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Autore: Ornyl    10/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse ero morto durante quella notte e avevo raggiunto il paradiso onirico dove Ophelia passava i suoi non-giorni da anima trapassata,dove tutto era risplendente di antica giovinezza. Forse ero il fantasma di una dimensione che non era la mia e attendevo di trovare il mio cielo invece,quello che pensai di aver trovato quando riaprii gli occhi.
E il mio cielo era tanto,tanto simile alla realtà. Forse era la realtà stessa.
Mi svegliai di soprassalto,sgranando gli occhi al soffitto. La stanza giaceva nella penombra lilla di un mattino nuvoloso e ventoso. Girai il viso verso la finestra e vidi le cime degli alberi violentemente scosse sotto un cielo mezzo grigio e mezzo rosa,con un sole piccolo e biancastro in mezzo alle nuvole:non più luce accecante di un tiepido mattino,niente profumi,niente ninfette tornite e terrene.
Alla porta qualcuno bussò vigorosamente.
-Il cappellino col nastro celeste .. Non dimenticatelo,signorina ..-
Non so perchè pronunciai quelle parole,ciò era lo stesso quesito che molto probabilmente la vecchia Farrah s'era posta in quel medesimo secondo,entrando con un'espressione spaventata e sorpresa.
-Signore?-
-Eh?-
Venne al mio capezzale,guardandomi tristemente preoccupata come se fossi già sul letto di morte.
-Avete dormito bene,signore? Volete che apra la finestra?-
-Sì .. Bene,davvero. No,non aprite la finestra-
-Sicuro,signore? Avete davvero dormito  bene?-
Il tono con cui enfatizzò la parola davvero mi fece trasalire.
-Come un angioletto,amica mia. Potreste farmi portare la colazione,per cortesia?-
Farrah faceva avanti e indietro con lo sguardo perso,quasi pareva posseduta. Mi guardava triste e preoccupata quasi stessi morendo o quasi conoscesse quanto quel sogno mi avesse turbato,poi ritornò a sedersi accanto a me.
-Avete sognato lei,non è così?-
Mi fissava con occhi sgranati e terrorizzati,ma allo stesso tempo nervosamente curiosi di sapere la mia verità onirica.
-Non fissatemi così,per amor del cielo!-
Scosse la testa,si alzò di scatto e fece un profondo inchino per scusarsi.
-Perdonatemi,signore. Farò in modo di portarvi la vostra colazione .. Dio mio quante cose da far oggi ..-
Se ne andò quasi singhiozzando ed io la guardai con pietà. Decisi dunque di iniziare a vestirmi.
Ero più vivo che mai,tristemente vivo. Provavo tristezza nel vedere quella vecchia donna tremare ogni qual volta che venisse pronunciata una sola sillaba del nome della padrona,nell'avere sognato quella fanciulla dal sorriso triste,nell'atmosfera grigiastra di quella mattinata.
A portarmi la colazione non fu Farrah,ma l'altra domestica che avevo visto il giorno precedente. Era molto più giovane,con i capelli corvini,pallida e secca. Mi portò un vassoio d'argento con una panciuta teiera di porcellana bianca e azzurra,una tazza con decorazioni simili e del pane tostato col burro.
-Signore..-aveva una voce innocente e limpida,ancora intatta dal tempo e dall'età-Ecco la vostra colazione. Vi piace il tè grigio al bergamotto?-
La osservai poggiare il vassoio sulle mie ginocchia ed arrossì. Le sorrisi lievemente e si alzò di scatto,lisciandosi il grembiule.
-Va bene,può andare .. Poggiatelo qui,ecco,bene così-
Fece atto di andarsene ma la fermai,volevo chiedere dove fosse Farrah.  Mi guardò sorpresa,forse i precedenti padroni non tenevano in chissà quale conto le emozioni dei domestici.
-Farrah? Beh,è nei suoi alloggi,signore. Non sta molto bene,oh a dire il vero non sta quasi mai bene. Ha ancora vivo il ricordo della signora Alleyn ..-
-Alleyn è il cognome di Ophelia da sposata?-
Annuì e sospirò.
-Come darle torto,del resto .. Soffriamo tutti qui dentro! Ma sapete,lei l'ha cresciuta,è stata la sua balia ..-
-Sì,lo so bene .. La vestiva anche lei ..-
Non lo sapevo nemmeno adesso. Quel sogno che mi aveva fatto credere d'esser morto era più vivo che mai davanti ai miei occhi,con l'immagine candida e danzante della giovane Ophelia pronta per andare in gita con la famiglia.
La piccola domestica mi guardò spaventata e aprì la porta.
-Già,santo cielo. Anche questo- e aprì la porta,chiudendola seccamente.
 
Quando finii di fare colazione lasciai il vassoio sullo scrittoio,dunque scesi al piano terra. I miei passi ancora rimbombavano nel silenzio del piano degli alloggi signorili,ma quando fui in procinto di scendere lo scalone udii una voce profonda e maschile tuonare da sotto la scala,e insieme a questa la voce più sottile di Farrah.
-Farrah? Cosa c'è?-
Due teste si alzarono verso di me:quella canuta e malinconica di Farrah e quella scura e fiera di un uomo. Fu la prima cosa che vedetti,una testa di capelli corvini e a tratti grigiastri,quasi azzurrini,tanto simili a nuvoloni dalla forma strana;poi un collo ben tornito e pallido sosteneva un viso dalla forma sì indescrivibile ma armoniosa allo stesso tempo,pallido anch'esso ma circondato da una barba spessa e nera,tutt'uno con la terribile massa di capelli;due occhi serpentini e infantili allo stesso tempo,sormontati da sopracciglia nere e spesse, illuminavano quel viso rendendolo magneticamente inquietante,benchè le sue sottili labbra cercassero di sorridere in modo più o meno amabile. Continuando a scendere vidi finalmente il suo abbigliamento:nera era la sua giacca,ben abbottonata e aderente alle sue grosse spalle,così come i calzoni bluastri che fasciavano le gambe di quel raffinato gigante. Le sue grosse mani dalle dita spesse,decorate da una vecchia fede arrugginita e da un grosso anello con una pietra smeraldo-dalla foggia simile a quello di Ophelia nel ritratto-poggiavano su un bastone da passeggio a forma di civetta,sul quale spiccava la scritta aletheia intarsiata d'argento. Poi portò una mano alle labbra e cominciò ad allisciarsi i baffi quasi fosse un gatto.
Non sapevo chi fosse o cosa ci facesse in casa,ma quegli occhi verdastri e cangianti e quei terribili capelli li avevo già visti. Quell'uomo vestito di nero dall'espressione inquietante non poteva essere che la versione invecchiata del giovane del ritratto che avevo visto in sogno. Impallidii ed ebbi la necessità di tenermi al passamano dello scalone mentre Farrah taceva e mi guardava come se avesse bisogno di aiuto.
-Finalmente!-esordì il gigante,sorridendo come un bambino e arrossendo tutto-Finalmente abbiamo modo di conoscerci!-. Il suo vocione risuonò in tutto il salone,facendo quasi tremare le pareti. Mi tese la grossa mano e me la strinse con foga,fissandomi avidamente con quegli occhi gialli e luminosi. Terribilmente belli e intelligenti,vivi.
-Il piacere è mio,signor .. Con chi ho l'onore di parlare?-
-Ma come? E' in casa mia e non mi conosce?- io lo conoscevo già. Ridacchiò in maniera allegra e inquietante,dunque proseguì-Barone Alexander Mathieu Alleyn,genero e ancora .. Proprietario di questa villa-
Disse le ultime parole con particolare soddisfazione e Farrah lo freddò con uno sguardo colmo d'odio. Non avevo mai visto tanto odio negli occhi di una donna,specialmente così anziana.
-E voi,dunque? Siete l'acquirente?-
-Martin Stevens,l'onore è mio .. Sì,sono andato a parlare con il signor Prynne e a breve gli consegnerò l'acconto. Mi sono innamorato di questa casa,signore-
Alleyn mi sorrise amichevolmente e la sua aria da demone sembrava essersi dissolta,lasciando spazio ad un gigante buono dai folti capelli corvini. Dai suoi occhi erano spariti l'espressione furba e quel lampo maligno,e così davanti a me stava un giovane uomo forse poco più anziano di me,sorridente in maniera affabile e intelligente.
-Già .. Come non innamorarsi di questa villa.. E a quanto ha intenzione di venderla il mio beneamato suocero?-
Suocero. Quando pronunciò questa parola Farrah si strinse nelle spalle e il suo volto assunse un'espressione terribilmente addolorata,quasi contrariata da ciò che Alleyn andava dicendo.
Ecco chi era davvero quell'uomo,se non il vedovo della trapassata Ophelia.
-Signore-si immischiò-Non son faccende che riguardano una governante,è tempo per me di andare .. Con permesso,mr Stevens ..-
Alleyn la osservò con occhi freddi ma velati da un lampo di tristezza,quasi ci fosse una minima parte di lui che condividesse il dolore della vecchia.
-Ecco,amica mia,vai pure .. Lascia questi due gentiluomini a parlare di affari importanti,suvvia ..-
Farrah sparì sospirando dietro una porta e Alexander tornò a fissarmi.
-Bene,amico mio .. Spostiamoci in salotto ..-
Lo seguii fino al salotto,una grande stanza esagonale in cui i toni predominanti erano verde e oro. Due enormi divani di velluto smeraldo troneggiavano sulla stanza,decorata da un tappeto persiano con gli stessi colori,mentre le pareti erano decorate da teste di animali impagliati,specchi dorati e ritratti. Davanti ai divani poi vi era un caminetto sormontato da candelabri d'oro,busti di marmo e piatti di porcellana.
Ci accomodammo su uno dei divani e Alexander continuava a sorridermi.
-Dunque dunque .. Di cosa parlavamo?-
-Del prezzo della casa,signore -
Annuì e,ridacchiando,tirò fuori dalla tasca della giacca un grosso sigaro e un acciarino. Lo accese,si portò il sigaro alle labbra e aspirò:il suo bel viso intelligente venne ricoperto da una nuvola di denso fumo.
-Dunque?-
-Centomila sterline ..-
Vidi Alexander stringere i pugni e mugolare amaramente,mi sembrò stesse per piangere o per urlare. Ebbi quasi paura di quel terribile,meraviglioso gigante vestito di nero.
-Sir Alleyn? Cosa succede?-
Si alzò di scatto,tossendo.
-Dobbiamo parlarci sinceramente,amico caro-asprirò il suo sigaro e fece una pausa,poi ricominciò-Sono totalmente al verde-
Rimasi di sasso.
-Cosa intendete?-
Questa volta fu lui a stringersi nelle spalle e la sua aria imponente e bonaria sparì.
-Sono il vedovo di Ophelia,sapete no?-
Annuii.
Lui ci sarà?
-Bene,dopo la morte di mia moglie i suoi genitori si son ripresi questa casa e io ritornai in città,nel mio palazzo .. Ma beh,ammetto le mie colpe al riguardo:ho totalmente sperperato il mio patrimonio in divertimenti,feste .. Mi capite,mi capite,ditemi di sì ..-
Lo guardai negli occhi:egli supplicava e i suoi occhi giallastri erano lucidi e arrossati. Mi teneva le mani tra le sue,grandi e inanellate,e attendeva da me una risposta pregandomi come se fossi una scultura sacra. Da lontano sentii dei passi lenti e felpati,poi una cantilena mugolata da una voce femminile: Farrah era vicina.
-Sì,sì barone,ben vi comprendo ..-
-E c'è dell'altro,amico mio. Non posso nemmeno riacquistare questa casa per due ragioni: Prynne non me la cederebbe mai ed io non ho più abbastanza soldi.  Ho solo debiti,tantissimi debiti .. Presto prenderanno pure il mio palazzo in città,benchè ormai nemmeno lì dentro ci sia molto da conservare o da vendere .. Non basterà ad estinguere i debiti,assolutamente no ..-
 La sua voce si fece lamentosa e le sue grosse,forti mani strinsero ulteriormente le mie. Mi morsi il labbro dal dolore.
-Signor Stevens .. Non ho più dove andare,amico mio .. Concedetemi di convivere insieme a voi,concedetemi di abitare almeno parte di questa casa in attesa di ulteriori sistemazioni .. -ruppe in un pianto sommesso e lamentoso e la sua testa iniziò ad abbassarsi-Vi prometto che vi pagherò l'affitto appena mi sarà possibile e mi accontenterò di alloggiare anche nelle stanze della servitù .. E vi sarò comunque grato,eternamente grato,sarete il mio benefattore e ritorneremo insieme all'antica gloria,e vi prometterò di aiutarvi ad affermarvi in società .. Amico mio,Martin Stevens-
Ricordai le lezioni di mio padre e quelle del mio precettore,entrambi  illuministi o quasi. E poi i loro discorsi interminabili sulla libertà umana,sull'aiuto reciproco,sul rispetto degli altri anche se son più piccoli e deboli di te,poco importa la loro effettiva classe. Ecco,lo spirito di mio padre mi si materializzò in mente e mi ammonì ad aiutarlo,a compatirlo,a sostenerlo.
-Barone Alleyn ..-
-No,il barone non esiste. Chiamatemi Alexander,ve ne prego,sono stanco di tutte queste formalità..-
-Alexander .. Datemi qualche giorno per riflettere,di grazia ..-
-Quanti ne vogliate-mi interruppe-Vi attenderò-
I suoi occhi brillavano di speranza illuminati dal timido sole mattutino.
-Al momento,se proprio avete il bisogno .. Potete alloggiare qui. Io andrò in città a firmare i documenti per l'acquisto e rifletterò sul da farsi,Alexander-
   
 
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