giocato proprio l’altro giorno al parco. La piccola Safaa è semplicemente adorabile- affermò malizioso.
-Lasciali in pace. Io non mi sono rifatta una vita con nessuno, io e Zayn eravamo solo amici- quasi gridò, il tono ostile e gli occhi ridotti a due fessure. Nessuno, nessuno doveva toccare Zayn e le sue sorelle. Ma, in fondo, la colpa  era sua. Lei non doveva coinvolgere Zayn sin dall’inizio. Non doveva proprio farlo.
Si maledisse mentalmente per la sua stupidità.
-Eravate? Non credo sia il verbo giusto, l’ho visto il bacio tra di voi- un tono rabbioso sostituì quello di scherno che aveva utilizzato fino a poco prima.
-Quello è stato un errore- rispose prontamente.
-Un errore eh? Non sembra essere così per lui- a Jade quasi venne un colpo. Davvero era così? Insomma lei c’era dentro fino al collo in tutta quella storia e la sua visione non era proprio “pulita”. C’erano delle cose che non vedeva.
Oh ma che andava pensando, era chiaro come l’acqua che il biondo stava cercando di confonderla. Lui amava sentirla spaventata e confusa come un agnellino tra i lupi, così poteva salvarla spaventandola ancora di più.
-Stai solo cercando di confondermi- affermò lei con voce dura.
Per tutta risposta il ragazzo alzò le spalle con un sorrisetto divertito sul volto – Come vuoi, se è questo che credi. Ma sappi che io ti ho osservata, non sono ceco capisco come vanno le cose-
-E come vanno?- lo affrontò cercando di mantenere la calma.
-Beh tu sei chiusa nel tuo mondo è ovvio che non lo capisci- sorrise ancora più divertito, come se quello che le stava dicendo gli recasse piacere. E gliene recava, eccome. Si stava divertendo da pazzi.
-Non capisco cosa?-
-Andiamo anche le piante di fronte casa tua lo hanno capito. Si vede lontano mille metri che Zayn è cotto di te sin dal primo istante che ti ha vista. Io c’ero in quel momento. Pensavi davvero di avermi seminato? Faccio bene il mio lavoro- la ragazza avvampò a quelle parole. Era vero o cercava di confonderla di nuovo? Poi metabolizzò ciò che aveva appena detto il ragazzo. Lavoro? Quale lavoro? Stava per domandarglielo quando riprese a parlare –Ed è altrettanto chiaro che tu non lo vedi nemmeno, perché sei innamorata del pazzo- il suo cuore iniziò a martellare nel petto. Era davvero così evidente?
-Lui non è pazzo- rispose con astio –Ed io non sono innamorata di lui- mentì. Di questo se n’era accorta anche lei, ma non poteva ammetterlo.
Il ragazzo non badò alle sue parole- E a quanto pare lui ricambia, ma questo è scontato. Chi non si innamorerebbe di te? Con la tua aria da innocente e la tua gentilezza chiunque si inchinerebbe ai tuoi piedi.- Jade si sentì avvampare di nuovo. Diceva sul serio? Aveva davvero questo effetto sui ragazzi? Non le era mai capitato prima. E poi, davvero Louis ricambiava? A lei non sembrava proprio –E questo lo dimostra anche il numero di ragazzi che ci stanno fissando in questo momento-
Jade buttò una veloce occhiata intorno a loro: diversi ragazzi li fissavano in quel momento. Uno le sorrise maliziosamente facendole un gesto come a voler dire ‘Caccia quel biondino che poi ce la spassiamo io e te’. Subito tornò a guardare verso il ragazzo che le fece un cenno con la testa come a confermarle che aveva ragione lui.
-Tu..- Jade non era sicura di volerlo chiedere- Tu prima hai detto ‘Faccio bene il mio lavoro.’ che.. che intendevi- lui si allontanò leggermente da lei quasi sussultando.
-Non credo proprio di averlo detto- affermò freddo. Jade sorrise consapevole di avere, per una volta, lei il coltello dalla parte del manico.
-Oh si che lo hai detto. Ed ora mi spieghi o mi metto ad urlare e le persone qui intorno chiameranno la polizia, come avrei dovuto fare io diverso tempo fa- se Jade si aspettava di vederlo in difficoltà si sbagliava. Il ragazzo emise un ghigno per poi parlare.
-Davvero credevi che avessi iniziato a seguirti perché mi hai colpito vedendoti per strada? Sciocchina. Io non sono quel tipo di persona. Qualcun altro è interessato a te, ecco perché non ti ho mai fatto del male. Il mio compito è un altro. Ma.. lungi da te l’idea che io non commetta un gesto violento o che non sia capace di fare del male a chi vuoi bene, quello lo posso sempre fare quindi stai in campana- il ragazzo la guardò divertito.
Quelle parole la intimorirono parecchio ma allo stesso tempo non capiva cosa intendesse. Chi poteva cercarla? Chi poteva volere che la seguisse? Ma non riuscì nemmeno a porsi mentalmente tutte le domande che aveva in testa perché il ragazzo di fronte a lei le sussurrò un veloce “Ma gli ordini potrebbero cambiare” per poi sparire nel nulla come era arrivato, lasciandola con più domande di prima.
 
Non appena girò la chiave nella toppa ed aprì la porta il disastro più totale si presentò davanti ai suoi occhi. Per un momento quasi pensò che Harry avesse deciso di tornare a vivere da lei, ma questo era impossibile visto che ora si trovava all’università.
La sala da pranzo era totalmente soqquadro così come la sala e la sua camera. La cucina era, stranamente, intatta proprio come la camera degli ospiti e il secondo bagno. Il bagno nella sua stanza invece era peggio di tutte le altre stanze: la carta igienica era sparsa ovunque, i rubinetti aperti con l’acqua che scorreva e quasi strabordava. Lo specchio era tutto sporco. Le sue creme, i suoi trucchi e il sapone erano sparsi sulla superficie riflettente completamente imbrattata che creava una cornice attorno ad un punto totalmente immune a tutti quei prodotti tranne uno: al centro dello spazio pulito infatti con un pennarello nero e poi con il suo rossetto rosso sopra, era stata impressa la frase “Come ti ho già detto: gli ordini potrebbero cambiare”.
Jade portò le mani sul viso scoppiando a piangere, forse per la prima volta da quando tutto quello era successo.
Era sempre stata una ragazza forte, lei. Non aveva mai pianto per nulla. Nemmeno quando i suoi l’avevano cacciata di casa non si era scomposta, anzi si era subito mossa per cercare una casa e un buon lavoro. Ma questa volta era davvero troppo. I danni erano numerosi.
Sfiorò tristemente uno dei cassetti del bagno caduto a terra. Era spezzato, totalmente massacrato. Quello era davvero troppo.
Miù entrò nella stanza miagolando. La ragazza lo raccolse da terra, ancora con le lacrime agli occhi, per vedere se fosse ferito. Notò che teneva una zampa tesa così lo poggiò a terra e, facendolo camminare, si accorse che zoppicava. Perfetto, avrebbe dovuto portare pure lui dal veterinario. E in meno di venti minuti doveva essere in clinica. Si sedette sulla tavoletta abbassata del water poi poggiando la testa sulle ginocchia riprese a piangere sommessamente.
Come avrebbe fatto ora a far fronte a tutti quei danni? L’assicurazione le avrebbe dato si e no la metà dei soldi che le servivano, ed erano davvero troppi.
Decise, come prima cosa, di chiamare l’agente Payne. A questo punto avrebbe anche potuto sporgere denuncia, se finora nessuno le aveva creduto tranne lui ora tutti dovevano crederle. Non poteva aver fatto tutto quello da sola.
Appena l’uomo arrivò insieme ad un suo collega, che le presentò come l’ “agente Campbell”, subito la guardò con compassione. Sapeva che la ragazza si era costruita tutto quello in anni ed anni di sacrifici ed ora, in un attimo, era stato spazzato via come sabbia. Provò ad immaginare la rabbia che aveva dentro la ragazza, lui ne sapeva qualcosa, quando era più piccolo suo padre aveva distrutto la casa sull’albero che lui si era costruito con tanta dedizione. Si arrabbiò così tanto che non ci vide più e colpì suo padre allo stomaco facendolo piegare in due. Da quel momento esatto era iniziato il suo calvario, le sue giornate si erano riempite di sangue e dolore. Di manichi di scopa e oggetti casuali lanciati per aria. Anche lui appena raggiunta la maggiore età se ne andò di casa, iniziò a lavorare al distretto di polizia, si comprò una casa- Quella in cui, tuttora, viveva- e se qualcuno avesse osato distruggere tutto ciò che si era costruito con tanta fatica, probabilmente avrebbe avuto l’impulso di spezzargli il collo.
-Sai verso che ora può essere successo?- il suo collega fece la domanda al suo posto. Jade sembrò riflettere per un attimo, poi scandì lentamente le parole:
-Sono uscita di casa alle undici per andare a ritirare un abito in tintoria, poi sono stata a fare la spesa e in fine ho fatto un salto a pagare le bollette che stavano per scadere. Sono rientrata all’ una precise, quindi deve essere successo in queste due ore- L’agente di fronte a lei annuì e la ragazza si prese un attimo per osservarlo meglio: biondo, riccio, piercing sul naso. La pelle chiarissima, quasi pallida e gli occhi di un celeste chiaro chiaro che le fecero pensare ad un ghiacciaio.
-Sa chi può essere stato?-
-Potrei- rispose delicatamente –Ma per questo ho bisogno dell’agente Payne- disse sorridendo amaramente. Il ragazzo annuì.
-Mi ha detto del suo caso. Ci sono svolgimenti?-
-Lui.. continua ancora con le lettere,continua ad insistere per incontrarmi. Non gli ho mai dato peso ma l’altro giorno le minacce si sono spostate su Zayn, sulle sue sorelle. Io l’ho cacciato in tutta questa storia così ho deciso di accettare ed andare all’ incontro-
-Ma sei impazzita?- Liam quasi urlò.
-Tranquillo- lo bloccò prima che potesse dire altro- Non mi avrebbe fatto del male, lavora per qualcuno, qualcuno che vuole controllare tutti i miei spostamenti. Se l’è lasciato sfuggire mentre parlavamo.- raccontò per filo e per segno il loro incontro tralasciando, ovviamente, solo la parte su Louis.
I due diedero un’occhiata alla casa e scattarono qualche foto.
-Sembra che ci sia passato un camion- sussurrò l’agente Campbell una volta entrato in bagno. Jade emise un gemito sofferente. Miù era ancora nella stanza, si avviò zoppicante verso di lei poi miagolò per farsi prendere in braccio. Ormai era cresciuto, anche se non troppo.
-E’ stato lui, a ferirlo alla zampa- sussurrò lentamente Jade vedendo i due uomini concentrati sull’andatura malconcia del gatto- Non so come, ma è stato lui. Ed ora dovrei portarlo dal veterinario- iniziò a piangere di nuovo- Ma non posso, perché tra meno di dieci minuti devo essere alla clinica- dei lacrimoni le solcarono il viso. I due si guardarono per un attimo poi Liam le si avvicinò e la strinse a sé sussurrandole un “Va tutto bene” che non convinceva nemmeno lui.
-Io tra dieci minuti stacco, se vuoi te lo porto dal veterinario e lo tengo a casa mia fino a quando non torni- il ragazzo sbucò da dietro la spalla di Liam sorridendole leggermente.
Lei tirò su col naso poi gli sorrise –No tranquillo, ora lo trovo un modo. Non disturbarti-
Continuarono a parlare del più e del meno per un po’ ma alla fine Jade dovette andare a lavorare.
 
-Hey Jade!- Louis la stava aspettando davanti alla porta –Come mai così tardi oggi?- la ragazza si stupì quando lui le rivolse la parola.
-Ho avuto un piccolo problema a casa- subito fu pronta a rispondere.
-Che tipo di problema? Ero preoccupato- l’affermazione del castano era ancora più strana, ora. Era tornato a parlarle, ma perché? C’era qualcosa che non andava, la volta precedente aveva sputato sangue una settimana prima che lui tornasse anche solo a guardarla.
-Lou te lo dico dopo che sono in ritardassimo- affermò velocemente. Lui alzò le spalle poi le sorrise.
-Va bene ma devo dirti una cosa importantissima vieni nella mai stanza dopo!- ecco, qualcosa c’era! La ragazza annuì e corse a cambiarsi. Però era felice che le parlasse di nuovo. Mentre toglieva i vestiti riflettè su ciò che il ragazzo aveva da dirle. Non sapeva minimamente di cosa si trattasse ma dalla sua fibrillazione pensò che fosse qualcosa di positivo. Almeno uno dei due se la passava bene, se non si considera il fatto che il ragazzo era rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
Una volta finito si avviò verso la stanza dell’amico ma prima fece una sosta dalla signora Clark. Da quando Zayn le portava le figlie ogni settimana sembrava molto migliorata.
Ma se per la donna era un bene per Jade non lo era affatto: ogni volta che lei era di turno Zayn la tartassava in un modo o nell’altro. Proprio in una di queste occasioni lui l’aveva baciata e Louis li aveva visti.
Il castano non le aveva parlato per una settimana, cosa strana da parte sua, e Zayn ne sembrava parecchio compiaciuto. Alla fine Louis aveva ceduto alle sue moine e l’aveva “perdonata”. Era tornato a parlarle come normalmente, però nel suo sguardo c’era sempre un po’ di ostilità.
Quando si erano sistemate le cose con Louis, Jade fece una bella ramanzina a Zayn dicendogli di non farlo mai più, soprattutto mentre stava lavorando.
Certo non che, come tutti in fondo, le fosse dispiaciuto essere baciata da Zayn ma lei sembrava nutrire un interesse particolare per il castano ed oltre alla mente anche il suo corpo glielo stava facendo capire in tutti i modi.
Ma il giorno in cui doveva incontrare il biondo in discoteca(cioè due giorni prima) Zayn l’aveva baciata di nuovo cogliendola completamente alla sprovvista e Louis li aveva visti, di nuovo. Così ora non le parlava da due giorni.
 
La signora Clark stava dormendo tranquillamente quando la ragazza si affacciò alla porta della sua camera, così si diresse subito nella stanza di Louis.
La finestra era completamente spalancata e la luce, insieme all’arietta fresca entravano nella stanza. Louis era seduto sul letto, il suo corpo mandava delle vibrazioni particolarmente positive, sembrava tremare dall’eccitazione.
-Hey- disse lei socchiudendo la porta- Che succede?-
-Hanno trovato un modo per curarmi, definitivamente- sputò eccitato, le mani che tremavano e gli occhi pronti a cogliere qualsiasi espressione sul volto della mora.
-Cosa?!- lei, in tutta risposta, sbarrò gli occhi- Che.. che vuol dire?- domandò confusa.
-È chiamata ‘Terapia insulinica da shock’(attenzione tutto quello che sto per dire l’ho preso da un libro, metterò i crediti sotto ma ci tengo subito a precisare che non è farina del mio sacco’), è già stata provata in alcuni pazienti ed ha funzionato. È una pratica psichiatrica.- la ragazza impiegò un po’ a capire ciò che le era stato detto.
-Ma chi ti ha spiegato questa cosa?- domandò.
Il ragazzo si rabbuiò. -Non mi credi?-
-No, io ti credo ma ho studiato psichiatria e non avevo mai sentito una cosa simile-
-E’ venuto un medico che mi ha spiegato tutto, la procedure e tutto il resto-
-Ma è una cosa sicura?- Jade non potè non dare sfogo alle sue preoccupazioni.
-In pratica mi devono mettere in una condizione da shock insulinico sempre più pesante e per parecchie settimane. Mi fanno entrare in coma per un’oretta poi mi fanno uscire. Il risultato dovrebbe essere buono e il rischio basso, se si viene controllati continuamente-
-Oh. Quindi hai deciso?- Jade lo aveva capito sin dal primo istante che le aveva nominato la procedura.
-Certo!- canticchiò il ragazzo- Sai che significa? Significa che potremo andare a ballare insieme, come mi avevi promesso. Jade io non l’ho mai dimenticato. Tu- la indicò- Tu mi hai dato la forza di andare avanti, di lottare, di credere che la mia malattia non sia una condanna. È grazie a te se ora sono qui a sperare che questa cosa funzioni perché, lo ammetto, ho pensato spesso di farla finita. Tu non sai quante volte l’ho pensato. La mia malattia mi creava così tanti problemi che in alcuni momenti l’unica cosa che avrei voluto fare era tagliarmi le vene, o bere un cocktail mortale o farmi sparare da un poliziotto ubriaco. Ma poi sono arrivato qui, tu mi ha salutato, io ho iniziato a parlare, come al mio solito, e mi sei finita qui- battè una mano sul punto dove si trovava il cuore creando un piccolo tonfo -Nella parte più profonda che esista, poi hai iniziato a contaminare anche tutto il resto. Jade, tu non hai idea di quanto sei stata importante per la mai guarigione, per me. Se tu non ci fossi stata io non avrei mai potuto assaporare il momento in cui il dottore mi  ha detto che sarei potuto guarire per sempre. Per sempre! Ti rendi conto? Mai più schizofrenia, mai più ospedale psichiatrico. Ed io.. io non me ne sono accorto finchè Zayn non ti ha baciata, non mi sono accorto di essermi innamorato di te, fino a quel momento. Si perché a quel punto la gelosia mi stava divorando. Ero geloso, di te, della bellissima donna che sei, e di lui, che poteva averti mentre io no. Perché io sarei rimasto qui a vita. Ma ora non più- Jade posò le dita sulla bocca del castano per zittirlo, anche se era chiaro che lui avrebbe voluto continuare.
-Louis, mi sono stancata di tutto, tu- gli puntò un dito al petto- Tu non hai bisogno di desiderarmi, tu mi hai già. Io sono già tua, dal primo momento in cui hai iniziato a parlare e non ti sei fermato più. All’inizio mi divertiva la cosa, ma poi mi sei piaciuto sempre più. Zayn mi ha baciata perché non sono riuscita a sottrarmi alla sua presa, io non ho mai voluto quel bacio. Certo, è un bravo ragazzo, è bello, e se vogliamo metterla così.. ha anche un botto di soldi, anche se io non guardo certe cose, ma quello che voglio sei tu, sei sempre stato solamente tu.- Jade scandì bene le parole- Sin dal primo istante quando ti ho visto con i paramedici ho capito che avevi qualcosa di speciale- detto questo, non riuscendo più a trattenersi, Jade poggiò le sue labbra su quelle del castano. Aveva sognato tante volte di farlo, lo aveva anche fatto un paio di volte in precedenza, ma ora era diverso in tutto e per tutto. Ora lei sapeva che il cuore del ragazzo le apparteneva come il suo apparteneva a lui.
Louis in un primo momento sembrò un po’ spiazzato da quel bacio ma poi fu lui stesso ad approfondirlo. Chiese accesso alla bocca della mora e allo sfiorarsi, prima delicato poi sempre più voglioso , delle loro lingue che sembravano cercarsi in un turbine di emozioni entrambi sussultarono.
Improvvisamente però un campanello suonò ed entrambi si staccarono.
Lasciando una carezza sulla guancia del castano Jade promise che sarebbe tornata appena poteva.
Ma Louis non poteva di certo sapere che quella sarebbe potuta essere l’ultima volta che avrebbe visto Jade. E Jade non sapeva che quello che avrebbe trovato entrando nella stanza numero undici sarebbe stato più di un paziente malato in piena crisi.




Lo so mi odierete per due motivi oraçç
Innanzitutto mi scuso per l’enoooooooorme ritardo. Lo so sono pessima ma con la scuola e tutto non sono riuscita ad aggiornare prima. Ma ora vi prometto che gli aggiornamenti saranno più frequenti. Per farmi perdonare ho fatto un capitolo più lungo e più ricco di sorprese.
Prima di tutto mi scuso per eventuali errori, soprattutto con i tempi verbali, sono pessima, non ci so proprio fare ahahahahah
Dato che da dove avevamo lasciato non avevo la più pallida idea di come ripartire sono scalata direttamente a qualche mese più tardi.
La malattia di Louis: come vi ho accennato sopra, e ci tengo a precisare ancora, quella cura no è farina del mio sacco, io non ci capisco nulla di queste cose. Quella cura era descritta nel libro Shades di Maureen Johnson ed io l’ho semplicemente inserito qui. Vi consiglio anche di leggerlo se vi piacciono i thriller(a me non piacciono ma questo stranamente si) e.. niente penso di aver detto tutto. Ah no una sola cosa: per favore recensite per farmi sapere se vi siete dimenticati di me o no, altrimenti che continuo a fare se nessuno segue più la storia? Quindi fatemi sapere per favore :D
Ok finalmente è finita la scuola, ora pacchia e divertimento, vero? Macchè io ho lo stage ahahah spero che voi vi divertirete invece^^
Buone vacanze a tutti!! Ci sentiamo al prossimo aggiornamento(che sarà presto).
Un bacio <3
 
                                                                     -always_in_my_heart_

 
  
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