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Autore: Jales    11/06/2014    3 recensioni
Sbuffai e mi avvicinai all’oblò, affacciandomi.
Mare, mare e ancora mare.
Non c’era altro se non quella stupida ed infinita distesa d’acqua che si estendeva per miglia e miglia in ogni direzione.
Sbuffai ancora e camminai fino alla sedia di fronte alla scrivania dove mi lasciai cadere a peso morto, lasciando andare indietro la testa e chiudendo gli occhi.
{Storia a quattro mani, Madness in me&Jales}
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BROMPTON COCKTAIL
{Capitolo V}

Bussarono nuovamente alla porta.
“Az... sicura di stare bene?” domandò, da fuori, Alice.
“Ti ho detto di sì, davvero, tranquilla. Tra poco sono di nuovo da voi.” Risposi, impegnata a continuare il mio lavoro.
Da quando eravamo ripartiti, avevo fatto due cose.
Ero rimasta seduta venti minuti su un barile a fissare il capitano, da perfetta idiota, finché Gates non era venuto a prendersi gioco di me poi ero passata a fissare Alice che girava curiosa per il ponte, serena.
Era stato proprio fissando la mia amica che mi era venuta in mente un’idea geniale.
Ero impegnatissima e concentratissima.
I passi svelti e le voci dei ragazzi sopra la mia testa non mi distraevano affatto.
Lavorai, senza sosta, per quelle che credevo essere ore, ma non avrei potuto dirlo con certezza.
Poggiai il mio lavoro finito sul letto, riordinai la mia cabina poi uscii, risistemandomi in testa bandana e, velocemente, tornai sul ponte alla ricerca della mia amica.
I ragazzi mi sfilavano davanti continuando i loro lavori ma sul ponte, di Al non c’era traccia.
Sbuffai.
Adocchiai Rev ancora in piedi dietro il timone e lo vidi voltato verso di me, sembrava sorridere ma da quella distanza non ne sarei stata poi così sicura.
Mi incamminai, a passo svelto, verso di lui.
Stavo salendo la piccola scala, diretta verso il capitano quando sentii qualcuno gridare “ATTENTA!”, alzai la testa dai gradini e vidi rotolare verso di me un enorme barile.
D’istinto mi buttai di lato, urtando il bordo della nave, perdendo l’equilibrio e cadendo.
Riuscii, per un soffio, ad aggrapparmi proprio al bordo che mi aveva sbilanciata e mi ritrovai a penzoloni, con solo l’enorme distesa d’acqua sotto i miei piedi.
Mi tenevo con una sola mano e non sapevo come ci riuscivo, dato che mi ero sempre reputata una dalla scarsa forza fisica.
Sentii Alice gridare “OH MIO DIO, AZRIEL! AZRIEL!” e tanti passi che correvano verso di me.
“TIENITI, AZRIEL!” mi gridò Matt, che era stato il primo a raggiungermi ed era intento a tendermi una mano ma nel momento stesso in cui tentai di afferrare la sua mano enorme, la mano con cui tenevo saldo il bordo della nave scivolò e in una frazione di secondi mi ritrovai in acqua, calando a picco come un sasso.
Tu non sai nuotare, stolta.
La mia mente aveva ragione.
Sarei andata a picco esattamente come uno stupido sasso.
Guardai il fondo ed il panico mi assalì.
Buio.
Quella era l’unica parola adatta a descrivere quel che i miei occhi vedevano, il buio più totale.
Gli occhi bruciavano a causa del sale, mi voltai verso la superficie fissando la luce del sole calante che illuminava la superficie del mare, sempre più lontana.
Improvvisamente qualcosa smosse l’acqua sopra di me.
Riconobbi Rev che nuotava perfettamente come un pesce.
Mi raggiunse in una frazione di secondi e quando la sua mano strinse il mio polso, chiusi gli occhi che bruciavano tremendamente.
Lo sentii stringermi e ricominciare a muoversi.
Dopo pochi secondi eravamo fuori dall’acqua.
Provai ad aprire gli occhi ma non ci riuscii.
“AFFERRA LA CORDA, AZ!” mi gridò quella che riconobbi come Alice.
Tesi le mani in avanti e sentii una corda ma non riuscii a stringerla tra le mani, dato che la paura mi aveva scossa fino a farmi tremare.
Sentii di nuovo le braccia del capitano stringere la mia vita e poi lo sentii gridare “TIRATE” e in poco tempo mi sentii sollevare.
Ero stretta contro il petto del capitano e, lentamente, aprii gli occhi.
Lo trovai che con una mano teneva la corda che ci stava tirando su e mi guardava, preoccupato.
“Stai bene?” quasi sussurrò, con il fiatone.
Annuii, stordita ancora dall’accaduto.
Dopo poco eravamo sul ponte, ero seduta con la schiena poggiata ad una cassa e tutti mi stavano intorno, esclusi Alice e Rev che erano accucciati di fronte a me.
“Cos’ho combinato?” domandai, sentendo le guance scaldarsi.
“OH NO NO NO! VOI NULLA, E’ STATA COLPA MIA!” gridò, disperato, Christ, facendo un passo avanti.
“Oh, Christ, non preo-“ fui interrotta da Rev che si alzò di scatto, voltandosi verso Christ che indietreggiò di un passo, imitato da gli altri tre.
Osservai la scena, in silenzio, imitata da Alice.
“Meriteresti di essere buttato in mare.” Disse Rev, furioso.
“Chiedo perdono, capitano.” Disse Christ, abbassando, colpevole, la testa.
“Non me ne faccio nulla del tuo dispiacere, Christ, AZRIEL POTEVA MORIRE.” Gridò, sempre più furioso.
Poi fece un passo verso Christ.
D’istinto, mi alzai di scatto e toccai una spalla del capitano che si voltò, di scatto.
Lo guardai negli occhi, quegli occhi che di solito mi incutevano sicurezza, ora mi spaventavano.
Era fuori di sé.
Ritirai la mia mano, spaventata da quello sguardo.
Accortosi di quel gesto, Rev rilassò il suo viso e si voltò completamente verso di me.
Fece per dire qualcosa ma rimase in silenzio, mi osservò per qualche altro istante poi, imprecando sonoramente, si diresse verso il piano inferiore.
Calò un silenzio terribile e nessuno si mosse, neppure quando Rev sparì al di sotto della scala.
Mi voltai verso Christ e feci un passo verso di lui, vedendolo alzare lentamente la testa.
“Io.. davvero.. chiedo perdono.” Disse, sempre più dispiaciuto.
“Ehi, non è accaduto nulla, ok? E’ stata colpa mia. Dovevo stare più attenta. Scusami tu se ti ho creato problemi.” Dissi, sorridendo.
Christ mi guardò e parve sorpreso.
“Davvero non siete furiosa con me?” domandò.
“Davvero, non hai assolutamente nulla di cui preoccuparti. E non darmi del voi, ti prego. Non sono nessuno rispetto a te.” Risposi.
Christ sorrise, finalmente.
Mi voltai e trovai tutti gli altri ad osservarmi, sorridenti e sorpresi allo stesso tempo.
Tutti tranne uno, Gates.
Gates aveva le braccia incrociate al petto e mi guardava in cagnesco.
Poi fece un passo verso di me, avvicinò il suo viso al mio e mi disse “Tu, sgualdrina, ci porterai solo guai.” E si allontanò, diretto verso il timone.
“GATES, MA CHE CAZZO DICI?” urlò Vee.
“E’ LA VERITA’, VEDRAI TU STESSO.” Gridò Gates da dietro il timone.
Affiancai Vee e gli sussurrai “Tranquillo, lascia stare ti prego...” e gli sorrisi.
Vee sbuffò poi si rilassò.
“Dove andavi con tanta fretta, Az?” domandò improvvisamente Al.
Mi ricordai del perché ero corsa lì in quel modo.
“OH GIUSTO, c’è una cosa per te, in cabina, Al.” Dissi, sorridendo “Va a vederla e fammi sapere che pensi, io... ho da fare.” Dissi, allontanandomi sovrappensiero.
Raggiunsi in fretta la cabina del capitano, mi fermai davanti alla porta.
Ero veramente sicura di volerci entrare?
No.
Sospirai, poggiando lievemente la testa sul legno.
Quegli occhi mi avevano spaventata e da quando ero stata “rapita” non mi era mai, mai successo di provare paura alla vista del capitano Rev, anzi, mi aveva sempre dato stranamente sicurezza.
E se quello fosse stavo il vero Rev?
Dopotutto era il capitano di una ciurma di pirati..
Sbuffai e mi voltai, incamminandomi verso non sapevo bene dove.
Trovai una stanza aperta e vi entrai, incuriosita da un oblò decisamente più grande rispetto a quelli che avevo visto fino a quel momento.
Attraversai la lunga stanza e raggiunsi l’oblò, spostando la lastra di legno che lo teneva chiuso e arrampicandomici.
Mi accorsi di poterci passare così mi ci infilai per metà, curiosa.
Guardai in basso e notai una piccola piattaforma di legno che sembrava saldamente fissa alla nave e decisi di provare a salirci.
Passai lentamente all’interno dell’oblò e mi calai sulla piattaforma, mettendomi seduta per evitare di perdere l’equilibrio.
La vista che si prospettava ai miei occhi era.. indescrivibile.
L’enorme distesa di mare era ora quasi rosea, illuminata lievemente dal sole che sembrava sparire all’interno proprio di quell’infinita distesa di mare.
Dondolavo i piedi nel vuoto e mi piaceva, quella sensazione di vuoto.
Respirai a fondo e mi sentii, per la prima volta a distanza di una vita, viva.
Sorrisi di quei miei pensieri.
L’aria del mare mi faceva male, mi rendeva filosofica.
Non sapevo cosa pensare, riguardo all’atteggiamento del capitano che, poco prima, mi aveva tanto sorpresa.
I ragazzi erano terrorizzati, Christ quasi tremava.
E i suoi occhi.. quei suoi meravigliosi occhi mi avevano trafitta.
L’idea di vederlo nuovamente così mi terrorizzava.
Improvvisamente, dal piano superiore, sentii Vee gridare “QUALCUNO HA VISTO AZRIEL? IL CAPITANO LA CERCA!”
“SPERO SIA CADUTA IN MARE” sentii rispondere da quello che capii subito essere Gates.
Sbuffai.
Perché quell’uomo mi odiava così?
Improvvisamente ripensai alle parole di Vee “Il capitano la cerca” e il mio cuore si fermò di colpo.
Mi arrampicai in fretta e furia sull’oblò rientrando nella stanza, riportai la lastra di legno di fronte a quest’ultimo e poi presi a correre verso la porta, mentre stavo uscendo mi schiantai contro qualcuno, cadendo a terra.
Alzai la testa e davanti ai miei occhi trovai Shadows.
“Mi dispiace” mi disse, grattandosi la testa e porgendomi poi la mano che afferrai.
Mi aiutò a tirarmi su e gli sorrisi “Tranquillo.”
“Stavo andando in cabina a cercare Alice ma ho sentito Vee che diceva che il capitano ti sta cercando e beh.. dato che era nervoso.. forse è meglio se non lo fai aspettare.” Mi disse, senza smettere di sorridere.
Annuii “Hai ragione, corro da lui.” E detto ciò superai Shadows e corsi verso la porta della cabina del capitano.
Feci un profondo respiro poi bussai.
“Avanti.” Disse la voce ormai familiare di Rev.
Aprii, lentamente, la porta ed osservai Rev che, dandomi la schiena, stava in piedi e fissava fuori dall’oblò.
Chiusi la porta e feci un passo avanti “Capitano?” domandai.
Il capitano si girò di scatto sentendo la mia voce e mi guardò, preoccupato.
I suoi occhi non erano più quelli che poco prima mi avevano terrorizzata, erano tornati i tranquilli specchi puri di sempre.
Il capitano superò in fretta il tavolo e fu davanti a me in un secondo.
“Chiedo perdono se vi ho spaventata, poco prima...” mi disse, fissandomi, sinceramente dispiaciuto.
“Perché mi dai del voi?” domandai, confusa.
“Perché sono solo un pirata...” sussurrò.
“Da ora, anche io.” Dissi.
Lo vidi rilassarsi e fare un mezzo sorriso che quasi mi tolse il fiato.
Arrossii ed abbassai lo sguardo.
Solo in quel momento mi accorsi che la cabina era completamente sottosopra, fogli a terra, un barile rotto e la sedia ribaltata.
Riportai il mio sguardo su Rev che aveva seguito i movimenti dei miei occhi e ora mi guardava, di nuovo preoccupato.
“Perché hai reagito in quel modo a Christ?” domandai, senza pensare troppo.
“Non lo so.. e la cosa mi sconvolge perché credo di aver reagito così solo per... paura.” Disse, riportando i suoi occhi limpidi su di me.
“Paura?” chiesi, confusa e sorpresa.
“Strano vero? Il temibile capitano di una ciurma di pirati che ha paura.” Disse, ridendo ironicamente.
“Ma no, assolutamente, sei umano, come lo sono io e la paura è un sentimento normalissimo. Mi chiedevo... paura di cosa?”
Il capitano sospirò poi, per mia sorpresa, mi prese una mano e, senza staccarmi gli occhi di dosso, mi disse “Paura che potesse succederti qualcosa, paura di non raggiungerti in tempo, paura di non riportarti in superficie abbastanza in fretta.” Rispose e di nuovo la preoccupazione si dipinse sul suo volto.
Rimasi per qualche istante a boccheggiare, senza sapere cosa dire, sconvolta e confusa dalle parole appena uscite dalla sua bocca.
“Tu.. avevi paura per me?” fu tutto ciò che riuscii a dire e vidi il capitano annuire.
“Io... io... tu...” non sapevo cosa dire e sentivo le mie guance andare praticamente a fuoco “Perché?” domandai poi, confusa e spiazzata.
“Oh, Azriel, se sapessi dare una risposta a questa tua domanda, le cose sarebbero più semplici.” Mi disse lui, stringendo di poco la presa sulla mia mano.
Lo guardai, ancora confusa.
“Tremi.” Disse, improvvisamente.
“No” risposi, di getto.
“Invece sì, stai tremando.” Continuò lui e mi accorsi che sì, effettivamente tremavo.
Mi accorsi poi di avere ancora tutti gli abiti bagnati.
“Merda...” sussurrai, portandomi poi subito una mano davanti la bocca.
Rev rise, di gusto.
“Se mi lasci i tuoi abiti provvederò io stesso ad asciugarli.” Mi disse.
“E come?” chiesi, curiosa.
“Accenderò un fuoco, ti insegnerò a fare anche quello, ma prima cambiati e riposati. Da quando siete arrivate, né tu né Alice avete dormito neppure due minuti.” Continuò ed io annuii.
Feci per uscire dalla stanza ma Rev mi richiamò e mi voltai.
“Spero di non averti infastidita con le mie parole...” disse, abbassando lo sguardo.
Tornai indietro e mi riavvicinai, pericolosamente a lui e quando alzò lo sguardo sentii di nuovo il cuore fermarsi ma mi feci coraggio.
“Nessuno mi aveva mai parlato o guardata nel modo in cui lo fai tu, come potrebbero darmi fastidio le tue parole?” domandai, con la voce tremante.
“Ma Az, io sono...” si bloccò.
“Solo un pirata?” domandai.
Rev annuì.
“Devi ricordarti che ora lo sono anche io, la principessa è morta a bordo del peschereccio.” Sorrisi e mi voltai, uscendo in fretta dalla stanza.
Appena chiusi la porta cominciai a correre e mi infilai frettolosamente nella mia cabina, trovandoci, per mia sorpresa, Alice e Shadows.
Stavo per parlare ma Alice mi saltò addosso praticamente subito.
Indossava finalmente l’abito che le avevo fatto.
Perché sì, era per quello che avevo lavorato per ore ed era anche per quello che ero finita in acqua scatenando tutto quel casino; il nuovo abito di Alice.
Con tutta la stoffa che era avanza dal mio abito –ed era veramente tanta- avevo fatto dei pantaloni ad Alice che le arrivavano fino alle caviglie e una maglietta, in più avevo ritagliato e cucito per bene un pezzo di stoffa che ora Alice portava tra i capelli, come fiocco, tenendoli legati in una coda alta.
Ricordavo che mi aveva parlato di quanto le piacessero i fiocchi tra i capelli e i capelli legati, ricordavo che mi aveva detto “da bambina andavo matta per i capelli legati con i nastri, li portavo sempre legati.. prima di essere costretta a tenerli sciolti perché ‘più femminili
Al mi stringeva a sé, senza smettere di saltellare, finalmente scalza, anche lei.
“GRAZIE, IO DAVVERO... NON LO SO, AZ, GRAZIE!” gridò.
La strinsi anch’io.
“Sono felice che ti piacciano.” Le sussurrai, sorridendo.
“PIACERMI? CAZZO, MI FANNO IMPAZZIRE, ORA POSSO ANDARE AD INFASTIDIRE PER BENE GATES E VEE PUO’ INSEGNARMI COME CI SI ARRAMPICA!” detto ciò, sciolse l’abbraccio e corse fuori dalla cabina, su di giri.
Rimasi a fissare la porta, sbuffando.
Avrei voluto parlarle di quel che era accaduto col capitano.
Ma forse era meglio così.
Finalmente la vedevo veramente felice e la cosa non poteva che riempirmi il cuore di gioia.
Imprecai, sottovoce.
“Tutto bene?” domandò Shadows, del quale mi ero completamente dimenticata, facendomi sobbalzare e girare di scatto.
“Vi ho- Ti ho spaventata?” domandò, sorridendo.
“Scusa, ero sovrappensiero ed ho dimenticato che eri qui.” Dissi, sorridendo.
“No scusa tu se sono invadente e non me ne sono andato subito.” Continuò lui, rimanendo a fissarmi.
“Cosa facevi qui da solo con Alice?” domandai improvvisamente, vedendo arrossire l’enorme pirata che mi fece una tenerezza infinita.
“Oh, niente che possa portarti a pensare male di me! Ero venuto a cercarla perché poco prima che succedesse il disastro mi aveva chiesto di insegnarle come fare un nodo saldo con una corda ed ero venuto a chiederle se avesse ancora voglia di imparare, ma quando sono arrivato era qui su di giri che saltellava sul posto e mi ha trattenuto tutto il tempo per chiedermi di girarle intorno e descriverle tutti i dettagli dell’abito nuovo” sorrise ancora.
Lo imitai, scuotendo la testa.
“L’abito è veramente bellissimo, complimenti” mi disse, poi sia avviò verso la porta “Vado a riprendere Alice, prima che si fa buttare giù dalla nave da Gates” mi disse, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Sospirai.
Poi un brivido di freddo mi ricordò che avevo ancora addosso gli abiti bagnati così iniziai a sfilarmeli, l’ultima cosa che tolsi fu la bandana, lasciando sciolti i capelli.
Per la prima volta, mi resi conto di quando fossero realmente lunghi, sentendoli arrivare fino ai reni.
Sorrisi.
Amavo i miei capelli.
Presi l’enorme coperta dal letto e me la legai intorno al corpo, poggiando i vestiti su un barile poi iniziai a guardarmi intorno.
Fissai la porta e pensai fosse vuota, ci voleva un tocco personale, visto che io e Alice avremmo dovuto passare lì molto tempo.
Avvicinai un barile alla porta e ci salii sopra, cominciando a prendere le misure della porta poi scesi dal barile e mi diressi verso il letto cercando un po’ della corda che avevo tenuto da parte tra quella che il capitano mi aveva dato quella mattina, insieme ai vari aghi e fili.
Stavo tornando verso il barile quando la porta si spalancò, provai a dire “attenzione” ma il capitano, che stava entrando sparato, non mi ascoltò ed inciampò sul barile cadendo a peso morto su di me, che mi trovavo poco distante dalla porta.
In poco tempo mi ritrovai con la schiena schiacciata al pavimento e Rev sdraiato su di me.
Quest’ultimo poggiò le mani a terra e si tirò su quel tanto che bastava per guardarmi in faccia dicendo “OH MIO DIO, TI HO FATTO MALE? IO NON... volevo” quell’ultima parola la sussurrò e rimase a fissarmi.
Giurai a me stessa di non aver mai visto nessuno più bello di lui.
Il mio cuore sembrava voler esplodere da un momento all’altro e quello del capitano, da quanto potevo sentire, non sembrava da meno.
Improvvisamente qualcuno si affacciò alla porta gridando “CAPITANO IO- OH CAZZO!”.
Rev si alzò di scatto voltandosi ed io mi tirai su, con le guance in fiamme, poggiando i gomiti a terra.
Alice e Vee stavano sulla porta, entrambi con la stessa espressione sconvolta.
“Io... Noi eravamo venuti a chiedere.. OH MERDA NIENTE LASCIAMO STARE!” Alice chiuse la porta e poi sentimmo i due correre via.
Mi alzai di scatto e guardai Rev.
“HANNO PENSATO MALE!” gridai, sempre più nervosa.
Che figuraccia.
Improvvisamente fui distratta dalla sonora risata del capitano che irruppe nella stanza.
Mi voltai a guardarlo, confusa.
“SCUSA MA SEI BELLISSIMA, SEI COMPLETAMENTE ROSSA ED HAI UN’ESPRESSIONE MERAVIGLIOSAMENTE SCONVOLTA!” gridò, tra le risate.
Gli diedi un leggero pugno su una spalla e lui smise di ridere “Eeeehi.” Disse, sorridendo.
“Questo era piratesco ?” domandai.
“Molto.” Disse lui, senza smettere di sorridere.
“Bene, ora andiamo prima che tutta la ciurma pensi che il capitano stava facendo atti osceni con la nuova arrivata sul pavimento della sua cabina!” dissi, nervosa.
Rev sorrise, si avvicinò al barile con i miei vestiti  disse “Sì, ma prima mettiamo ad asciugare questi, o vuoi rimanere vestita solo di una coperta per il resto della nottata? Gira gente pericolosa, su questa nave e magari qualcuno potrebbe decidere di sfilarla, quella coperta.” Detto ciò ammiccò, lasciandomi stupita e facendomi arrossire di nuovo, per poi sparire fuori dalla cabina.
Quell’uomo continuava a stupirmi.
E a rubarmi il cuore, ogni istante di più.
Che pensieri sciocchi.
Scossi la testa e seguii Rev fuori dalla cabina.

Note: sarò breve perchè sono ancora mezza distrutta dal concerto dei Linkin Park di ieri sera, quindi capitemi pls çç
Capitolo sempre del mio capitano, che se non si ficca nella testolina che è bravissima verrà gentilmente (?) picchiata con i cappellini di carta.
Grazie a tutti coloro che continuano a seguirci <3
See ya,

Marinaia Al (e capitano Sah).

  
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