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Autore: Dany9998    11/06/2014    1 recensioni
"Amare vuol dire restare anche quando la vita ti urla di correre"
Alex e Justin sono due migliori amici, sono cresciuti insieme e hanno condiviso tutto, ormai sono come due fratelli. Entrambi hanno un sogno: Alex sogna di diventare una grande stilista, mentre Justin un cantante famoso. Si sostengono e si aiutano a vicenda nella realizzazione di questi sogni. La strada sarà piena di imprevisti e sorprese. Ma loro riusciranno a superarle assieme. E piano piano quel sentimento di amicizia diventerà sempre più forte, finché diventerà amore. E nonostante tutto e tutti saranno contro di loro, loro resteranno uniti, perché amare vuol dire restare. Dimostreranno di essere inseparabili.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-UNBREAKABLE
-Capitolo 2

 

*JUSTIN*
Presi la giacca, la mia chitarra e uscii di casa senza nemmeno accorgermi di mia madre che continuava a farmi domande. Dovevo parlare con Alex e dirle che non sarei più partito. Sicuramente ci si rattristerà perché era molto entusiasta all'idea di venire con me. Sinceramente anch'io avrei voluto passare un po di tempo insieme a lei ma non potevo.

In circa 15 minuti arrivai davanti all'Avon Theatre dove vidi Alex seduta sulle gradinate visibilmente agitata. Mi avvicinai e mi sedetti sulle gradinate accanto a lei. Si volto verso di me e restammo a guardarci negli occhi per qualche istante avendo paura di dire le cose sbagliate.
'Devo parlarti!' dicemmo contemporaneamente.
'Prima tu' mi disse
'Alex, ti ricordi che oggi dovevamo partire-' dissi mentre le mani iniziavano a sudarmi per l'agitazione. Annuì con la testa facendomi segno di continuare. '-ecco, io non posso più partire. Mio padre ha bisogno di me qui.' Abbassai lo sguardo e poi sentii Alex ridere. Alzai gli occhi verso di lei. 'Cosa c'è da ridere?'
'Neanche io posso venire, sono intervenuti dei problemi a casa e i miei non mi lasciano più. Volevo dirtelo.' mi guardava sorridendo. Quel sorriso che mi aiutava a credere ancora. So che un giorno realizzerò i miei sogni e tutto grazie a lei. Mi abbraccio e io misi le mani intorno ai suoi fianchi stringendola forte. Non farei niente per perderla, lei e il mio tutto. Ci staccammo e io presi la mia chitarra. Iniziai a muovere le corde intonando una melodia. Pian pianino la gente si fermava ad ascoltarmi cantare. Mi guardavano stupiti con i loro occhi, ma gli occhi più sinceri erano quelli di Alex. Quegli occhi che si perdevano in ogni mia nota.
[…] Presi la chitarra, i soldi che avevo ricavato, circa 9 dollari, pochi ma buoni. Mi incamminai verso casa sicuro che Alex mi seguisse. Mi voltai verso di lei e la vidi ancora ferma sulle gradinate
'Alex stai bene?' gli chiesi preoccupato.
'Si, sto bene, solo che non voglio tornare a casa'
'E ormai sera, dobbiamo tornare, cos'altro possiamo fare?' le dissi risedendomi vicino a lei
'Scappiamo' disse guardando nel vuoto.
'Cosa?' dissi sorpreso. Alexandra e una ragazza brava ed educata. E una ragazza che ascolta i suoi genitori e che obbedisce a tutti. Sentire da lei l'idea di scappare mi sorprese.
'Mi hai sentito bene.' mi disse ' Non voglio tornare, andiamo via!' mi disse voltandosi verso di me
'Vuoi che scappiamo?' dissi .' Allora scappiamo, ma non andiamo ad Atlanta'
'Come non ad Atlanta?' mi guardò sgranando gli occhi.
'Atlanta e troppo vicina, se scoprirebbero che siamo scappati ci verrebbero a prendere subito e saremo nei guai! Dobbiamo andare fuori dal Canada!' dissi abbastanza serio da metterla a disagio
'Fuori dal Canada? Mi guardò perplessa. La stavo mettendo alla prova, volevo vedere quanto avrebbe resistito.
'Si, ci stai o no?' dissi fissandola negli occhi. Lei mi guardava indecisa, distolse lo sguardo e restammo in silenzio per qualche minuto. Le poggiai una mano sulla spalla e lei sussultò.
'Allora?' le chiesi
'Ci sto' spalancai gli occhi stupito dalla sua risposta. La brava ragazza sarebbe scappata con me.
'E...dove andiamo?' mi chiese incuriosita
'Non ho mai visto New York, che ne dici se andiamo li!?' le risposi subito
'Va bene, penso sia una bella città, ma e lontana'
'Non ti preoccupare risolvo io' le risposi rassicurandola 'Adesso andiamo che e tardi'

Ci incamminammo verso casa, la accompagnai e poi andai a casa. Aprii la porta, entrai in casa e salii in camera mia. Non avevo nessuna voglia di parlare con nessuno. Mi misi sul letto e presi il cellulare. Dopo qualche squillo la persona dall'altra parte rispose.
'Pronto?'
'Ciao Ryan, sono Justin!'
'ciao bro!' mi rispose sorpreso
'Ascolta ho bisogno di un favore!'
'Qualsiasi cosa per te, dimmi!'
'Procurami due biglietti d'aereo per New York per domani.'
'Come mai Justin?'
'Vengo a farti visita fratello'
Riattaccai e mi stesi sul letto sorridendo. Ripresi il cellulare e mandai un messaggio ad Alex.
 

Per Alex

Ci vediamo domani. Ho preparato tutto


Aspettai qualche minuto ma non ricevetti nessuna risposta. Quella ragazza voleva scappare davvero. Ormai le avevo dato la conferma e non potevo deluderla. Poi sicuramente mi avrebbe fatto bene prendermi una pausa. Staccarmi dalla mia famiglia e dai problemi constanti. Almeno per un periodo. Avrei rinunciato al concorso e forse alla mia unica occasione per affermarmi. Ma sinceramente non avevo scelta.

 

*ALEX*
Entrai in casa provando a non fare rumore. Era ormai notte fonda e i miei genitori dormivano, non volevo svegliarli. Se mi avrebbero visto entrare a quell'ora mi avrebbero ucciso. Salii le scale con cautela senza fare nessun rumore. Entrai in camera mia e mi buttai sul letto affondando la testa nel cuscino. Sarei partita con Justin, non sono più la cocca di mamma. Dimostrerò di essere abbastanza grande da cavarmela da sola. Stavolta avrei deciso io! Sarei partita con Justin. Lontano da qui. Le valigie ormai erano pronte non avendole disfatte quando me lo aveva detto mia madre. Mi misi a letto e cercai di dormire, quando sentii la porta della mia camera aprirsi e dei passi venire verso il mio letto. Spaventata, accesi subito la luce e vidi Luke, ormai a due centimetri da me. Sussultai e mi alzai dal letto.
'Che ci fai qui?' dissi abbastanza piano da farmi sentire solo da lui 'esci dalla mia stanza, ORA' dissi alzando la voce.

'Shhh calmati' mi disse mettendomi una mano davanti alla bocca

'Esci fuori Luke!' dissi nervosa

'Alex dobbiamo discutere, so che forse te non provi quello che provo io. Ma almeno dammi una possibilità' disse lui avvicinandosi sempre di più a me

'No Luke. Neanche una, non sei il tipo di persona che se lo merita. Non ti voglio. Ora sparisci!' dissi senza guardarlo

'Te ne pentirai vedrai. Soffrirai e verrai da me piangendo implorandomi di starti accanto' disse e poco dopo usci sbattendo la porta

Luke era innamorato di me da qualche mese e ogni volta che aveva l'occasione provava ad avvicinarsi a me, mi diceva quanto mi ama, mi faceva discorsi filosofici. Per non parlare delle rose e dei regali. Siamo cresciuti insieme e lui spera che forse un giorno lo accetterò. Forse più obbligata che per mia scelta. In quest'ultimo periodo si stava facendo strada attraverso i miei genitori che non facevano altro che parlarmi di lui! E stressante, Luke lì, Luke qui, ecc....non vedevo l'ora di partire e scappare da quest'inferno.

Presi il cellulare e lo sbloccai, vidi che avevo un messaggio da Justin.

 

Da Justin:
Ci vediamo domani. Ho preparato tutto.
Per Justin:
Va bene, ci incontriamo davanti all'Avon Theatre cosi i miei non mi vedono.

 

 

*JUSTIN*
Uno squillo secco mi sveglio! Avevo ricevuto un messaggio. Presi il cellulare e mezzo addormentato vidi che era da Alex. Lo lessi, lei era pronta a partire. E anch'io. Sprofondai la testa nel cuscino cercando di addormentarmi di nuovo, ma inutile. Quel messaggio mi svegliò e non c'era più possibilità per riaddormentarmi. Mi alzai e uscii dalla camera. Entrai nella stanza di fronte alla mia. La stanza era mezza illuminata dalla luce della luna che entrava dalla finestra. I raggi di luce accarezzavano delicatamente il volto di Emma. Lei era la più importante per me e avrei dato la vita perché non le mancasse niente. La mia sorellina. Un sorriso spuntò sulle mie labbra. Domani scapperò per lei. Realizzerò i miei sogni per poi poter realizzare i suoi. Uscii dalla camera chiudendo in silenzio la porta. Scesi le scale e andai in cucina a bere un po' d'acqua. Posai il bicchiere sul tavolo. Uscii dalla cucina e aprii lo sgabuzzino. Presi due valigie vuote e salii in camera cercando di non svegliare nessuno. Entrai nella mia stanza, chiusi la porta a chiave e buttai le valigie sul pavimento. Aprii l'armadio e buttai tutti i vestiti nelle valigie. Poi aprii i cassetti e presi tutti i calzini e le mutante mettendole accanto ai vestiti nelle valigie. . A fatica chiusi le due valigie e le infilai sotto il letto in modo che nessuno potesse vederle. Guardai l'orologio e notai che erano le 3 di mattina. Sarebbe meglio dormire. Mi infilai tra le coperte, chiusi gli occhi e subito mi addormentai.
Preparai il letto e andai in bagno a preparami. Mi infilai sotto la doccia rinfrescandomi. Uscii molto velocemente. Mi vestii con dei jeans stretti e una maglietta ad con scollatura a v. Mi lavai i denti e mi alzai i capelli con il gel. Uscii dal bagno e notai che gli altri non erano ancora svegli. Entrai in camera di mia sorella, dormiva ancora. La baciai sulla guancia. Stavo scappando, mi stavo ribellando e non so se avrei fatto ritorno a casa presto. Uscii dalla camera di Emma e andai nella mia. Presi le valigie e il cellulare. Uscii dalla casa e andai verso il teatro. Arrivato li mi sedetti sulle scale del teatro. Era come se fosse l'ultima volta. Una strana sensazione mi attraversò e senti i brividi dietro la schiena.

*ALEX*
Suonò la sveglia e la spensi subito provando a non svegliare nessuno. Mi alzai piano dal letto e andai in bagno a prepararmi per la partenza. Decisi di non fare colazione perché saremo andati in aereo a New York e non volevo iniziare a vomitare durante il volo. Presi le valigie, il cellulare e le chiavi di casa e uscii in silenzio. Presi l'autobus per arrivare all'Avon Theatre il prima possibile. Quando sono scesa dall'autobus vidi Justin seduto sui gradini accanto alle valigie. Lui era l'unico che contava, stavo scappando di casa cosciente che i miei mi avrebbero ucciso. Stavo lasciando tutti e tutto per lui. Forse lui per me non e solo un amico, ma molto di più. 

   
 
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