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Autore: kuutamo    08/06/2014    1 recensioni
(SEQUEL di Craving For Deliverance**)
FINALE AGGIUNTO^^
" Chi è? "- mi chiese, continuando a fissarla.
" Una donna che ha perso tutto.. che disperatamente parla alla luna, bramando la liberazione. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buio stava calando, dapprima tra i vicoli e le strade e poi fin sugli edifici di Helsinki. La luce aranciata del crepuscolo salutava il cielo regalandogli un'ultima sfumatura prima di morire svanendo tra le nuvole.Un vento leggero s'insinuava nel pizzo del vestito, facendomi leggermente rabbrividire lungo la schiena scoperta. 

Ormai a momenti la sala si sarebbe riempita ed io non avrei avuto scampo: speravo solo di cavarmela rispondendo a qualche domanda. Speravo che la gente non mi avrebbe fissata, facendomi sentire ancora più a disagio di quanto già non mi sentissi.

Ville non mi aveva chiamata, il che era strano; devo ammettere che non me lo aspettavo e per qualche giorno la mia mente aveva vagato inventandosi improbabili congetture e teorie cospirative. Poi, d'un tratto mi mandò un sms, dove mi diceva che quella sera aveva una sessione di prove con la band e che non sapeva se ce l'avrebbe fatta a venire. 

Triste ad ammetterlo, ma questo mi demotivò parecchio. Mi sentivo..ferita, in qualche modo. Ma sapevo che non era colpa sua in fin dei conti. Per questo motivo quella sera c'era una sola cosa che torreggiava su di me, l'ansia, che cresceva a ogni persona che varcava l'ingresso.

Decisi che era ora di rientrare e di controllare per l'ultima, nonché millesima, volta le tele e ripetere mentalmente le giustificazioni che ne spiegavano i soggetti. Quando avevo chiesto ad Alexis cosa avrei dovuto fare o dire non era stato per nulla esaustivo: era gentile, ma "il suo spirito libero", come lo chiamava lui, aveva detto di seguire il vento, si, letteralmente.

Smisi di osservare la città che si stava accoccolando nel buio per addormentarsi e di seguire il vento. 'Quante cazzate'.

Respirai profondamente ed entrai.

 

 

 

Tenevo d'occhio l'entrata; sapevo che avrei sperato fino all'ultimo di vederlo. Infondo avrei sempre voluto che nei momenti importanti, ci fosse qualcuno di importante lì con me. Ma se mi guardavo intorno vedevo solo estranei che mi stringevano la mano e mi facevano complimenti. Ero molto felice che le mie tele piacessero a qualcuno, non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto qualcosa del genere, che ne avrei avuto la possibilità. Qui era tutto così surreale e perfetto, che quasi faticavo a credere che fosse vero per davvero. 

La stanza aveva un arredamento minimalista, c'erano pochissimi mobili che per lo più servivano per appoggiarci i drink e i piattini da buffet. Le pareti erano dipinte di un bianco brillante alternate con delle lastre di vetro opaco che davano come l'impressione che si fosse circondati da un manto di neve brillante. Il pavimento era di legno scuro, scolorito agli angoli per dargli quel tocco di vissuto di cui aveva bisogno. Nel complesso mi piaceva molto, perché era semplice e contrastante. Vagando con lo sguardo tra una chiacchera e l'altra, posai lo sguardo sul piccolo banco di alcolici allestito per l'occasione: le bottiglie colorate scintillavano, mentre venivano agilmente maneggiate dal barman che serviva i drink. 

Era ormai passata più di un'ora dall'apertura e d'un tratto una donna slanciata e aggraziata mi porse la mano, richiamando la mia attenzione.

 

" Ciao ! Io sono Natali, la moglie di Gas, tu devi essere Matilda vero?" -disse.

" Si, sono io. Molto piacere " - le sorrisi e le strinsi la mano. Ero davvero contenta di poterla conoscere.

" Ho osservato un po' i tuoi lavori e man mano che andavo avanti, mi convincevo sempre di più che sei davvero brava "

" Oh, grazie mille; io invece anche se non ho ancora visto una tua mostra, ho visto in rete qualcuno dei tuoi lavori e sono, beh..stupendi. Mi piacciono molto i colori e i toni scuri che usi, sei molto brava anche tu, se non di più, io non sono poi così eccezionale" 

" Ma dai non è vero, a me piacciono molto le tele e poi Alexis mi ha detto che ne hai venduta già una, e la serata non è ancora finita !"

" Spero davvero che riesca a venderle tutte, così inizierò a lavorare su dell'altro materiale"

 

Mentre Natali stava per rispondermi, all'improvviso un grande braccio tatuato le cinse la vita: Gas.

 

" Eccoti , non ti trovavo più , purtroppo dobbiamo andare - disse in finlandese, poi mi guardò e riprese - Tu devi essere Matilda, Ville ci ha parlato molto di te "

 

Ville. Già, lo stesso Ville che non era potuto venire perché aveva le prove, con la band.

 

" Oh.. Spero che ne abbia parlato bene allora - dissi ridendo, nascondendo il velo di nervosismo che ormai aveva totalmente rovinato il mio umore. - Comunque, molto piacere "

" È un piacere anche per me "

" Beh, vi auguro una buona serata allora"

" Anche a te Matilda, e spero che venderai le tue tele, non scoraggiarti ! Ci vediamo " - aggiunse Natali con estrema dolcezza; mi stupì il fatto che ci credeva davvero.

" Grazie Natali, spero di rivedervi presto "

 

I due si allontanarono e non appena furono fuori dalla mia portata, lasciai che la rabbia mi si espandesse in tutto il corpo. 

Mi aveva mentito. Avrebbe potuto farlo in qualsiasi altra occasione, ma non quella sera ; quella sera avevo bisogno di lui, avevo bisogno che mi sostenesse, nonostante tutto ciò che era successo. Invece avevo affrontato tutto da sola: la mia prima mostra, circondata da gente che non conoscevo, e le uniche facce famigliari che avevo incontrato, per quanto gentili, avevano portato una brutta notizia, o meglio avevano fatto cadere la sua copertura.

Tenevo la testa bassa, lasciandomi coprire il viso dalle ciocche ribelli che scendevano ondulate sulle tempie : ora nella mia visuale avevo solo le mie converse, e per un attimo mi sentii con meno sguardi addosso, ma solo per un attimo. 

Quando rialzai lo sguardo, mi accorsi che gli invitati si erano ampiamente ridotti, quindi decisi di assentarmi per un attimo e mi misi a guardar fuori dalla finestra alle mie spalle, iniziando a contare le luci dei lampioni per strada. 

D'un tratto, quasi totalmente immersa nella mia mansione, sentii dei passi silenziosi dirigersi verso di me. In quel momento non volevo rivedere la faccia di Alexis che m'incitava ad essere positiva, non ne avevo nessuna voglia. I passi cessarono e si fermarono a qualche metro : potevo avvertire chiaramente la presenza di qualcuno a qualche passo da me. Pensando che potesse essere un'altra dolce signora in vena di complimenti, mi spostai piano, dapprima spiando con la coda dell'occhio e poi voltandomi. Mentre lo feci vidi una figura magra e nera che guardava verso di me, o meglio che mi fissava. Era Ville.

Ma cosa ci faceva qui?

' Alla fine è venuto ' - strillò la vocina del demone bianco dentro di me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando mi arrivò il suo sms, così freddo, distaccato e quasi formale, ci rimasi piuttosto male. L'avevo spinta molte volte a cercare qualcuno disposto ad esporre i suoi lavori e mi aspettavo qualcosa di più, ecco. Forse la verità era che volevo solo vederla.

Non le risposi, non facendomi sentire; è sempre stato così, ogni qualvolta qualcuno mi feriva, in qualche modo. Ma essere 'arrabbiato' con lei era diverso, quasi non ne avevo la forza. Dopotutto ero io quello che nascondeva in bella vista qualcosa. 

Non so il motivo per cui non le confidai che stavo con qualcuno: all'inizio ne avevo tutte le intenzioni, ma poi tutto questo è andato via via scemando fino a sparire. Dal voler essere sincero ero divenuto quello che aveva paura di deluderla. Così stavo continuando su questa linea a dir poco scandalosa, ben sapendo che quando Matilda lo avesse saputo, non avrei avuto più nessun motivo valido per essere contrariato con lei, semmai il contrario. 

Con lei intorno, dimenticavo quella situazione squallida in cui mi ero imposto di vivere; a volte mi chiedevo cosa mai sarebbe successo se le avessi confessato tutto di punto in bianco. Parte di me però non voleva scoprirlo, e mai avrebbe voluto, conoscendomi. Ma l'altra parte, desiderava con ardore mettere le cose in chiaro, e anche qualcosa di più. Mi costava molto far finta di niente, vivere i giorni assente, vedendoli passare e inerme intrattenerli con i miei dilemmi. 

Da quel giorno in cui c'eravamo dati quel dolce, tenero e maledetto bacio, era come se si fosse creato un ponte tra noi, che sembrava insormontabile e pensante. Un ostacolo. Non sapevo cosa lo avesse causato, e quando finalmente andai da lei, deciso a parlarne, entrambi sorvolammo, negammo e cambiammo argomento. Entrambi colpevoli dei nostri silenzi. Era come se soltanto i nostri occhi parlassero, anche se dietro ai suoi sembrava esserci qualcosa che avevo solo intravisto, una barriera opaca che m'impediva la vista sui suoi pensieri. Cosa c'era che non andava? Era una cosa così segreta che non poteva neanche dirla a me?… Ma probabilmente non volle, e tuttavia la rispetto, qualsiasi cosa passi per quella testolina triste. Solo, non vorrei avesse a che fare con me. Non mi ero mai sentito osservato in quel modo, nel modo in cui mi osservò in quegli attimi di assoluta oscurità.

Dietro ogni cosa però, si nascondeva malvagiamente il mio carattere, brutto e insensato per quelli che ci hanno avuto a che fare, e anche un tantino orgoglioso.

Una mattina mi svegliai, dopo non aver chiuso occhio quasi tutta la notte, presi in mano quella diavoleria di cellulare e feci una delle cose che non sopportavo di più al mondo : inventai una scusa, una scusa per non esserci quella sera. Perché si, mi aveva ferito, e anche se il mio cuore la aveva già perdonata da un pezzo per quella sciocchezza, il mio ego torreggiava su quello che facevo. I due non sarebbero mai andati d'accordo, neanche in un'altra vita. 

 

Su due piedi, quella sera, ero saltato un un taxi e avevo mandato al diavolo tutto il resto. Non avrei mai potuto perdonarmi di non esserci stato. E forse lei si sarebbe comunque stata risentita nei miei confronti, dal momento che avrei tardato ad arrivare, e di molto.

 

Quando finalmente arrivai all'indirizzo che magicamente ritrovai sull'aggeggio infernale, vidi la gente uscire dalla galleria e mi chiesi se non fossi arrivato troppo tardi per davvero. Pagai l'autista e mi diressi all'interno come un fulmine, camminando a zig zag, facendomi largo tra i tavolini e le persone rimaste. 

Dopo aver setacciato tutta la stanza finalmente la vidi alla mia destra : era vestita di nero, e anche se era di spalle, l'avrei riconosciuta ovunque per come stava appoggiata al vetro della finestra, anche se devo ammettere che era più irriconoscibile del solito. 

Ormai individuata, la raggiunsi con passo calmo, e man mano che mi avvicinavo, mi accorgevo sempre più di quanto fosse bella.

Ora potevo vedere nei particolari il suo vestito : era tutto in pizzo, bucherellato con dei motivi floreali, infinitamente piccoli, e solo un velo ricamato, le disegnava le ossa della cassa toracica e le vertebre, coprendo tutta la linea della schiena, dalla nuca fin sopra il bacino, lasciando intravedere le fossette di Venere. I capelli legati in un'acconciatura morbida, le scoprivano il collo diafano e sottile.

Non l'avevo mai vista così…sembrava uscita da uno di quei sogni che appartengono ad un altro tempo, ad un luogo lontano e dimenticato, di cui la natura si è impossessata, ricoprendo i pavimenti e le scale a chiocciola con la sua edera e con rose violacee selvatiche.

Mi fermai a pochi passi da lei, un po' perché ero frastornato e un po' perché si era accorta della mia presenza. 

Pian piano si girò, alzando lo sguardo scuro e mi guardò assolutamente sorpresa, con quell'innocenza e candore che hanno i bambini.

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

Finalmente il momento di Matilda è arrivato !

 

Che dire, il punto di vista di Ville è molto difficile da scrivere ed interpretare, ma nonostante ciò mi piace molto inserirlo e provare a decifrarlo.

 

E per finire, non potevo non inserire in una piccola parte Natali; she's so pretty.

 

Mi sono resa conto che il 2 capitolo  mi era uscito troppo corto, ma non volevo cercare di allungare il brodo per forza. Quindi ho deciso di pubblicare un doppio capitolo questa sera, inserendo anche il 3. Spero sia stato gradito.

 

Grazie a chi segue, legge e commenta la storia, che devo dire fa molto piacere.

 

See ya soon!

 

 

-kuutamo

  
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