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Autore: FairyCleo    10/06/2014    4 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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PARTE XI
 
Di sasso. Goku era rimasto di sasso. Si sarebbe aspettato qualsiasi cosa, davvero qualsiasi cosa, ma non che gli eventi potessero precipitare in quella maniera, non lo svolgersi della scena a cui aveva assistito. Come non avrebbe potuto rimanere attonito, a dir poco sconvolto nel vedere il corpo di Vegeta mutare, cambiare forma? Le sue membra si erano allungate, la sua pelle aveva cambiato colore, e i suoi occhi… Gli occhi neri del principe dei saiyan erano diventati ardenti come le fiamme dell’inferno.

Quello non era Vegeta. E non era stato solo il cambiamento del suo aspetto fisico ad averlo fatto giungere ad una simile conclusione. Tutto in lui era diverso, cominciando dal suo sguardo fino ad arrivare alla sua aura, una concentrazione di energia così ambigua da non sfidare qualsiasi legge della natura.
Chi poteva mai essere quella creatura? Chi poteva essere stato tanto potente da riuscire a prendere possesso non solo del corpo, ma della mente del suo amico e fratello, di un essere così forte, così orgoglioso e fiero di sé? Chi poteva aver preso il sopravvento su Vegeta?

“Kaharot…”  - lo aveva chiamato l’essere che gli stava di fronte, con voce serena, pacata, quasi divertita – “Kaharot…”.
“So perfettamente quale sia il mio nome saiyan. Perché, piuttosto, non mi dici qual è il tuo?”.
“Il mio nome, Kaharot?” – aveva risposto, avanzando di qualche passo.

Era surreale. Era davvero surreale. A cominciare dal guardarlo negli occhi senza dover chinare il capo. Anzi, a dire il vero era anche un po’ più alto di lui, e doveva ammettere di essersi sentito a disagio anche per questa apparentemente sciocca ragione.
Non sapeva come comportarsi. Persino stare allerta lo stava mettendo a disagio. Era appena tornato in vita, Polunga era ancora lì, torreggiante su di loro, e non sapeva cosa fare con quell’essere che sembrava una versione troppo cresciuta  di Vegeta.
Diamine, era incredibile pensare che la situazione potesse essergli sfuggita di mano fino a quel punto. La loro era una missione di pace. Non avevano neanche lontanamente preventivato di poter fare una fine simile. O, almeno, lui non aveva pensato ad un’eventualità del genere. Era sempre più convinto che tutta quella fretta di Vegeta, tutto quel mistero, fossero relativi proprio a quanto accaduto. Il suo amico sapeva quello che li avrebbe attesi su Neo-Namecc, lo sapeva benissimo, e aveva cercato di ogni modo di scongiurarlo, cercando di fare presto, di riportarlo in vita prima che fosse troppo tardi, prima che accadesse l’irreparabile. Ma cosa poteva davvero definirsi irreparabile, a quel punto? Cos’altro avrebbe dovuto aspettarsi oltre a quell’assurdo scherzo di cui erano stati vittime? Perché Vegeta aveva preferito tenergli nascosti i suoi timori? Perché aveva voluto celargli la verità?

“Leggo molta rabbia nei tuoi occhi… Anche se, per quello che vedo, la confusione si sta man mano dissipando… Sei molto più speciale di quanto credessi, Kaharot. Non nego che questa sia per me una grande sorpresa”.
“Leggo, vedo… Di cosa diamine stai parlando?” – sembrava che lo stesse provocando. Che cos’erano tutte quelle allusioni?

Non c’erano dubbi sul fatto che avesse preso possesso di ogni singolo ricordo del principe dei saiyan, ma da come aveva parlato sembrava che sapesse chi era già da prima. La situazione si faceva sempre più inquietante. Era pericoloso. Pericoloso e scaltro, e il fatto che adesso fosse in grado di parlare anche namecciano non faceva altro che aumentare le sue preoccupazioni. Se avesse espresso a Polunga un desiderio, un qualsiasi desiderio che avesse anche solo lontanamente potuto comprendere le parole “dominio” o “universo” o “immortalità”, che cosa avrebbe potuto fare per riavere indietro il suo amico, per salvare il salvabile? Dannazione, perché non aveva mai imparato un’altra lingua all’infuori di quella comune?

“Posso insegnartela io, se vuoi” – aveva asserito quel nuovo Vegeta, ostentando calma, una gentilezza quasi stucchevole.
“Cosa?”.
“Ho detto che se vuoi, posso insegnarti io stesso a parlare la lingua namecciana”.

Era sconvolto. Come, come aveva fatto a sapere cosa stava pensando? D’accordo, Vegeta sapeva davvero essere molto scaltro e intelligente, ma non fino a quel punto. No, c’era qualcosa sotto. Qualcosa di peggio, qualcosa che gli aveva fatto venire i brividi, e questo perché Goku era convinto che quella creatura fosse in grado di leggergli nel pensiero.

“Davvero la cosa ti sconvolge così tanto?” – gli aveva domandato, incapace di mascherare divertimento – “Se è così, non era mia intenzione. Mi dispiace. Io non vorrei mai farti soffrire, fratello… Mai”.
“SMETTILA! Io non sono tuo fratello! Devi smetterla!”.

A che gioco voleva giocare? Lo credeva un idiota? Un fesso? Avrebbe fatto meglio a leggere più attentamente trai ricordi di Vegeta, in modo da vedere chi era lui realmente, cosa era in grado di fare, quanto spietato poteva diventare all’occorrenza. Forse, a quel punto, gli sarebbe passata definitivamente la voglia di fare lo spiritoso con lui.

“Oh, ma io ho già fatto quello che pensi, Kaharot. Io ho visto ogni cosa di te. So tutto quello che ti riguarda, e non solo perché i ricordi di Vegeta sono anche i miei, adesso. Non voglio prendermi gioco di te, fratello. Sì, fratello. Mi fa soffrire vederti reagire in questo modo… Io voglio solo che tu sappia la verità, Kaharot. Su Vegeta, su di te, e su quanto ci riguarda”.
“Ci?” – aveva rimbeccato Goku, sempre più confuso. Non sapeva come agire. Non sapeva davvero come agire.
“Non devi fare niente, fratello. Devi solo ascoltarmi. Io non voglio farti del male, e non volevo farne neppure a Vegeta. Lui sta benissimo, adesso, è finalmente completo. E presto lo sarai anche tu”.
“Adesso basta” – Goku aveva chinato il capo, stringendo i pugni con tanta forza da farsi sbiancare le nocche – “Devi uscire dalla mia testa. Qualsiasi cosa tu stia facendo, esci dalla mia testa e chiudi immediatamente il becco”.

Non lo sopportava. Non avrebbe potuto sopportarlo neanche volendo. Quella creatura, quella cosa a cui non sapeva dare un nome, non solo aveva preso possesso della mente e del corpo di Vegeta, unendosi a lui in una sorta di fusione, ma si era preso anche il lusso di scorrazzare nella sua, di mente, come meglio credeva. Doveva porre un freno a quella sua spavalderia, a quel suo modo di fare che lo stava decisamente mandando fuori dai gangheri, anche se non sapeva come farlo senza fare del male a Vegeta.

“Non volevo che tra di noi le cose andassero in questo modo, Kaharot. Mi dispiace averti arrecato fastidio, fratello. Non era davvero mia intenzione” – era avanzato di qualche passo, cercando di raggiungere Goku, messosi subito sulla difensiva.
“Non osare muovere neanche un altro passo” – aveva detto, prossimo a scoppiare – “E smettila di chiamarmi in quel modo. Il mio nome è Goku”.

Non poteva sopportarlo. Non poteva permettergli di chiamarlo Kaharot. Solo Vegeta poteva chiamarlo in quel modo, e lui non era Vegeta. Lui non era nessuno.
Mai come in quel momento, Goku avrebbe voluto avere a sua volta la capacità di leggere nel pensiero altrui senza bisogno di ricorrere al contatto fisico. Non poteva pensare che Vegeta se ne fosse andato davvero, non riusciva a crederlo, e solo Dende poteva sapere quanto grande fosse il suo desiderio di cercarlo, di sapere se lui era ancora lì, se stava soffrendo, se stava disperatamente chiedendo il suo aiuto. E questa impotenza, questa sensazione di totale inutilità, lo stavano portando a perdere completamente la pazienza.
Ma cosa gli stava succedendo? Non era quello il momento di perdere se stesso. Lui non aveva mai reagito in quella maniera davanti ad una difficoltà, non aveva mai lasciato che l’istinto prendesse il sopravvento sulla ragione. Aveva persino iniziato a tremare, cominciando a far davvero fatica persino a mantenere regolare il respiro. Ed era certo che fosse la presenza di quella creatura a renderlo simile ad un autentico saiyan. Era certo che fosse tutta colpa di quell’essere identico a Vegeta. Forse, a quel punto, era lecito che lo chiamasse Kaharot. Ma lui non avrebbe perso le staffe. Lui non sarebbe diventato Kaharot, mai. Nemmeno in una situazione disperata.

“Che cosa vuoi da me?” – gli aveva chiesto improvvisamente – “Che cosa sei, tu? E che cosa hai fatto a Vegeta?”.
“Io non sono una creatura malvagia, Goku. E non ho fatto niente al tuo amico Vegeta”.
“Bugie. Solo bugie”.
Quella creatura aveva chiuso gli occhi, scuotendo leggermente il capo prima da un lato, poi dall’altro, mostrando dispiacere.
“Mi rendo conto che per te sia difficile, fratello… Me ne rendo conto davvero. Ma dimmi… Cosa posso fare per farti capire che puoi fidarti di me?”.
Lo aveva sentito. Goku lo aveva sentito chiaro e tondo, ma non aveva visto quella labbra muoversi, non aveva visto articolare nessun suono, non aveva visto muovere neppure un muscolo di quel corpo tanto simile a quello di Vegeta. E non aveva visto niente del genere perché le parole erano riecheggiate nella sua testa, chiare, nitide, più vive e vere che mai.
Di quali altre capacità straordinarie era dotato quell’essere? Che cos’altro era in grado di fare?
“Posso mostrartelo, se vuoi” – aveva detto, ammettendo così di essere nuovamente entrato nella sua testa, di aver nuovamente infranto l’ordine che gli era stato impartito – “Così come posso insegnartelo. Posso mostrarti tutto quello che vuoi, tutto quello di cui sei capace. Ma prima devi fidarti di me. Dimmi, fratello, come posso fare in modo che tu inizi a fidarti di me?”.
Era confuso, era sempre più confuso. Ma se voleva batterlo, se voleva almeno provare a farlo, dovevano conoscerlo meglio, e per poterlo conoscere meglio, doveva essere in grado di fare quello che al momento non poteva.
Avrebbe giocato con il fuoco. Avrebbe realmente giocato con il fuoco, quella volta. Ma doveva tentare. O forse, sarebbe stato davvero tardi.
“Dov’è il trucco?” – aveva però chiesto, in totale disaccordo con quanto appena pensato.
“Trucco?”.
“Sì, il trucco. Se dovessi rifiutarmi, cosa farai? Minaccerai la mia famiglia, i miei amici? O di distruggere la Terra?” – il pensiero di Goku era immediatamente volato a Chichi, a Gohan e al piccolo, adorabile Goten. Aveva fatto quel viaggio solo per poter stare accanto al suo bambino, e adesso che avrebbe potuto, una creatura sconosciuta impossessatasi del suo amico glielo stava impedendo. Ed ecco che l’odio stava di nuovo montando, portandolo vicino al limite.
Lo sguardo, quello sguardo così dolorato che aveva sfoderato, era davvero stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Goku stava per scoppiare. Come osava, come aveva potuto anche solo lontanamente prendersi gioco di Vegeta in quel modo? Il suo amico, il suo principe, non avrebbe mai assunto una simile espressione, non si sarebbe mai abbassato a tanto. Persino nel giorno della sua morte avvenuta per mano di Freezer aveva mantenuto dignità e durezza, anche se bagnate da un mare di lacrime. Quella creatura non era Vegeta. Quella creatura doveva sparire. E doveva farlo immediatamente.

“Non ci sono trucchi. Mi spiace che tu possa pensare che io voglia usare qualche mezzuccio per arrivare a guadagnarmi la tua fiducia. Non minaccerò nessuna delle persone a cui tieni. Mi sembra di aver capito che la mia unione con Vegeta ti abbia già arrecato molta sofferenza, anche se non immagini quanta gioia possa aver causato in lui”.
Sarebbe stato superfluo dire che ne dubitava con tutte le sue forze.
“Tu vuoi mostrarmi le tue ragioni, non è così, creatura? E vuoi mostrarmi lealtà. E’ questo quello che vuoi, vero?”.
La risposta aveva avuto bisogno di più tempo per essere formulata, quella volta. E, ancora una volta, Goku aveva maledetto se stesso per non essere stato in grado di leggere nel pensiero.
“Farei qualsiasi cosa” – aveva risposto lui – “Qualsiasi”.
“Allora, manda via Polunga”.

Era stato chiaro come il sole. Voleva conquistarsi la sua fiducia? Bene, che congedasse il drago. Le sfere si sarebbero di nuovo sparpagliate, e a quel punto avrebbe avuto un po’ di tempo prima di doverlo eventualmente evocare un’altra volta - ammesso di riuscirci -  avendo del tempo per poter cercare di distruggere il nemico.
Lo aveva osservato a lungo prima di pronunciare le parole in quella lingua che Goku non era in grado di comprendere, ma alla fine aveva obbedito, e Polunga era andato via, congedandosi da loro tra nubi nere e lampi di luce dorata.

“Adesso ho la tua fiducia, fratello?”.
“La mia attenzione, creatura. Ci vuole ben altro per guadagnare la mia fiducia”.
“Me ne rammarico” – aveva risposto, addolorato – “Ma forse, troverò il modo per farmi perdonare”.
“Certo… Cominciando col dirmi cosa vuoi e che fine hai fatto fare ai namecciani”.
“Tutto a suo tempo” – aveva detto, librandosi in volo – “Tutto a suo tempo”.

Non aveva avuto scelta se non seguirlo. Anche se a malincuore perché quello non era il suo amico, anche se con una punta di odio perché era certo che lo stesse incastrando, anche se con estremo rancore perché aveva rovinato la felicità del suo ritorno in vita, Goku era stato costretto a seguire chi lo stava precedendo, ingannando e di certo usando, era stato costretto a seguire un essere simile a Vegeta che aveva risvegliato in lui strani istinti, che poteva leggergli nel pensiero e di cui non sapeva neanche il nome.

“Alpha” – aveva improvvisamente detto la voce entrata nella sua testa, svelando almeno una parte del mistero – “Loro mi chiamavano Alpha”.
Fine parte XI
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Orbene, anche se con un bel po’ di ritardo, eccomi qui! Ragazzi miei, fa un caldo che si muore, sto studiando sempre, sono a dieta senza risultati (maledetta prova costume) e l’unica cosa che vorrei fare è emigrare al mare. U.U
Ma purtroppo la sessione si avvicina, e non posso di certo abbandonarvi, non vi pare?
Ed ecco che siamo entrati nel vivo della storia. Che volete che vi dica, Alpha sa essere molto persuasivo e Goku sa farsi abbindolare piuttosto di frequente, anche se questa volta ne è più che consapevole. Di certo, il suo comportamento sta mutando. Rabbia. Goku è pervaso da una grande rabbia e da una forte delusione per aver perso il controllo della situazione e aver di conseguenza perso Vegeta. Non potrà tornare da suo figlio come aveva desiderato, non potrà riportare suo padre a Trunks, non immediatamente, almeno. Il pianeta sembra deserto ad esclusione di lui e di questo bizzarro personaggio che lo ha invitato a seguirlo. Quali sono le sue reali intenzioni? Vegeta riuscirà a tornare indietro?
Lo scopriremo nelle prossime puntate! XD
Bacini
Cleo

 
   
 
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