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Autore: Jane Keller    12/06/2014    1 recensioni
[SGA/SGU/SG1]
L'arrivo di un personaggio venuto dal futuro porterà con se cattive notizie e coinvolgerà i protagonisti della tre serie in una avventura alla scoperta di vecchi e nuovi nemici.
Dalla storia: Mi chiamo Helen, vengo dal futuro e sono stata mandata indietro nel tempo per modificarlo
Questa storia è ambientata circa tre anni dopo la chiusura di Universe e ci sono riferimenti a tutte e tre le serie e ai film di SG-1.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nicholas Rush, Nuovo Personaggio, Rodney McKay, Samantha 'Sam' Carter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9


Sul pianeta, nell’istallazione, Mckay stava sgridando sua figlia. -Come ti è venuto in mente di venire qui da sola e cercare di affrontare Michael da sola. Poteva ucciderti-
-Lo so, ma non potevo lasciare che fuggisse-
-Sei stata un’incosciente. Ehi, ma sei ferita, c’è del sangue-
Helen notò che l’occhio destro aveva ripreso a sanguinare. -Sto bene- e si alzò da terra.
-Vieni, dobbiamo portarti subito nell’infermeria sulla Hammond-
-Non adesso. Ho ancora una cosa da fare-
-E cosa?- chiese Rodney.
-Michael è stato ucciso. La minaccia è stata eliminata- Aggiunse Teyla.
-Non ancora!- disse Helen e si diresse di corsa nel laboratorio nel nucleo dell’installazione. Lì vi erano numerosi computer e qualcosa che sconvolse i presenti: un enorme contenitore con uno strano liquido verde e all’interno vi era, in animazione sospesa, un essere, un bambino di circa cinque anni.
-Chi è?- chiese Teyla.
La ragazza fissò la donna. -Non è nessuno- rispose e si avvicinò al consolle alla base della camera.
-Cosa vuoi fare?- chiese Sheppard.
-Disattivare la camera-
-E il bambino?- chiese Ronon.
-Il bambino deve morire-
-Ma chi è?- chiese di nuovo Teyla.
-È Torren- rispose Rodney che nel frattempo era riuscito ad accedere ai computer.
-Questo non è Torren! Lui è su Atlantide. Questo è un mostro!- e intanto iniziò a premere dei tasti sul computer, ma Teyla la fermò.
-Non puoi ucciderlo-
-Teyla, lui non è tuo figlio. Michael ha prelevato del DNA dal tuo Torren e lo ha clonato-
-Ha clonato anche il dottor Beckett, ma non mi sembra tu abbia problemi con lui-
-Lui è Carson al 100%, più o meno. Ma con Torren non si è limitato a clonarlo, no. Ha manipolato così tanto il suo codice genetico che ormai non ci è rimasto più niente di umano in lui-
-Ma non puoi ucciderlo, è solo un bambino-
-Non è solo un bambino. È il mostro che ha ucciso mia figlia. Benché sia solo un bambino ha tutta la conoscenza e la malvagità del suo creatore. Anzi è peggio di lui-
-Che vuoi dire?- chiese Rodeny.
-All’inizio Torren era agli ordini di Michael, subiva la sua influenza come tutti i suoi ibridi, ma essendo diverso dalle altre sue creature, riuscì a liberarsi dal suo controllo mentale e gli si rivoltò contro. Lo uccise e prese il controllo del suo esercito. È stata sua l’idea di utilizzare bambini come esercito-
-Non posso lasciartelo uccidere è pur sempre il mio bambino-
-Il tuo bambino diventerà un uomo fantastico, lo so, l’ho conosciuto. Ma questo qui non sarà mai tuo figlio. È figlio di Michael e della sua ideologia-
Teyla restò a fissare la ragazza per qualche attimo analizzando le nuove informazione, poi, muovendo impercettibilmente la testa, acconsentì. Helen si concentrò sul monitor, digitò una sequenza di comandi e qualche istante dopo la camera di stasi si spense, i sensori sul computer indicavano che l’essere era morto.
-Finalmente è finita- disse Helen prima di perdere sensi.
Rodney si avvicinò immediatamente alla figlia e vide che sanguinava dagli occhi, dalle orecchie e dal naso. -Dobbiamo portarla subito ad Atlantide- disse Rodney.


Diverse ore dopo la fine della missione, e dopo essere ritornati nuovamente nella città degli Antichi, Rodney rimase in infermeria tutto il tempo a vegliare la figlia che, dal loro ritorno, non si era ancora ripresa. Jennifer aveva provato a fermare l’emorragia, ma riparava dei danni e subito se ne creavano altri; era una guerra persa, Helen glielo aveva detto, ma Rodney continuava a sperare.
-Dovresti riposarti- Ad interrompere i pensieri di Rondey fu Sam che era appena entrata in infermeria.
-Non prima che si risvegli-
-Rodney dovresti … Guarda si svegliando-
Rodney spostò subito l’attenzione dal colonnello alla figlia -Jennifer corri si sta svegliando-
La dottoressa subito accorse e visitò immediatamente la figlia, ma non c’era molto che potesse fare. -Helen, come ti senti-
-Uno schifo, cosa è successo?-
-Come temevo ti è scoppiata una vena. Le tue naniti l’hanno riparata, ma ci sono continue emorragie che non riusciamo a fermare, e non credo che le naniti ti aiuteranno a lungo-
-Dicci come possiamo aiutarti?- chiese Rodney.
-Non potete. L’ho già detto alla mamma-
-Ma…-
-No papà, questa è una cosa che non puoi aggiustare. Sto svanendo-
-Ma cosa?-
-Il suo dispositivo è rotto- disse Carter -Ha detto che si è guastato durante l’esplosione sulla sonda Ishaki. Mi ha chiesto di aiutarla a ripararla, ma è una tecnologia troppo oltre la nostra. Sono riuscita a farle guadagnare qualche ora-
-Ma perché non me lo avete detto-
-Perché dovevo … sistemare … questa faccenda- disse Helen -E poi non volevo farti preoccupare. Ma non essere triste, tra un po’ mi riavrai di nuovo tra le tue braccia-
-Che vuoi dire?-
-Te lo spiegherà la mamma-. Finito di parlare, prese il polso destro in mano – quello su cui aveva l’orologio Chrionosiano – e iniziò a slacciarlo.
-No ferma- gridò Rodney.
-Per favore papà. Questo congegno continua a produrre un basso campo che continua a tenermi qui, ma prolunga solo la mia agonia. Ti prego lasciami andare- poi si sfilò l’orologio e fissò i suoi genitori -Vi voglio bene- poi si rivolse a Sam -Per favore Sam, dopo la mia … scomparsa, distruggete tutte le tecnologie che ho portato con me, potrebbero alterare e danneggiare il futuro che ho cercato di salvare-
-Contaci!- rispose Sam e strinse la mano della ragazza.
Poco dopo la ragazza chiuse gli occhi e rimase immobile, poi il suo corpo iniziò a dematerializzarsi e svanì sotto gli occhi pieni di lacrime dei tre testimoni.

Quella sera stessa Sam e Rodney distrussero tutto ciò che aveva portato con se la ragazza, prima che l’IOA o qualcun altro potesse dare l’ordine di preservare e studiare quella tecnologia; prima di distruggere il diario della figlia, Rodney, però, salvò una foto che raffigurava Helen insieme a Rodney e alla figlioletta Clara – la stessa foto che Helen usava come sfondo sul suo diario.
Dopodiché andò da Jennifer, aveva bisogno di stare con una persona amata.
-Sai mi ero abituato all’idea di essere padre. Mi piaceva-
-Sono felice di sentirtelo dire, sai perché … stamattina … ho scoperto … di essere incinta-
Rodney rimase paralizzato, un po’ scioccato, poi realizzò la cosa -Tu .. tu sei … È Helen?-
-Stando alle analisi, sono due gemelli e Helen aveva detto di avere un gemello, quindi credo di si-
In quel momento a Rodney gli vennero in mente le parole della ragazza “tra un po’ mi riavrai di nuovo tra le tue braccia” -Non l’abbiamo persa dopotutto- disse Rodney e abbracciò subito la dottoressa.

 

Epilogo


Una settimana dopo la morte di Helen, Carter ritornò su Atlantide per la commemorazione della ragazza. Avevano partecipato tutti i membri delle spedizione. Alla fine della cerimonia organizzarono un banchetto nella sala mensa. Carter e Rodney erano seduti alla stesso tavolo e stavano parlando.
-Allora, come ti senti?-
-Bene, mi sto riprendendo. Dopotutto tra un po’ sarò padre-
-Oh si giusto, congratulazioni. Almeno già sai che ragazza fantastica diventerà tua figlia-
-Potrebbe essere diversa da quella che conosciamo. Con tutti i cambiamenti che ci sono stati-
-Non preoccuparti Rodney, sarai un padre fantastico-
-Grazie. A proposito. Congratulazioni Sam. Ti hanno fatto Generale!-
-Grazie. La settimana prossima prenderò ufficialmente il comando dell’SGC. È una gran bella responsabilità-
-Te la caverai perfettamente-
-Un brindisi alle nostre nuove responsabilità-
-Al futuro- replicò Rodney.


Intanto in una galassia lontano, non ben identificata, qualcosa stava cambiando. Un alieno in una tuta corazzata stava analizzando dei dati. -Non faremo gli stessi errori che hanno commesso i membri del consiglio- L’alieno si girò e fissò un capsula di stasi con all’interno un essere umanoide, poi uscì dalla stanza, non prima, però, di aver controllato lo stato di un’altra mezza dozzina di capsule identiche alla prima.


Ancora più lontano, altri alieni vestiti di nero stavano analizzando dei dati. Sulla schermo che stavano osservando la linea di colore verde cambiò di nuovo forma ritornando quasi nella stessa posizione di prima, seppur con qualche differenza in alcuni punti, ed insieme ad essa cambiarono leggermente alcune delle linee adiacenti a quella verde. -Visto subtenente. Il tempo si ripara da solo-







 
*°*°*°*
NdA: E questo è l'ultimo capitolo. Spero che vi sia piaciuto leggere la storia quanto a me è piaciuto scriverla. Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate.
  
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