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Autore: 68Keira68    11/08/2008    3 recensioni
Salve a tutti! Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction su Pirati dei Caraibi e vi chiedo di essere clementi! La fan fiction è ambientata circa 17 anni dopo la fine del 3 film quindi se non avete ancora visto il film e non volete rovinarvi il finale vi consiglio di non leggerla :-P! Spero che la fiction vi piaccia e se potete inserire un commento anche piccolo piccolo ve ne sarei grata, così saprei se la fiction vi piace o meno! Vi ringrazio in anticipo e vi auguro una Buona Lettura!
L’estate finalmente era arrivata, il sole risplendeva nel mare che bagnava la piccola isola di Telia, ai confini del mar dei Caraibi e Angela, si stava dirigendo al mercato per fare la spesa.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Will Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cappy 8 ficcy potc

Note dell'autrice:

Sono tornata^^!!! Dp un mese di assenza dal pc causa vacanze, sn ritornata, è sn riuscita a finire l'8 cappy^^!!! Avverto ke qst è un capitolo di transizione, ci saranno novità, ma la parte movimentata arriverà nel 9, ke cercherò di postare il prima possibile, prometto^^! 

Ora passo ai ringraziementi:

nihal93: grazie mille x ttt i tuoi complimenti, sei troppo buona^^! Se il caro Will accetterà o no l'offerta nn poxo dirtelo, xò tra un paio di cappy verrà svelato, prometto^^, Jack è sempre Jack, ha un bel asso nella manica ke lo aiuterà, ma x ora nn aggiungo altro^^. Spero ke anke qst cappy ti piaccia, grazie ancora x la tua recensione:-) kisskiss e tvttttb 68Keira68

DJ Kela: Ciao Kela^^!!!! Inefetti hai ragione, il caro Jack x avere quel ciondolo si era dato da fare, xò poi si è dovuto arrendere x cause di farza maggiore, anke se bisognerà aspettare un bel po' per scoprirlo, lo spiegherò + avanti, prometto^^! Siamo in due ad odiare Beckett junior, xò nn esagero quando dico ke sarà peggio del padre (e qui mi odio da sola, e tra tre o quattro cappy si capirà), xò ci tenevo a precisare ke Chris nn è un brutto ragazzo, anzi, è un bell'uomo (alto biondo occhi azzurri). L'ho descritto così xkè ho una mia immagine personale del cattivo tipo, ke deve attrarre e ammaliare x poi fare i suoi comodi (sn da manicomio me ne rendo conto, scusate, ma cosa ci potete fare?^^). Sn contenta ke la frase ti sia piaciuta^^ quella scena l'avevo pensata da un po', ho pensato ke due persone così unite dai legami di parentela ma ke nn si sn mai viste dovevano avere x forza il desiderio di conoscersi a vicenda, giusto? Sn felice anke ke l'idea dei colori sia riuscita, anke xkè se no la cosa si faceva un tantino incasinata, con i pensieri di ttt e due!! X il rapporto tra Jack e Gibbs, in effetti hai ragione, l'ho reso meno formale, xò ho pensato ke dato ke si conosco da tanto tempo, se parlano in privato e di cose improtanti + ke marinaio e capitano sn due vecchi amici, quando invece discutono dinanzi alla ciurma le cose cambiano e riniziano a darsi del voi, xò cercherò di essere + fedele al film^^! Riguardo al fatto ke Gibbs si sta già affezionando ad Angela hai ragione^^ quella di "zio Gibbs" è una buona idea, nn ci avevo pensato, se riesco lo metto, grazie mille^^! Hai ragione anke su un'altra cosa, Beck junior sta cercando lei, hai indovinato, in quanto al piano B, si scoprirà già dal prossimo cappy in cosa consiste, e nn è nulla di bello, ma di + nn poxo dire! Sn stra contenta ke la presentazione di Angie alla ciurma sia piaciuta, volevo buttarla un attimo sul ridere, ma ero titubante, grazie^^!!!! E anke x i complimenti sul ciondolo, glasieeeeee:-)!!!! Will entrerà in scena tra un po' con una sorpresa ke spero piacerà, ma x ora nn dico altro^^! Nn vedo l'ora di sapere il tuo parere su qst cappy^^, grazie tantissimo x la tua recensione e x ttt i complimenti^^ tvtttttttttttttttb kisskiss Sara :-)!!!!

sesshy94: un grandissimo grazie anke a te!! Sn contentissima ke l'idea del Torquis sia piaciuta^^ cm la presentazione di Angie alla ciurma, ti ringrazio tantissimo x i complimenti^^ Spero ke anke qst cappy ti piaccia :-) e cercherò di dare presto ttt le risposte, prometto^^! Tvtttttttttttttttb e ancora grazie 68Keira68

stefy_81: grazie x la tua recensione^^ e sn suepr felice ke la storia ti piaccia:-)!!! Spero ti piacerà anke qst cappy^^ kisskiss e ancora grazie 68Keira68

LadyMorgan: grazie mille x il commento^^, sn contenta ke il personaggio di Angie e la storia ti piacciano^^!!!! Elizabeth entrerà in scena tra poco, assicuro:-) e le risposte cercherò di scriverle il + presto possibile^^!! Ancora super grazie, spero di leggere presto un tuo commento anke su qst cappy e ke ti piaccia, kisskiss 68Keira68 ^^!

Grazie mille anek a ki ha solo letto e a ki mi ha messo tra i preferiti. GRAZIE!!!!!!!!!!

Un'ultima cosa, nel primo cappy è stata aggiunta la locandina de "Gli Eredi della Leggenda" fatta dalla bravissima DJKela ke ringrazio tantissimo x il suo ottimo lavoro (è bellissima, grazie infinite^^):-)!!!! 

Ora vi lascio alla lettura di qst 8 cappy^^

kisskiss 68Keira68

8_ Nuove conoscenze e vecchie amicizie

“Quindi ora stiamo andando dalla moglie del capitano dell’Olandese Volante?” chiese Angela eccitata alla sola idea di incontrare la sposa di una leggenda.

“Esatto piccola” rispose Jack sorridendo dinanzi alla gioia della figlia.

“Wow” esclamò lei.

 

Riportò un attimo lo sguardo sul mare, ormai scuro, per riordinare le idee. Le stelle iniziavano a risplendere e si riflettevano sulla superficie del mar caraibico, mentre la luna saliva sempre più alta nel cielo. Mentre fissava l’orizzonte con lo sguardo trasognante, le venne in mente una complicazione nel piano di suo padre, che quest’ultimo sembrava aver trascurato.

 

“Papà, scusami, ma come fai ad essere sicuro che il Capitano Turner ci aiuterà nella nostra impresa? Da quello che mi ha raccontato Gibbs, sei stato proprio tu a metterlo nei guai più di una volta, non credo che sarà molto entusiasta di aiutarti di nuovo.” Osservò.

Il pirata, per tutta risposta, sfoderò un sorriso sghembo, per nulla turbato dalla frase della giovane, e con fare cospiratorio le si avvicinò sussurrando.

“Perché stavolta il giovane Turner e la sua mogliettina, se ci” calcò bene sul pronome personale “aiuteranno, avranno solo da guadagnarci”. Tornò nella posizione di poco prima senza smettere di sorridere e godendosi l’espressione confusa della figlia.

“Non sono sicura di aver capito bene. Cosa ci ricaverebbero loro se noi due diventassimo immortali?” domandò inarcando un sopracciglio, palesemente non convinta della spiegazione fornitagli.

Jack, per tutta risposta, scoppiò a ridere. “Tempo al tempo, gioia. Verrai a conoscenza di tutto nel momento più opportuno, per ora ti dico solo questo, ho i miei buoni motivi per credere che ci daranno una mano nella nostra impresa, in più devi sapere che è molto raro trovare qualcuno che possa indossare il tuo ciondolo, ma ciò non toglie che potrebbero esserci altre persone in grado di farlo” affermò convinto di sé, facendole l’occhiolino.

 

Angela iniziava a capirci sempre meno.

 

Ci risiamo con le mezze risposte, ma possibile che non può mai darmi una spiegazione decisiva ed esauriente?

 

Il capitano alzò gli occhi al cielo e lo contemplò per qualche istante, perso nei suoi pensieri, intanto che la ragazza osservava lui. Non si era ancora del tutto abituata ad averlo vicino, e ogni volta che ne aveva l’occasione si fermava a guardarlo, in modo da memorizzarne tutti i particolari, come se avesse paura che potesse scomparire da un momento all’altro.

Aveva già constatato che era un bell’uomo, poteva facilmente immaginare come sua madre si era perdutamente innamorata di lui. Era alto e aveva un bel fisico, i muscoli del torace si potevano intravedere attraverso la camicetta bianca e consunta che portava leggermente aperta. Aveva un viso raffinato, insolito per un pirata, con una simpatica barbetta raccolta in due treccine al quanto buffe, che si allungavano verso il collo lungo. La pelle abbronzata a causa della costante esposizione al sole, lo rendeva ancora più giovane di quello che era, e gli conferiva anche un aspetto esotico, molto attraente. Ma quello che colpiva di più, oltre il sorriso perfetto e mozzafiato che non mancava mai di mostrare, erano gli occhi. Due pozzi scuri e incredibilmente espressivi dentro il quale potevi tranquillamente perderti. Erano accesi e pieni di vita, sempre vispi e vivaci, intenti a osservare attentamente e con scrupolo tutto ciò che li circonda. Due paia di occhi che, si rese conto con una punta d’orgoglio, erano identici ai suoi.

Poteva comprendere altrettanto chiaramente anche il perché Annalisa non si era dimenticata del Capitan Jack Sparrow per diciassette lunghi anni. E come si poteva scordate un uomo, o meglio, un pirata come lui?

In poco più di un giorno era tranquillamente riuscita a capire che a suo padre potevano venire affibbiati moltissimi aggettivi tranne che “normale”. A partire dal suo abbigliamento. Sotto il suo preziosissimo cappello a tricorno spuntava una bandana rossa, leggermente sbiadita dalla salsedine e dal sole. E fin qui tutto ok. Le stranezze partivano dai capelli. Non aveva mai visto una persona portare così tanti suppellettili, amuleti, gioielli, e altri oggetti di vari colori e dimensioni in testa. Senza contare che non ne aveva solamente lì, ma dappertutto, attorno al collo, appesi alla cintura, alle braccia, ai polsi e alle dita. Nessun altro pirata, né a Tortuga né a bordo della Perla, portava addosso una così varia gamma di monili. Ma l’aspetto stravagante, paragonato al comportamento, diveniva quasi normale. Mentre parlava, aveva notato Angela, accompagnava tutte le sue parole con ampli gesti, spesso molto teatrali. Amava discorrere in modo forbito e articolato, particolare per un bucaniere, che di solito dialogavano con termini più di uso comune. Ma la cosa più buffa era senz’altro l’andatura. Si era accorta più volte che Jack, più che camminare barcollava. Era come se fosse perennemente sbronzo e quindi in equilibrio precario. In più mentre passeggiava muoveva leggermente il busto a destra e a sinistra, accompagnando il movimento quasi ipnotico con le braccia.

Angela aveva trovato tutto ciò assai buffo, ma anche incredibilmente affascinante. Senza contare che più lo osservava e più notava l’incredibile somiglianza tra lei e lui. Ora capiva sua madre, quando le diceva quanto lei e Jack fossero simili. Difatti, la ragazza, come il capitano, ondeggiava quando si muoveva, e aveva notato con stupore ma anche con piacere, che molti membri della ciurma non capivano Jack quando si esponeva con una delle sue frasi articolate, mentre lei comprendeva tutto perfettamente. Ma era rimasta ancora più sorpresa quando lei stessa aveva dialogato usando quel linguaggio, e, a differenza di Terence, Maggie e sua madre che rimanevano sempre indietro di qualche frase, lui l’aveva capita senza problemi.

Un’altra cosa che li accomunava, e che non era sfuggita alla sua attenta analisi di quel giorno, era quanto suo padre amasse il mare e la vita piratesca, cosa che saltava subito all’occhio. L’aveva osservato mentre guardava la superficie dell’acqua al tramonto e il suo veliero. Li amava, molto semplicemente. Li amava tutti e due. Guardava la sua nave con affetto e avrebbe azzardato anche con adorazione, mentre osservava il mare con gioia, come se da lui dipendesse la sua stessa vita. Conosceva bene quest’ultima emozione. Per lei era esattamente la stessa cosa. Sia a Telia, quando tutto quello che stava vivendo ora poteva essere solo un sogno lontano e irrealizzabile, e passava le sue giornate a immaginare come sarebbe stato prendere il largo ed essere liberi di andare ovunque come ti pare e piace. Sia lì, a bordo della Perla, dove il desiderio di quella libertà tanto agognata era diventato realtà, ed impregnava la stessa aria che si respirava. Quel desiderio era comune a tutte le persone che erano sulla nave in quel momento, e ciò era palpabile. Ma in fondo era questo che voleva dire essere pirati, giusto? Non significava solo saccheggiare e depredare città e navi, no, la pirateria non si limitava e principalmente non era quello. Prima di tutto un pirata era un uomo libero, una persona che si rifiutava di sottostare alle leggi comuni. Che ciò fosse poi un bene o un male nessuno era in grado di stabilirlo, ed Angela non avrebbe saputo dirlo. Ma sinceramente non le importava in quel momento. Ciò che le interessava e che la rendeva felice ora, era il fatto di poter respirare a fondo l’odore della salsedine, sentire la spuma dell’onda sul viso e i venti di ponente scompigliarle i capelli. Tutte cose che avevano il profumo della libertà, la sua libertà appena acquisita. E poteva affermare che nulla aveva mai avuto un sapore e un odore più dolce. Specialmente se quel suo nuovo stato poteva goderselo assieme ad una persona che aveva aspettato di conoscere per diciassette anni. Suo padre.

 

Le riflessioni di Angela vennero bruscamente interrotte proprio da quest’ultimo, che la richiamò alla realtà esclamando.

“Si è fatto proprio tardi piccola, il tempo vola quando si chiacchiera di cose interessanti, vero?”

Angela sorrise ed annuì con la testa.

“Bene, credo quindi sia il caso che tu mandi giù un boccone e fili dritta a letto, altrimenti domattina non riesci ad alzarti, e ti assicuro che ci sono parecchie cose da fare” la ammonì ostentando un tono autoritario.

Lei alzò gli occhi al cielo e scoppiò a ridere.

 

Oddio, si sta calando troppo nel ruolo del genitore, ora mi è diventato pure apprensivo!

O su, ammettilo che ti piace che si preoccupi per te!

Va bene, lo confesso, ma solo un pochino. E poi dovrebbe anche sapere che ora ho diciassette anni, la mamma non mi diceva più a che ora dovevo coricarmi!

Fallo divertire a fare il padre, poi ricorda che è alle prime armi, pian pianino imparerà!

Ok, farò la brava bambina allora.

Ecco!

Quindi da brava bambina cercherò di strappare almeno un’altra oretta  per stare sveglia...

Sei incorreggibile.

E dai, se fossi troppo ubbidiente neanche lui ci troverebbe gusto a fare il genitore!

 

Così, con un finto tono tra il triste e il sorpreso, se ne uscì dicendo:

“Come?! Già  a letto? Ma è presto!! Posso stare ancora alzata almeno un’oretta?”

 

Mi viene da ridere, non contrattavo sull’ora per andare a letto da quando avevo dodicianni, però devo ammettere che è molto divertente, mi sembra quasi di essere tornata indietro nel tempo.

 

Evidentemente la giovane fu al quanto convincente, perché Jack affermò categorico.

“No piccola, è tardi, prima mangi, temo dovrai andare a cercare qualcosa in cucina perché la ciurma ha già cenato senza di noi, dopodiché vai a dormire!”

“Non posso proprio stare ancora un po’ sveglia?” riprovò lei.

Jack negò con la testa con fare grave.

“Uffa, va bene allora, vado a mangiare e subito dopo filo nella cabina, contento?” sospirò la ragazza fingendo di essere delusa.

“Brava, ci vediamo domattina allora.” Il pirata le si avvicinò sorridendo compiaciuto, evidentemente convinto di aver svolto egregiamente il suo compito da padre. Le diede un buffetto con la mano destra sulla guancia e, prima di allontanarsi nuovamente, le disse dolce “Sogni d’oro piccola” infine si diresse alla sua cabina.

Angela invece si apprestò ad andare nelle cucine, sorridendo tra sé e sé, felice di aver fatto contento suo padre. Su una cosa però Jack aveva ragione, domani sarebbe stata di certo una giornata interessante.

 

 

*

 

 

Tommas Trevis era divenuto il nuovo commodoro di Port Royale poco dopo la nomina a governatore di Christopher Beckett. Difatti era stato proprio quest’ultimo ad intercedere per lui affinché ottenesse la suddetta carica. Il vantaggio che ne avrebbe tratto era chiaro, un alleato potente e fedele. Difatti, l’avere soci in cariche altolocate era sempre un vantaggio in questi casi. Ad aumentare la leatà di Trevis nei confronti di Beckett era il fatto che i due erano cresciuti insieme e avevano una cosa che li accomunava e legava: l’ambizione. Erano entrambi avidi di potere, e non si facevano scrupoli di alcun genere per ottenere ciò che volevano. Ciò aveva fatto si che tra i due si formasse un forte legame, anche se non si poteva parlare di vera amicizia. Tutti e due si stimavano reciprocamente, ma di certo non vedevano nell’altro un amico, più che altro un alleato per raggiungere i loro scopi comuni. Trevis aveva più volte aiutato Beckett ad eliminare gli avversari politici e a mettere a tacere quelli che all’inizio avevano provato a mettersi contro di loro. Aveva fatto il lavoro sporco al posto suo, con la promessa di un’alta ricompensa, e quest’ultima consisteva  nella carica da Commodoro con la conseguenza di una grossa influenza a corte, probabilmente seconda solo a quella di Beckett stesso.

 

Tommas aveva la stessa età di Christopher. Era alto e aveva un fisico statuario, temprato dagli innumerevoli anni di allenamento nella marina militare, addestramento che gli aveva conferito anche una certa abilità come spadaccino. Aveva gli occhi verde cupo, colore che si addiceva alla sue espressione perennemente severa e al suo rigido portamento. Teneva i capelli mori corti, senza l’usuale parrucca che si addiceva al suo nuovo status. Si era infatti categoricamente rifiutato di portarla, scatenando lo sconcerto generale dell’alta società, fornendo come un’unica spiegazione il fatto che la trovava ridicola e che preferiva di gran lunga i suoi capelli naturali. Ovviamente Beckett l’aveva lasciato fare, e dopo che aveva ricevuto il consenso del governatore a violare le tradizioni, nessuno aveva più osato dire una parola a riguardo. Nell’insieme si poteva dire che era un ragazzo di bell’aspetto, proprio come il compare. Infine aveva anche ereditato da suo padre, Cillian Trevis, che ai suoi tempi era stato a sua volta un importante ufficiale della marina britannica,  una grande abilità strategica. A dimostrazione di ciò, era il fatto che era stata l’unica persona direttamente coinvolta nel piano di Beckett Junior. Lo aveva infatti aiutato a preparare tutto nei minimi dettagli, ed era proprio quel piano che ora si apprestava a realizzare a bordo della New Age, il maestoso vascello che gli era stato assegnato insieme al comando di un grosso manipolo di uomini.

 

 

La New Age solcava le acque dal mattino presto, ed ormai era già passato il tramonto. Per raggiungere Telia, meta del loro viaggio, sarebbero occorsi come minimo altri tre giorni di navigazione costante. La loro missione era facile, tanto da rendere superfluo il consistente numero di marinai che aveva a bordo, ma Beckett non aveva voluto correre rischi, perciò aveva insistito affinché prendesse una numerosa scorta. Temeva infatti di poter trovare brutte sorprese una volta arrivati sull’isola.

 “Come se un padre che non si fa vivo da diciassette anni apparisse magicamente di fronte alla soglia della casa della figlia proprio il giorno in cui arriviamo noi!” aveva protestato inutilmente Tommas, ma dato che a nulla era valsa la sua disapprovazione, ora si ritrovava con circa una cinquantina di uomini per andare a recuperare una piccola ed indifesa ragazza, che aveva come un’unica protezione una donna sulla quarantina e probabilmente incapace anche solo di impugnare una spada in mano, figurarsi usarla!

Comunque, se per qualche astrusa ragione il piano A non fosse andato a compimento, i due cospiratori avevano architettato anche un piano B, anche se in cuor loro entrambi speravano di non doverlo usare, ciò perché avrebbe rallentato tutti i loro progetti.

Quest’ultimo consisteva nel raccogliere informazioni sulla giovane Angela, e semplicemente usarle per trovare il modo per far si che fosse proprio lei ad andare da loro di sua spontanea volontà.

 

“Comunque, o in un modo o in un altro, voglio Angela Sparrow qui entro due settimane, non ammetto imprevisti”  erano queste le esatte parole pronunciate da Christopher poco prima della partenza della New Age. “E se qualcosa va storto, ti riterò direttamente responsabile, e tu sai ciò che questo comporterà” e Trevis lo sapeva eccome. Per questo nonostante la missione fosse al quanto semplice, se pur importantissima, aveva il terrore all’idea di sbagliare.

 

 

*

 

 

 

“Terence, ancora non mi hai spiegato perché hai insistito tanto per tornare a Telia molto prima del solito. È passata solo una settimana dal nostro ultimo sbarco là, la nostra tabella di marcia prevede di ritornarci non prima di una ventina di giorni.”

Terence e Teels stavano parlando animatamente seduti comodi alla scrivania della grande cabina di quest’ultimo. Teels stava sorseggiando un boccale di rum, mentre fissava il figlio di sottecchi, mentre Terence giocherellava con un coltellino svizzero, divertendosi a chiuderlo e riaprirlo ripetutamente, conscio di avere lo sguardo indagatore del padre addosso.

“Allora, dal momento che ho accettato di invertire la rotta, assecondando la tua richiesta, potresti almeno degnarmi di una spiegazione?” insisté il capitano, agitandosi leggermente sulla sedia di velluto rosso, senza staccare gli occhi dal figlio.

Il ragazzo sospirò. Con uno scattò deciso richiuse il coltellino e se lo infilò nella tasca interiore della sua giacchetta. Fissò a sua volta il padre e si apprestò a rispondere.

“E dai, papà, non dirmi che non lo hai ancora capito.” Si fermò un attimo, aspettando che il capitano dicesse qualcosa. Dato che non giunse risposta, Terence proseguì, abbassando lo sguardo e incrinando un poco la voce. “Papà, voglio tornare a Telia perché intendo fare luce sul motivo per cui Angela ha deciso di lasciare quell’isola. Sono certo che anche tu sei curioso, e sono altrettanto sicuro che le nostre risposte possano essere lì.” Tornò a guardare il padre con vigore.

“Si, lo avevo intuito, e ammetto che anche a me piacerebbe scoprire cosa passa per la testa di quella ragazza, però non credi che siano fatti suoi? Se non ha voluto parlarne con noi un motivo ci sarà. Non puoi immischiarti a forza nella sua vita, Angela sa badare a se stessa, e cosa fare o non fare può deciderlo solo lei, e non deve certo renderne conto a te. Non trovi?” cercò di essere ragionevole Teels.

Terence sorrise di fronte a quella risposta. Si aspettava una frase del genere, per questo si era preparato una controbattuta perfetta, anche se sapeva che a quel punto era già superfluo ribattere. Aveva già vinto. Il fatto stesso che si stessero dirigendo a Telia e che Teels, sapendo esattamente cosa voleva lui, l’aveva lasciato fare, era la prova che approvava e che la pensava come lui, nonostante gli stesse facendo una piccola morale.

“è vero, non mi deve dare conto di niente,” ammise. “però” si preparò per esporre la sua arringa “sono preoccupato per lei, potrebbe mettersi nei guai, e noi non potremmo nemmeno aiutarla se non sappiamo se e a che pericoli va in contro. Dopotutto siamo le uniche persone che sanno che ha intrapreso questo viaggio, abbiamo qualche dovere nei suoi confronti, no? In più, dato che le abbiamo dato un passaggio fino a Benprett senza chiederle nulla in cambio, mi sembra quanto meno nostro diritto sapere almeno dove sta andando, giusto?” concluse sempre sorridendo soddisfatto.

A quel punto fu Teels a sospirare.

“Ok” si arrese, lasciandosi definitivamente convincere dal figlio. Non che prima fosse completamente in disaccordo con lui. Ovviamente il capitano sapeva dove Angela era realmente diretta, ma  aveva promesso a quest’ultima di non dirlo a nessuno, senza contare che gli rimaneva l’incognita del perché volesse raggiungere a tutti i costi quell’isola. “Però promettimi che dopo che avrai saputo la verità non tornerai a cercarla,  anche se scopriamo che sta facendo una cosa stupida o avventata o che potrebbe cacciarsi nei guai, capito?” lo ammonì.

“Mi spiace, ma se scopro che sta per fare qualcosa di pericoloso proverò a fermarla, che tu voglia o no” rispose tranquillo.

“Angela ha su di te una cattiva influenza, tre giorni che passate assieme e mi diventi avventuriero e sfrontato come lei, è incredibile.” Esclamò esasperato, sapendo di non poter impedire al figlio di far ciò che desiderava. Però, d’altro canto, doveva ammettere che se avessero realmente appreso che la ragazza era in serio pericolo lui stesso non avrebbe esitato a cercare di salvarla. Le era troppo affezionato e non sarebbe di certo restato con le mani in mano.

Terence rise e fece per alzarsi, considerando quindi chiusa la conversazione, ma fu fermato da Teels, che a bruciapelo li chiese.

“Ancora una cosa, una volta a Telia, come pensi di ricavare le tue informazioni?”

Terence rispose pronto. “Andrò a cercare una certa Maggie. Angela mi ha detto che era la sua migliore amica, di sicuro saprà qualcosa più di noi. Mi sembra un ottimo punto dove cominciare, non ti pare?”

Il capitano annuì. “Si, Maggie è senz’altro la persona più indicata per chiedere di Angela, quelle due erano inseparabili, di sicuro la nostra piccola avventuriera le avrà detto tutto. Però potrebbe non volere condividere i segreti dell’amica con te. Dopotutto non ti conosce, ai suoi occhi saresti un estranio che vuole intromettersi nei fatti personali di Angela.” Osservò pacato.

“In un modo o nell’altro la convincerò che di me può fidarsi. In più non dimenticare che non conoscerà me, ma te si, potrebbe bastare questo per conquistarne la fiducia.” Controbatté.

“Bhé, allora ti auguro buona fortuna, siamo quasi arrivati, preparati a scendere”. E congedò il figlio.

 

 

*

 

Jack Sparrow, Jack Sparrow, ... Sparrow... dov’è che ho già sentito questo nome? Non mi è nuovo, l’ho già udito da qualche parte. Che l’abbia sentito in qualche storia di pirati? Perché per trovarlo a Tortuga sarà quasi di sicuro un bucaniere. Angela non sembrava molto spaventata all’idea, anzi conoscendola sarà al settimo cielo. Però spero proprio di no per lei. Nonostante sono certa che le piacerebbe, ciò non toglie che passerebbe un sacco di guai con la compagnia delle Indie Orientali. Farebbe una vita da fuggiasca, sempre braccata. E se la prendessero non farebbe di certo una bella fine con i tempi che corrono. Le leggi sulla pirateria sono sempre più severe.

 

Maggie rabbrividì al solo pensiero dell’amica catturata e rinchiusa in chissà quali prigioni. Stava passeggiando per le stradine tortuose di Telia, con un venticello leggero che le accarezzava il viso, rendendole sopportabile il caldo del sole delle quattro del pomeriggio. La madre le aveva gentilmente chiesto di andare a far la spesa per la cena, e lei ne aveva approfittato per far anche un giretto verso il piccolo porto dell’isola. Ci andava praticamente ogni giorno dopo che Angela se ne era andata, probabilmente assecondando la tenue speranza di vederla tornare a casa  a bordo di una qualsiasi nave. In cuor suo desiderava che l’amica tornasse a Telia. L’avrebbe ospitata a casa sua, avrebbero potuto vivere insieme, conscia del fatto che Angela si sarebbe categoricamente rifiutata di tornare ad abitare sotto lo stesso tetto di Johnatan. Sua madre non avrebbe avuto nulla da ridire, anzi considerando che anche a lei il locandiere non era mai andato a genio e che considerava Angela una seconda figlia, l’avrebbe accolta a braccia aperte. Purtroppo però era perfettamente consapevole che la sua amica non sarebbe più ritornata ad abitare sull’isoletta al confine del mar dei Carabi, e probabilmente non ci sarebbe neanche passata vicino finché non avesse trovato ciò che cercava, nonostante le sue speranze.

Fatto è che Maggie aveva paura. Temeva per Angela. Non l’aveva fermata quando le aveva esposto i suoi piani perché sapeva che niente e nessuno avrebbero impedito alla ragazza di fare ciò che desiderava, ma in cuor suo sapeva che era pericoloso, se non addirittura folle, iniziare una ricerca per tutto il mar caraibico con solo un nome ad aiutarla. Il pericolo di perdersi, di essere catturata dai pirati o qualsiasi altra cosa erano altissimi. E se le sue supposizioni erano esatte e questo Jack Sparrow era un pirata lui stesso, Angela sarebbe divenuta di conseguenze una piratessa, e ciò avrebbe comportato il rischio di essere arrestata e poi impiccata. Certo avrebbe sempre potuto decidere di non accettare di unirsi al padre e di tornare indietro, o questo Jack avrebbe potuto non riconoscerla come figlia e rispedirla a casa. Oppure il capitano della nave pirata del padre di Angela, potrebbe non volere la ragazza a bordo. Erano tutte possibili strade, anche se Maggie sapeva che se Angela si metteva in testa una cosa, niente poteva fermarla, pirati contrari o no. E quello che lei voleva era vivere innumerevoli avventure per mare, e quale modo migliore per farlo se non abbracciare la pirateria?

Di nuove l’immagine di un orrendo patibolo le si parò davanti.

 

Oh no!! No, no, NO!!! Ragioniamo, se Annalisa avesse seriamente pensato che andare alla ricerca del padre fosse pericoloso per Angela, non le avrebbe mia scritto la lettera con le indicazioni per trovarlo! Non l’avrebbe mai messa a repentaglio!

 

Mentre rifletteva, la ragazza giunse al porto. Si sedette su di una panchina sbuffando a causa della frustrazione che derivava dell’incertezza riguardo il destino dell’amica e dal caldo di quella giornata afosa. La leggere brezza che c’era all’inizio della sua passeggiata se ne era andata, lasciando che il sole d’agosto riscaldasse ogni cosa. Cominciò a farsi aria con una mano per cercare di trarne un po’ di sollievo, pentendosi di non aver legato i capelli castano scuro in una comoda coda, ma di averli lasciati liberi sulle spalle.

 

Saranno anche belli, ma sono molto scomodi. Pensò con disappunto, distraendosi per un attimo dalle preoccupazioni di poco prima.

 

Chiuse gli occhi e si appoggiò stancamente allo schienale, buttando all’indietro la testa. Non aveva ancora degnato di uno sguardo l’orizzonte davanti a lei. Tanto sapeva già cos’avrebbe visto. Un’immensa distesa d’acqua. Piatta e senza fine. Era lo scenario che vedeva tutti i giorni, anche se testardamente continuava a pregare di vedere prima o poi una nave ormeggiata al molo con a bordo Angela. Per questo aveva chiuso gli occhi. Continuare a vedere il porto vuoto era quasi insopportabile.

Poi però, con un sospiro, si decise ad aprirli. Era sciocco arrivare fin lì quotidianamente e poi non guardare neanche il mare dinanzi a sé.

Quando li aprì però, rimase sbalordita.

 

Fantastico, a furia di sperare e sognare ora ho le allucinazioni.

 

Richiuse gli occhi, scosse la testa avanti e indietro, e li riaprì decisa, ma ciò che aveva visto era ancora lì, in tutta la sua bellezza.

 

Una nave, grande e rossa, era attraccata al porto. La consoceva perfettamente, d’altronde, come poteva essere il contrario? Era l’unico veliero che venisse fino a Telia.

Era la nave di Teels.

Però non c’erano i soliti uomini che sbarcavano le merci da vendere, ad occupare la banchina c’erano solo gli abitanti dell’isola, tutti incuriositi e in fermento a causa della novità. Ora che ci faceva caso in effetti, il porto era molto più in fermento del consueto, considerando che solitamente era deserto a parte la sua assidua presenza e ora invece era occupato da più di metà degli abitanti di Telia. La ragazza iniziò ad aguzzare la vista, in cerca di una famigliare chioma castana in mezzo ai marinai che pian pianino iniziavano a scendere dalla passerella che collegava il veliero al porto, benché sprovvisti di un qualsiasi carico. Ciò poteva significare una sola cosa. Teels non era arrivato fin qui per vendere le sue merci. E d’altro canto come poteva? Era stato qui neanche una settimana fa, e ora ci ritornava con un largo d’anticipo. Quindi lo scopo del suo viaggio doveva per forza essere qualcos’altro.

 

Ragioniamo, cosa potrebbe aver spinto Teels a tornare? Allora, non deve commerciare, questo è sicuro, quindi... e se Angela gli avesse chiesto di tornare indietro, abbandonando la sua sete di avventura? No, non sarebbe da lei rinunciare a tutto ciò che più desidera quando è a un passo dalla meta, e poi, se anche così fosse, conoscendola sarebbe stata la prima a sbarcare, non sarebbe rimasta sulla nave ancora a lungo, una volta arrivati. Quali altri potrebbero essere i motivi? E se...se ci fossero stati dei problemi con il viaggio di Angie? Magari è stata male, oppure hanno avuto delle difficoltà?

 

Senza indugiare un secondo di più, colta dai dubbi, la giovane prese a correre verso il veliero, con il cuore che iniziava a battere furioso. Si fece largo tra la folla, se pur a fatica, prendendosi diverse maledizioni tra le persone che scostava per passare. Pareva che tutta la popolazione della piccola isola si era accalcata in quel porto! Finalmente, con il fiato corto, riuscì a raggiungere la passerella. Iniziò a salirla con passo sostenuto, cercando di non intralciare il percorso dei marinai che scendevano. Alla fine arrivò sul ponte della nave. Non passò inosservata e tutti marinai si girarono di scatto a fissarla stupiti. Seguì un attimo di silenzio, dove Maggie divenne rossa come un pomodoro, e abbassò lo sguardo a terra iniziando a fissarsi le scarpe, accorgendosi solo ora di essere stata leggermente avventata a precipitarsi a bordo del mercantile. Ciò non era da lei, di solito molto scrupolosa e attenta a verificare tutti i pro e i contro di ogni decisione.

 

Sto diventando avventata come Angela... pensò ironicamente.

 

I marinai, vedendo l’imbarazzo della giovane, non riuscirono a  trattenersi dal sghignazzare, aumentando il rossore della ragazza, già tendente al bordeaux. Per fortuna, ad interrompere quella spiacevole situazione, ci pensò Kyle, il ragazzo moro,  amico di Maggie ed Angie.

 

“Ehi Maggie, ciao! Qual buon vento di porta qui su?” la salutò cordiale.

 

Quest’ultima, sempre più simile ad un pomodoro, senza smettere di guardare il legno color ciliegio del ponte della nave, riuscì a borbottare un “ciao” impacciato, aumentando gli sghignazzi della ciurma.

La giovane decise di provare ad ignorarli e di proseguire, domandando al ragazzo dinanzi a lei dov’era il capitano.

Kyle, dal momento che Maggie aveva abbassato il tono di voce ad un sussurro, più che sentirla, aveva compreso la richiesta della ragazza leggendo il labiale, impresa resa ancor più difficile dal fatto che la giovane aveva la testa china.

 

“Ehm, il capitano? Credo sia nella sua cabina al momento, perché me lo chiedi?” ma la ragazza, ignorando l’ultima domanda, ringraziò velocemente, voltò le spalle alla ciurma e si diresse a grandi passi e a capo chino verso la direzione indicatale, felicissima di poter lasciare tutti quegli sguardi divertiti dietro di lei. Per fortuna rimasero al quanto basiti dal suo comportamento, così che nessuno si interpose tra lei e la sua meta.

 

Grazie al passo di marcia Maggie raggiunse in due secondi la cabina del capitano, bussò frettolosamente, e appena ricevuto un “avanti” parecchio sorpreso, si buttò a capofitto all’interno della stanza. Una volta al sicuro dentro le quattro mura della cabina e al riparo da occhi indiscreti, tirò un sospiro di sollievo e il colore finalmente defluì dalle sue guance. A occhi chiusi si appoggiò alla porta della stanza che si era richiusa alle sue spalle con un piccolo tonfo. Poi, molto lentamente, li riaprì e con un sorriso si apprestò a salutare il buon capitano che la fissava sbigottito, seduto dietro la scrivania.

 

“Ciao Teels…” peccato però che le parole le morirono in bocca, quando si accorse della presenza di un’altra persona nella stanza. Un ragazzo giovane, a occhio e croce della sua età, alto con i capelli castano chiaro e un paio di occhi verdi brillanti e vigili che la fissavano curioso.

 

“Maggie! Ciao! Ma cosa ci fai qui? Non per essere scortese, sei la ben venuta, specialmente in questo momento, guarda, non ci crederai ma la tua visita inaspettata e più che tempestiva!” Teels, superando lo stupore iniziale, si alzò e andò incontro a Maggie con un sorriso a trentadue denti. La abbracciò e dopo aver recuperato una sedia da accanto la parete di legno della stanza, la invitò ad accomodarsi.

La giovane si sedette ringraziando. Era tornato però l’imbarazzo a causa di quello strano ragazzo che continuava a fissarla con fare inquisitorio. Sotto il suo sguardo pressante, le gote di Maggie iniziarono a colorarsi di un vivace porpora.

 

Teels si accorse della piccola tensione creatasi tra i due, e decise di fare le presentazioni.

 

“Allora, Maggie, sono lieto di presentarti mio figlio Terence. Terence, questa è la famosa Maggie.” Esclamò allegro.

 

La voce del padre sembrò riscuotere il giovane, che accortasi di stare fissando la giovane troppo insistentemente, si affrettò ad abbassare lo sguardo, divenendo rosso a sua volta.

 

“Ehm…Ciao” azzardò lui.

“C…ci…ciao” rispose balbettando lei, dopo qualche esitazione.

 

Teels rise sotto i baffi.

 

“Allora, Maggie, come stai?” le chiese affabile il capitano. La ragazza si costrinse a guadarlo negli occhi e si apprestò a rispondere.

“Bene, grazie.”

“Ne sono felice. Scusami, ma portando il discorso a prima, come mai ti sei precipitata nella mia cabina?”

La domanda la fece cadere dalle nuvole, riportandola bruscamente alle motivazioni che l’avevano portata fin lì.

“Ah, già!” alla sua esclamazione, Terence tornò a guardarla curioso. Sotto il suo sguardo Maggie si impappinò di nuovo con le parole. “Ecco, ehm, i…io volevo chiederti come mai…siete di nuovo qui, non che mi dispiaccia” di affettò ad aggiungere “però mi chiedevo se per caso, questo ritornò improvviso avesse a che fare con Angela. Ci sono stati dei problemi con il suo viaggio?” riuscì a dire infine.

“No, nessun problema”

A parlare era stato il ragazzo, con enorme sorpresa di Maggie, che trovò finalmente la forza di guardarlo negli occhi.

“Oh, ehm, bene allora.” Si sentiva incredibilmente sciocca ad essersi catapultata là senza preavviso, e, pensandoci bene, anche senza una buona motivazione, a parte le sue supposizioni e i suoi timori.

“Però, ti posso assicurare che la tua apparizione improvvisa è più che tempestiva” ripeté Teels.

“Come mai?” gli chiese confusa.

Teels sorrise. “Terence, a te…”

Il ragazzo si alzò ed iniziò a passeggiare avanti e indietro per la piccola stanza.

“Siamo tornati indietro, perché sia io che mio padre volevamo saperne di più sul viaggio misterioso di Angela. È stata enigmatica per tutto il tragitto e non si è lasciata sfuggire una parola riguardo alla sua meta. Quindi, dato che Angela stessa mi ha parlato di te, dicendomi che sei la sua miglior amica, ci chiedevamo se tu potessi dirci di più.” terminata la piccola arringa, si fermò sul posto in piedi e iniziò a dondolarsi nervoso, in attesa di una risposta.

Maggie, colta di sorpresa, aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse, non trovando le parole per esprimersi. Era sbalordita da ciò che aveva sentito, davvero Teels si aspettava che lei gli confidasse i segreti di Angela senza il consenso di quest’ultima? E chi era quello strano ragazzo per chiederle una cosa del genere, perché si stava intromettendo?

Passarono alcuni minuti in silenzio. Alla fine, il marinaio prese in mano la situazione.


“Maggie, non fraintenderci, non vogliamo farci a tutti i costi gli affari di Angela. Sono certo che se non mi ha parlato lei stessa delle motivazioni del suo viaggio, un motivo ci sarà. Però capisci che sono preoccupato? Mi ha chiesto di portarla a Benprett senza uno straccio di spiegazione valida, e l’ho accontentata, ma ora vorrei sapere perché ho lasciato una ragazza di appena diciassette anni da sola in un porto, in balia di se stessa. Sono in pensiero per lei. Potrebbe accaderle qualsiasi cosa, e nessuno potrebbe aiutarla, o andare a cercarla, perché nessuno sa in quali guai potrebbe cacciarsi. Quindi, non ti stiamo chiedendo di tradire la fiducia della tua amica, ma di aiutarla.”

 

Il discorso del capitano filava, Maggie non poteva negarlo, ma poteva tradire Angela? Dopotutto, l’aveva pregata di mantenere il segreto. Quindi stava ad Angela decidere a chi rivelare il motivo del suo viaggio e a chi no, lei non poteva prendersi questa libertà.

 

“Angela sa badare a se stessa, Teels, dovresti saperlo.” Affermò, cercando di dare un tono deciso alla sua voce. Impresa fallita in partenza, dato che era ancora preda del rossore.

“Certo, ma rimane il fatto che è una ragazza sola, cresciuta in una piccola isola, che si ritrova all’improvviso in una mare molto più grande di quanto possa immaginare. La situazione potrebbe scapparle di mano, non trovi?”

Maggie si morse il labbro.

“Lo so. Ma lo sa anche lei. Sa quello che fa, sarà avventata, ma non sprovveduta, se avesse pensato che fosse troppo per lei, avrebbe chiesto aiuto. Se la può cavare bene anche da sola.” Continuò la giovane imperterrita.

Teels sospirò. A quel punto intervenne Terence.

“Pensaci un attimo. E se non avesse fatto bene i suoi calcoli? Anche in questo preciso momento, mentre noi stiamo parlando, Angela potrebbe essere in pericolo e…”

“Ma anche se così fosse, noi cosa possiamo fare? Non possiamo iniziare a cercarla per tutti i sette mari, si arrabbierebbe e basta. È un viaggio che voleva compiere da sola, lo voleva fare da quando ha iniziato a camminare, e tu Teels questo lo sai bene come me. Ora le si è solo presentata l’occasione giusta per realizzare i suoi sogni. L’unica cosa che possiamo fare noi, e rimanere qui e augurarle ogni bene, lasciarla andare, ed intervenire solo e soltanto se lei lo vorrà o siamo sicuri che è in pericolo. Non possiamo bloccarla o iniziare a seguirla nell’eventualità che corra rischi, non lo vorrebbe mai.” Sbottò alterata. Ma se ne pentì subito, non voleva alzare la voce. Non se lo meritavano. Dopotutto, anche se non le piaceva il terzo grado che avrebbero desiderato farle, erano solo preoccupati per la sua amica. Proseguì tornando ad un tono dolce, abbassando lo sguardo per un lieve ritorno all’imbarazzo precedente.

 

“Scusate, non volevo gridare. Solo che sono anch’io in pensiero per lei. Anche io non so esattamente dove sia al momento, né cosa potrebbe capitarle. Le ho esposto prima di voi i miei dubbi riguardo al suo viaggio, ma vedendola così entusiasta all’idea di partire, e sapendo i suoi desideri, non ho potuto fare altro che augurarle buona fortuna.” Le si incrinò un attimo la voce, ma si riprese subito. Solo Terence se ne accorse. “E per il momento non si può davvero fare altro, credetemi. Ma se appena dovessi venire a conoscenza del fatto che è nei guai o che potrebbe entrarci facendo qualcosa di sbagliato, vi assicuro  che solcherei tutto l’oceano pur di aiutarla. Ma per ora NON-POSSIAMO-FARE-NULLA.”

Terminò la frase decisa, anche se non trovò la forza di rialzare lo sguardo. Si accosciò sulla sedia e a quel punto si intromise Terence.

“Forse ha ragione lei papà. L’unica cosa che rimane e fidarsi di Angela e aspettare che sia lei a chiedere il nostro ausilio, oppure tendere le orecchie e accorrere in suo soccorso non appena sentiamo che è in pericolo.” Concluse la frase facendo l’occhiolino al padre.

Teels capì al volo le intenzioni del figlio. Ovvio che non aveva alcuna intenzione di demordere, probabilmente gli era venuta un’idea per raggiungere ciò che voleva. Lo assecondò. Così, con un lungo e pesante sospiro, acconsentì anche lui, lasciandosi andare a sua volta contro lo schienale della poltroncina rossa.

Tutti rimasero un attimo soprappensiero, finché Maggie non disse che doveva andare a casa e che ormai sua madre la stava dando per dispersa, dato che senza accorgersene erano arrivate le sei della sera.

“Certo, però tra poco farà buio, non mi piace l’idea che giri da sola a quest’ora per l’isola.”

“Teels, sii serio, qui a Telia chi potrebbe farmi del male? Il panettiere? Andiamo!” scherzò lei. Lui per tutta risposta la guardò torvo.

“Il fatto che l’isola sia piccola non vuol dire che sia sicura al cento per cento, ti dispiacerebbe farti accompagnare da qualcuno della mia ciurma? Terence, potresti accompagnarla a casa per favore?” aggiunse poi rivolgendosi al figlio. Quest’ultimo scattò dritto dalla posizione in cui era, per nulla sorpreso dalla richiesta del padre, e con un sorriso si rivolse alla ragazza.

“Ma certo, se per te non è un problema, ovviamente”

“Credo di non avere molta scelta. Comunque forse non è una cattiva idea, si sa mai. Grazie” e gli sorrise.

“Ci vediamo Teels” salutò il capitano.

“Staremo qui per un po’, torna quando vuoi finché ci siamo.”

 

 

*

 

Dopo che si furono lasciati la cabina alle spalle, Terence, che le stava a poco meno di cinquanta centimetri di distanza, la guardava di sottecchi, osservandola, decidendo il modo migliore per intraprendere una discussione. Passarono diversi minuti, e la tensione iniziò a farsi troppo tesa. Alla fine il giovane decise di rompere il silenzio ed esclamò:

 

“Sai, ti immaginavo diversa”

 

La ragazza alzò lo sguardo sorpresa. Però le parole del ragazzo sortirono il loro effetto. Maggie si rilassò e pian piano la tensione riuscì a sciogliersi. La giovane riuscì anche a ridere della strana battuta.

“Perché, come mi immaginavi?” chiese con un dolce sorriso che riuscì ad abbagliare un attimo il figlio di Teels.

“Bhé” abbassò il capo per nascondere il sangue che affluiva sulla sue guance. In effetti era un’esclamazione un po’ stupida, pensò. “Ti facevo un po’ più estroversa e avventuriera. Un po’ più…” balbettò.

“Un po’ più come Angela?” suggerì lei, senza smettere di ridere.

“Si, esattamente. Senza offesa, non è una critica” aggiunse.

“Tranquillo. Sai, non sei il primo che si stupisce di come io e lei, così diverse, siamo invece così unite.”

Anche lui rise.

 “Però vedi, io ho un temperamento calmo e sono anche abbastanza timida, quindi è logico che un carattere docile si abbini perfettamente con quello sovraeccitato di Angela, ci completiamo a vicenda; per esempio io riesco a calmare i suoi bollenti spiriti spesso e volentieri, mentre lei mi sostiene e mi aiuta quando devo fare scelte importanti.” La voce le si incrinò un poco verso la fine della frase. Era strano sentire l’amica così vicina pur sapendola lontana chilometri. Terence se ne accorse e si affrettò ad andare avanti con la conversazione.

“Si, devo ammettere che vista sotto quest’ottica a senso” e le sorrise a sua volta.

“Però non è giusto, mi trovo in un situazione di svantaggio” esclamò lei con un finto tono offeso. Iniziava a prendere confidenza con il ragazzo, e ciò le permetteva di essere più sciolta nella conversazione.

Lui la guardò stupito. “Cosa non è giusto?” chiese.

“Tu mi conoscevi già e sapevi un sacco di cose sul mio conto ancor prima di vedermi di persona, mentre io di te non so nulla. Credo che come minimo dovresti rimediare” rispose lei.

Terence rise di nuovo. La conversazione con quella ragazza iniziava a farsi davvero piacevole!

“Si, mi sembra un ragionamento logico” ammise. “Bene, cosa vuoi sapere? Sono a tua completa disposizione!”

“Allora, so che sei il figlio del capitano, però come mai né io né Angie ti abbiamo mai visto a bordo prima?” domandò.

“Semplice, ho sempre accompagnato mio padre nei suoi viaggi lavorativi solo finchè trattava nelle grandi città. Questa è la prima volta che l’ho voluto accompagnare anche qui a Telia.” Poi la guardò di sottecchi e con un sorriso divertito aggiunse “certo, non immaginavo che nelle piccole isole c’era più movimento e più persone interessanti che nelle grandi città, se no sarei venuto anche prima”

“Uhm,” annuì lei. “di certo qui i personaggi interessanti, come li chiami tu, non mancano. Angie è sicuramente unica nel suo genere” e sorrise al ricordo dell’amica. “Ok, hai risposto alla prima domanda, passiamo alla seguente.”

“Ce ne sono molte?”

“Naa, solo un milione o due, tranquillo”

“A bhé, cosa vuoi che siano, sono qui a posta” e le ammiccò.

Lei, arrossì di nuovo, anche se stavolta non sapeva esattamente bene il perché. Decise di ignorare anche la strana sensazione che sentì improvvisamente allo stomaco e al petto. “Ehm, allora, bhè, parlami un po’ di te, cosa ti piace fare, come mai vuoi poi intraprendere lo stesso lavoro di tuo papà…qualcosa di te”

“Ok, ok, ad una condizione però”

“Quale?” chiese stupita.

“Dopo che il tuo terzo grado sarà finito, toccherà a me, d’accordo?”

“Va bene, lo prometto” e sorrise di nuovo.

“Perfetto, però temo che dovremo rimandare la nostra discussione a domani, perché se le indicazioni che mi hai dato sono giuste, siamo arrivati a casa tua.”

Maggie posò il suo sguardo sulla piccola casa a due piani, di un tenue color rosa salmone, con un grande portone in ciliegio che dava su di una piccola stradina con accanto due finestrelle sbarrate da quattro bastoni di metallo ciascuna per i ladri.

“Oh, siamo già arrivati?” sospirò lei.

“Mi spiace ma temo proprio di si.”

“Uf”

 

Accidenti, la discussione iniziava a piacermi, non potevo abitare dall’altra parte dell’isola? Pensò. Che strano però, di solito non mi trovo così bene con una persona che ho conosciuto da poco.

 

Terence notò la riluttanza della giovane nell’entrare in casa sua, facile da intuire perché era la stessa che, anche se non riusciva a trovare una motivazione logica per spiegarselo, provava anche lui.

 

“Ehm, allora, dato che dobbiamo finire questa piccola chiacchierata e tu devi rispettare una promessa, ci …cioè…credi che sarebbe possibile vedersi domani? Magari verso le dieci del mattino? Che ne dici?” propose titubante.

Gli occhi azzurri della ragazza brillarono sotto il crepuscolo della sera, a quella inaspettata ma gradita proposta.

“Certo! È un’ottima idea!!! Allora vieni tu da me o vengo io da te?”

Terence rise sotto i baffi vedendo l’esultanza di Maggie. Al che la giovane abbassò immediatamente lo sguardo dall’ondata di imbarazzo improvviso che l’investì.

“Vengo io da te, se non ti dispiace vorrei approfittare del piacere di camminare sulla terra ferma finché la nave e attraccata al porto” le rispose ammiccando.

“Certo, a me va benissimo, così se vuoi ti faccio visitare l’isola, chissà se incontriamo qualche altro personaggio interessante”

Risero tutti e due, infine Maggie decise che era giunto il momento di rientrare, prima che sua madre chiamasse i soldati per denunciare la sua scomparsa.

Così i due giovani si salutarono con la promessa di rivedersi il mattino seguente.

   
 
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