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Autore: yurei    09/08/2008    0 recensioni
poi improvvisamente si fece spazio tra gli altri un pensiero: CIBO. Bè aveva fame. “ma perché devo mettermi a pensare al cibo in una situazione come questa? Stupido cervello sei un idiota!” “non ti permetto di rivolgerti a me in quel modo, bella; fino a prova contraria sono stato io a pianificare un piano per-fet-to!” Con chi stava parlando? Con il suo cervello ovviamente. No, forse non così ovviamente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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arcadia
5° GIORNO
Quel giorno Cristopher fu chiamato proprio nel bel mezzo degli allenamenti …

-padre, mi ha fatto chiamare?-
La poltrona oltre la scrivania di legno pregiato roteò su se stessa scoprendo l’uomo sedutoci sopra. Gli sguardi si incrociarono sfidandosi.
-sei di nuovo ubriaco?-
L’uomo non rispose, lanciò una matita contro il giovane che aveva innanzi.
Cristopher non si mosse.
La matita cadde miseramente a terra  dopo essere stata debolmente lanciata oltre la scrivania.
Era ancora ubriaco. Come sempre da quando aveva trovato la moglie a letto con un altro.
-perché mi hai chiamato qui?-
-io non sono ubriaco!- no, non era affatto convincente - e tu, scansafatiche inutile , sei solo un peso per questa famiglia. Io lascerò l’azienda nelle tue mani e voglio che la gestisca al meglio.-
-non lo farò mai.- fece qualche passo in avanti.
-non preoccuparti , potrai avere tutto il denaro che desideri … -
-non lo voglio il tuo sporco denaro! Ascoltami: io non diverrò mai come te e non amministrerò mai questa azienda … -
-invece lo farai!- l’uomo , di corporatura robusta ma che comunque non nascondeva la sua età, aveva alzato la voce interrompendo il figlio, continuando- tu sei mio figlio e in quanto tale mi ubbidirai!- sbattè i pugni sul tavolo alla disperata ricerca di un’autorità paterna ormai perduta.
- no, io non sarò mai il figlio di un uomo meschino e corrotto come te! Tu non mi hai mai trattato come tuo figlio e ogni volta ti ricordavi della mia esistenza solo quando ti servivo per sfogarti … - lentamente Cristopher avanzava verso la scrivania guardando negli occhi quell’uomo e tentando inutilmente di ricordare un solo episodio felice legato a lui.
 Ci provò.
Niente.
Ci provò ancora.
Inutile.
- non hai fatto altro che picchiarmi ogni volta che tornavi a casa ubriaco! Bene allora io. Non. Sono. Tuo. Figlio.-
Ora era proprio a 2 cm dalla scrivania, con le unghia che raschiavano il legno pregiato. L’uomo prese un tagliacarte e lo conficcò in una mano del figlio. Con rabbia. Fu quella la sua reazione: dopo tanti anni l’unica cosa che sapeva fare era ancora usare la violenza.
Cristopher non si mosse. Sentì il dolore ma quella ferita non era nulla in confronto ai tagli sul suo cuore.
Guardò per l’ultima volta il padre giurandosi che lui sarebbe stato diverso. Poi andò via senza aggiungere una parola.
Sulla scrivania c’era il suo sangue.
Pensò che bastasse per accontentare suo padre, era quello che voleva in fondo: sangue del suo sangue da mettere a capo della sua azienda, da porre su quella scrivania.

Addio padre.

Varcò la porta di quella sala.
Lo trafisse un solo pensiero: la mano enorme del padre che stringeva la sua minuscola di bambino mentre attraversavano la strada che li avrebbe condotti a quella sala. L’unica volta in cui si era sentito suo figlio. L’unico pensiero felice.
L’aveva trovato.
Troppo tardi.

Ora era un ladro un po’ per essere diverso dal padre e forse anche un po’ per noia.
  
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