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Autore: kiara_star    11/06/2014    3 recensioni
[Sequel de “La carezza di un'altra illusione”]
[a sort of Thorki; fem!Thor]
~~~
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
“Perché continui a vedere del buono in Loki?”
“Perché io so che c'è del buono.”
[...]
Siamo ancora su quel balcone?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?

“Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.”
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
~~~
~~
Ancora oggi Nygis riempie il cielo di stelle continuando a piangere per il suo unico amore, nella speranza che un dì ella possa tornare da lui.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda di Nygis'
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cap28
L' ultima lacrima



XXVIII.





Quando rientrò in camera per poco non scardinò la porta; avesse avuto la sua vecchia forza lo avrebbe di certo fatto.
L'aveva cacciata via, come fosse un moccioso stupido e impertinente. Odino l'aveva trattata nuovamente con distacco e disapprovazione, e Sigyn infine aveva lasciato la stanza senza neanche voltarsi verso sua madre quando aveva provato a fermarla.
Mandare Loki sulla Terra per recuperare Steve: quale assurdità era mai questa? Cosa c'era davvero sotto?
Suo padre aveva di certo un secondo fine per volere che Loki tornasse su Midgard, e con ogni probabilità non era il recupero di Steve e neanche quello del grimorio.
Come avrebbero potuto fidarsi i suoi amici se fosse stato lui a chiedere il supporto di Steve?
Non gli avrebbero mai creduto, non dopo tutto quel vortice di segreti che era saltato fuori, non dopo il suo tradimento.
Non aveva senso alcuno la decisione di Odino.
Il suo respiro affannoso risuonò nella camera vuota, sentiva il petto ardere per la foga con cui immetteva e soffiava fuori l'aria.
Rabbia, cocente rabbia, e delusione, e poi ancora rabbia.
«Dannazione!» inveì in solitudine calciando malamente la sedia della scrivania che cadde a terra con un tonfo.
Si passò le mani sugli occhi, sul viso, fra i capelli, dietro al collo.
Stava impazzendo, era giunta a un punto di non ritorno... stava crollando.
Ogni sua certezza stava volando via come cenere di un falò che non avrebbe mai smesso di ardere.
Tutto era bruciato, tutto era perduto.
Stava cercando di recuperare i cocci di qualcosa che non sarebbe mai tornato integro. Neppure dopo aver sconfitto Amora e Styrkárr, neppure quando Thor sarebbe tornato.
Nulla sarebbe più stato come un tempo, nessuno più sarebbe stato lo stesso.
Tutto era cambiato irrimediabilmente: Asgard era cambiata, il suo profumo, la sua luce, non era più la stessa. Perfino Midgard sarebbe stata un'altra terra dopo quella storia.
Un guerriero lottava fino alla fine, anche quando non c'era più alcuno spiraglio di vittoria, anche quando l'ineluttabile era vicino. Lottava e moriva lottando.
Così gli era stato insegnato, con quella verità Thor era cresciuto e aveva vissuto.
Non ci sarebbe stata mai vittoria per Thor, non più. Fra le mani avrebbe tenuto solo altra cenere, solo altri cocci che avrebbero continuato a tagliare la sua carne e a farla sanguinare. Sarebbero trascorsi anni e poi secoli, e anche quando tutto avrebbe avuto la sua fine, mai ci sarebbe stata reale vittoria, mai ci sarebbe stata reale salvezza.



*



«Attendi qui.»
Loki lanciò un'occhiata annoiata alla guardia mentre si allontanava. Altre cinque erano rimaste con lui.
Dopo aver abbandonato la Sala del Consiglio, era stato condotto nella Sala del Trono. Non aveva veduto sua madre, che era rimasta con Freyja nella sala mentre Odino andava via, e Sigyn... lei era uscita con impeto, sbattendo la porta alle sue spalle, con il viso arrossato dalla rabbia e lo sguardo di rimprovero di Odino a seguirla.
Avrebbe voluto dirle qualcosa, non dirle niente, avrebbe voluto continuare a guardarla o chiudere gli occhi e allontanare ogni immagine che la riguardasse. Qualsiasi cosa volesse, non poteva averla comunque; era questa la verità.
Era un po' come quelle guardie: alla completa mercé di Odino e delle sue scelte, dei suoi capricci di vecchio sovrano adirato e orgoglioso. Ma cosa importava in fondo?
Avrebbe messo fine a quella storia una volta per tutte, avrebbe smesso di cercare di non essere ciò che era destinato ad essere. Avrebbe tradito come era nella sua natura, e avrebbe amato farlo.
Avrebbe assecondato l'oscurità che albergava nel suo cuore, e quando Odino avrebbe voltato le spalle avrebbe affondato la mano e tirato via il suo cuore. Come un codardo, come quel vile mostro che era sempre stato ritenuto.
E tutti gli occhi azzurri che aveva sempre amato nella sua miserabile vita, avrebbero pianto.
La bestia avrebbe distrutto ogni catena e le sue zanne avrebbero colato sangue.
Oh, quale gioia sarebbe stata uccidere Styrkárr e Amora? Quale sarebbe stata vedere il viso di Odino pago per la vittoria prima di colpire?
E l'avrebbero odiato, finalmente. Anche lei l'avrebbe odiato e il cerchio sarebbe stato completo.



*



Sif era sempre meno sicura di ciò che stava accadendo.
Non era la Sala del Trono, né quella del Consiglio. Non era l'arena d'addestramento o i campi battuti su cui si esibivano i cavalieri nelle loro giostre.
Era la camera privata del Re, un luogo che Sif non aveva mai varcato, non prima di quel giorno.
La guardia l'aveva raggiunta e le aveva detto di seguirla. Aveva lasciato Volstagg e gli altri alle scuderie.
Addestrata fin da bambina a non chiedere più del necessario, non aveva posto domande sul dove fossero diretti, le era bastato ascoltare che erano ordini di Odino, che Odino chiedeva la sua presenza.
Una volta di fronte la stanza aveva bussato incerta, mentre il soldato si allontanava nuovamente per il corridoio. E quando Odino le aveva dato il permesso di entrare, Sif aveva varcato la soglia con passo fermo, eppure nel suo stomaco qualcosa torceva.
«Mio Re.» La voce tradì quell'incertezza e la gola sussultò debolmente quando odino si voltò a guardarla: era in piedi contro il tavolo della stanza, poggiato stancamente, con il viso segnato dagli anni e dalle responsabilità.
«Chiudi pure la porta, Sif.» Non un ordine, ma una richiesta.
La giovane accompagnò l'anta finché non si chiuse e prese un profondo respiro. Era buia, la stanza del Re, a causa della notte che era scesa su Asgard. Poche candele ad illuminare l'ambiente, un denso odore di lavanda a impregnare l'aria.
Non indugiò più del dovuto su ciò che la circondava, se era lì era per un motivo importante.
Internamente tremò al pensiero che fosse qualcosa che riguardasse Thor, nel peggiore dei casi una notizia di sventura accaduta al suo amato principe.
Non chiese nulla. Attese silente che fosse Odino a prender parola per primo, a spiegare il perché di quell'incontro.
Il Grande Padre le diede le spalle per interi minuti, finché la sua voce non risuonò nella stanza.
«Ho un compito per te.» Era deciso, eppure c'era una vena di inquietudine nel suo tono.
Sif assentì con il capo sebbene Odino non potesse vederla, dal momento che ancora le era di schiena.
«Accompagnerai Loki su Midgard e porterete qui su Asgard un giovane terrestre.»
Odino finalmente si voltò, e dovette leggere il sentimento di confusione che la stava investendo. «Ho scelto te perché di te mi fido come di nessun altro, Sif. Sei un guerriero unico, e non perché sei una donna, ma perché di forza e valore, nessuno può dirsi superiore.»
Sif deglutì alle parole di Odino, al suo sguardo fiero eppure colmo di apprensione.
«Grazie per la vostra fiducia, mio Re, ma confesso di non comprendere il motivo di questo compito.» Non abbassò il capo in segno di umiltà, perché le domande erano così tante da opprimere ogni dovere.
Odino annuì grave.
«Che dietro ai movimenti di Styrkárr ci fosse la mano di Loki, immagino sia un pensiero che ormai avrà conquistato la tua mente, Sif.»
«Lo è, mio Re» ammise e attese che odino continuasse.
«Loki non è una minaccia al momento. È stato privato del suo seiðr e di ogni sua facoltà che lo mettesse in condizione di arrecare altri danni ad Asgard o a qualunque altro dei Regni. Ha accettato di far ammenda per le proprie azioni dandoci informazioni e mezzi con cui poter fermare quel Vanr.»
«In cambio di cosa?» La domanda fu spontanea.
Odino la guardò a lungo e poi sorrise debolmente.
«Fra le tue innumerevoli doti l'arguzia è di certo la più spiccata...» sospirò poi il Re quasi a se stesso. Sif non ebbe modo di dire nulla che il sovrano continuò: «ciò per cui Loki collabora non è di alcuna importanza, Sif, devi solo accompagnarlo a recuperare questo mortale e un antico grimorio. E so che sarai pronta a ogni azione necessaria nel caso tentasse la fuga o peggio.»
Sif osservò in silenzio il suo re. «Prenderò la sua vita se mi costringerà.»
«E questo ti rende l'unica che possa mettere al suo fianco in questo momento.» Odino fece pochi passi verso di lei e sembrò scrutarne l'anima con il suo occhio di acqua. E carpì i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue paure. «Thor non è su Midgard.»
Il suo cuore prese a galoppare forte, così forte che avrebbe potuto uscirle fuori dal petto.
«Cosa?» La voce si spezzò e gli occhi bruni si spalancarono.
Odino tacque per un tempo che parve più eterno dell'eternità stessa, più soffocante di quella notte.
«È sotto il giogo dell'Incantatrice» affermò poi. «È anch'essa causa del ritorno di quel traditore.»
E Sif avrebbe solo voluto urlare.



*



Frigga si passò una mano sulla fronte prendendo un profondo respiro.
«Non dire sciocchezze. Non puoi andare» ribadì per l'ennesima volta, ma quegli occhi azzurri sembravano irremovibili.
«Se Padre vuole impedirmelo, dovrà usare la forza.»
Il pugnale scivolò nel fodero e poi fu il turno della spada che venne legata saldamente sulla schiena.
«E pensi che la cosa lo spaventi? Hai dimenticato la pena a cui ti ha condannato?! Ed era pronto a ributtarti in quelle segrete se non lo avessi convinto a fatica a non farlo.»
I suoi gesti si fermarono e lo sguardo si posò sul suo viso.
«Ti rimetterà in catene, se lo costringerai, ti farà rinchiudere in una torre, o in una delle celle mistiche senza pensarci due volte. Per non parlare dell'ulteriore ferita che infliggerai al suo orgoglio se disubbidirai a un suo diretto ordine.» La raggiunse e le posò una mano sul polso. «Per una volta soltanto, Thor, ascoltalo.»
Quando pronunciò quel nome, per quanto difficile fosse stato, vide una scintilla diversa nel suo sguardo.
«Se anche lo facessi ciò non spegnerà il suo rancore verso di me...»
«No, non lo farà, ma sarà un passo in avanti per dimostrargli che anche se lui può aver perso il rispetto per te, tu non lo hai fatto nei suoi confronti.»
«E non potrei mai farlo. Lui è mio padre... Lo rispetterò e lo amerò sempre, qualsiasi cosa accada.»
La notte di Asgard splendeva come forse neanche il giorno avrebbe potuto. Dalle tende aperte, le infinite gocce di stelle che tingevano il cielo illuminavano d'argento il viso di quel figlio tanto amato, sebbene fosse ora il ritratto di un altro cuore.
«L'irruenza è un vezzo che dovresti aver smussato. Non agire di istinto, non adesso che tutto è in precario equilibrio. Ricorda: bisogna danzare con attenzione su un lago di cristallo perché può infrangersi in ogni istante.»
A quelle parole vide le sue labbra sorridere dolcemente.
«È sempre stata la preferita di Loki.»
Frigga le accarezzò il viso ricordando i giorni di giovane madre, a crescere due bambini speciali e meravigliosi, diversi eppure destinati a completarsi. Che poi il fato avesse scelto una strada così tortuosa per realizzarsi, nessuno avrebbe potuto prevederlo, neppure lei.
«Vorrei andare da lui.»
La regina scosse la testa con tristezza. «Non credo sia una buona idea e sono certa non ti sia neanche permesso.»
«Ho solo bisogno di assicurarmi che mantenga fede al suo patto.»
Fu una menzogna dolorosamente evidente, ma Frigga non ebbe coraggio di portarla alla luce delle lune.
Annuì solamente lasciando andare la mano sottile dalla propria.
«Odino ha dato ordine di partire prima dell'alba, forse puoi rubare qualche minuto.»
«Grazie, madre.»
Un nuovo sorriso, quel nuovo sorriso che aveva imparato ad amare, perché era sempre Thor, il suo piccolo coraggioso Thor.



*



Il soldato non fece in breve ritorno, ma il vero interesse di Loki non era per lui. Ciò che al momento impegnava i suoi pensieri era scorgere il guerriero destinato alla sua custodia, di scorgere lei e leggere nei suoi occhi neri tutto il suo disprezzo.
Quando Sif imboccò il lungo corridoio, lasciandosi dietro di qualche metro il soldato, Loki non trattenne un sorriso sulle labbra.
Odino era così scontato...
Si avvicinava a passo deciso e rapido, con la mano ferma sull'elsa della spada al fianco, e i lunghi capelli neri che gli aveva donato secoli prima, a danzare alle sue spalle.
Quando ormai gli fu prossima, la sua lingua non riuscì neanche a formulare una sola parola che si ritrovò con una mano stretta al collo e la testa a sbattere dolorosa contro il muro alle sue spalle.
Il freddo della lama accompagnò la sensazione di oppressione alla sua gola, mentre nessuna delle guardie presenti parve intenta a intervenire.
«Andate via» comandò loro la guerriera senza smettere di tenerlo bloccato.
I soldati obbedirono immediatamente, e quando ormai furono soli, Loki disegnò a fatica un sorriso.
«È sempre un piacere, Sif...» mormorò con difficoltà, ostinandosi a tenere quel sorriso sulla bocca seppure l'aria iniziasse a scarseggiare.
«Verme!» La presa si strinse ulteriormente e la lama quasi tagliò la sua pelle. «Verme disgustoso.»
«La stima è reciproca» ansimò ancora e poi finalmente poté respirare di nuovo.
Tossì un paio di volte mentre Sif rifoderava la spada senza smettere però di pungerlo con lo sguardo. «Immagino che Odino ti abbia riferito delle mie ultime attività da filantropo...» ridacchiò tastandosi ancora il collo.
«Ho la facoltà di tagliarti la gola al primo passo falso e, credimi, mi auguro con tutto il cuore che tu mantenga fede alla tua fama perché trarrei enorme piacere nel vedere quella testa rotolare davanti ai miei piedi.»
«Poetica...» sospirò ancora. «Fammi indovinare: sei arrabbiata per la faccenda di Amora, vero?» chiese beffardo sfidando la sua ira. «Povera Sif, Thor si concede a chiunque tranne che a te. Deve essere umiliante.» Ridacchiò convinto che Odino le avesse facilmente detto ormai tutta la verità che li riguardava, eppure negli occhi di Sif non lesse quel senso di disgusto che avrebbe creduto.
«Ancora non capisco come Sigyn non riesca a vedere che razza di essere sei.»
Ma con quella frase sottile, Loki capì che no, Odino non aveva detto tutto alla bella guerriera e di certo il motivo era solo uno: preservare l'amore di Sif per Thor così che lei facesse di tutto per salvarlo.
Touché, Padre degli Dèi...
Forse poteva colmare lui quella piccola lacuna, confessandole l'altra parte della storia che le era stata taciuta.
«Ah, la mia Sigyn... è così ingenua» sospirò invece con aria di falsa afflizione a cui ovviamente Sif rispose con uno sguardo truce. «Mi ricorda mio fratello...»
«Thor non è tuo fratello!» sentenziò rabbiosamente la donna puntandogli un dito contro. «È arrivato il momento che anche lui lo capisca. E dopo la vigliaccata che gli hai fatto stavolta sono sicura che non ci sarà più alcuna tua brillante illusione che lo convincerà del contrario.»
«Ne sei certa? Io penso che potrei anche strappargli il cuore dal petto e continuerebbe a perdonarmi perché è così tanto, tanto sciocco.» Rise ancora e credette che stavolta Sif gli piantasse davvero una lama nello stomaco, ma aveva più sangue freddo di chiunque altro e più rabbia nei suoi confronti. Forse in nessuno dei Nove Regni esisteva qualcuno che lo odiasse più di Sif, forse neanche se stesso.
«Voglio che tu lo sappia, perché non sono una codarda che attacca alle spalle, ma quando questa storia sarà finita, quando Asgard avrà fatto giustizia e le teste di Styrkárr e Amora saranno finalmente su una picca, e Thor sarà tornato qui...» Sif lo guardò profondamente, con il viso serio e la voce ferma, con le dita a sfiorare l'elsa e il respiro calmo. E Loki sapeva cosa stava per dire. «Io ti ucciderò. Alla prima occasione, ti ucciderò. Hai la mia parola.»
Non seppe trattenere un ennesimo sorriso che fiorì spontaneo sulle sue labbra.
Spero davvero che tu lo faccia, Sif.
Ma non lo disse, non disse nulla, restò con lo sguardo fermo nel suo finché non percepì solo in quel momento un'altra presenza che li osservava da qualche metro di distanza. Non l'aveva notata prima, forse il suo cuore non aveva voluto farlo.
Non si voltò verso di lei, fu Sif a farlo e a mostrarle il suo disappunto.
«Non dovresti essere qui, Sigyn.»
«Lo so.»
No, non doveva essere lì, non doveva guardarlo, non doveva costringere i suoi occhi a cercare i suoi, non doveva fargli sentire quel palpito e quella sensazione sotto la pelle. Fargli sentire rabbia e rancore, odio e...
«Cosa vuoi?» Le chiese con freddezza, con un distacco che faceva male.
Lei lo guardò accusando ognuna di quelle sensazioni che aveva infuso nelle sue parole e poi si bagnò le labbra.
«Volevo solo parlarti. La... La regina mi ha concesso di farlo prima della partenza per Midgard.»
Il desiderio di tirare fuori tutto, sotto gli occhi di Sif, fu selvaggio. Poteva umiliarlo davvero, poteva frantumare anche quell'ultimo granello di dignità che ancora conservava, poteva distruggere definitivamente Thor e il suo ricordo, e distruggere perfino Sif stessa con quella verità.
Ma non lo fece, perché si rese conto che aveva mentito, che non era vero ciò che le aveva confessato quella notte su Midgard: Loki non odiava Thor quanto amava Sigyn. L'amava di più, più di un qualsiasi odio, o semplicemente non vi era nessun odio, solo dolore. Thor era stato tutto per lui, Thor era tutto e così sarebbe sempre stato. Il cardine attorno a cui vorticava la sua dannata esistenza. Ogni sua infelicità, ogni sua gioia, il suo attimo più luminoso e quello più buio. Tutto era ruotato attorno a lui. Loki stesso ruotava attorno a Thor.
Il sole di Asgard... il mio sole.
«Non credo che Odino concordi con la scelta della regina» affermò Sif e lui le dedicò uno sguardo distratto prima di tornare a quel volto. «Ma so che non sei una minaccia, quindi ti concedo un minuto, non di più.»
Fece un passo indietro e poi un altro ma restò lì, con gli occhi su di loro e una mano sulla sua arma.
«Grazie, Sif.»
Inghiottì un sospiro quando Sigyn gli si avvicinò, e avrebbe voluto fare anche lui un passo lontano da lei e dalla sua colpa.
«Risparmiati le raccomandazioni: non tirerò nessun tiro mancino ai tuoi preziosi amici» mormorò con sufficienza. «Ho un cane da guardia molto aggressivo, non dimenticarlo» aggiunse ironico guardando volutamente Sif che aveva udito le sue parole. Non mostrò però nulla al di fuori del più militare dei distacchi.
«Dammi la tua mano.» A quel comando ritrovò lo sguardo di Sigyn.
«Scusa?» chiese falsamente divertito.
Ma Sigyn gli afferrò la mano nonostante fossero entrambe strette in pesanti catene. La mano con la fasciatura, la mano che aveva sanguinato quando Freyja gli aveva chiesto di sacrificarla, di lasciarla andare. Prima che fosse Sigyn stessa a chiederglielo.
«Non capisco che...» La sua frase sfumò lentamente mentre Sigyn chiudeva gli occhi e teneva la mano stretta attorno alle sue dita, mentre Loki sentiva il suo seiðr risvegliarsi debolmente sotto la pelle, bruciare nelle vene e fondersi con quello che ardeva nel palmo di Sigyn, mentre la ferita nascosta dalla benda diveniva sempre più sottile e meno dolorosa, mentre la sensazione di pienezza e di vita vibrava nella sua carne.
Guardò le sue palpebre sollevarsi, le sue labbra schiudersi e le dita lasciar andare la sua mano ora sana, che tornò ad essere fredda lontano dalla sua.
«Volevo ricambiare il favore.» Le sentì affermare con un sospiro serio, privo di qualsiasi sentimentalismo. Non riuscì a trattenere una risata.
«Oh, certo...» mormorò mentre si guardava divertito le mani legate e la fasciatura ormai inutile. «Mi sembra appropriato dopotutto.»
Non ci fu risposta. Sentì solo le sue dita sul collo affondare nei suoi capelli, sentì solo la forza con cui Sigyn lo tirò verso le sue labbra, con cui le premette contro le proprie.
Sgranò gli occhi come quella prima notte di secoli prima, come quel primo bacio, con la stessa incredulità e la stessa paura, con lo stesso terrore e lo stesso desiderio di sentirsi perdere.
E quando Sigyn lo spinse senza gentilezza indietro, stringendo forte la presa sul suo viso, Loki non seppe dire niente. Ma avrebbe voluto schiaffeggiarla anche stavolta.
Neanche lei disse nulla. Guardò solo Sif con una punta di imbarazzo, con un cenno del capo e andò via.
Loki la seguì fino a sparire dietro a una svolta, non udendo neanche i suoi passi, tanto forte il cuore batteva nelle sue tempie.
«Andiamo.» Sif lo afferrò per le catene e solo in quel momento il tempo riprese a scorrere.



*



Aveva fatto tutto quello che si era promessa di non fare, aveva tradito ogni decisione presa e ogni raccomandazione che si era data mentre attraversava quei corridoi.
Era bastato rivedere il suo viso, leggere la rabbia celata d'indifferenza nei suoi occhi, ascoltare la tristezza della sua risata e sentire sotto le mani le sue. Era bastato quel calore che li aveva uniti, quell'abbraccio di anime che erano una sola, per far crollare ogni proposito.
Aveva ignorato il luogo, il momento e le circostanze, dimenticato per un attimo Heimdall e i suoi occhi, quelli di suo padre, quelli di Sif; dimenticato la sua stessa richiesta di lasciare andare per sempre quella parte del suo cuore, e lo aveva semplicemente seguito.
Si sfiorò le labbra sentendo le guance ardere come fosse un'innocente vergine, come non avesse condiviso con Loki molto di più, come non avesse condiviso la passione più sbagliata e più travolgente possibile con il suo stesso fratello. E avrebbe solo voluto farlo per il resto dell'eternità.
Chiuse gli occhi, poggiando le spalle contro la porta della sua camera e
colpendo il legno con la nuca un paio di volte.
Poi sospirò guardando il soffitto coperto di affreschi che ritraevano cavalieri e guerrieri, ritraevano tutto ciò che aveva desiderato essere da bambino: un eroe, il cui mito sarebbe sopravvissuto nelle Ere a venire.
E cos'era adesso? Chi era adesso?
Scorse il bagliore del Bifrost, in lontananza, tagliare il buio della notte. Se si fosse alzata e avesse raggiunto la balconata, avrebbe sentito un solo nome, avrebbe sentito una sola voce chiamarlo, e sarebbe stata la sua.



*



Odino attendeva all'Osservatorio, al suo fianco solo Frigga.
«Un solo passo falso e per te è finita» sentenziò il Padre degli Dèi.
Loki non accusò le sue parole, nemmeno il suo sguardo. Non accusò nulla.
Piegò le labbra in un semplice sorriso e non gli dedicò neanche una frase ironica, pungente.
Si voltò a guardare sua madre e le fece un cenno con il capo, un saluto, un ringraziamento, un gesto da figlio.
Frigga rispose con un altro silente cenno.
La presa di Sif era ferrea. Teneva le sue catene strette nel pugno e Loki sapeva sarebbe stato impossibile sfuggirle; non lo voleva, non avrebbe neanche tentato. Avrebbe raggiunto Midgard e recuperato il grimorio, avrebbe sopportato gli sguardi di quegli sciocchi terresti e le loro minacce, e avrebbe fatto in modo che Rogers giungesse su Asgard. Avrebbe guardato una guerra animarsi sotto gli occhi, chiuso nella più sicura delle prigioni, e avrebbe atteso il suo termine, la vittoria di Asgard e quella di Odino. Avrebbe atteso il ritorno di Thor, avrebbe atteso la sua visita dall'altra parte di quel vetro, se mai avesse avuto il coraggio di porgergliela. Avrebbe atteso che Sif mantenesse la sua parola e lo svegliasse nella notte con una lama puntata alla sua gola, avrebbe atteso di sentirla trafiggerla lentamente, avvertendo il sangue caldo lavare la sua pelle. Avrebbe atteso di scorgere i cancelli di Hél e la sua Nera Signora, che indossava il nome di una figlia che non avrebbe mai potuto stringere fra le braccia.
O forse...
O forse avrebbe approfittato della prima occasione in cui Sif avesse voltato le spalle... E si sarebbe preso tutto.
«Consegna questa ai terrestri.» Odino allungò a Sif una missiva sigillata. La guerriera la prese e annuì.
«Sarò di ritorno a breve, mio Re» annunciò con sicurezza e Odino le donò uno sguardo che diceva molto.
Poi fu comandato di aprire il ponte e Heimdall come di prassi obbedì, il più fedele dei cani del Re.
Mentre il vorticare frastornante faceva vibrare l'aria, Loki voltò il capo verso Asgard. Un tempo l'aveva chiamata casa, un tempo avrebbe dato la vita per quella casa. Guardò il palazzo che si ergeva maestoso, guardò, cercandola, una sola finestra, una sola balconata. Lì era stata pronunziata una promessa mai mantenuta, lì aveva creduto per la prima volta a una menzogna non sua.
Non si chiese se lei fosse lì, non si chiese se suo fratello fosse lì, a guardarlo. Se lo avesse fatto avrebbe sentito il desiderio di dire quel nome, il suo nome, e di far giungere la voce fino a lei.
Voltò le spalle e seguì Sif.










Bruce si grattò l'orecchio impacciato, non sapendo in vero cosa dire.
Guardò la sacca poggiata sul letto e Jane che posava disordinatamente al suo interno qualche capo.
«Hai proprio deciso?» chiese e lei gli rispose tirando con forza il cordoncino che la chiudeva.
«Certo.» Quel tono distaccato nascondeva altro, lo sapeva bene, ma non stava a lui dirle di restare, di lottare.
Jane infilò la sacca sulla spalla destra e si avviò alla porta, dove lui se ne stava poggiato contro lo stipite.
Si arrestò e lo guardò, gli sorrise e gli poggiò la mano su un braccio.
«Grazie, Bruce.»
Sorrise. «E di cosa? Ho solo fatto quello che fa un amico, forse neanche nel migliore dei modi.»
«Oh, sbagli. Sei un buon amico, forse il mio unico amico con un cromosoma y.»
Ci fu una piccola risata di entrambi e poi Bruce si spostò per permetterle di passare.
«Se hai bisogno di qualcosa, lo sai... Tony, io... anche Nick, noi siamo qui, tutti.»
Jane annuì con un altro sorriso. «Non sto mollando, Bruce, voglio solo ritrovare un equilibrio e poi...»
«Riprendertelo?» suggerì.
«Inizierei con il prenderlo a pugni, e poi deciderò in seguito.»
Bruce rise. «Se vuoi una mano, so che qualcuno è ancora un po' arrabbiato con lui.»
«Sì, l'ho sentito dire.» Jane sospirò aggiustandosi la sacca sulla spalla. «Lo so che ho detto che non voglio entrare in questa storia ma... tu lo sai...»
«Se ci sono novità ti chiamo. E Pepper volerà da te all'istante.»
Quando si ritrovò le sue braccia attorno alle spalle, sentì tutto il bisogno che Jane stava urlando, tutta la sua paura e la sua rabbia.
L'abbracciò a sua volta, sperando di riuscire a trasmetterle la sua amicizia, il suo sostegno, perché Bruce lo aveva promesso: aveva promesso a Thor che si sarebbe preso cura di lei finché non fosse tornato, e sapeva che lo avrebbe fatto, perché se c'era qualcosa su cui si sarebbe giocato tutto, era l'amore che Thor nutriva per lei.
Non serviva certo che Jane lo sapesse, ma nel suo cuore, Bruce avrebbe fatto di tutto per tenere fede a quella promessa.
Le stava per augurare buon viaggio quando Jarvis lo chiamò.
«Dottor Banner? Deve raggiungere immediatamente la sala
Entrambi guardarono il soffitto.
«Che succede adesso?» chiese Jane senza celare un timore.
Bruce scosse il capo.
«Jarvis, c'è qualche problema?» Porse quella domanda mentre raggiungeva l'ascensore con Jane a seguirlo.
«È in corso una riunione straordinaria dei Vendicatori. L'agente Romanoff e l'agente Barton sono appena atterrati. Date le circostanze insolite e l'urgenza con cui è stata convocata tale riunione, posso affermare quindi che sì, dottor Banner, c'è un problema.»
La salita parve come al solito più lenta del previsto, sebbene i piani si intervallassero velocemente uno dopo l'altro.
«Se è di nuovo lui, con lei...» mormorò Jane stringendo fra le dita la fibbia della sacca. «La prenderò per i capelli quella strega, quant'è vero-»
«Vediamo prima di cosa si stratta. Ok?» tentò di calmarla e lei annuì con vigore.
Le porte si aprirono ed entrambi raggiunsero il salone.
Come aveva detto loro Jarvis, c'erano anche Natasha e Clint, quest'ultimo con ancora indosso gli occhiali da sole e la giacca di pelle.
Tony si stava invece togliendo dalla testa la maschera da saldatore con cui doveva aver raggiunto il soggiorno. C'era anche Pepper al suo fianco, e ovviamente Steve con Linn.
E tutti stavano guardando in silenzio l'enorme schermo della sala.
«Che succede?» chiese Bruce unendosi a loro e portando gli occhi al video.
«È accaduto meno di un'ora fa...» mormorò Tony con un sospiro. «A Parigi.»
Bruce vide le immagini del telegiornale dove la calca di persone scappava spaventata. Erano riprese di smartphone, smosse e incerte, ma l'inquadratura era chiara, l'uomo che camminava per le strade parigine poteva essere solo lui: Loki.
Si sistemò gli occhiali sul naso avvicinandosi lentamente allo schermo, quasi fosse necessario per delineare meglio ciò che stava vedendo.
«Quando la squadra dello S.H.I.E.L.D. ha raggiunto la zona non c'erano già più.» Li informò Clint.
«Dai primi rilevamenti non risulta abbiano attaccato la popolazione o altro» aggiunse Natasha. «Stiamo cercando di capire il motivo per cui erano lì.»
«Chi è la donna con lui?» chiese Steve e Bruce guardò la donna mora al fianco di Loki. «Un'altra alleata di cui ignoravamo l'esistenza?»
«È Lady Sif» disse a quel punto Linn coprendosi la bocca con una mano. Tutti gli occhi furono ovviamente su di lei.
«E chi è Lady Sif adesso?» chiese quasi spazientito Tony.
«È un'amica di Thor.» Ma fu Jane a rispondere.
«Aspettate, mi sembra di ricordarla ma...» mormorò Clint sollevando gli occhiali neri sulla testa e sedendosi stancamente su uno sgabello. «In verità non ci sto capendo più niente. Qualcuno vuole fare un po' di chiarezza?»
Linn dovette sentirsi presa in causa perché si schiarì la voce pronta a parlare ma d'improvviso la stanza iniziò a tremare. No, non era solo la stanza ma l'intera struttura della Stark Tower.
«Stark, che succede?» Chiese il capitano avvolgendo immediatamente le braccia attorno a Linn.
«Tranquillo, Rogers, è tutto antisismico» disse Tony mentre cercava di camminare senza inciampare. «Tesoro, ricordi dove ho messo la t-shirt dei Guns n' Roses
«Ti sembra questo il momento?!» ringhiò Pepper che era caduta con il sedere a terra a causa delle scosse. «Credo sia in lavanderia...»
«Ah, ecco perché non riuscivo a trovarla.»
Bruce guardò la stanza che si muoveva, poi gli occhi furono rapiti dal cielo divenuto improvvisamente buio.
«Jane?» La chiamò e scoprì che stava guardando la stessa finestra.
«Non può essere...» mormorò l'astrofisica e poi tutto smise di muoversi.



*



«Nessun danno?... Bene, come previsto... Grazie, Happy.» Proprio quando era riuscito a raggiungere il suo smartphone, la scossa era terminata. Tony ebbe comunque conferma che nessuno dei piani della Tower era stato compromesso, il che voleva dire che scegliere la squadra di ristrutturazione più costosa di NY era stata una buona scelta. Un altro motivo per amare Pepper.
«Che diavolo è stato?» chiese Clint recuperando gli occhiali che erano caduti a terra durante quel breve terremoto e che erano stati accidentalmente calpestati da Tony. «Questi me li ricompri, Stark» sospirò poi guardando la lente destra frantumata.
«A ogni modo ti stavano male» sottolineò Tony mentre tornava al divano. «Ci deve essere stata una scossa di magnitudo 4, o 4.5. Robetta così. Di certo Nick saprà-»
«Non è stata una scossa.» La voce di Jane salì alquanto stridula, o probabilmente era l'udito di Tony ad essere diventato molto delicato.
«E cos'era?» chiese Natasha.
Tony vide la dottoressa raggiungere a grandi falcate la vetrata e puntare il suo piccolo indice contro.
«Il cielo. Non lo avete visto?»
«Jane, ok che sei un astrofisica e quindi il cielo è la tua passione, ma quello era un terremoto non un meteorite caduto sulla nostra testa» mormorò con un sospiro.
«Ma non avete visto la nube? Era un chiaro segno di-»
«Signore?» Arrivò Jarvis a interromperla.
«Dimmi tutto, Jarvis.»
«Rilevo la presenza di due soggetti sulla pista di atterraggio della Tower.»
Tony aggrottò la fronte. «Agenti S.H.I.E.L.D. ?» chiese.
«Negativo, signore
«Ok, sei in grado di identificarli?» domandò ancora raggiungendo il tavolo di lavoro ma prima che potesse anche solo sollevare un ologramma, Jarvis rispose esaustivo al suo quesito.
«Certo, signor Stark, si tratta di Loki e della donna che la signorina Linn ha detto essere Lady Sif



*



Nella sacca di cuoio legata alla vita, Sif aveva riposto il grimorio recuperato nella città di Midgard in cui Heimdall aveva lasciato che giungessero. Era stato semplice, gli umani erano giustamente spaventati dal loro arrivo ma non ci furono tentativi di attacco o altro. Loki la guidò in una struttura alquanto anonima in cui trovarono il libro, che stranamente non aveva alcuna protezione mistica a difenderlo. Loki era più arrogante di quanto credeva, più presuntuoso e stupido di quanto aveva creduto.
Non ci fu tempo per dire o fare nulla, nemmeno lui fece alcun'azione che la portasse a credere a un tentativo se non di attacco, di fuga.
Il portare si era poi aperto per la seconda volta e per la seconda volta aveva tenuto strette fra le mani quelle catene.
Le aveva sorriso, irritante e superbo, ma Sif aveva scelto di ignorarlo.
Il secondo luogo era diverso, in quanto fondamentalmente si ritrovarono sul tetto di un alto edificio. Sul loro capo, quando il Bifrost chiuse il collegamento, solo un cielo di un azzurro intenso e qualche macchia bianca di sporadiche nuvole.
«Stark non apprezzerà.» Sentì mormorare stancamente al suo fianco.
«Dove siamo?» chiese rigida dando ancora uno sguardo a ciò che la circondava.
Loki sembrò imitarla con fare annoiato.
«Oh, presto lo scoprirai» le rispose poi divertito.
«Se solo provi a -»
«Lo so, lo so. Non serve ricordarmelo, Sif» brontolò ancora Loki scuotendo il capo. «Non ti ricordavo così petulante...»
E Sif ebbe l'istinto di gettarlo di peso da quell'altitudine. Nessuno ne avrebbe sentito la mancanza, nessuno a parte Sigyn forse...
Odino non le aveva detto nulla di lei, ma Sif aveva compreso che lei non era altro che la moneta di scambio che Loki aveva dovuto chiedere per dar loro il suo aiuto. Le circostanze precise, le vicissitudini che avevano portato a quella situazione, non erano di alcuna importanza.
Sif guardò al di sotto del parapetto di cemento i midgardiani che vivevano la loro vita.
Thor... oh, Thor non avrebbe mai fatto loro alcun male. Thor li avrebbe protetti e difesi a costo della sua vita.
Spostò con astio lo sguardo sul profilo di Loki.
«Come puoi odiarlo tanto? Cosa ti ha fatto per meritare tanta rabbia da parte tua?»
In realtà non voleva neanche una risposta, non le interessava neanche una, eppure era stato difficile tenere le parole sulla lingua e i brividi di ira sotto la pelle.
Loki la guardò. Nessun sorriso sulle labbra, nessun risolino di scherno.
Solo il vento che smuoveva i suoi capelli e le sue vesti nere.
Non ebbe risposta comunque. Un rumore salì alto, un rumore metallico prima che da una apertura laterale venissero fuori un manipolo di uomini che Sif avrebbe dovuto conoscere.
Un uomo bruno con due profondi occhi castani, al suo fianco uno biondo, che impugnava un arco con una freccia puntata verso di loro; una donna dallo sguardo fiero e pericoloso, anch'essa con un'arma in pugno che aveva veduto già in passato nelle mani dei terrestri, e per ultimo la figura che rubò la sua attenzione: un ragazzo alto con due occhi azzurri come quel cielo, con l'espressione seria e uno scudo legato al braccio.
Nessuno disse nulla. Si studiarono, silenti e immobili, prima che fosse Sif a fare un passo verso di loro tenendo la mano stretta attorno alle catene.
Non si mossero, non abbassarono le armi, ma non attaccarono.
Raggiunse il primo uomo, colui che li guardava con le mani sprofondate nelle tasche, e l'unico con uno strano ghigno curioso sul viso.
«Non sono qui per arrecarvi altri problemi, terrestri» enunciò la guerriera quando gli fu di fronte.
«Ma va?» sospirò l'uomo. «Il cane malnutrito al tuo guinzaglio dice il contrario.»
Sif percepì perfettamente lo sguardo tagliente che Loki gli donò dopo quella frase.
«Come hai chiaramente sottolineato, è in catene. Non è più pericoloso di un puledro stanco.» Il terrestre sorrise e assentì con un cenno del capo.
«Mh, puledro... sì, bello. Mi piace.»
Sif si mise sulla difensiva quando l'uomo tirò via dalla tasca la sua mano destra, ma si rilassò quando semplicemente gliela porse.
«Io sono Tony Stark,» si presentò. «Piacere di fare la tua conoscenza, Lady Sif.»
La guerriera guardò quelle dita ambrate e poi di nuovo il suo viso, i suoi occhi bruni e densi e il suo sorriso furbo ma sincero.
Gli strinse la mano con quella che aveva libera e sorrise a sua volta.
«Scusate la mancanza di invito.»
Tony rise.
«Oh, ormai ci siamo abituati.»
In tutto quello scambio, Loki non aveva detto una sola parola.



*



Jane contò i secondi, i millesimi, i battiti del suo cuore e ogni singolo respiro che uscì dalle sue labbra.
Contò ogni goccia di vita che trascorse dal momento in cui Jarvis annunciava la presenza di Loki e Sif alla Tower a quando Tony e gli altri non li condussero nel soggiorno.
Jane contò mentalmente ogni brivido che attraversò la sua pelle mentre scorgeva prima il viso di Loki e poi i suoi occhi.
Tutto perse di importanza quando quegli occhi la raggiunsero, quando quelle labbra sottili si piegarono beffarde, quando il suo cuore prese a fare male fisicamente.
Non udì un suono, non sentì la presa di Bruce che tentava di fermarla per un polso. Jane camminò verso di lui, decisa e spezzata, e lo colpì al viso con uno schiaffo.
«Uh...» Solo Tony osò fare un commento seppure di semplice aria.
La mano bruciava e non si chiese se così dovesse fare anche la guancia di Loki, di certo si arrossò, anche se quel sorriso velenoso non aveva abbandonato la sua bocca.
Non riusciva neanche e pensare a ciò che era accaduto quel tempo, non riusciva a sopportare quel segreto che Thor le aveva taciuto e che la stava lentamente distruggendo. Non aveva importanza del perché fosse qui, del perché lei non fosse con lui. Dov'era, non aveva importanza.
Thor non era lì, non era accanto a Jane ed era questo che contava, ed era tutto a causa sua.
«Vorrei dire che mi dispiace,» sospirò infine Loki. Ancora un sorriso, ancora una lama nello stomaco. «Ma la verità è che...» Poi fu una debole risata, e Jane sentì gli occhi pungere. «Beh, tu sai qual è la verità, Jane. Non è così?»
Se Loki non vide le sue lacrime scendere, fu solo perché Pepper la prese per un braccio e la portò via, via da quegli occhi, via da quel sorriso. Non riuscì a condurla lontano da quel dolore, nulla avrebbe mai potuto farlo.



*



Pepper non era neanche riuscita ad allontanare la Foster, che Clint aveva rifilato un bel pugno sullo zigomo appuntito di Loki.
Tony era certo che non sarebbe durato altri cinque minuti se avesse continuato ad aprire bocca.
«Pezzo di merda!» ringhiò Barton pronto a dargliene un secondo e anche un terzo se Steve non fosse intervenuto a bloccargli il braccio.
«Mantieni la calma, Clint» gli ordinò con il suo sguardo da Captain America. Clint fece fatica ma acconsentì e si tirò indietro di qualche passo. Nel mentre un rivolo di sangue aveva preso a bagnare la guancia di quel dannato porta guai, e non c'era motivo per cui la scena non sarebbe dovuta essere una goduria per gli occhi di Tony.
«Prima che il resto della squadra gli porga i suoi saluti, meglio che ci dici il perché sei qui, Sif, e soprattutto perché con lui.» Decise quindi di prendere in mano la situazione dacché Steve si stava preoccupando di tenere sotto occhio sia Clint che Linn, la quale era scivolata in un silenzio tradito solo dal luccicore nei suoi occhi.
Ebbe però la decenza di evitare qualsiasi “povero principe”, perché con ogni probabilità una sberla se la sarebbe beccata pure lei.
Tony la vide restare immobile in un angolo della sala, accanto a Bruce, mentre Natasha sembrava più interessata a passare ai raggi x la nuova arrivata.
Jarvis aveva confermato essere la stessa donna che era giunta anni indietro nel New Mexico durante la prima comparsa di quello che si sarebbe rivelato più che un alleato, una causa di problemi; ma meglio tenere per sé certe considerazioni.
Non c'erano dubbi quindi che fosse realmente Sif, o Lady Sif come cavolo la volevano chiamare, e non c'erano dubbi che era dalla parte dei buoni: Loki in catene era un buon argomento, anche se il perché fossi di nuovo fra i piedi, quello sì era un enigma.
Tony aspettò che la donna tirasse fuori da una sacca quella che sembrava una lettera, aveva lo stesso aspetto di quella che Linn aveva consegnato a Thor.
La guardò senza intenzione di prenderla.
«Dal Padre degli Dèi. Non ne conosco il contenuto» disse la donna risultando spazientita dalla sua evidente riluttanza nell'afferrare quel foglio di carta.
«Non mi piace che mi porgano le cose» spiegò con naturalezza intanto che giungeva Natasha a toglierlo dall'incomodo.
Mentre la compagna rompeva il sigillo e passava velocemente gli occhi sulle righe, Tony guardò il viso di Loki che si sforzava di non mostrare né dolore né interesse a ciò che stava accadendo.
Dio, quanto avrebbe voluto dargli un pugno anche lui...
Dannato Barton, gli aveva fregato l'occasione!
«Che ci facevate a Parigi?» chiese quindi attendendo che la Romanoff completasse il suo lavoro di lettrice.
Nel porgere la domanda Tony tenne gli occhi in quelli di Loki, seppure fu Sif a rispondere.
«Dovevo recuperare qualcosa. Mi concedo di pensare che sia tutto riportato nella missiva del Re Odino.»
Tony lanciò uno sguardo ai fogli.
«Siete riusciti a riportarlo indietro o ha ancora quella bella mercanzia addosso?» chiese fintamente annoiato.
Quando portò gli occhi sul volto di Sif però scorse una certa confusione.
«Di cosa stai parlando, Tony Stark?» Si sentì chiedere.
Fu automatico guardare Loki, fu automatico ingoiare un ringhio quando scorse l'ombra di un sorriso.
Oh....
«Stark,» Natasha lo chiamò e gli mostrò la lettera, e mentre leggeva le parole riportate, tutto fu ancora più chiaro.
Arrivato alla fine non trattene un sospiro.
«Bene... vizi di famiglia, quindi» brontolò spostandosi e permettendo anche a Clint di leggere.
«Cosa c'è scritto in quella lettera?» domandò Rogers tenendo sotto occhio ogni volto e ogni singolo gesto che poteva essere fatto.
«Qualunque cosa ci sia scritta spero sia chiaro che dobbiamo muoverci con la massima urgenza.» La bella ragazza mora non sembrava interessata realmente a ciò che c'era scritto, il che spiegava il perché Loki fosse ancora in vita.
Quando il foglio finì finalmente fra le mani di Cap, il silenzio che scese sembrò appesantire l'aria.
Non lo sapeva. Lady Sif, l'amica di Thor nonché una dei guerrieri più forti di Asgard, non sapeva che Sigyn in realtà fosse proprio Thor.
Odino aveva scritto quattro righe chiedendo di offrire la loro collaborazione al fine di porre termine agli attuali infausti eventi, ma raccomandava di tenere il massimo riserbo su quel che riguardava la reale identità di quella donna, in quanto quella verità avrebbe potuto minare ancora più pericolosamente l'equilibrio dei Regni.
Parola più, parola meno, la verità era che papà Odino aveva una fifa nera di essere additato come un pessimo babbo che era stato incapace di scorgere la tresca dei suoi figli avvenuta proprio sotto il suo naso.
Se non ricordava male, doveva essere cieco da un occhio, non che questo lo scusava.
Bastava pensare a Nick, che con un occhio solo vedeva il doppio delle cose di tutti loro messi insieme.
Tutto sommato non c'era scritto nulla che spiegasse perché quella bella moretta era saltellata prima su Parigi e poi sulla sua casa, né perché si portava dietro il peggiore bastardo esistente.
«C'è scritto che avete bisogno della nostra collaborazione.» Fu Steve a prendere per primo la parola mentre porgeva a Natasha la lettera e quest'ultima si apprestava a piegarla e infilarla in una tasca dei propri jeans.
«Per poter eliminare la minaccia rappresentata da Styrkárr, è necessario che uno di voi mi segua fino ad Asgard.»
Alle parole della donna, un po' tutti si scambiarono uno sguardo, perfino Bruce che era rimasto volutamente accanto a Linn.
«Per quale motivo?» chiese a quel punto proprio Banner.
Sif lo guardò per qualche attimo ma poi tornò con lo sguardo sul volto di Steve; doveva trovarlo particolarmente attraente, perché Tony aveva notato che non gli aveva levato mai gli occhi di dosso.
Cap, è chiaro che hai un fascino particolare per le asgardiane.
«Ti verrà spiegato tutto una volta giunti ad Asgard. Adesso devi venire con me, Steve Rogers» affermò poi la ragazza senza smettere di fissarlo.
«Io?»
Ora sì, che la cosa diventava interessante.



*



Steve aveva tentato di tenere la calma e soprattutto il controllo della squadra. Era il capitano, il leader e quindi toccava a lui fare in modo che nessuno andasse fuori di testa per nessun motivo.
Con Clint era riuscito a stento a tacitare la sua ira, ma alla fine aveva ottenuto la sua concentrazione.
Aveva evitato di guardare Linn, per non dover incontrare i suoi occhi umidi e le parole tenute strette fra i denti perché sapeva avrebbe fatto del male a troppe persone pronunciandole.
Ma adesso che quella donna veniva a dirgli che doveva seguirla fino ad Asgard, Steve temette di poter perdere lui stesso un po' di lucidità.
Scosse il capo.
«Di che stai parlando? Per quale motivo devo venire con voi?»
«Sei sempre il solito diffidente, Rogers» mormorò arrogante Loki, come non fosse tenuto in manette con il viso mezzo livido. «Ti hanno appena invitato nel regno dorato del tuo caro Thor... sarebbe scortese non accettare.»
«Chiudi quella bocca se non vuoi che ti disarticoli la mandibola con una gomitata» minacciò sottile la donna di nome Sif e Loki, sebbene sorridesse, sembrò seguire il suo comando.
Aveva sentito parlare di lei tante volte da Thor. Diceva che era bellissima e forte come nessun altro in tutta Asgard, diceva che Sif era la sua amica più cara.
Steve si ritrovò a guardare quegli occhi neri e a provare tanta inquietudine.
Sif non sapeva la verità, Odino o chi per lui gliel'avevano negata. Sif, che era amica e fidata compagna di armi di Thor, non conosceva il vero destino a cui era stato condannato. Non conosceva neanche ciò che era stato, ciò che aveva condotto a quel fato.
Allora cosa sapeva? Perché Odino aveva mandato proprio lei? E perché avrebbe dovuto andare fino ad Asgard con lei?
Steve doveva conoscere quelle risposte.
«Prima ho bisogno di parlarti» esclamò tenendo lo sguardo nel suo. «In privato.»
La donna assentì con un cenno della testa.
«Sicuro, Cap?» Sentì mormorare Tony.
Steve annuì e lasciò che Sif porgesse proprio a Tony le catene che tenevano legati i polsi di Loki.
«Te lo affido» disse Sif e Tony stavolta accettò con un sorriso.
«Oh, volentieri! Ho sempre sognato un pony...» sospirò poi ironico mentre scrutava il viso di Loki con aria di sfida.
Steve lasciò il controllo della situazione a Natasha, tramite un tacito comando degli occhi.
Poi fece strada a Sif fino alla balconata.












***












NdA.
Questo capitolo era venuto fuori eccessivamente lungo e ho deciso di tagliarlo per non appesantire troppo la lettura. Ve lo confido soltanto perché credo si noti il taglio drastico, ecco >///<
...
Sif è stata scelta per fare da baby-sitter a Lokino, il quale ha ricevuto un caloroso bentornato da parte dei suoi amati amici-ma-anche-no terrestri...
Lo schiaffo di Jane è ovviamente una citazione a The Dark World, mentre il pugno di Clint è tutta farina del suo sacco.
Bene, come sempre spero abbiate gradito l'aggiornamento, e per qualsiasi domanda o dubbio sono a vostra disposizione, anche se rispondo un po' tardino, rispondo. Tranquilli XDDD
La puntualità non è il mio forte, purtroppo *^*
Al prossimo appuntamento, allora, e grazie per la compagnia <3
Kiss kiss Chiara
  
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