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Autore: Ornyl    10/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza che scelsi per la notte era una delle stanze padronali,precisamente quella appartenuta ad Ophelia(così mi disse Farrah mostrandomela). La mia stanza,benchè fosse appartenuta ad una ragazza,rispettava quei canoni di lusso moderato che ricercavo in ogni circostanza: rispetto a quella appartenuta ai Prynne,troppo sfarzosa e a tratti quasi inquietanti con i suoi uccellacci imbalsamati al capezzale,la stanza di Ophelia aveva le pareti di un bianco immacolato e splendente,con le rifiniture in mogano,e sempre in mogano era il letto,l'armadio e il piccolo scrittoio. La tappezzeria delle poltrone era color crema,così come la spessa e morbida coperta sul grande letto della stanza,decorata alle pareti da uno specchio con la cornice dorata,da alcuni ritratti di bambini e da un piccolo e sottile crocifisso ligneo sul letto. Davanti al letto,poi,distante dal mobilio,vi era un piccolo caminetto impolverato.
Entrai nella mia camera dopo la cena,sempre accompagnato da Farrah,e le ordinai di accendere il caminetto.
-La nostra giornata si conclude qui-le dissi mentre cominciavo a sbottonarmi la giacca e la osservavo attizzare il fuoco-Siete stata preziosa,Farrah-
Si voltò verso di me sorridendo,col viso illuminato dalla tenue luce del fuocherello.
-E' stato un onore,signore. E lo sarà maggiormente quando diverrete signore di questa casa,benchè certamente non mi sia mai lamentata dei buoni Prynne ..-
La vidi alzarsi e continuare a parlare.
-Avete scelto questa stanza per la notte,come vi ho detto apparteneva ad Ophelia. Per favore,signore .. Cercate di mantenere l'ordine che avete trovato.. Per noi servi questa stanza è diventata un sacrario ..-
Le sorrisi e mi avvicinai per stringerle la mano. Ella mi guardò stranita.
-Rispetterò il vostro ordine,Farrah-
Fece un profondo inchino e si allontanò verso la porta.
-Che l'anima santa di Ophelia vi vegli,stanotte .. Siete tanto simile a lei,sapete?-
Quel commento mi fece sobbalzare ma,quando stetti per ringraziarla,lei era ormai sparita.
Iniziavo piano a spogliarmi,fissando quel piccolo fuoco e gioendo di quel piccolo,ennesimo piacere di quella casa. La grande finestra della stanza dava su un cielo nero,senza stelle ma illuminato da lampi sulla cima delle montagne.
Nero come quegli occhi lampeggianti di vita sotto la tela.
Quando finii di spogliarmi spostai lentamente la poltrona davanti alla finestra,dunque mi sedetti ad ammirare quella natura nel caos,un caos che al momento si mostrava attraverso lampi giallastri che rendevano il cielo viola e illuminavano le cime dei monti e i miei occhi. Mai apprezzai un caos tale,un caos così ordinato che si abbatteva nella notte scrosciando in silenzio,finchè venne una fitta e invisibile pioggia a bagnare l'oscurità.
Non mi accorsi che ero rimasto al buio e il calore del camino aveva lasciato spazio a brividi che facevano avanti e indietro sulla mia pelle,anche sotto la camicia,come se delle mani gelide e morbide mi stessero accarezzando sotto la stoffa.
Il caos dell'esterno era penetrato all'interno e s'era imposto,spegnendo il fuoco e facendo calare la stanza in un freddo pungente,spettrale. E poi il caos aveva spalancato la grande finestra,facendo sollevare le tende tanto simili a lenzuoli di fantasmi,e la pioggia investì il mio volto.
Inutilmente cercai di proteggermi e chiusi con tutte le mie forze la finestra. Dopo essermi assicurato che fosse chiusa per bene,mi infilai sotto le coperte.
Il caos era tanto che persino sotto quella morbida coperta di seta,bianca come quella sua veste,vi era lo stesso freddo di pochi minuti prima. Poi improvvisamente un tepore umido,come se stessi toccando un liquido tiepido e denso,e un forte odore metallico e nauseante.
Avevo la testa già sul cuscino quando ebbi la tentazione di chiamare Farrah,ma i miei occhi si chiusero con forza. Forse il sonno,o qualcos'altro al suo posto. S'era già fatto buio nella mia testa.
 
La notte volò velocemente,s'era già fatto mattino in un battito di ciglia. Una luce chiara e quasi accecante illuminava la mia stanza e qualcuno aveva aperto le finestre,lasciando entrare una dolce brezza che mi carezzava il volto. Ero ancora stanco nonostante,a quanto sembrava,avessi dormito una notte intera e iniziai a stiracchiarmi finchè non toccai qualcosa con le dita della mano. Sobbalzai e mi alzai di scatto,mettendomi a sedere e stropicciandomi gli occhi.
Capelli.
Erano capelli,scuri come cioccolato e luminosi alla luce del sole,che coprivano interamente la superficie del cuscino su cui erano poggiati. La testa che li possedeva si voltò verso di me: un viso di fanciulla,morbido e roseo,con gli occhi ancora chiusi e un'espressione malinconicamente rilassata. Sembrava una bambina che procedeva ormai per la giovinezza,con ancora i tratti delicati e paffuti ma raffiguranti una prima bozza della donna che forse sarebbe stata. Donna che forse già conoscevo.
Mi alzai di scatto e la osservai spaventato.
-Chi siete? Cosa ci fate nella mia stanza?-
La fanciulla aprì gli occhi e si mise a sedere,ma non parve nè vedermi nè sentirmi.
-Oh,Farrah?-
Una figura in abito grigio apparve da dietro una tenda. Aveva i capelli rossastri e gli occhi piccoli e azzurrognoli,poi delle labbra sottili e dall'andamento circa una quarantina d'anni. Farrah,la mia guida.
-Farrah,chi è questa ragazza? Perchè è nel mio stesso letto?-
Nemmeno lei sembrò vedermi o sentirmi e continuò ad andare verso il letto.
-La signorina ha chiamato?-
-Hai aperto tu la finestra?-
-Certo,mia cara. Si deve cambiar aria-
La fanciulla sbuffò e saltò giù dal letto,immersa in una vaporosa camicia da notte di organza e tenendo tra le mani una bambola di porcellana vestita da principessa.
-Dunque è già tempo di saltare giù dal letto ..-
-Ebbene .. Coraggio piccola mia,vestitevi e andate a far colazione mentre rassetto la vostra stanza.. -
La fanciulla si diresse verso un paravento azzurrino in stile rococò,poco distante dal letto,seguita dallo sguardo vigile della giovane Farrah.
-Mio Dio,Ophelia!-
Ophelia. La dama bianca.
-Cosa c'è?-rispose stizzita la piccola Ophelia,stringendo i pugni e facendo cadere la bambola.
-La bambola,mio Dio! Avete sedici anni ormai,dovreste cederla a vostra sorella!-
-Genevieve ne ha già tante ..-era già sparita dietro il paravento-E solo a lei è rimasto il privilegio di entrare nella stanza dei giochi .. A me solo questa!-
Mi avvicinai al paravento e appoggiai l'orecchio alla sua superficie pastello. In quel momento nessuno poteva sentirmi o vedermi,ma non ero capace di oltrepassare i solidi come avrebbe fatto un fantasma. Sentii la stoffa scivolare sul suo giovane corpo,sentii i suoi piedi nudi che picchettavano sul parquet,e poi le mani che prendevano l'acqua,scrosciante sul suo viso.
-Per favore,Farrah,non dirlo alla mamma! Sarà il nostro segreto!-
Farrah ridacchio aprendo il guardaroba e tirando fuori un abito bianco,leggero come una piuma.
-Sarà l'ennesimo nostro segreto,signorina mia .. Coraggio,venite fuori che vi vesto .. Oggi sarà una giornata speciale!-
-Non vedo l'ora! Avete già preparato il calesse per la gita?-
Ninfa di pelle morbida e lucida,e morbida anche lei stessa,con quei piccoli piedi e le gambe ben tornite. Sgusciò fuori dal suo nascondiglio con indosso la sottana di seta e organza,un lieve velo che lasciava intravedere i piccoli capezzoli rosei,e i capelli ancora sciolti e scombinati. Ophelia sorrideva dolcemente e si lasciava vestire da donna,si lasciava pettinare da donna e poi ricoprire di profumo.
-Prendimi il cappellino di paglia,quello con il nastro celeste!-
Mi voltai in direzione della giovane Farrah e un oggetto ovale e piatto,lucido ai raggi del sole,mi colpì: nuovamente un ritratto. Mi avvicinai ad esso,spinto da chissà quale curiosità,mentre la giovane Ophelia aveva rivolto gli occhi verso la stessa direzione dei miei e quasi sembrò che mi guardasse,che mi guidasse con il suo sguardo buono e ingenuo. Mi avvicinai al ritratto:raffigurava un giovane uomo,forse mio coetaneo,col volto ancora imberbe ma con un lieve accenno di barba sopra le sottili labbra e accanto alle orecchie;sorrideva placido e serafico,con gli occhi verdastri lievemente socchiusi e le guance arrossate,mentre il bel viso era circondato da fitti capelli corvini.
Vidi Ophelia avvicinarsi al ritratto,staccarlo dalla parete e portarselo al petto,arrossendo.
-Farrah..?-
La donna si voltò verso di lei tenendo tra le mani il sospirato cappellino.
-Lui ci sarà? Hai sentito papà o mamma parlare al riguardo?-
-No,signorina mia .. Non ne ho la più pallida idea!-
Ophelia si buttò alle sue braccia sospirando.
-Fammi bella,oggi,davvero bella!-
   
 
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