Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: ansaldobreda    11/06/2014    1 recensioni
allora, prima di tutto è la mia prima storia (vi prego non sbranatemi!) e volevo dedicarla al mio personaggio preferito di sempre, C-17. da quando ero piccola mi sono sempre divertita a creare storie insieme a lui, e vorrei raccontarvi la mia versione della sua storia, o almeno provarci :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È sempre così. Alla fine dell’anno mi tocca recuperare, e fare i compiti, e studiare. Credo che non esista una tortura peggiore. Sto ripassando con la penna le scritte su una scheda di matematica da consegnare domani quasi da un’ora, senza essere riuscito a rispondere a sette delle dieci domande. Il prof che avevo prima continuava a ripetere che la matematica rispecchia la vita, forse è per questo che non ci capisco niente. Poi è arrivato questo pazzo, che nella matematica ci vede i messaggi divini o i segreti dell’universo. Per esempio questa domanda: “Molti matematici usavano i loro calcoli per sfuggire alla vita reale, e così molti di quelli che sono diventati 'grandi' hanno visto nella loro attività una via di fuga dal mondo. Parla del tuo modo per fuggire alla realtà, e del perché, secondo te, gli uomini hanno bisogno di rifugiarsi in un’attività per potere stare bene con sé stessi”. Ora ditemi se questa è una domanda di matematica. Quello dice che vuole studiarci, ma io dico che è solo uno di quegli insegnanti che vogliono fare gli alternativi e finiscono per starti ancora più sul cazzo degli altri. Oppure è completamente pazzo. Una via di fuga… Infilo una mano sotto la felpa e percorro il mio braccio ruvido. Poi afferro la penna, calco così forte che potrei bucare il foglio. “Non esiste una via di fuga”.
 
Mi sono pure impegnato per capirci qualcosa in quella cavolo di scheda e oggi lui non c’era. Che stronzo. In compenso c'è una mosca bastarda che mi gironzola intorno da tutto il giorno, insieme alla sensazione di essere osservato. Ormai sto andando in paranoia, io sono sicuro che qualcuno mi stia seguendo. Quando il pullman si ferma alla mia fermata non scendo subito. Aspetto che le porte si stiano quasi per chiudere, rischiando quasi di rimanere incastrato, ma quando sono sceso la sensazione è sparita, e anche la mosca. Entro nel cortile di casa mia, quando sto per aprire la porta mi blocco. Sento delle voci all’interno. Quella di Hector, inconfondibile, e poi un’altra ancora più inconfondibile, quella di quel vecchio rauco del mio prof di matematica. Che cazzo ci fa a casa mia? Se non è venuto a scuola per parlare con Hector è messo male. Non riesco a sentire quello che dicono, perché stranamente Hector non sta urlando, anzi, parla in un tono quasi normale. Mi accuccio sotto una finestra aperta per poter sentire. «E in cosa consisterebbe questo esperimento?» Questo è Hector, che non si è mai interessato a esperimenti, credo, in tutta la sua vita.
«È molto semplice, attraverso dei supporti meccanici io riesco ad aumentare le potenzialità di un individuo. In base hai miei studi ho ragione di credere che con dei soggetti giovani il risultato sarà migliore.»
«E lei crede che i miei… figli saranno adatti?» Ma che cazzo…
«Io ho studiato molto i loro comportamenti, e devo dire che finora sono risultati i più idonei. E non ho più tempo da perdere, mi spiego?»
«Certamente, ma lei parlava di soldi.» Ecco.
«Certo, sono a conoscenza delle difficoltà economiche in cui vi trovate, e vorrei venirvi incontro.» Porge a Hector un foglietto, credo un assegno, facendogli illuminare lo sguardo. «Voglio che sappia che io non avrei nessun problema a prelevare i ragazzi senza il suo consenso. Ci pensi, fra qualche anno se ne andranno di casa e lei non potrà impedirlo, e perderà l’assegno di mantenimento. La cifra che le ho proposto mi sembra ragionevole.»
«Più che ragionevole.» Che cosa sta succedendo? Vedo Annabel sbucare dall’angolo in cui era stata in tutti questo tempo.
«Ora basta!» La sua voce è alterata, deve essere una cosa seria se si è intromessa. «Lei ci sta dicendo che sarebbe disposto a pagarci per trasformare quei ragazzi in…»
«In cyborg, signora. Esattamente.» Mi scappa un gemito. Corro dall’altro lato della casa, in tempo per non farmi vedere da Hector che si affaccia alla finestra per controllare. Cyborg, ha detto cyborg… Sto sognando, sto sognando per forza. Ritorno sotto la finestra e sento Annabel riprendere a parlare. «No, io non lo permetterò. Anche se non sembra io sono affezionata a quei ragazzi. Lei non li trasformerà in mostri.»
«Signora, non si è opposta a suo marito per tutto questo tempo e non si opporrà a me. Poi le ripeto che ha tutto da guadagnarci.» Schifoso bastardo!
«Bene, ormai è deciso» continua Hector. «Nicholas sarà qui a momenti, mentre Alison…»
«Se ne stanno occupando i miei collaboratori.» Senza pensarci tiro fuori il cellulare e compongo il numero di mia sorella, mentre quelli continuano a parlare. Mentre il telefono squilla mi accorgo di trattenere il respiro.
«Pronto?»
«Al, ascoltami sei in pericolo, vattene da dove sei!» le grido sussurrando.
«Ma che cosa stai dicendo?»
«Delle persone ti verranno a prendere, devi ascoltarmi, vattene!»
«Nick, lo sai che mi da fastidio che mi chiami quando sei fatto.»
«Alison, ti prego ascoltami!»
«Ciao.» Ha messo giù. Che stupida. Mi accorgo che in casa nessuno sta più parlando, ma prima di capire che devo correre una mano mi afferra il braccio destro. So che è quella di Hector senza neanche guardarlo in faccia.
«Beccato, Nicholas. Professore, forse le converrà anticipare i tempi.»
«Non mi toccare bastardo!» Gli afferro la mano e gliela mordo con tutta la mia forza, facendo schioccare le mascelle. Appena allenta la presa, scatto. Scavalco il cancelletto con un salto e mi precipito in strada. Con la coda dell’occhio vedo il vecchio che esce dalla finestra, sembra quasi che voli. Giro in una vietta fra due case e poi subito in un’altra. Mi fermo un attimo per vedere se è dietro di me, ma non c’è nessuno. "Queste vie sono troppo piccole perché possa conoscerle" cerco di ripetere a me stesso. Le gambe mi tremano, ma non mi fermo. Non so dove stia andando fino a quando non mi ritrovo davanti alla scuola. Mi volto, credo di averlo intravisto, corro verso il portone. “Pensa, Nicholas. Un posto che i professori non conoscono”. Mi viene subito in mente il tetto, non ci ho mai visto un insegnante. Salgo le scale, so che è dietro di me, fino a una porta antipanico. Cerco qualcosa per bloccarla, vedo in un angolo una cattedra mezza rotta che è lì da non so quanti anni. La spingo fino a davanti alla porta e mi rendo conto di aver fatto una cazzata. Come me ne vado da qui? Devo chiamare qualcuno. Cerco il cellulare nella tasca dei jeans, e mi accorgo che non c’è. Mi sono messo in trappola da solo. Mi guardo in torno, vicino a dove c’era la cattedra c’è un pezzo di metallo che prima doveva essere la gamba di un banco o di una sedia. Lo afferro. Sento bussare alla porta, qualcuno dice il mio nome. È lui. Stringo forte la gamba della sedia tra le mani. «Nicholas, aprimi.» Che cosa faccio? «È tutto inutile, non puoi scappare, non puoi andare da nessuna parte.» Mi mordo la lingua. Ha ragione. «Aprimi o sarò costretto a entrare. Possiamo affrontare questa cosa insieme, oppure mi costringi a usare la forza.» No, no, no! Io non voglio! «Non hai scelta.» Mi guardo intorno. Invece sì. “Non esiste una via di fuga”. A meno che… Sì, posso farcela. È sempre esistita una via di fuga, solo una. L'unico modo per scappare dalla vita reale, perchè tutto finisca. Il mio corpo è percorso da enormi brividi, non riesco a sentire quello che sta dicendo il vecchio dietro la porta. Io non appartengo a nessuno, decido io, non farà niente su di me, costi quel che costi. Lascio cadere la gamba della sedia, cammino verso il bordo del tetto con gli occhi sbarrati, ci salgo sopra. Non posso scappare, non posso. Mi troverebbe, lui mi troverebbe comunque. Io ho una sola scelta. Mi lascio cadere. Ho solo il tempo di pensare hai miei genitori, di vedere le loro facce nella mia mente. L'impatto non fa neanche male. Sento caldo alla testa, l’asfalto ruvido sotto le mie mani. Poi il mondo viene spento lentamente.
 
 

Angolo autore: Ciao a tutti! Scusatemi se ho aggiornato tardissimo ma la scuola mi ha uccisa! Eccoci arrivati al capitolo clou (ormai penserete che abbia una mentalità molto perversa). Scrivere questo capitolo non è stato facile, ho cercato di pensare al personaggio indipendente e ribelle di C-17 (*-*) e a come avrebbe reagito sapendo di essere stato condannato a diventare una mezza macchina al servizio di uno scienziato. Forse la mia decisione è stata un po’ drastica, ma questo (il fatto che C-17 è morto) spiegherebbe alcune cose, per esempio perché lui può rimanere sottacqua senza respirare e C-18 no (anche se questo aspetto c’è solo nell’anime). Ditemi assolutamente cosa ne pensate. Baci <3   
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: ansaldobreda