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Autore: kiko90    08/06/2014    7 recensioni
Sola. Si era ritrovata di nuovo sola, dopo una vita passata solo con la compagnia dei libri.
Dopo anni Robin aveva finalmente trovato la pace, la serenità di una famiglia un po' pazza, ma il destino crudele è sempre contro di lei...
FIC RUROBIN con accenni Zonami
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un boato immenso, improvviso, aveva colto alla sprovvista l’intera ciurma, tranquillamente rilassata, chi sulla spiaggia chi in mare a rinfrescarsi.
Urla di paura, caos, sommergevano la spiaggia avvolta da una spessa nuvola di fumo.

-Una bomba! È scoppiata una bomba!- urlò qualcuno, cercando di capacitarsi dell’accaduto.

-State tutti bene?- urlò qualcun altro, inoltrandosi in quella nube.

Il capitano, era corso subito, seguito dal piccolo medico, sulla spiaggia e quello che si trovò di fronte lo lasciò senza parole.

Fuoco tanto fuoco, troppo fuoco, invadeva l’aria circostante alla spiaggia.

Fumo, tanto fumo, troppo fumo, impediva ai pirati di respirare, insinuandosi abilmente nei loro polmoni ed annegandoli con il suo veleno.

Polvere, tanta polvere, troppa polvere, si era smossa insieme alla sabbia annebbiando la vista e il respiro sempre più soffocato.

BOOM

Un'altra esplosione, questa volta più violenta, fece saltare in aria il capitano che si ritrovò sbalzato via contro il duro tronco di un albero.
Da lì, mentre cercava di rialzarsi, poteva pian piano vedere, mentre la nube innescata dal botto calava, i corpi dei suoi compagni, a terra, feriti.
Una gran rabbia iniziò ad avvelenargli le vene, dandogli la forza e la determinazione di alzarsi, per combattere e, distruggere, coloro che avevano causato tutto quello.

Recuperò il cappello di paglia volato via con l’esplosione e scrocchiandosi le dita si avvicinò alla battigia.
Più si avvicinava alla riva e più degli uomini in divisa bianca con fucili e spadoni in mano, accerchiavano lui e i suoi compagni.

-La marina…- ringhiò, avvicinandosi.

Come potevano averli trovati? Quella, secondo Adrien, doveva essere un’isola sicura, non conosciuta, e allora perché la marina era lì?
Si fidava sempre di tutti lui e, il dubbio che Adrien in realtà centrasse con quell’attacco non lo sfiorò minimamente.

Piccoli e veloci colpi di fucile iniziarono a farsi strada verso cappello di paglia, ma le lame di tre spade li deviarono subito.

Sorrise Rufy vedendo il suo vice, anche se un po’ ammaccato, sano e salvo, e in pochi secondi il resto della ciurma, si affiancò a loro.

Lo scontro iniziò violento e letale, soprattutto per alcuni soldati, forse troppo boriosi e giovani per capire il calibro degli avversari che avevano di fronte.

I mugiwara stavano per avere la meglio quando un’ulteriore bomba, questa volta proveniente alle loro spalle, li colpì.
Decine e decine di marine uscirono dalla foresta, invadendo l’intera spiaggia ormai rasa al suolo.
La bomba innescò un violento incendio che divampò per tutta la spiaggia contaminando anche la foresta li dietro che iniziò a bruciare.

Rufy, a terra, con la faccia spiaccicata sulla sabbia rovente, respirava a fatica.
La sua visuale era ridotta, poteva vedere solo i corpi, svenuti di alcuni suoi compagni e di altri sentiva i lamenti dovuti sicuramente a delle gravi ferite.

-Nami!- un urlo di disperazione attirò la sua attenzione. Con le mani insanguinate dal suo stesso sangue cercò di voltarsi.
Lì a qualche metro di distanza lo spadaccino, avvolto dalle fiamme, cercava la sua donna, dispersa. Non gli importava se le fiamme gli stavano divorando la pelle, lui la doveva trovare.

Voleva alzarsi Rufy, e concentrò tutte le sue forze per farlo, per aiutare l’amico a trovare la navigatrice, ma ogni muscolo del suo corpo sembrava in fiamme.

Poi vide Zoro cadere a qualche metro da un corpo, non riusciva ad avvicinarsi, mentre il braccio destro ormai deturpato dalle fiamme, non si muoveva più.
Vide tirare un sospiro di sollievo al verde quando, a pochi passi da lui, vide la navigatrice trascinarsi sulla sabbia per raggiungerlo, per toccarlo almeno un'ultima volta.

Un ultimo pensiero, prima che un'orda di marine lo catturasse, lo rivolse alla sua regina. Per fortuna si era allontanata per delle ricerche con Adrien, almeno lei e il suo bambino, che portava in grembo, erano salvi…




Un forte pugno contro il precario albero maestro della nuova nave, fece tornare Rufy alla realtà.
Ogni giorno le scene di quel maledetto giorno gli ritornavano alla mente, più spietate che mai.
Erano stati fortunati, appena l’incendio si era aggravato i marine erano scappati, convinti di aver sconfitto una volta per tutte la ciurma di cappello di paglia, ma non era così.
Ricordava, seppur vagamente, di aver visto un'ultima volta la sua Robin. Era corsa lì, alla spiaggia urlando il suo nome, ma Adrien, dopo un’ulteriore cannonata, l’aveva poi portata via, mentre alcuni marine stavano per tagliare la testa proprio a lui, il futuro re.

Vedendo Robin, Rufy, aveva come riacquistato le forze necessarie per ribellarsi a quella spietata gente che combatteva in nome di una giustizia che non gli apparteneva. Aveva scaraventato via i marine, e si era messo a correre per chiamare la sua regina, ma un vigliacco soldato lo aveva colpito con la sua spada, alla schiena, infilando la lunga lama tra le vertebre del capitano pirata. Quel colpo fermò la corsa del ragazzo, che cadde a terra, svenuto, con un solo nome sulle labbra, Robin…

La sua regina gli mancava come l’aria nei polmoni. La sua risata cristallina quando lui combinava qualche danno. Le sue mani delicate a lenirgli le ferite di mille battaglie, accompagnate dai suoi baci. Gli mancava tutto di lei, e la rivoleva al più presto al suo fianco.


-Rufy! Rufy corri!!- la voce della navigatrice che lo chiamava a squarcia gola lo ridestò da quei pensieri, facendolo incamminare verso il lato opposto della nave.
Appena arrivò nei pressi del timone, Rufy notò tre uomini, palesemente sconvolti ed affamati, con i vestiti completamente bagnati, sedere accanto al timone, cercando di riprendere fiato.

-E loro chi sono?- chiese cappello di paglia ai suoi compagni che erano tutti riuniti in quel punto della nave.

-Rufy, loro sono dei pirati. Li abbiamo trovati in mare attaccati ad un’asse di legno, unico pezzo superstite della loro imbarcazione.- spiegò Nami, squadrando con i suoi attenti occhi nocciola, i pirati.

-Ca-cappello di-di paglia???- disse tremante uno dei tre pirati, guardando Rufy con occhi spaventati. –Ci aveva detto che tu e la tua ciurma eravate morti!-

-Chi vi ha detto questo?- chiese Zoro, puntando la lama della sua spada nera sul collo del pirata.

-L’uomo che voleva venderci la tua nave! Adrien!- disse un altro dei tre pirati, magrissimo con dei corti capelli color carota.

Rufy sentendo il nome del maledetto che gli aveva portato via la sua donna, balzò in avanti e alzò per il bavero della camicia, l’arancione, scuotendolo.

-Adrien!! Dov’è Adrein?? E dove ha portato la mia Robin? Parla!- urlò, nero di rabbia, cappello di paglia.

-Rufy calmati! Lo stai strozzando! Così non riuscirà a dirci niente!- disse Usop cercando di fermare l’amico.

Rufy scaraventò giù il pirata che si massaggiò il collo, respirando affannosamente.

-Tu! Parla ora, o ti buttiamo a mare!- disse Sanji rivolto all’arancione pirata.

-Una settimana fa, ci siamo imbattuti in un volantino con scritto che la nave di cappello di paglia era in vendita e di contattare un numero li scritto se si era interessati. Il nostro capitano era subito interessato e contattò Adrien, il quale gli diede appuntamento su Larsky, un'isola che non avevamo mai sentito e, con nostro grande stupore non compariva neanche sulle cartine..-

-Larsky? In effetti non l’ho mai sentita!- disse Nami incuriosita.

-E' l’isola da cui siamo sbarcati qualche giorno fa, dopo che Adrien ha ucciso il nostro capitano e il suo vice!- disse il terzo pirata che fino a quel momento aveva preferito tacere.

-Ma la prossima isola dovrebbe essere Riman- disse Nami.

-Riman è quella segnata dalle cartine, ma virando di trenta gradi, troverete Larsky, è lì che abita Adrien- disse il terzo pirata.

-Quindi Adrien, essendo un abile archeologo nei suoi viaggi sarà venuto a conoscenza di isole sconosciute, come quella Otamaru dove ci ha fatto sbarcare e poi quasi catturare dalla marina e questa Larsky dove risiede è dove…- disse la navigatrice prima che Rufy la interrompesse.

-…E' dove ha portato Robin!- esultò, felice di sapere che presto avrebbe ritrovato la sua amata.

-Nami! imposta la rotta su Larsky, presto Robin tornerà con noi!- disse Rufy determinato.









Nel frattempo sull’isola di Larsky nella casa di Adrien…

Mi svegliai dopo aver fatto un incubo terribile, Adrien stava uccidendo Rufy sotto i miei stessi occhi ed io non potevo fare niente. Non capivo il perché di quel sogno, forse il mio subconscio voleva avvertirmi di qualcosa, di non fidarmi di Adrien, e non potevo far altro che dargli ascolto, Adrien nascondeva qualcosa, ormai ne ero sicura, e quindi non potevo più fidarmi ciecamente di lui.
Mi alzai piano, sentendo dentro di me una strana sensazione di disagio. Sentivo che c’era qualcosa che non andava, ma non capivo che cosa.
Mi vestii con uno dei miei abiti e mi diressi in cucina.
Adrien era già lì, in piedi a sorseggiare una tazza di caffè.

-Robin, Buongiorno!- disse sorridendomi felice.

-Buongiorno Adrien- sorrisi cordiale, cercando di non insospettirlo.

-Oggi starò via per qualche ora, devo fare delle piccole ricerche, spero che non ci siano problemi per te- mi disse osservandomi stranamente.

-Dove vai? Posso venire con te?- gli chiesi. Non avevo voglia di stare con lui, soprattutto dopo il bacio, ma volevo sapere dove andava e se erano veramente ricerche le sue o qualcos’altro.

-Mi piacerebbe portarti Robin, ma non posso. La foresta è troppo angusta per te. Nelle tue condizioni non puoi fare troppi sforzi- mi disse avvicinandosi al mio volto ed accarezzandolo con il dorso della sua mano.

-Capisco, non fa niente, vuol dire che resterò qui a rilassarmi un po’, in effetti mi sento un po’ stanca, sarà la pancia sempre più grande- accennai un piccolo sorriso per convincerlo della mia versione.

-Sì, è la cosa migliore. Adesso vado, ci vediamo dopo Robin, mi raccomando resta qui- disse avvicinandosi sempre più per poi lasciarmi un bacio sulla fronte prima di uscire dalla porta.

Mi sentivo paralizzata contro il bancone della cucina. Se qualche giorno prima, stare vicino ad Adrien mi provocava delle strane sensazioni di piacere, ora il piacere si era trasformato in paura. I suoi occhi non erano sinceri come credevo, lui nascondeva qualcosa ed io avrei scoperto che cosa.
Mi affacciai dalla finestrella per vedere se era già scomparso oltre la foresta e così era.

Aprii lentamente la porta e uscii.
Era una bella giornata, calda e soleggiata senza neanche un filo di vento, perfetta per esplorare un po’. Non avevo molto tempo, visto che non sapevo quanto ci avrebbe messo Adrien a tornare, ma comunque ne avevo abbastanza per raggiungere di nuovo la spiaggia, lì qualcosa mi diceva che avrei trovato alcune risposte.
Mi inoltrai nel piccolo sentiero che portava alla radura ed alla spiaggia. Man mano che camminavo sentivo sempre più quella strana sensazione di disagio avvolgermi, mentre piccole fitte invadevano il mio ventre.
Continuai a camminare, smaniosa di sapere, e dopo qualche minuto arrivai alla radura. Le tombe dei miei compagni erano sempre lì, ma in un qual modo sentivo che in realtà quelle croci fossero solo sceniche.
Salutai con un bacio volante i miei compagni e continuai a camminare, verso la spiaggia.
Le radici degli alberi ostacolavano come sempre il mio cammino, ma non erano le uniche, infatti le fitte al basso ventre man mano che procedevo lungo la stradina, diventavano sempre più frequenti e dolorose.
Mi fermai, in preda al fiatone, cercando di respirare il più regolarmente possibile, mentre gocce di sudore freddo scendevano velocemente dalla mia fronte ormai imperlata.
Sentivo il cuore battere accelerato, e le gambe deboli come i ramoscelli di una giovane pianta.
Appoggiai una mano al tronco di un albero accanto a me, sostenendomi.
Da quella posizione potevo scorgere la spiaggia ed il mio tanto amato mare. Mi mancava enormemente navigare e svegliarmi con la brezza marina che mi invadeva i polmoni, chissà forse un giorno avrei trovato il coraggio di navigare ancora, magari con mio figlio o figlia.
Ad un certo punto qualcosa catturò la mia attenzione.
In lontananza una piccola imbarcazione si stava avvicinando all’isola. Su di essa non sventolava nessuna bandiera, quindi non potevo capire se fossero pirati o marine, oppure semplici commercianti.
L’imbarcazione viaggiava veloce e, in pochi minuti si avvicinò alla costa.
Osservai attenta la nave. Ero abbastanza in alto per vedere chiaramente anche gli uomini che la abitavano, solo pochi passi mi separavano dalla spiaggia, ma ancora sentivo le gambe molli, non pronte ad affrontare quel duro sentiero.

Distolsi lo sguardo da quella nave solo per alcuni secondi in cui chiusi gli occhi per respirare a fondo e cercare quelle poche energie che sentivo di possedere in quel momento.
Appena i miei occhi si puntarono di nuovo sull’imbarcazione, vidi gli abitanti della nave scendere da essa e il mio cuore, se possibile si fermò.

Non potevo credere ai miei occhi, quelle persone, quelle otto persone che stavano scendendo dalla nave, seguite da altri tre, erano i miei compagni, la mia famiglia.
Riconobbi la stazza smisurata di Franky, la capigliatura afro di Brook, le piccole corna di Chopper, il passo galante di Sanji, il nasone di Usop e le capigliature arancioni e verdi di Nami e Zoro, che camminavano uno a fianco all’altro; ma soprattutto riconobbi lui, Rufy, il mio Rufy!
Il cuore iniziò a galoppare dalla felicità, erano vivi, la mia famiglia era viva!
Volevo urlare dalla felicità. Volevo che Rufy sapesse che io ero lì! Lo volevo riabbracciare, baciare, sentirmi finalmente a casa, ma una fitta, questa volta molto più forte delle precedenti, mi mozzò il respiro facendomi cadere con le ginocchia a terra.
Sentii subito un forte dolore e, solo in quel momento capii che il mio bambino non stava bene.
Sentii le forze abbandonarmi lentamente, mentre la vista si appannava e mi impediva di osservare i miei compagni ancora vivi.
Le palpebre sempre più pesanti si chiusero mentre dei passi si avvicinavano al mio corpo.

-Robin, ti avevo detto che dovevi stare a casa, ora sarò costretto a consegnarti- disse con voce dura Adrien, mentre mi prese tra le braccia.
Consegnarmi? A chi? Dove voleva portarmi Adrien? Perché non mi portava dai miei compagni? Queste furono le ultime domande che mi posi prima che anche la mia mente si addormentò insieme al mio corpo, mentre un caldo liquido scendeva dalla mia intimità, lasciando una traccia rossa sulle gambe per poi cadere a piccole gocce a terra, segnando così, con il mio sangue, il terreno.









ANGOLO AUTRICE:

Ciaooo a tutti!!
Eccomi con il sesto capitolo! Non mi dilungherò molto perché voglio lasciare a voi il compito di commentare questo cap. Spero come sempre che vi sia piaciuto! In teoria il prossimo doveva essere l’ultimo cap di questa fic, ma facendo una rapida stima degli eventi che dovranno succedere, credo che non ce la farò con un solo cap, ma ce ne vorranno forse due o tre.
Con questo è tutto, spero di leggere presto le vostre recensioni e i vostri pareri su questa fic.
Bacioni kiko

   
 
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