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Autore: nisa95_    09/06/2014    2 recensioni
Artemisia Illian è una ragazza forte cresciuta con sua sorella Lyla fra le strade della sua città. La scuola sta per finire e presto dovrà decidere cosa fare del suo futuro; ovviamente il ragazzo freddo e distaccato dai capelli fiammeggianti Rush Pendragon non che suo peggior nemico e ricco di famiglia, sarà costretto da un prof molto bizzarro a lavorare con lei ad un progetto scolastico... I due conoscendosi meglio capiranno che in fondo, non sono poi così diversi...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La mattina seguente ebbi l’irrefrenabile impulso di farmi balla per lui. Anche se mi sembrava tutto così ambiguo… Indossai i miei jeans neri preferiti – i più belli e costosi che avevo – e una maglia scollata bianca con le mie inseparabili Nike sporche. Mi sciolsi i capelli, pettinandoli per molto tempo, togliendo tutti i nodi e truccandomi le ciglia con un filo di mascara, tanto per dare l’idea di essermi messa in tiro ma non troppo per Rush. Scesi di corsa la gradinata dei due piani che mi dividevano dal grande portone, neanche il tempo di fare due passi sul marciapiede, che udì un paio di fischi d’apprezzamento dietro di me… Ma che cazzo…?! Mi voltai afferrando il vocabolario pensante d’inglese, pronta a tirarlo dietro a qualunque troglodita avesse fischiato: “Riprovaci se ne hai il coraggio! Aspetta… Rush?!” Il sorriso felino e luminoso, mi colse impreparata. Appoggiato alla sua Ducati nera come la notte con una nuova giacca di pelle scura e Ray Ban che gli nascondevano gli occhi particolari, mi sembrava un divo del cinema. Il pircing al sopracciglio che brillava come una stella, catturò la mia attenzione; anzi c’era più di un luccichio sul suo viso, spartito tra i denti immacolati e l’orecchio bucherellato d’oro bianco. E poi c’erano quei suoi capelli così sexy e la sua faccia d’angelo caratterizzata da quelle adorabili lentiggini. Per poco non sbavavo sull’asfalto, forse avevo perso per strada anche la mandibola… “Come siamo belle e provocanti oggi… Posso domandare per chi angelo?” Notai in un secondo momento, i muscoli che si intravedevano sotto alla maglia bianca e hai jeans di ieri. Come diceva quella pubblicità? La semplicità fa gola e lui era la lussuria in persona… Dopo mi resi conto che mi aveva rivolto la parola e cercai di rispondergli più sarcasticamente possibile: “Ora sono angelo? Credevo che per te fossi una mostriciattola…” Lui mi si avvicinò di qualche passo, trattenendo un sorriso a fatica; sembrava qualcun altro e non il solito ragazzino viziato: “Mmm… Vuoi che continui a chiamarti con quell’orrendo soprannome?” Scossi la testa un po’ troppo energicamente ed improvvisamente seria, strappandogli un’altra vivace risata: “Mi fanno troppo ridere le facce buffe…” Sorrisi timida, ma con la mente ero altrove e Rush ovviamente, se ne accorse. Incerto mi domandò: “Che cos’hai?” Cercai di sorridere di nuovo, fallendo miseramente e passandomi una mano fra i lisci capelli, dissi: “Il fatto è… Che sembri così diverso da come ti conosco. N-Non ci sono abituata ecco tutto…” Lui si tolse gli occhiali da sole, squadrandomi come per prendere le misure: “Vuoi che bilanci i complimenti comportandomi per qualche minuto da stronzo?” Lo fissai torva, ma Rush faticava a rimanere serio… E anch’io continuavo a sorridere come un’idiota. All’improvviso disse: “Facciamo così, che ne pensi di bruciare quest’altro giorno insieme a me e andare in giro in città?” Mi morsi un labbro, la proposta era assai invitante e ci stavo davvero pensando su… “E Joel?” Lui fece spallucce con quel sorriso bello da morire ed io con fare amicante, dissi: “I bravi ragazzi non dovrebbero fare certe proposte…” Rush sorrise ancora di più, salendo sulla sua moto e porgendomi un casco, rispose: “Allora ringrazia che non lo sono mai stato” Ci divertimmo un sacco. Prendemmo un gelato per fare colazione, mi portò in un maniero diroccato a giocare a nascondino e poi, mi condusse su una via alberata bellissima: dove gli alberi da frutto erano i più vari, lontano dal trambusto di paese. Passeggiavamo chissà come mano nella mano; era morbida con dita lunghe e affusolate, salda nella mia che mi sembrava esile messe a confronto. Sentivo anche il metallo freddo dei suoi numerosi anelli, in netto contrasto con il calore del suo palmo, una sensazione unica nel suo genere. Cercando di essere più disinvolta possibile, sbirciai di nuovo il suo profilo da dio greco, ma quando posai lo sguardo su di lui, ad aspettarmi trovai quegli occhi magnetici di mercurio liquido dai riflessi più rari e vari. Mi sentii avvampare in viso e distolsi il mio sguardo dal suo, senza lasciare quella mano sicura. Il silenzio che era sceso tra noi non era affatto sgradevole, anzi era carico di… Qualcosa… Buttai di nuovo un occhio sul ragazzo che avevo accanto e il suo sguardo vigile era sempre incollato al mio. Imbarazzata, gli feci il broncio: “Perché continui a fissarmi?” Lui con la sua faccia da schiaffi che cominciava a piacermi, rispose: “Per lo stesso motivo per cui vuoi farlo tu” Che razza di risposta era?! L’osservai entusiasta, provocandolo: “Ah sì? E quale sarebbe, sentiamo…” Rush mi attirò un po’ di più vicino a sé, ghignando come se avesse trovato un tesoro: “Semplice, io ti piaccio. Ammettilo” Rimasi di sale. Mi bloccai, improvvisamente non avevo più voglia di andare aventi. Fissavo il vuoto finchè il suo volto d’angelo preoccupato, non incrociò il mio campo visivo: “Tutto bene Arte?” La mia voce fu a malapena un sussurro udibile. Lui dovette avvicinarsi molto alle mie labbra per ascoltare la domanda lieve: “Io ti piaccio?” In quegli occhi che mi catturavano come una calamita, si accese un sentimento nuovo per me. Poi il suo sguardo penetrante scese piano sul mio naso fino a fermarsi alla mia bocca che automaticamente, le schiusi come un fiore. Lo vidi passarsi la lingua su quel labbro superiore tanto invitante, ma prima che potessimo fare qualcosa, Rush interruppe bruscamente quel contatto magico che si era creato, sciogliendo pure le nostre dita intrecciate. Distaccandosi, disse freddamente: “Si è fatto tardi e sarà meglio che ti riconduca a casa…” Cosa?! No! Io volevo il mio primo bacio… Un po’ incollerita con lui, salii in sella alla sua moto metallizzata, infilandomi il casco intonato al suo e lì, mi venne un idea. Quando montò anche lui, io per tenermi in equilibrio, mi aggrappai saldamente al suo busto con i palmi aperti sul torace fasciato dal tessuto leggero, sentendo il suo battito cardiaco che accelerava di poco sotto ai muscoli. Lo sentii irrigidirsi come al solito, ma dopo un paio d’istanti mise in moto, senza dire nulla.
  
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