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Autore: criceto killer    09/06/2014    2 recensioni
Questa è una storia che realizza il sogno di ogni ragazzo/a.. Ambientato in un contesto dove i bambini-adolescenti si sono ribellati agli adulti riducendoli ad uno stato di schiavitù, tutto sembra andare per il meglio, finalmente liberi, almeno fino a quando il nuovo governatore, un ragazzo di 17 anni fa spargere degli strani e sospetti dischetti bianchi... 5 ragazzi capiscono che c'è qualcosa che non va e stanchi della situazione partono per fare ciò per cui sono nati, ribellarsi..ribellarsi a chi li vuole controllare.. il governatore..
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi feci avanti e oltrepassai l'entrata stando in all'erta, dopo la vivace esperienza con i 6 ragazzi (e non solo quella) avevo i nervi così tesi che poche ore prima, quando il dottore mi aveva appoggiato una mano sulla spalla per attirare la mia attenzione io l'ho steso con una gomitata allo stomaco. Entrai in palestra, Vladimir stava parlando con il vecchio, non feci in tempo a girare i tacchi e a fuggire con la stessa velocità con cui Baka ingurgitava tutto ciò che era commestibile, quindi, quando mi chiamarono, in coro per giunta, non potei fare finta di niente. Mi avvicinai a loro con il mio solito passo deciso e sguardo omicida.
​-Tutto ok?- mi chiese sorprendentemente Vladimir guadagnandosi un'occhiataccia da parte del vecchio che, senza lasciarmi rispondere, iniziò la sua commedia provocatoria -Magari il colpo alla testa di oggi compenserà con quello che ti sei presa da piccola.. Sai, cadendo dal seggiolone- ma a chi voleva far ridere sto povero sfigato? Avrei voluto prenderlo a pugni ma non ero nella posizione di poterlo fare, un giorno chissà.. le condizioni potrebbero cambiare, il solo pensiero mi fece sorridere. 
-Cos'hai da sorridere? Sei riuscita a fallire anche in una simulazione!- 
-Simulazione? Come fai a chiamarla simulazione? Quelli come minimo volevano ucciderci!- strillai io con la mia stupidissima voce femminile che, al momento, suonava irritante pure a me 
-La chiamo simulazione, cara principessina, perché quando senti l'odore di zolfo significa che hai appena respirato un gas allucinogeno capace di ricreare le migliori allucinazioni al mondo, capire quando si è dentro e quando fuori é impossibile, sembra del tutto reale tanto che si prova dolore e la sensazione di contatto fisico- lui mi guardava con il suo solito sorrisetto, tutto orgoglioso di aver avuto la possibilità di zittirmi. Vladimir sospirò distogliendo lo sguardo, sembrava deluso.
-Tu e i tuoi amici.. o loro..- non infierì ulteriormente, si limitò a passarsi una mano tra i capelli e ad uscire dalla palestra. Finalmente avevo capito cosa volevano, volevano un gruppo di ragazzini assetati di sangue, che non ci pensavano due volte a sparare, a spezzare una vita umana.
-Vedo che finalmente hai capito, principessina..- finì il vecchio con un sorrisetto inquietante mentre mi consegnava una pistola.

-Tu ne avresti il coraggio?- mormorai, non appena finii di raccontare tutto a Baka, l'avevo svegliato nel cuore della notte e se quando avevo iniziato il mio racconto era mezzo addormentato ora era ben sveglio e aveva uno sguardo serio e pensoso.
-Non mi sembra qualcosa di completamente sbagliato.. Certo, uccidere è la cosa più orribile che si possa fare e non dovremmo nemmeno stare qui a discuterne ma quando entra in gioco la sopravvivenza.. O noi uccidiamo loro o loro uccidono noi-
-Pensi davvero di averne il coraggio? Come farai a dormire la notte? Come farai ad essere in pace con te stesso? -
-Non abbiamo altra scelta, Ley!-
-Non è una giustificazione valida-
-Non esistono giustificazioni valide, devi solo fare delle scelte..- stavo di nuovo tormentando il mio ciondolo mordendomi contemporaneamente l'interno della guancia
-Hey..- Baka mi fece avvicinare a lui e mi abbracciò -Sono sicuro andrà tutto bene, e comunque sia non sarai mai sola-
-Lo so- mormorai guardandolo negli occhi. Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato ne ero certa, avrei sempre potuto contare su di lui e lui avrebbe potuto contare su di me. Lui si avvicinò piano a me e mi diede un leggero bacio sulla fronte appena sotto la ferita.
-Baka..- mormorai io
-Dimmi- mi avvicinai piano alle sue labbra potevo sentire il suo respiro caldo, non sapevo cosa stessi facendo volevo solo stare più vicina a lui, volevo solo sentire il contatto della sua pelle sulla mia, volevo sentirmi tranquilla, volevo stare tra le sue braccia, solo un po', volevo sentire il suo profumo di lavanda, volevo lui, e lo volevo fottutamente con tutte le mie forze. Sfiorai le sue labbra con le mie e lui, senza perdere l'occasione presentatogli, mi baciò con una dolcezza infinita, il mio cuore batteva a mille eppure lo sentivo leggero, sollevato. Appoggiò una mano sui miei fianchi avvicinandomi ancora di più a lui mentre la sua lingua cercava Ia mia, quando ci fermammo appoggiò la fronte alla mia e io non potei fare a meno di sorridere, il suo sguardo valeva più di tutti i "ti amo" del mondo. La mattina mi svegliai tra le sue braccia con la sua felpa come coperta, lui era già sveglio e mi guardava sorridendo, io lo guardai con un'aria ingenua di chi si è appena svegliato e ancora non riesce a collegare quel sorriso a qualcosa di concreto, lui ne approfittò per baciarmi sulla guancia mentre mi strofinavo un'occhio.
 -Buongiorno- 
-Ciao- mugugnai io arrossendo e alzandomi dalle sue gambe per fuggire in bagno mentre lui rideva.
Rimasi in bagno fino a quando non fui sicura che in stanza non ci fosse più nessuno, mi vergognavo molto e non sapevo il perchè, in fondo ci eravamo solo baciati, lui mi piaceva, e allora cos'era a sembrarmi così sbagliato? Mangiai la colazione che trovai sulla scrivania mentre correvo in palestra per gli allenamenti con la pistola infilata nei pantaloni e nascosta dalla maglietta. Quando finalmente arrivai, erano tutti lì ad aspettarmi.
 -Ce l'hai fatta!- esclamò alzando gli occhi al cielo Blake 
-Scusate!- risposi senza dare una motivazione del mio clamoroso ritardo, non che ce ne fosse una valida.
-Leyla, devi arrivare puntuale agli allenamenti!- mi rimproverò Vladimir
-Ho chiesto scusa- feci notare irritata
-Va bene va bene, la prossima volta sii puntuale- trattenni uno sbuffo e iniziai l'allenamento con gli altri. Quella mattina migliorammo il nostro stile di combattimento e quale miglior modo che non combattere tra di noi? Il mio avversario fu Zakir, non era la prima volta che facevamo un allenamento del genere, era la prima volta però che facevamo sul serio, conoscevo Zakir fin dagli antipodi della mia memoria , quindi conoscevo il suo stile di lotta alla perfezione ma lui conosceva il mio. All'ora di pranzo eravamo tutti stanchi morti e pieni di lividi.
-Siete tutti interi?- ci chiese Vladimir, nessuno ebbe la forza di rispondere -Bene.. Ehm... Per chi riuscisse a muoversi.. Vi ricordo che gli esseri umani hanno bisogno di mangiare- uscì dalla stanza lasciandoci stesi a terra ansimanti. Dopo qualche minuto lattina ci portò il pranzo, fu la seconda volta che fui davvero grata a quella sottospecie di robot che sicuramente aveva più cuore del vecchio. Mentre mangiavo il mio amato pranzo Baka mi lanciava occhiate furtive per poi distogliere lo sguardo non appena me ne accorgevo. Quando tornò Vladimir avevamo finito ederavamo pronti per una nuova massacrante sessione di allenamento. Ci furono consegnati quattro coltelli 
a testa e lattina montò dei tabelloni su cui erano disegnati dei bersagli. Vladimir ci spiegò e ci mostrò come lanciare per poi lasciarci liberi di provare e riprovare. Io feci qualche.. Ok, molte prove solo per imparare bene il movimento, Baka era snervatamente preciso, ma io lo avrei battuto o non sarei stata degna del ruolo da leader assegnatomi. Tirai il primo coltello che si conficcò esattamente nel centro del bersaglio, espirai quasi per il sollievo ma mi ritrovai tutti gli occhi puntati.
-Tirane un altro- mi sfidò Vladimir, inspirai prendendo la mira ed espirai lanciando il coltello che si conficcò nello stesso punto del primo. 
-Ancora- continuai a tirare senza sbagliare. Vladimir sembrava soddisfatto quanto sorpreso. Quando l'allenamento coi coltelli finì iniziò quello con le pistole. Usai la stessa tecnica che usavo per lanciare i coltelli ma mirare è difficile quando ti trema la mano -Rilassati- mi ordinò Vladimir parecchio irritato dal mio tremolio 
-Non è così facile- ringhiai, avrei voluto agiungere " sapendo che un giorno ciò che avrò davanti non sarà solamente un bersaglio" ma riuscii a trattenermi. Alla fine non andai così male e gli allenamenti del giorno terminarono Blake corse fuori piuttosto di fretta accennando qualcosa su dei bagni da trovare al più presto possibile. Vladimir ci aveva lasciato le pistole e i coltelli e questo mi faceva sentire tutto fuorchè tranquilla. Quando uscì Baka mi sbattè piano al muro con un sorrisetto malizioso, io risi nervosamente e lui mi baciò facendomi dimenticare di tutto: della fuga mattutina, della vergogna, delle occhiate a pranzo e di tutta la situazione in cui ci ritrovavamo. Gli misi le braccia al collo per trattenerlo ancora un po', avevo bisogno dei suoi baci dolci, avevo bisogno di lui. Quando gli permisi di allontanarsi mi diede un bacio umido sul collo e poi sulla guancia.
-Ci vediamo dopo, pulce- se ne andò lasciandomi con le mie domande sul motivo per cui, improvvisamente, avevo bisogno di qualcuno, e sul motivo per cui quel qualcuno dovesse per forza essere lui. La sua presenza non mi aveva mai fatto battere il cuore più forte, non mi era mai venuto da sorridere solo pensando a lui. Che mi stava succedendo? Sentii dei rumori provenire dalla palestra, così tornai dentro a controllare.
Mi guardai attorno ma non fu difficile individuare Zakir, stava prendendo a pugni con parecchia rabbia il sacco da box, non aveva niente del Zakir che mi aveva abbracciata al lago, che ne era stato del Zakir che conoscevo, quello che era sempre stato prima di quel viaggio.
 -Za-zakir?- mormorai appena con improvvisa insicurezza, lui si riscosse come se mi vedesse per la prima volta.
-Che cazzo vuoi?- ringhiò con un tremito nella voce, non potevo chiedergli subito di parlare del vero problema che lo tormentava: la morte di Matthew. Così gli porsi un'altra domanda.
-Perchè avete cercato di escludermi dal combattimento?- 
-Perchè non avremmo dovuto? Sei una ragazza e hai solo 14anni, non dovresti affrontare tutto questo..-
-Ma che stai dicendo? Sono stata io a spingervi a partire e me la sono sempre cavata benissimo! Non c'è motivo per cui..- lui mi bloccò
-Non è un gioco Ley!-
-Lo so! Io..- mi fermò di nuovo, stavamo urlando, stavamo urlando entrambi sfogando una rabbia che aveva sfondato le porte dell'autocontrollo.
-Come fai a non capire? Oltre a lui devo perdere anche te?- non sapevo cosa rispondergli "non mi perderai?" e come facevo ad esserne sicura? Non c'erano certezze solo un cumulo di speranze intasate nella strada delle illusioni. Zakir mi guardava, fermo, immobile, con gli occhi annegati dalla disperazione, le mani strette a pugno.
-Lui non tornerà mai più..- sussurrò appena le parole prima di lasciarsi cadere sulle ginocchia ed esplodere in un pianto straziante liberato con un urlo che quasi fece tremare le pareti. Il mondo, ora, poteva conoscere e condividere la sua rabbia. L'ingiustizia di chi è sopravvissuto ed è costretto a vivere senza la cosa a lui più importante. Mi avvicinai lentamente a lui abbracciandolo, le mie lacrime si unirono alle sue senza che potessi o volessi fermarle. Continuò ad urlare, a tremare e piangere fino lo sfinimento, e più cercavo di calmarlo più quelle parole sembravano insignificanti anche a me. Ormai non aveva più voce, non aveva più lacrime e non aveva più voglia di vivere.
-Io lo amo.. ma lui non lo saprà mai..- il suo bisbiglio si perse nel silenzio della stanza.
  
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