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Autore: Fredzilla    11/06/2014    2 recensioni
Mentre cercava la scatola di un gioco di società al quale mancavano delle pedine e parte della struttura, Louis ritrovò quei vecchi bicchieri attaccati allo spago. Il cartoncino leggero era spiegazzato e lo spago tutto attorcigliato, ma quando Harry avvicinò all'orecchio l'altro capo mentre Louis teneva un bicchiere contro il petto giurerebbe di aver sentito il cuore di Louis battere forte forte mentre gli sorrideva e lo guardava con gli occhi limpidi come il mare d’estate.
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Childhood!AU/Teen!AU
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le ragazze non sono ammesse


La prima volta che Harry aveva visto Louis era rimasta impressa nella sua mente come una macchia di gelato al cioccolato sull'uniforme scolastica che indossava quando lo vide a otto anni.
Il caldo era torrido e piuttosto fuori stagione rispetto gli standard nuvolosi del mese di aprile, ma a tutti i costi Harry aveva deciso di concedersi una chicca tra le sue preferite. Mamma gli ripeteva sempre di cambiarsi prima di andare al parco, ma Harry aveva sempre fatto di testa sua e, di conseguenza, si era macchiato l'uniforme mentre il bambino più bello che avesse mai visto gli era passato avanti distraendolo dall'unica cosa che i bambini amano sinceramente all'età di otto anni: il gelato.
Sarebbe difficile spiegare come e quando la vita di Louis e quella di Harry si erano intrecciate l'una all'altra, ma nel giro di pochi giorni diventarono inseparabili. Ogni pomeriggio si incontravano nello stesso posto, Harry viveva in funzione degli incontri con Louis, non vedeva l'ora di incontrare il bambino con gli occhi più blu che avesse mai visto. Gli occhioni blu di Louis gli ricordavano il mare, ma il mare non lo aveva mai visto, mai. Quel blu gli era piaciuto fin da subito, gli era piaciuto il modo strano in cui l'aveva guardato quando aveva allungato la mano sporca e appiccicosa di gelato presentandosi come Harry e istintivamente si era perso nei gesti sicuri di Louis che, per avere solo otto anni era piuttosto spigliato e aveva un sorriso rassicurante nonostante la fessura lasciata dagli incisivi da latte caduti da poco.
Harry aveva capito fin da subito che in Louis c'era qualcosa che lo avrebbe spinto a seguirlo fino ai confini del mondo, fino a perdere il senno, fino a perdere tutto quanto e a stare male, a provare quel dolore che lentamente si stabilisce dentro e di lì non se ne va più via.
Era qualcosa da bambini quello che c'era tra loro, era qualcosa di così puro da fare male, di così innocente da far sorridere e far tremare le ginocchia talmente forte da perdere l’equilibrio e cadere per terra. 
Era confortante vedere che ancora potevano esistere rapporti del genere, constatare che è propriamente il crescere a rovinare tutto, che tutto quel tempo passato insieme, una volta cresciuti, poteva essere mal interpretato, poteva diventare argomento di scandalo e tramutarsi in qualcosa che le persone le allontana, che i sorrisi li trasforma in lacrime e che al posto di rendere felici accartoccia i cuori e li lascia così, senza i pezzi necessari per essere ricomposti, senza i cerotti per tenerli insieme e senza più la spensieratezza di un amore nascosto tra le altalene di un parco giochi e la casetta sull'albero dietro casa.


"Le ragazze non sono ammesse" era stata la prima cosa che avevano attaccato sulla porta della casetta che, un estate, Louis e suo padre avevano costruito insieme prima che le cose cambiassero e smettesse di prestargli così tante attenzioni.
Harry era arrossito quando Louis gli aveva detto che quella era la loro casetta, era la prima cosa che avrebbero condiviso e l'ultima che Harry avrebbe dimenticato, ancora aveva una foto di quella casetta e una marea di disegni appesi alla parete che lo rendevano nostalgico quando fuori pioveva e il vento spingeva le fronde dell'albero che aveva in giardino contro la sua finestra, gli ricordava la sua infanzia e la notte di temporale che avevano passato su quella casetta, con Louis che lo stringeva forte e gli diceva che i soldati valorosi non hanno paura dei tuoni e delle saette.
Quella casetta era il loro mondo, la fonte di tutto, un luogo in cui si rideva sempre, in cui si mangiavano caramelle prese di nascosto dalla dispensa e in cui nascevano le avventure più bizzarre.
Lì Louis era stato un cavaliere, un principe e addirittura un pirata, il pirata più temuto dei sette mari mentre Harry era stato felice, felice da morire e felice di essere lo scudiero di quel cavaliere, la spalla di quel principe e il mozzo di quel pirata, semplicemente felice.
Giocavano per ore, per ore creavano storie fantastiche ricamate attorno alla più stupida delle trame, ma non si stancavano mai.
Non perdevano mai la voglia di essere l'uno con l'altro, di essere sempre insieme ad affrontare nuove avventure, come quella volta in cui avevano rubato le ciliegie dall'albero del vicino e avevano sputato i noccioli addosso alla bambina della porta accanto che era corsa loro dietro.
La bambina li aveva rincorsi per tutto il giardino con un rossetto in mano minacciando di truccare il primo che fosse riuscita a prendere, Harry era stato il malcapitato e aveva una gamba imbrattata di rossetto, ma il sorriso più bello del mondo stampato in viso perché il suo Louis lo aveva salvato e si era fatto ricoprire il viso di quella robaccia rossa per permettergli di salire nella loro fortezza dove le ragazze non erano ammesse.
«Sei stato colpito, soldato!» Aveva esclamato Louis quando aveva visto gli scarabocchi rossi sul polpaccio di Harry.
«Dobbiamo coprire la ferita» rise piegando un vecchio tovagliolo dimenticato in un angolo della casetta e stringendolo attorno alla gamba del suo amichetto.
«Anche tu, rischi di perdere troppo sangue!» ridacchiò Harry rovesciando dell'acqua su un fazzoletto, andando a pulire il viso di Louis. «Il soldato più valoroso del plotone non può morire dissanguato.» aveva aggiunto passando quel fazzoletto sul naso di Louis.
«Un soldato valoroso si sacrifica sempre per i suoi compagni» aveva riso e spinto via Harry che, per ridere, lo aveva schizzato con la bottiglietta d'acqua.
E, anche lì, Harry si era sentito felice da morire e spensierato com’era giusto che fosse.


Il tempo passava, ma il legame reggeva, la casetta era sopravvissuta ad altri due inverni ventosi e Louis e Harry erano sempre inseparabili, giocavano insieme, sorridevano insieme, piangevano insieme e inesorabilmente crescevano insieme.
Avevano progettato un sistema per tenersi in contatto, pensarono molto a come riuscire a stare sempre insieme sebbene le loro madri li volessero a casa per le otto; provarono e riprovarono con due lattine e una corda, con due bicchieri di carta all'estremità di uno spago ma non era mai l'ideale e le intemperie finivano per rovinare ogni cosa, così Harry per il compleanno si fece regalare dei walkie talkie e ne diede uno a Louis.
Ogni sera parlavano in un codice da loro inventato per ore e ore, ognuno nel suo letto mentre insieme leggevano l'ultimo numero di un qualche fumetto, parlavano di quanto facessero schifo le ragazze e di quanto fosse orribile diventare grandi. E avevano ragione perché crescere avrebbe fatto schifo, avrebbe rovinato tutto e fatto rompere la magia e l'innocenza dei loro gesti puri, dei loro sorrisi sinceri e del loro essere semplicemente Harry e Louis.
Era estate quando si ritrovarono a discutere riguardo l'attività da svolgere quel pomeriggio e, mentre cercava la scatola di un gioco di società al quale mancavano delle pedine e parte della struttura, Louis ritrovò quei vecchi bicchieri attaccati allo spago. Il cartoncino leggero era spiegazzato e lo spago tutto attorcigliato, ma quando Harry avvicinò all'orecchio l'altro capo mentre Louis teneva un bicchiere contro il petto giurerebbe di aver sentito il cuore di Louis battere forte forte mentre gli sorrideva e lo guardava con gli occhi limpidi come il mare d’estate.
Harry sentì le ginocchia tremare e le guance avvampare perché il soldato più valoroso aveva il cuore che batteva all'impazzata solo per lui, si sentì morire e scoppiare di gioia, solo un'altra volta avrebbe sentito il cuore del suo Louis battere così forte e all'unisono con il suo.


Passarono altri tre inverni e la casetta cominciava a risentirne, il vento aveva strappato via il cartello "Le ragazze non sono ammesse" e non lo avevano più riattaccato perché non sembravo poi così importante perché, da quelle parti, nessuna ragazza ci aveva mai messo piede, però vedere Louis baciare di nascosto una femmina nel luogo esatto in cui aveva sentito il suo cuore battere a quel modo, aveva strappato via la sincerità e la felicità dal sorriso di Harry.
Si era sentito preso in giro, lasciato da parte e così male da non mangiare per giorni e prendersi un malanno che lo costrinse a letto per una settimana, ma ogni sera Louis lo chiamava comunque, lo chiamava al cellulare perché i walkie talkie erano finiti in un angolo delle loro camere a impolverarsi perché nessuno dei due si ricordava più il linguaggio in codice.
Lou era preoccupato per il suo Harry che non si faceva vedere da giorni, ma non capiva che la causa era lui e che ogni volta che Harry sentiva la sua voce aveva lo stomaco che si attorcigliava e la voglia di lasciar perdere tutto e rintanarsi per giorni sotto quel bunker di coperte che lo nascondevano dal mondo, che lo nascondevano da Louis.
Quando si riprese, Harry, faceva fatica a guardare Louis negli occhi, non riusciva a capirlo, non riusciva a ridere con lui e si sentiva a disagio quando Lou lo abbracciava, si sentiva maledettamente tradito e solo nonostante la sua persona speciale lo stesse stringendo così forte da riuscire a percepire il battito del suo cuore.


Era estate e avevano quattordici anni quando Louis andò in America, Harry pianse tutta la notte quando gli disse che avrebbe trascorso tre mesi lontano da lui e dalla loro casetta, si sentì tradito per la seconda volta, solo per la seconda volta, ma non glielo disse perché i soldati valorosi non piangono se i loro compagni vengono spostasti in un altro fronte.
Harry non uscì di casa quell’estate, passava i suoi pomeriggi sul letto a pensare, a pensare al suo Louis in America che si divertiva senza di lui.
Fu quell’estate che decise che amava Louis, lo amava da anni e voleva farglielo sapere a tutti i costi; gli scrisse un messaggio sfidando la distanza, ma Louis non lo ricevette mai. Pochi giorni dopo, Louis, chiamò Harry dicendogli che aveva perso il cellulare nel dormitorio in cui stava, aveva la voce malinconica e Harry era sicuro che i suoi occhi blu non erano limpidi come sempre, avrebbe giurato che quegli occhi erano torbidi e nascondevano qualcosa.
Harry era sempre vittima della malinconia, voleva stare con il suo Louis, ma lui non c’era, era oltre oceano e non aveva mai letto il suo messaggio in cui diceva che lo amava, che avrebbe lasciato andare ogni cosa per lui e che se lo avrebbe respinto, lui sarebbe stato felice comunque perché gli bastava vivergli accanto e vederlo sorridere perché Harry avrebbe rinunciato a tutto, ma non al sorriso di Louis che lo rendeva felice da morire.
Quando Louis era tornato, Harry non era andato all’aeroporto perché non sapeva che era tornato in anticipo, perché Lou era troppo triste per essere visto dal suo Harry in quelle condizioni pietose, sull’aereo aveva pianto tutte le sue lacrime per qualche ragione che non disse mai.
Sempre quell’estate, Harry e Louis, si diedero il loro primo bacio. Louis era sempre triste e non voleva dire perché, ma una sera di settembre Harry lo vide spegnersi una sigaretta sul braccio, come gli facevano fare i suoi compagni di dormitorio in America, e non riuscì a capire cosa stesse accadendo. Lo vide spegnersi una seconda, una terza e una quarta sigaretta sul braccio, ma non gli disse nulla fino a che vide che nei suoi occhi c’era qualcosa che si era spezzato.
«I soldati valorosi non fanno queste cose.» sussurrò Harry e guardò Louis che scoppiò in lacrime tra le sue braccia mentre lo baciava.
Lo baciava con foga con le lacrime che bagnavano le guance di entrambi, con i singhiozzi di un pianto disperato che s’infrangevano sulle labbra di Harry che, sì, voleva baciare Louis, ma non così, non mentre era così fragile e indifeso.


Quando cominciò la scuola, le strade di Louis e Harry si divisero.
Non avevano più tempo l’uno per l’altro, non avevano più tempo per sorridersi mentre semplicemente giocavano o leggevano fumetti stupidi, Harry studiava sempre per far contenta sua madre e Louis stava prendendo la peggiore delle strade perché la sua non lo prendeva in considerazione abbastanza, stava male da quando era tornato dall’America, ma non voleva parlare con nessuno. Saltava le lezioni e fumava, fumava tanto e sorrideva poco, non mostrava più entusiasmo per nulla e piangeva spesso, rinchiuso nella sua camera fissava il vecchio walkie talkie che gli aveva dato Harry e non si dava pace pensando all’America e a tutta la rabbia che sentiva crescergli dentro insieme al desiderio di sorridere, di abbracciare e baciare il suo Harry che non vedeva da mesi e non rispondeva più alle sue chiamate.
Harry aveva cambiato numero di telefono e non lo aveva detto a Louis, aveva deciso che era meglio smetterla di rincorrere la chimera che era la possibile relazione con l’unico vero amico che avesse e si era detto che doveva crescere, che doveva diventare grande e pensare al futuro nonostante ogni notte stesse male, ripensando a quanto era stato felice fino a prima che Louis andasse in America e tornasse con tutte quelle bruciature di sigaretta sulle braccia.


Passarono altri due anni e quando si videro, Louis portava gli occhiali da vista e il ciuffo tagliato male mentre Harry era diventato alto e i suoi riccioli erano pettinati indietro.
Harry si sentì morire quando vide Louis, erano in un locale in periferia, la musica era alta e il battito accelerato di Harry che aveva visto il suo primo ed unico amore superava il beat delle casse.
A tutti i costi volle parlate con il suo Louis, nonostante gli anni passati senza vedersi, lui era sempre rimasto il suo Louis, solo suo. Era rimasto il ragazzino con gli occhi blu, il suo soldato valoroso, il suo migliore amico e il suo primo amore.
Louis fu sorpreso di vedere Harry ad un evento del genere, con musica grunge e tutta quella tristezza nell’aria, il suo Harry era sempre stato solare, il bambino più solare che avesse mai conosciuto e quello che aveva amato di più in vita sua.
Entrambi erano imbarazzati, entrambi erano sul punto di piangere dalla gioia, ma entrambi si limitarono a fare sesso nello squallido bagno del locale.
Louis ne aveva avuti tanti di uomini e la maggior parte lo avevano trattato come un pupazzo, come qualcosa di poco valore mentre Harry era ancora vergine, non era mai andato oltre alle coccole con le ragazze, non era mai passato oltre al suo amore per Louis e in un modo tutto suo aveva deciso di aspettarlo perché voleva che fosse la sua ennesima prima volta, era stato il suo primo amico, la sua prima cotta, il primo amore e voleva che fosse anche la prima persona con cui andava a letto.
Louis aveva spogliato Harry in fretta, gli aveva tolto pantaloni più velocemente possibile, lo aveva preso in braccio e schiacciato contro la parete del bagno, non lo aveva baciato, non lo aveva guardato negli occhi e voleva morire perché a tutto aveva pensato tranne che al fatto di poter fare del suo Harry un rapporto occasionale.
Louis si accorse che era la prima volta di Harry, era maledettamente stretto e tremava come una foglia mentre si stringeva a lui un contatto disperato e al limite.
Harry, dal canto suo, non poteva far altro che far finta di provare piacere mentre si sentiva spezzare in due e aveva voglia di piangere perché il suo Louis era distante anni luce nonostante fosse esattamente dentro di lui e nonostante spingesse per soddisfarsi il prima possibile.
Fu nel momento in cui, per errore, Louis incrociò i suoi occhi che, Harry, sentì il cuore del suo primo amore battere forte, non per lo sforzo, ma perché semplicemente lo stava guardando e gli aveva sorriso. Gli aveva sorriso come quel giorno sulla casetta sull’albero, come ogni giorno quando non erano altro che due bambini e come quando ancora vivevano l’uno accanto all’altro, quando non contava il giudizio degli altri, quando Louis non era ancora andato in America e quando Harry aveva scoperto di amarlo più di ogni altra cosa al mondo.
«Mi eri mancato» aveva sussurrato Harry, ma Louis non sentì mai nemmeno quelle parole perché era uscito dal bagno lasciandolo di nuovo solo in compagnia delle sue lacrime.
Louis era sparito nel giro di poco, un paio di amici avevano battuto alla porta e lui se ne era andato dopo essere venuto dentro Harry, non aveva detto una parola, lo aveva messo giù, si era alzato i pantaloni e con la voglia di piangere che gli lievitava dentro era andato a casa mordendosi il labbro per non cedere.
Harry invece cedette e pianse, pianse per ore seduto sul pavimento di quel bagno, consapevole che per Louis quello non era stato niente, non era stato assolutamente niente e che lui si era illuso come tutte le altre volte. In quel bagno ci rimase fino all’orario di chiusura, fino a che gli addetti non lo cacciarono e una volta a casa si sentì completamente vuoto, senza più nulla in cui credere e senza nulla più da dimostrare. Ebbe l’istinto di strappare le sue foto in compagnia di Louis che aveva attaccato alla parete, di strappare i disegni che aveva fatto, di distruggere il walkie talkie impolverato e di mandarsi all’inferno per non riuscire a mettere da parte Louis per proseguire con la sua vita perché, infondo, aveva solo sedici anni ed era troppo giovane per essere così triste.


Gli anni passavano e i mesi andavano accatastandosi, ogni inverno Harry si chiedeva se la casetta sull’albero fosse sopravvissuto al gelo, se ancora c’erano quei bicchieri attaccati allo spago e se ancora si sentivano riecheggiare le loro risate. Quando sentì che la casetta sull’albero nel giardino di casa Tomlinson era andata a fuoco perché colpita da un fulmine, aveva diciotto, il viso di Louis stampato ancora chiaramente nella sua mente e la voglia di baciarlo che lo attanagliava.
Non era mai riuscito a mettere da parte il suo Louis, il suo amichetto dagli occhi blu, il suo cavaliere, il suo principe, il suo pirata, il suo soldato valoroso, non ci sarebbe mai riuscito.
Harry aveva finito la scuola, era di nuovo estate e gli mancava Louis. Gli mancava sempre da morire, gli mancava lasciarsi vivere accanto a lui e decise che lui poteva essere, almeno per una volta, artefice del suo futuro. Infatti un giorno, prese coraggio e andò a casa di Louis, sapeva che probabilmente Lou non voleva vederlo, ma non riuscì a far tacere la rivolta che aveva dentro e dovette per forza andare a cercarlo.
Quando arrivò a casa Tomlinson gli si strinse il cuore nel vedere la loro casetta distrutta, i loro ricordi in cenere e il loro amore innocente scomparso.
Strinse i pugni e si decise a bussare.
Quando andò ad aprire, Louis era in pigiama e aveva l’aria stanca, non sorrideva, ma gli occhi blu splendevano nonostante la luce fioca del crepuscolo, splendevano perché aveva voglia di vedere il suo Harry e non aspettava altro che quel momento da anni, ma era sempre stato troppo pauroso e frenato dalla delusione che gli avrebbe dato essere respinto. Louis era distrutto perché lavorava tutto il giorno, ma quella volta lasciò perdere la stanchezza e fece l’amore con Harry, era venuto tutto da sé quella volta, da quando lo aveva visto, Lou, aveva solo voglia di recuperare il tempo perso e non trascorso con Harry, aveva di nuovo voglia di tornare bambino, di ridacchiare guardando la vicina che si cambiava e di sorridere insieme al suo Harry.
Dal canto suo, Harry, si aspettava le stesse cose, ma fare l’amore con Louis non rientrava nei suoi piani, voleva parlare con lui, spiegargli la situazione e dirgli tutto quello che gli aveva nascosto in quegli anni passati lontani, ma gli bastò sentire di nuovo il suo cuore battere in quel modo per sentirsi come quando aveva solo otto anni.
Fecero l’amore per tutta la notte, si baciarono, si toccarono, piansero e risero dandosi degli stupidi per non essersi detti nulla in tutti quegli anni, per non essersi detti che erano completamente e fottutamente innamorati l’uno dell’altro per tutto quel tempo.
Harry chiese a Louis dell’America, ma lui non disse mai nulla a riguardo, gli mostrò il braccio e sorrise perché le cicatrici non si vedevano quasi più poi lo baciò e fecero di nuovo l’amore fino al mattino tra le lenzuola fresche di bucato.

Sentirono di appartenersi, di conoscersi da sempre nonostante si fossero toccati solo una volta e risero di nuovo pensando che da bambini aveva sempre fatto loro schifo toccarsi anche solo per sbaglio, ma a diciotto anni era l’unica cosa che volevano fare insieme per il resto della vita. Volevano stare insieme, rimediare agli anni l’uno lontano dall’altro e non fare altro che crescere insieme e affrontare lo scorrere del tempo come soldati valorosi che non si arrendono davanti a nulla.

Vista da quella prospettiva, crescere insieme non avrebbe fatto poi così schifo.


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Sera!
Siete arrivati alla fine di questa cosa? Benissimo, meritate un paio di Oreo.
Precisamente non ho idea da quale angolo nascosto della mia mente sia
uscita questa os, l'ho scritta nel giro di un paio d'ore e mi sono fatta
parecchie paranoie riguardo il fatto di pubblicare oppure no, ma alla fine
eccola qua. 
Non è niente di speciale ed è piuttosto campata per aria /non devo scrivere di notte/
ma okay, lasciare degli scritto a marcise sul desktop non mi piace.
Ringrazio la Sam per avermela betata e immediatamente vi lascio.
Mi auguro che a qualcuno sia piaciuta e se volete farmelo sapere 
siete liberi di farlo con una recensione.

Freds.
   
 
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