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Autore: Ornyl    10/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sul calesse la campagna mi scorreva intorno,verde e placida e assonnata di brina,coperta da una lieve nebbia grigia. La mia vettura procedeva a trotti incalzanti,quasi musicali,che si univano al cinguettare dei passeri e all'allegro fischiare del mio cocchiere. Procedevamo su una strada larga e polverosa,circondata da pioppi e da prati di erba fitta ed alta.
-Signore!-
Feci un cenno al cocchiere.
-Cosa c'è?-
-Signore,stiamo entrando nella tenuta dei Prynne! Ci manca poco ormai,c'è solo questo sentiero e saremo arrivati alla casa!-
Annuii sorridendogli e mi misi comodo,continuando a godermi il paesaggio,finchè ben presto i pioppi sparirono e i prati intorno cominciarono a farsi più curati,decorati da alcune aiuole e statue di marmo annerite e raffiguranti angeli e piccoli fauni. Da lontano intravidi un cancello di metallo,circondato da un muro di mattoni biancastri,e poco più lontano ancora altro verde e poi la pallida facciata di una villa di campagna dal tetto grigio. La casa,a due piani decorati da grandi finestre di vetro,era circondata da qualche pioppo poco più rado e da aiuole tonde e ben curate,con le foglie color smeraldo e i fiori bianchissimi e brillanti;man mano che ci avvicinavamo,imboccavamo il vialetto di ingresso e attraversavamo il cancello riuscii ad intravedere anche una piccola fontana davanti alla scalinata d'ingresso,sulla quale stavano ritte due figure vestite di colori cupi e smorti.
Il mio calesse si fermò. Il cocchiere scese e poi aiutò me,mentre una delle due figure-una donna ben panciuta e poco più bassa di me,con una scombinata crocchia di capelli grigiastri,forse un tempo rossi,vestita con uno sciatto abito marrone chiaro-mi venne incontro. Ella si fermò davanti a me,fece un profondo inchino e il suo viso arrossato incontrò il mio,i suoi occhi grigiastri e mezzi spenti incontrarono i miei.
-Benvenuti alla dimora campestre dei Prynne,mr Stevens. Sono Farrah e oggi vi farò da guida,aiutandovi a visitare questa casa. Non rimaniamo che noi dentro queste stanze,e saremo onorati di certo di diventare presto i suoi domestici,sebbene i Prynne non ci abbiano mai fatto mancar nulla. Seguitemi,vi prego-
L'eleganza con cui pronunciò quelle parole mi fece sorridere. Il vecchio Prynne mi stava praticamente regalando quella dimora bucolicamente raffinata con un personale eccellente,da quanto ebbe modo di dimostrare la panciuta domestica.
-La ringrazio,amica mia. Prynne ha di certo un personale eccellente in questo piccolo gioiello campestre-
La donna accennò ad un sorriso rugoso e mi fece cenno di seguirla. Salimmo la scalinata d'ingresso piano,mentre osservavo gradino dopo gradino il piccolo giardino che avevo appena oltrepassato,verdeggiante sotto un cielo grigio e biancastro.
-Questo posto è incantevole,Farrah. Già questo piccolo giardino mi ha fatto un'ottima impressione-
Farrah forse non mi ascoltò mentre ci inoltravamo in un atrio piccolo e rettangolare,con uno specchio dalla cornice dorata alle pareti e due poltrone di velluto rosso.
-Questo è un piccolo stanzino d'ingresso,nulla di che. Il salone è certamente migliore,seguitemi ancora ..-
Il salone in cui arrivammo era ampio e deliziosamente illuminato,risplendente di colori regali senza essere eccessivamente pacchiani:i colori dominanti erano bianco alle pareti,rosso ai drappeggi delle tende,delle stoffe delle poltrone e del tappeto persiano,e oro alle cornici dei ritratti,ai monili sparsi per la stanza e al lampadario di cristallo che brillava al sole sopra le nostre teste.  Alla nostra destra e alla nostra sinistra vi erano due grandi porte di legno,robuste,con pesanti cardini e maniglie dorate,ognuna che dava su un'altra stanza,mentre al centro della stanza uno scalone di noce,anch'esso luminosissimo,saliva verso i piani superiori.
Davanti a quel lusso moderato,brillante di raffinatezza cittadina immersa nel verde della campagna locale,non riuscii a trattenere un'espressione di stupore e meraviglia.
-Eccellente,è .. perfetto. E il signor padrone la sta vendendo a così poco,santo cielo!-
Farrah mi rivolse un sorriso amaro che non riuscii a decifrare,finchè un oggetto in cima alla scalinata colpì la mia attenzione. Farrah se ne accorse e un'espressione preoccupata sostituì il suo strano sorriso.
-Signore,la casa è grande! Fatemi la cortesia di seguirmi,per favore .. Qui vi sono altre stanze!-
Pian piano iniziai a salire i gradini,preoccupato ad ogni scricchiolio quasi avessi paura che il legno profumato di quello scalone cascasse sotto di me,mentre una Farrah improvvisamente affaticata mi seguiva. Arrivato al pianerottolo mi fermai davanti a ciò che aveva attirato la mia attenzione.
-Buon Dio .. -sussurrò alle mie spalle la donna proprio in cui mi fermai.
L'oggetto in questione era un quadro posizionato al centro della parete,quasi fosse un'immagine sacra,sopra un tavolino con un grosso vaso cinese colmo di rose rosse e fresche. Il quadro aveva una cornice rettangolare d'oro,ben proporzionata e quasi annerita. Raffigurava una giovane donna,forse mia coetanea,che poggiava su uno sfondo scuro e indefinito,surreale,a metà tra il blu cupo e il nero. Ella indossava un abito bianco che risaltava sullo sfondo funereo,un abito elegante e lucido,forse di seta,con pompose maniche a sbuffo,moderatamente sfarzoso,che l'avvolgeva in una nuvola di leggero lusso. Pallida come l'abito era anche lei stessa,le cui mani magre e poggiate sul ventre erano illuminate da un grosso anello con una pietra rossa,così come i polsi,cerchiati da sottili fili d'oro. Una complicata acconciatura di boccoli color cioccolato circondava un ovale esangue che veniva dopo un collo ben tornito e delicato,arrossato leggermente sulle guance. Il pallore era tuttavia interrotto anche da un paio di labbra rossastre e corrucciate che le facevano assumere un'espressione infantilmente imbronciata,mentre il naso,elegante e sbarazzino,separava due occhi enormi e neri come pozzi,circondati da ciglia scure e da folte,cupe,ben delineate sopracciglia. Benchè avesse tratti fini,non riuscivo a trovarla bella come una donna quanto bella come una bambina,ma quei pozzi neri risaltavano sulla tela e sul suo pallore come se fossero vivi: quegli occhi,ebbene,parlavano o forse urlavano,tanta era la tristezza che emanavano. Se li avessi fissati avrebbero iniziato ad arrossarsi,o forse direttamente a piangere.
-Già,amica mia. Buon Dio-
Farrah mi strinse un braccio,quasi volesse portarmi via.
-Chi è costei?-
La sua espressione si fece nervosamente triste.
-La mia signora,mr Stevens-
Quegli occhi erano molto simili a quelli di Prynne e anche della moglie,una donna rosea e grassoccia che avevo spesso visto le prime volte,intenta a ricamare e a cinguettare insieme ad alcune amiche pur senza abbassarsi alla loro eccessiva frivolezza.
-Intende Lady Prynne da giovane?-
Scosse amaramente la testa,sospirando.
-No,lady Prynne la primogenita-
Mi stupii. Prynne non mi aveva mai detto di avere avuto un'altra figlia,e temetti che quel riccastro volesse farmi qualche truffa. Magari la casa non era nemmeno libera,o forse voleva buttare fuori la poveretta per un motivo sconosciuto mettendo in vendita la dimora!
-La primogenita? Farrah,il padrone non mi ha detto nulla al riguardo. La signora sa che il padre ha intenzione di vendere questa casa?-
Sul volto della donna tornò il sorriso triste.
-I morti sanno tutto,signore-
Rimasi di sasso. Con un gesto rapido volsi uno sguardo dispiaciuto alla triste fanciulla sulla tela.
-Mio Dio. Mi .. Dispiace. Il signor padrone non mi ha mai parlato della sua famiglia .. Solo dell'altra figlia,sì,quella vicina al parto ..-
Ci dirigevamo verso la scalinata dopo aver voltato le spalle alla tela. Un soffio gelido sul collo mi fece tremare e la vecchia Farrah mi strinse il braccio.
-Il tempo passa,signore. Oh,state bene?-
La sua era un'espressione tranquillizzante e tranquilla in sè,quasi sapesse cosa mi fosse accaduto in quel breve istante.
-Bene,Farrah,bene. Procediamo col nostro giro?-
-Sempre se il signore vorrà-
 

 
 
   
 
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