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Autore: Heart_ShapedBox    10/06/2014    0 recensioni
" Sapete com'è, si dice che il primo amore ti cambia la vita. Questo però non è il solito racconto del - vissero per sempre felici e contenti -, al contrario, è la storia di una bambina che è partita dall'essere una di quelle che si esaltano per lo sguardo di un ragazzino, che fanno amicizia con chiunque, che non dicono mai parolacce; una di quelle sveglie, dolci, coraggiose e intraprendenti.. arrivata a svegliarsi una mattina e ritrovarsi incazzata col mondo, una col motto fondato di spezzare il cuore ai ragazzi e che per principio è convinta che l'amore non esista; una che ci ride sopra a tutte le disgrazie delle proprie compagne. Una di quelle che non si fiderebbe mai più di nessuno manco a pagarle oro. Staccata, fredda, insensibile, menefreghista e sadica. Incredibilmente sadica.
Questa è la mia storia, e parla di come sono diventata così. Me. "
Molte persone mi hanno detto che sono riuscite a capire meglio i loro sentimenti, a capire loro stesse, grazie a questo racconto. Io spero soltanto che qualcuno resti colpito dalla presentazione e si fermi a leggere, anche solo per 5 minuti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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SLICE
OF
LIFE

 

We often see in the others things, feelings or beliefs that maybe are not real.
They’re just the convictions of our mind.



 

Esordio


Da dove comincio? Vediamo: mi chiamo Ginevra Cestri, ho 11 anni e frequento la prima media. Sono alta un metro e cinquanta, sono mora, ho gli occhi color Nutella e il naso.. boh, non so come ho il naso. Si, insomma, queste cose qui. Ma è inutile che mi descriva, tanto da lì dietro non potete vedermi, che siate davanti a uno schermo o che abbiate queste pagine in mano, per voi sarò sempre uno spiritello dispettoso che viaggia per la vostra testa.
Parliamo d'altro. Come sono le scuole medie? Beh, non saprei come definirle se non una prigione: niente giardino, solo 15 minuti di ricreazione e ci interrogano sempre, qui si studia e basta. Ma penso che altrimenti non le chiamerebbero in modo diverso dalle elementari, giusto?
Sono uscita da lì con un ragazzo in testa: Elia. Lo conosco dall’asilo nido, siamo sempre stati in classe insieme (a parte adesso); ha cominciato a piacermi quella volta che ho passato il pomeriggio da lui, qualche anno fa, quando abbiamo giocato a nascondino. Lui mi trovava sempre, anche se mi acquattavo negli angoli più bui e più segreti della casa. Non si può dire che con me fosse dolcissimo, casomai con la mia migliore amica, a parte quella volta quando a scuola gli strappai la tasca della felpa per sbaglio e lui non si arrabbiò.. spesso non controllo la mia forza, anche le mie compagne si lamentano. Però lui è simpatico e non smette mai di sorridere, questo basta.
La mia maestra di religione, già, aspettate, mi correggo, “professoressa” di religione dice che non è possibile innamorarsi finché non si raggiunge la pubertà.. sarà; a me sono 5 anni che piace Elia, quindi qualche dubbio mi viene.
Adesso sono ad una festa: è il compleanno di Greta, praticamente mia sorella nata da un’altra madre perché ci conosciamo da sempre, anche se fin’ora non ho ancora avuto con lei un rapporto molto stretto dato che vive lontano; e della sua amica Rebecca, che non conosco, anzi, per precisare qui non conosco proprio nessuno. Menomale che stiamo vedendo un film, almeno così non devo sforzarmi di fare amicizia, si chiama “Una serie di sfortunati eventi” ma, nonostante il titolo, promette bene.
Finito il film, gli invitati escono nel giardino della villa e prendono in mano i cellulari per dare inizio al tipico “rito” degli scherzi telefonici. Il primo a digitare è un ragazzino abbastanza basso, capelli castani e naso a patata, peccato che il suo aspetto non si intraveda dall’altra parte della cornetta perché altrimenti si che avrebbe fatto ridere! Il prossimo è completamente diverso: occhi azzurri, capelli biondi, mossi e sorriso smagliante.
E’ carino lo ammetto, ma ricordiamoci che io ho Elia.









 

Parte 1 -
Bonjour














Dunque, il primo anno l’avevo passato. Pensavo peggio a dire il vero, ma alla fine il trauma del passaggio elementari - medie era durato solo qualche mesetto, poi era filato tutto liscio come l’olio e sono finita in seconda. Elia era sparito da un po’, ce l’avevo fatta a capire che non era quello giusto, mi ci erano voluti insulti e prese in giro ma finalmente ci ero arrivata.
Una sera ero a casa di Greta per un pigiama party, quando ho notato una piccola foto appesa al muro: doveva essere quella di classe perché riconobbi le facce dei ragazzi che avevo incontrato alla sua festa, l’anno prima. Mi concentrai su di uno in particolare, biondo, con gli occhi azzurri, seduto al centro dell’immagine.. si, era il ragazzo della telefonata. Chiesi a Greta chi fosse (Andrea Rossi) e, dopo essermi fatta rivelare ogni singolo dettaglio riguardante i suoi interessi (la cucina), gli amici che frequentava (solo compagni di scuola), se faceva sport (aveva avuto problemi con un ginocchio giocando a calcio, da lì aveva smesso), se era vegetariano o se mangiava da vegano (felicemente onnivoro).. emisi la mia sentenza: mi piaceva. Questo significava che avrei dovuto darmi da fare per conquistarlo, e avrei dovuto cominciare da subito.
Avevo 2 anni davanti. Il coraggio non mi mancava. Ed ero pronta.


Giovedì 23/02/2012
Ho conosciuto Rebecca proprio ieri, al corso di ping pong che fanno il pomeriggio a scuola. Ho scoperto che anche a lei piaceva Andrea in prima media ma le è andata male e, proprio per questo, ha detto che vuole darmi una mano, ben venga! Magari dovrò mettere in chiaro qualcosa, ad esempio certe cose come quella di oggi che non devono ripetersi.
Greta stava aspettando di far vedere alla prof. i disegni di tecnica e c'era anche il Rossi, ad un certo punto Rebecca si è avvicinata e gli ha chiesto:
<< Tu conosci Ginevra.. Cestri? >>
<< No, mai vista e mai conosciuta. Perché? >> ha risposto lui.
Accortasi in quel momento dell’argomento della conversazione, la mia amica è intervenuta dal fondo della fila:
<< No, niente! >>
<< Dai, perché? >> ha insistito Andrea.
<< Perché lei ti...>> Rebecca stava per rivelare l’irrivelabile, stava per dire “ti ama”, ma Greta è riuscita a bloccarla di nuovo con << ..conosce! >>.
D’accordo, non lo conosco nemmeno, dire che lo amo sarebbe troppo pure per me. Vedremo cosa succederà domani che, come al solito, faremo la lezione di ginnastica con la loro classe.

Venerdì 24/02/2012
Da due anni ormai mi chiedo come mai la mia professoressa di educazione fisica ce l’abbia con me. Insomma, sono l’unica della classe ad essere costretta a fare la guardia ai cancelli che portano alla palestra della scuola: devo aprirli quando passano i miei compagni e chiuderli una volta che sono usciti tutti, devo stare attenta alle porte della struttura durante la lezione per evitare che entri qualcuno che non dovrebbe.. ma dico, perché a me? Sembra quasi sfruttamento minorile. Però in fin dei conti è divertente, è un’impresa riuscire a svolgere, prima ancora che me lo dica, tutti i compiti che so che mi assegnerà.
Ma oggi non era giornata. Mi ha richiamata due volte per la “disattenzione” e perché non ho chiuso bene la porta quando sono entrata.. beh, dovrebbe sapere che io il vento ancora non lo comando, quindi se qualche porta rimane socchiusa la colpa non è mia.
Nonostante ciò, tra le tredici ragazze della mia classe, Rossi non è riuscito a capire chi ero e penso fosse talmente frustrato che durante la lezione successiva, senza accorgersene, ha fissato Greta per quasi un quarto d’ora domandandosi “Ginevra? Chi Ginevra? Ma sarà quella? No, è impossibile! Ma sarà lei?”, finché lei non si è girata dalla sua parte lanciandogli uno sguardo assassino; e credetemi se vi dico che solo lei riesce a renderlo così reale.


Martedì 28/02/2012:
Ieri stavo facendo un giro fuori con Livia, una delle mie compagne di classe, quando ho deciso che dovevo mandare una lettera al Rossi in cui mi rivelavo. Dopo averla scritta, cancellata, riscritta e copiata per una decina di volte, questo è stato il risultato:
- Ciao! Sono una ragazza della 2°F e penso tu sappia già il mio nome. Ad essere sincera non so come faccia a piacermi una persona che nemmeno conosco.. pensa che durante le spiegazioni noiose a scuola scarabocchio il banco con il tuo cognome! Forse però dovrebbe importarmi il fatto che a te piaccia un'altra ragazza, Laura, e invece no. Tieni a mente che non sono brava a scrivere lettere d'amore, quindi, come ho già detto: mi piaci. Posso darti un consiglio? Guardati intorno qualche volta, potresti scoprire un sacco di cose. –
Proprio così: tra le tante cose che ho saputo di Andrea c’è anche quella che è stato fidanzato con una certa Laura, in classe con lui. Non so bene la storia ma da quello che ho capito lui si è dichiarato a lei regalandole un ciondolo con un cuore, peccato che siano rimasti insieme soltanto qualche mese, dovevano essere davvero una coppia dolcissima..
Ma tornando alla lettera, lo stesso pomeriggio ho mandato un messaggio a Greta e le ho chiesto se volesse dare un biglietto ad Andrea da parte mia, purtroppo lei ha risposto che non se la sentiva perché aveva paura che qualcuno avrebbe potuto pensare che era lei l’autrice del biglietto. Così ho chiesto ad Eva, un’altra ragazza della 2°B, la classe di Greta e lei ha accettato con entusiasmo premettendo che avrebbe fatto tutto il possibile per riuscire nella “missione”.
Stamattina ho consegnato la lettera mortale alla messaggera e lei, alla fine della prima ora, l’ha consegnata ad Andrea dicendogli che avrebbe dovuto leggerla una volta che sarebbe stato finalmente solo, a casa. Lui, ovviamente, non le ha dato ascolto e ha fatto di testa sua leggendolo nello spogliatoio della palestra insieme a tutti i suoi compagni; poi, tornato in classe, chiunque gli abbia domandato di poterci dare un’occhiata ha ricevuto da lui il consenso, dopodiché sembra che abbia persino smarrito il biglietto. Io, inconsapevole dell’accaduto finché non mi è stato raccontato, me ne stavo tranquilla davanti all’ingresso della scuola mentre aspettavo che anche Greta uscisse per poi riaccompagnarmi a casa, come facevamo sempre. Mi ero chiesta infatti come mai Andrea mi stesse fissando mentre se ne andava verso la fermata dell’autobus con i suoi amici.. accidenti! E menomale che oggi Laura non era presente a scuola, altrimenti chissà cosa sarebbe potuto accadere.
E’ da un annetto che mio padre ha installato Messenger nel mio computer, è stata quasi una rivoluzione per me così non ho più dovuto usare tanto il cellulare e mandare milioni di messaggi a Greta, specialmente in questo periodo. Ci siamo sentite anche oggi:
Greta - Allora che mi racconti??
Io - In che senso??
Greta - 6 triste? 6 agitata? 6 arrabbiata? 6 contenta?
Io - Per cosa? Per il Rossi?
Greta - No, per mia nonna in carriola. Secondo te? Si!
Io - Come dovrei essere? Sono felice! Magari me la sono un po’ presa per il fatto che abbia lasciato che tutti leggessero il biglietto..
Greta - Avresti dovuto aspettartelo. Fossi in te adesso terrei gli occhi bene aperto, non si sa mai se quei cretini della mia classe non abbiano voglia di divertirsi un po’ prendendo in giro la “cavia” di turno..
Io - Cioè me, giusto? E se invece Andrea scoprisse chi sono e venisse a parlarmi?
Greta - Cioè te, si. Non penso che verrà a parlarti, non è così coraggioso, in tal caso allora mettiti uno strato bello abbondante di fard neutro perché so già che diventerai rossa peggio di un pomodoro.. però ripeto: stai allerta.
 
Mercoledì 29/02/2012
Stamattina quando è arrivato il Rossi mi ha guardata!
 
Giovedì 01/03/2012
Oggi stavamo aspettando il suono della campanella nel corridoio della scuola, quando dalle scale è scesa la 2°B, che solitamente sta nell’aula tre piani sopra la nostra e quindi esce sempre in ritardo. Appena i loro ragazzi mi hanno vista, hanno cominciato a gridare “Ciao Gine! Ehi Ginevra!”. A quel punto avevo due possibilità: fare la figura della tizia completamente sorda oppure farmi scoprire e, non volendo, ne avevo scelta una voltandomi ai richiami e salutando con un cenno della mano le persone che conoscevo.
 
Venerdì 02/03/2012
Eravamo appena uscite da scuola quando io e Greta ci siamo avviate al posticino accanto alla fermata in cui aspettavamo sempre sua mamma, una volta giunte lì però lei non era ancora arrivata e quindi, per passare il tempo, io e la mia amica ci siamo tenute occupate osservando i ragazzi e le ragazze che aspettavano gli autobus alla fermata per poi salire e tornare a casa. Proprio dietro di noi si trovava un giardinetto con gli ulivi, i cui rami troppo cresciuti sporgevano dalla ringhiera fino a coprire me e Greta dalla vista degli altri. Eccolo, stava arrivando Andrea. Avevo imparato a vigilare su di lui quando ne avevo l’occasione, per interpretare qualsiasi segno o comportamento fosse venuto in soccorso alla mia speranza del “non ti conosco ma vorrei iniziare”, è così che ho notato subito che mi stava guardando da lontano. Rideva, chiacchierava con i suoi compagni Giacomo e Pietro, camminava e mi guardava. Naturalmente la mia copertura formata da rami di ulivo non poteva essere eterna e infatti poco dopo i nostri occhi si sono incrociati.. devo ammetterlo, quella “scarica elettrica” che si racconta nei libri di quando fissi la persona che ti piace io non l’ho sentita; ma probabilmente è solo perché non ci siamo mai parlati!
  
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