Note dell'autrice:
Sono tornata^^!!! Dp un mese di assenza dal pc causa vacanze, sn ritornata, è sn riuscita a finire l'8 cappy^^!!! Avverto ke qst è un capitolo di transizione, ci saranno novità, ma la parte movimentata arriverà nel 9, ke cercherò di postare il prima possibile, prometto^^!
Ora passo ai ringraziementi:
nihal93: grazie mille x ttt i tuoi complimenti, sei troppo buona^^! Se il caro Will accetterà o no l'offerta nn poxo dirtelo, xò tra un paio di cappy verrà svelato, prometto^^, Jack è sempre Jack, ha un bel asso nella manica ke lo aiuterà, ma x ora nn aggiungo altro^^. Spero ke anke qst cappy ti piaccia, grazie ancora x la tua recensione:-) kisskiss e tvttttb 68Keira68
DJ Kela: Ciao Kela^^!!!! Inefetti hai ragione, il caro Jack x avere quel ciondolo si era dato da fare, xò poi si è dovuto arrendere x cause di farza maggiore, anke se bisognerà aspettare un bel po' per scoprirlo, lo spiegherò + avanti, prometto^^! Siamo in due ad odiare Beckett junior, xò nn esagero quando dico ke sarà peggio del padre (e qui mi odio da sola, e tra tre o quattro cappy si capirà), xò ci tenevo a precisare ke Chris nn è un brutto ragazzo, anzi, è un bell'uomo (alto biondo occhi azzurri). L'ho descritto così xkè ho una mia immagine personale del cattivo tipo, ke deve attrarre e ammaliare x poi fare i suoi comodi (sn da manicomio me ne rendo conto, scusate, ma cosa ci potete fare?^^). Sn contenta ke la frase ti sia piaciuta^^ quella scena l'avevo pensata da un po', ho pensato ke due persone così unite dai legami di parentela ma ke nn si sn mai viste dovevano avere x forza il desiderio di conoscersi a vicenda, giusto? Sn felice anke ke l'idea dei colori sia riuscita, anke xkè se no la cosa si faceva un tantino incasinata, con i pensieri di ttt e due!! X il rapporto tra Jack e Gibbs, in effetti hai ragione, l'ho reso meno formale, xò ho pensato ke dato ke si conosco da tanto tempo, se parlano in privato e di cose improtanti + ke marinaio e capitano sn due vecchi amici, quando invece discutono dinanzi alla ciurma le cose cambiano e riniziano a darsi del voi, xò cercherò di essere + fedele al film^^! Riguardo al fatto ke Gibbs si sta già affezionando ad Angela hai ragione^^ quella di "zio Gibbs" è una buona idea, nn ci avevo pensato, se riesco lo metto, grazie mille^^! Hai ragione anke su un'altra cosa, Beck junior sta cercando lei, hai indovinato, in quanto al piano B, si scoprirà già dal prossimo cappy in cosa consiste, e nn è nulla di bello, ma di + nn poxo dire! Sn stra contenta ke la presentazione di Angie alla ciurma sia piaciuta, volevo buttarla un attimo sul ridere, ma ero titubante, grazie^^!!!! E anke x i complimenti sul ciondolo, glasieeeeee:-)!!!! Will entrerà in scena tra un po' con una sorpresa ke spero piacerà, ma x ora nn dico altro^^! Nn vedo l'ora di sapere il tuo parere su qst cappy^^, grazie tantissimo x la tua recensione e x ttt i complimenti^^ tvtttttttttttttttb kisskiss Sara :-)!!!!
sesshy94: un grandissimo grazie anke a te!! Sn contentissima ke l'idea del Torquis sia piaciuta^^ cm la presentazione di Angie alla ciurma, ti ringrazio tantissimo x i complimenti^^ Spero ke anke qst cappy ti piaccia :-) e cercherò di dare presto ttt le risposte, prometto^^! Tvtttttttttttttttb e ancora grazie 68Keira68
stefy_81: grazie x la tua recensione^^ e sn suepr felice ke la storia ti piaccia:-)!!! Spero ti piacerà anke qst cappy^^ kisskiss e ancora grazie 68Keira68
LadyMorgan: grazie mille x il commento^^, sn contenta ke il personaggio di Angie e la storia ti piacciano^^!!!! Elizabeth entrerà in scena tra poco, assicuro:-) e le risposte cercherò di scriverle il + presto possibile^^!! Ancora super grazie, spero di leggere presto un tuo commento anke su qst cappy e ke ti piaccia, kisskiss 68Keira68 ^^!
Grazie mille anek a ki ha solo letto e a ki mi ha messo tra i preferiti. GRAZIE!!!!!!!!!!
Un'ultima cosa, nel primo cappy è stata aggiunta la locandina de "Gli Eredi della Leggenda" fatta dalla bravissima DJKela ke ringrazio tantissimo x il suo ottimo lavoro (è bellissima, grazie infinite^^):-)!!!!
Ora vi lascio alla lettura di qst 8 cappy^^
kisskiss 68Keira68
8_ Nuove conoscenze e vecchie amicizie
“Quindi
ora stiamo andando
dalla moglie del capitano dell’Olandese Volante?”
chiese Angela eccitata alla
sola idea di incontrare la sposa di una leggenda.
“Esatto
piccola” rispose Jack
sorridendo dinanzi alla gioia della figlia.
“Wow”
esclamò lei.
Riportò
un attimo lo sguardo
sul mare, ormai scuro, per riordinare le idee. Le stelle iniziavano a
risplendere e si riflettevano sulla superficie del mar caraibico,
mentre la luna
saliva sempre più alta nel cielo. Mentre fissava
l’orizzonte con lo sguardo
trasognante, le venne in mente una complicazione nel piano di suo
padre, che
quest’ultimo sembrava aver trascurato.
“Papà,
scusami, ma come fai
ad essere sicuro che il Capitano Turner ci aiuterà nella
nostra impresa? Da
quello che mi ha raccontato Gibbs, sei stato proprio tu a metterlo nei
guai più
di una volta, non credo che sarà molto entusiasta di
aiutarti di nuovo.”
Osservò.
Il
pirata, per tutta
risposta, sfoderò un sorriso sghembo, per nulla turbato
dalla frase della
giovane, e con fare cospiratorio le si avvicinò sussurrando.
“Perché
stavolta il giovane
Turner e la sua mogliettina, se ci”
calcò bene sul pronome personale
“aiuteranno, avranno solo da guadagnarci”.
Tornò nella posizione di poco prima
senza smettere di sorridere e godendosi l’espressione confusa
della figlia.
“Non
sono sicura di aver
capito bene. Cosa ci ricaverebbero loro se noi due diventassimo
immortali?”
domandò inarcando un sopracciglio, palesemente non convinta
della spiegazione
fornitagli.
Jack,
per tutta risposta,
scoppiò a ridere. “Tempo al tempo, gioia. Verrai a
conoscenza di tutto nel
momento più opportuno, per ora ti dico solo questo, ho i
miei buoni motivi per
credere che ci daranno una mano nella nostra impresa, in più
devi sapere che è
molto raro trovare qualcuno che possa indossare il tuo ciondolo, ma
ciò non
toglie che potrebbero esserci altre persone in grado di
farlo” affermò convinto
di sé, facendole l’occhiolino.
Angela
iniziava a capirci sempre
meno.
Ci
risiamo con le mezze risposte, ma possibile che non può mai
darmi una
spiegazione decisiva ed esauriente?
Il
capitano alzò gli occhi al
cielo e lo contemplò per qualche istante, perso nei suoi
pensieri, intanto che la
ragazza osservava lui. Non si era ancora del tutto abituata ad averlo
vicino, e
ogni volta che ne aveva l’occasione si fermava a guardarlo,
in modo da
memorizzarne tutti i particolari, come se avesse paura che potesse
scomparire
da un momento all’altro.
Aveva
già constatato che era
un bell’uomo, poteva facilmente immaginare come sua madre si
era perdutamente
innamorata di lui. Era alto e aveva un bel fisico, i muscoli del torace
si
potevano intravedere attraverso la camicetta bianca e consunta che
portava
leggermente aperta. Aveva un viso raffinato, insolito per un pirata,
con una
simpatica barbetta raccolta in due treccine al quanto buffe, che si
allungavano
verso il collo lungo. La pelle abbronzata a causa della costante
esposizione al
sole, lo rendeva ancora più giovane di quello che era, e gli
conferiva anche un
aspetto esotico, molto attraente. Ma quello che colpiva di
più, oltre il
sorriso perfetto e mozzafiato che non mancava mai di mostrare, erano
gli occhi.
Due pozzi scuri e incredibilmente espressivi dentro il quale potevi
tranquillamente perderti. Erano accesi e pieni di vita, sempre vispi e
vivaci,
intenti a osservare attentamente e con scrupolo tutto ciò
che li circonda. Due
paia di occhi che, si rese conto con una punta d’orgoglio,
erano identici ai
suoi.
Poteva
comprendere
altrettanto chiaramente anche il perché Annalisa non si era
dimenticata del
Capitan Jack Sparrow per diciassette lunghi anni. E come si poteva
scordate un
uomo, o meglio, un pirata come lui?
In
poco più di un giorno era
tranquillamente riuscita a capire che a suo padre potevano venire
affibbiati
moltissimi aggettivi tranne che “normale”. A
partire dal suo abbigliamento.
Sotto il suo preziosissimo cappello a tricorno spuntava una bandana
rossa,
leggermente sbiadita dalla salsedine e dal sole. E fin qui tutto ok. Le
stranezze partivano dai capelli. Non aveva mai visto una persona
portare così
tanti suppellettili, amuleti, gioielli, e altri oggetti di vari colori
e
dimensioni in testa. Senza contare che non ne aveva solamente
lì, ma
dappertutto, attorno al collo, appesi alla cintura, alle braccia, ai
polsi e
alle dita. Nessun altro pirata, né a Tortuga né a
bordo della Perla, portava addosso
una così varia gamma di monili. Ma l’aspetto
stravagante, paragonato al
comportamento, diveniva quasi normale. Mentre parlava, aveva notato
Angela,
accompagnava tutte le sue parole con ampli gesti, spesso molto
teatrali. Amava
discorrere in modo forbito e articolato, particolare per un bucaniere,
che di
solito dialogavano con termini più di uso comune. Ma la cosa
più buffa era
senz’altro l’andatura. Si era accorta
più volte che Jack, più che camminare
barcollava. Era come se fosse perennemente sbronzo e quindi in
equilibrio
precario. In più mentre passeggiava muoveva leggermente il
busto a destra e a
sinistra, accompagnando il movimento quasi ipnotico con le braccia.
Angela
aveva trovato tutto
ciò assai buffo, ma anche incredibilmente affascinante.
Senza contare che più
lo osservava e più notava l’incredibile
somiglianza tra lei e lui. Ora capiva
sua madre, quando le diceva quanto lei e Jack fossero simili. Difatti,
la
ragazza, come il capitano, ondeggiava quando si muoveva, e aveva notato
con
stupore ma anche con piacere, che molti membri della ciurma non
capivano Jack
quando si esponeva con una delle sue frasi articolate, mentre lei
comprendeva
tutto perfettamente. Ma era rimasta ancora più sorpresa
quando lei stessa aveva
dialogato usando quel linguaggio, e, a differenza di Terence, Maggie e
sua
madre che rimanevano sempre indietro di qualche frase, lui
l’aveva capita senza
problemi.
Un’altra
cosa che li
accomunava, e che non era sfuggita alla sua attenta analisi di quel
giorno, era
quanto suo padre amasse il mare e la vita piratesca, cosa che saltava
subito
all’occhio. L’aveva osservato mentre guardava la
superficie dell’acqua al
tramonto e il suo veliero. Li amava, molto semplicemente. Li amava
tutti e due.
Guardava la sua nave con affetto e avrebbe azzardato anche con
adorazione,
mentre osservava il mare con gioia, come se da lui dipendesse la sua
stessa
vita. Conosceva bene quest’ultima emozione. Per lei era
esattamente la stessa
cosa. Sia a Telia, quando tutto quello che stava vivendo ora poteva
essere solo
un sogno lontano e irrealizzabile, e passava le sue giornate a
immaginare come
sarebbe stato prendere il largo ed essere liberi di andare ovunque come
ti pare
e piace. Sia lì, a bordo della Perla, dove il desiderio di
quella libertà tanto
agognata era diventato realtà, ed impregnava la stessa aria
che si respirava.
Quel desiderio era comune a tutte le persone che erano sulla nave in
quel
momento, e ciò era palpabile. Ma in fondo era questo che
voleva dire essere
pirati, giusto? Non significava solo saccheggiare e depredare
città e navi, no,
la pirateria non si limitava e principalmente non era quello. Prima di
tutto un
pirata era un uomo libero, una persona che si rifiutava di sottostare
alle
leggi comuni. Che ciò fosse poi un bene o un male nessuno
era in grado di
stabilirlo, ed Angela non avrebbe saputo dirlo. Ma sinceramente non le
importava in quel momento. Ciò che le interessava e che la
rendeva felice ora,
era il fatto di poter respirare a fondo l’odore della
salsedine, sentire la
spuma dell’onda sul viso e i venti di ponente scompigliarle i
capelli. Tutte
cose che avevano il profumo della libertà, la sua libertà
appena
acquisita. E poteva affermare che nulla aveva mai avuto un sapore e un
odore
più dolce. Specialmente se quel suo nuovo stato poteva
goderselo assieme ad una
persona che aveva aspettato di conoscere per diciassette anni. Suo
padre.
Le
riflessioni di Angela
vennero bruscamente interrotte proprio da quest’ultimo, che
la richiamò alla
realtà esclamando.
“Si
è fatto proprio tardi piccola,
il tempo vola quando si chiacchiera di cose interessanti,
vero?”
Angela
sorrise ed annuì con
la testa.
“Bene,
credo quindi sia il
caso che tu mandi giù un boccone e fili dritta a letto,
altrimenti domattina
non riesci ad alzarti, e ti assicuro che ci sono parecchie cose da
fare” la
ammonì ostentando un tono autoritario.
Lei
alzò gli occhi al cielo e
scoppiò a ridere.
Oddio, si
sta calando troppo nel ruolo del genitore, ora mi è
diventato pure apprensivo!
O su,
ammettilo che ti piace che si preoccupi per te!
Va bene, lo
confesso, ma solo un pochino. E poi dovrebbe anche sapere che ora ho
diciassette anni, la mamma non mi diceva più a che ora
dovevo coricarmi!
Fallo
divertire a fare il padre, poi ricorda che è alle prime
armi, pian pianino
imparerà!
Ok, farò
la
brava bambina allora.
Ecco!
Quindi da
brava bambina cercherò di strappare almeno
un’altra oretta per
stare sveglia...
Sei
incorreggibile.
E dai, se
fossi troppo ubbidiente neanche lui ci troverebbe gusto a fare il
genitore!
Così,
con un finto tono tra
il triste e il sorpreso, se ne uscì dicendo:
“Come?!
Già a
letto? Ma è presto!! Posso stare ancora
alzata almeno un’oretta?”
Mi viene da
ridere, non contrattavo sull’ora per andare a letto da quando
avevo dodicianni,
però devo ammettere che è molto divertente, mi
sembra quasi di essere tornata
indietro nel tempo.
Evidentemente
la giovane fu
al quanto convincente, perché Jack affermò
categorico.
“No
piccola, è tardi, prima
mangi, temo dovrai andare a cercare qualcosa in cucina
perché la ciurma ha già
cenato senza di noi, dopodiché vai a dormire!”
“Non
posso proprio stare
ancora un po’ sveglia?” riprovò lei.
Jack
negò con la testa con
fare grave.
“Uffa,
va bene allora, vado a
mangiare e subito dopo filo nella cabina, contento?”
sospirò la ragazza
fingendo di essere delusa.
“Brava,
ci vediamo domattina
allora.” Il pirata le si avvicinò sorridendo
compiaciuto, evidentemente
convinto di aver svolto egregiamente il suo compito da padre. Le diede
un
buffetto con la mano destra sulla guancia e, prima di allontanarsi
nuovamente,
le disse dolce “Sogni d’oro piccola”
infine si diresse alla sua cabina.
Angela
invece si apprestò ad
andare nelle cucine, sorridendo tra sé e sé,
felice di aver fatto contento suo
padre. Su una cosa però Jack aveva ragione, domani sarebbe
stata di certo una
giornata interessante.
*
Tommas
Trevis era divenuto il
nuovo commodoro di Port Royale poco dopo la nomina a governatore di
Christopher
Beckett. Difatti era stato proprio quest’ultimo ad
intercedere per lui affinché
ottenesse la suddetta carica. Il vantaggio che ne avrebbe tratto era
chiaro, un
alleato potente e fedele. Difatti, l’avere soci in cariche
altolocate era
sempre un vantaggio in questi casi. Ad aumentare la leatà di
Trevis nei
confronti di Beckett era il fatto che i due erano cresciuti insieme e
avevano
una cosa che li accomunava e legava: l’ambizione. Erano
entrambi avidi di
potere, e non si facevano scrupoli di alcun genere per ottenere
ciò che
volevano. Ciò aveva fatto si che tra i due si formasse un
forte legame, anche
se non si poteva parlare di vera amicizia. Tutti e due si stimavano
reciprocamente, ma di certo non vedevano nell’altro un amico,
più che altro un
alleato per raggiungere i loro scopi comuni. Trevis aveva
più volte aiutato
Beckett ad eliminare gli avversari politici e a mettere a tacere quelli
che
all’inizio avevano provato a mettersi contro di loro. Aveva
fatto il lavoro
sporco al posto suo, con la promessa di un’alta ricompensa, e
quest’ultima
consisteva nella
carica da Commodoro con
la conseguenza di una grossa influenza a corte, probabilmente seconda
solo a
quella di Beckett stesso.
Tommas
aveva la stessa età di
Christopher. Era alto e aveva un fisico statuario, temprato dagli
innumerevoli
anni di allenamento nella marina militare, addestramento che gli aveva
conferito anche una certa abilità come spadaccino. Aveva gli
occhi verde cupo,
colore che si addiceva alla sue espressione perennemente severa e al
suo rigido
portamento. Teneva i capelli mori corti, senza l’usuale
parrucca che si
addiceva al suo nuovo status. Si era infatti categoricamente rifiutato
di
portarla, scatenando lo sconcerto generale dell’alta
società, fornendo come
un’unica spiegazione il fatto che la trovava ridicola e che
preferiva di gran
lunga i suoi capelli naturali. Ovviamente Beckett l’aveva
lasciato fare, e dopo
che aveva ricevuto il consenso del governatore a violare le tradizioni,
nessuno
aveva più osato dire una parola a riguardo.
Nell’insieme si poteva dire che era
un ragazzo di bell’aspetto, proprio come il compare. Infine
aveva anche
ereditato da suo padre, Cillian Trevis, che ai suoi tempi era stato a
sua volta
un importante ufficiale della marina britannica,
una grande abilità strategica. A
dimostrazione di ciò, era il fatto che era stata
l’unica persona direttamente
coinvolta nel piano di Beckett Junior. Lo aveva infatti aiutato a
preparare
tutto nei minimi dettagli, ed era proprio quel piano che ora si
apprestava a
realizzare a bordo della New Age, il maestoso vascello che gli era
stato
assegnato insieme al comando di un grosso manipolo di uomini.
La
New Age solcava le acque
dal mattino presto, ed ormai era già passato il tramonto.
Per raggiungere
Telia, meta del loro viaggio, sarebbero occorsi come minimo altri tre
giorni di
navigazione costante. La loro missione era facile, tanto da rendere
superfluo
il consistente numero di marinai che aveva a bordo, ma Beckett non
aveva voluto
correre rischi, perciò aveva insistito affinché
prendesse una numerosa scorta.
Temeva infatti di poter trovare brutte sorprese una volta arrivati
sull’isola.
“Come se un padre
che non si fa vivo da
diciassette anni apparisse magicamente di fronte alla soglia della casa
della
figlia proprio il giorno in cui arriviamo noi!” aveva
protestato inutilmente
Tommas, ma dato che a nulla era valsa la sua disapprovazione, ora si
ritrovava
con circa una cinquantina di uomini per andare a recuperare una piccola
ed
indifesa ragazza, che aveva come un’unica protezione una
donna sulla quarantina
e probabilmente incapace anche solo di impugnare una spada in mano,
figurarsi
usarla!
Comunque,
se per qualche
astrusa ragione il piano A non fosse andato a compimento, i due
cospiratori
avevano architettato anche un piano B, anche se in cuor loro entrambi
speravano
di non doverlo usare, ciò perché avrebbe
rallentato tutti i loro progetti.
Quest’ultimo
consisteva nel
raccogliere informazioni sulla giovane Angela, e semplicemente usarle
per
trovare il modo per far si che fosse proprio lei ad andare da loro di
sua
spontanea volontà.
“Comunque, o in un modo o
in un altro, voglio Angela Sparrow qui entro due settimane, non ammetto
imprevisti” erano
queste le esatte parole pronunciate da
Christopher poco prima della partenza della New Age. “E
se qualcosa va
storto, ti riterò direttamente responsabile, e tu sai
ciò che questo
comporterà” e Trevis lo sapeva eccome.
Per questo nonostante la missione
fosse al quanto semplice, se pur importantissima, aveva il terrore
all’idea di
sbagliare.
*
“Terence,
ancora non mi hai
spiegato perché hai insistito tanto per tornare a Telia
molto prima del solito.
È passata solo una settimana dal nostro ultimo sbarco
là, la nostra tabella di
marcia prevede di ritornarci non prima di una ventina di
giorni.”
Terence
e Teels stavano
parlando animatamente seduti comodi alla scrivania della grande cabina
di
quest’ultimo. Teels stava sorseggiando un boccale di rum,
mentre fissava il
figlio di sottecchi, mentre Terence giocherellava con un coltellino
svizzero,
divertendosi a chiuderlo e riaprirlo ripetutamente, conscio di avere lo
sguardo
indagatore del padre addosso.
“Allora,
dal momento che ho
accettato di invertire la rotta, assecondando la tua richiesta,
potresti almeno
degnarmi di una spiegazione?” insisté il capitano,
agitandosi leggermente sulla
sedia di velluto rosso, senza staccare gli occhi dal figlio.
Il
ragazzo sospirò. Con uno
scattò deciso richiuse il coltellino e se lo
infilò nella tasca interiore della
sua giacchetta. Fissò a sua volta il padre e si
apprestò a rispondere.
“E
dai, papà, non dirmi che
non lo hai ancora capito.” Si fermò un attimo,
aspettando che il capitano
dicesse qualcosa. Dato che non giunse risposta, Terence
proseguì, abbassando lo
sguardo e incrinando un poco la voce. “Papà,
voglio tornare a Telia perché
intendo fare luce sul motivo per cui Angela ha deciso di lasciare
quell’isola.
Sono certo che anche tu sei curioso, e sono altrettanto sicuro che le
nostre
risposte possano essere lì.” Tornò a
guardare il padre con vigore.
“Si,
lo avevo intuito, e
ammetto che anche a me piacerebbe scoprire cosa passa per la testa di
quella
ragazza, però non credi che siano fatti suoi? Se non ha
voluto parlarne con noi
un motivo ci sarà. Non puoi immischiarti a forza nella sua
vita, Angela sa
badare a se stessa, e cosa fare o non fare può deciderlo
solo lei, e non deve
certo renderne conto a te. Non trovi?” cercò di
essere ragionevole Teels.
Terence
sorrise di fronte a
quella risposta. Si aspettava una frase del genere, per questo si era
preparato
una controbattuta perfetta, anche se sapeva che a quel punto era
già superfluo
ribattere. Aveva già vinto. Il fatto stesso che si stessero
dirigendo a Telia e
che Teels, sapendo esattamente cosa voleva lui, l’aveva
lasciato fare, era la
prova che approvava e che la pensava come lui, nonostante gli stesse
facendo
una piccola morale.
“è
vero, non mi deve dare
conto di niente,” ammise.
“però” si preparò per esporre
la sua arringa “sono
preoccupato per lei, potrebbe mettersi nei guai, e noi non potremmo
nemmeno
aiutarla se non sappiamo se e a che pericoli va in contro. Dopotutto
siamo le
uniche persone che sanno che ha intrapreso questo viaggio, abbiamo
qualche
dovere nei suoi confronti, no? In più, dato che le abbiamo
dato un passaggio
fino a Benprett senza chiederle nulla in cambio, mi sembra quanto meno
nostro
diritto sapere almeno dove sta andando, giusto?” concluse
sempre sorridendo
soddisfatto.
A
quel punto fu Teels a
sospirare.
“Ok”
si arrese, lasciandosi
definitivamente convincere dal figlio. Non che prima fosse
completamente in
disaccordo con lui. Ovviamente il capitano sapeva dove Angela era
realmente
diretta, ma aveva
promesso a
quest’ultima di non dirlo a nessuno, senza contare che gli
rimaneva l’incognita
del perché volesse raggiungere a tutti i costi
quell’isola. “Però promettimi
che dopo che avrai saputo la verità non tornerai a cercarla, anche se scopriamo che sta
facendo una cosa
stupida o avventata o che potrebbe cacciarsi nei guai,
capito?” lo ammonì.
“Mi
spiace, ma se scopro che
sta per fare qualcosa di pericoloso proverò a fermarla, che
tu voglia o no”
rispose tranquillo.
“Angela
ha su di te una
cattiva influenza, tre giorni che passate assieme e mi diventi
avventuriero e
sfrontato come lei, è incredibile.”
Esclamò esasperato, sapendo di non poter impedire
al figlio di far ciò che desiderava. Però,
d’altro canto, doveva ammettere che
se avessero realmente appreso che la ragazza era in serio pericolo lui
stesso
non avrebbe esitato a cercare di salvarla. Le era troppo affezionato e
non
sarebbe di certo restato con le mani in mano.
Terence
rise e fece per
alzarsi, considerando quindi chiusa la conversazione, ma fu fermato da
Teels,
che a bruciapelo li chiese.
“Ancora
una cosa, una volta a
Telia, come pensi di ricavare le tue informazioni?”
Terence
rispose pronto.
“Andrò a cercare una certa Maggie. Angela mi ha
detto che era la sua migliore
amica, di sicuro saprà qualcosa più di noi. Mi
sembra un ottimo punto dove
cominciare, non ti pare?”
Il
capitano annuì. “Si,
Maggie è senz’altro la persona più
indicata per chiedere di Angela, quelle due
erano inseparabili, di sicuro la nostra piccola avventuriera le
avrà detto
tutto. Però potrebbe non volere condividere i segreti
dell’amica con te.
Dopotutto non ti conosce, ai suoi occhi saresti un estranio che vuole
intromettersi
nei fatti personali di Angela.” Osservò pacato.
“In
un modo o nell’altro la
convincerò che di me può fidarsi. In
più non dimenticare che non conoscerà me,
ma te si, potrebbe bastare questo per conquistarne la
fiducia.” Controbatté.
“Bhé,
allora ti auguro buona
fortuna, siamo quasi arrivati, preparati a scendere”. E
congedò il figlio.
*
Jack Sparrow, Jack
Sparrow, ... Sparrow... dov’è che ho
già sentito questo nome? Non mi è nuovo,
l’ho già udito da qualche parte. Che
l’abbia sentito in qualche storia di
pirati? Perché per trovarlo a Tortuga sarà quasi
di sicuro un bucaniere. Angela
non sembrava molto spaventata all’idea, anzi conoscendola
sarà al settimo
cielo. Però spero proprio di no per lei. Nonostante sono
certa che le
piacerebbe, ciò non toglie che passerebbe un sacco di guai
con la compagnia
delle Indie Orientali. Farebbe una vita da fuggiasca, sempre braccata.
E se la
prendessero non farebbe di certo una bella fine con i tempi che
corrono. Le
leggi sulla pirateria sono sempre più severe.
Maggie
rabbrividì al solo
pensiero dell’amica catturata e rinchiusa in
chissà quali prigioni. Stava
passeggiando per le stradine tortuose di Telia, con un venticello
leggero che
le accarezzava il viso, rendendole sopportabile il caldo del sole delle
quattro
del pomeriggio. La madre le aveva gentilmente chiesto di andare a far
la spesa
per la cena, e lei ne aveva approfittato per far anche un giretto verso
il
piccolo porto dell’isola. Ci andava praticamente ogni giorno
dopo che Angela se
ne era andata, probabilmente assecondando la tenue speranza di vederla
tornare
a casa a bordo di
una qualsiasi nave. In
cuor suo desiderava che l’amica tornasse a Telia.
L’avrebbe ospitata a casa
sua, avrebbero potuto vivere insieme, conscia del fatto che Angela si
sarebbe
categoricamente rifiutata di tornare ad abitare sotto lo stesso tetto
di
Johnatan. Sua madre non avrebbe avuto nulla da ridire, anzi
considerando che
anche a lei il locandiere non era mai andato a genio e che considerava
Angela
una seconda figlia, l’avrebbe accolta a braccia aperte.
Purtroppo però era
perfettamente consapevole che la sua amica non sarebbe più
ritornata ad abitare
sull’isoletta al confine del mar dei Carabi, e probabilmente
non ci sarebbe
neanche passata vicino finché non avesse trovato
ciò che cercava, nonostante le
sue speranze.
Fatto
è che Maggie aveva
paura. Temeva per Angela. Non l’aveva fermata quando le aveva
esposto i suoi
piani perché sapeva che niente e nessuno avrebbero impedito
alla ragazza di
fare ciò che desiderava, ma in cuor suo sapeva che era
pericoloso, se non
addirittura folle, iniziare una ricerca per tutto il mar caraibico con
solo un
nome ad aiutarla. Il pericolo di perdersi, di essere catturata dai
pirati o
qualsiasi altra cosa erano altissimi. E se le sue supposizioni erano
esatte e
questo Jack Sparrow era un pirata lui stesso, Angela sarebbe divenuta
di
conseguenze una piratessa, e ciò avrebbe comportato il
rischio di essere
arrestata e poi impiccata. Certo avrebbe sempre potuto decidere di non
accettare di unirsi al padre e di tornare indietro, o questo Jack
avrebbe
potuto non riconoscerla come figlia e rispedirla a casa. Oppure il
capitano
della nave pirata del padre di Angela, potrebbe non volere la ragazza a
bordo.
Erano tutte possibili strade, anche se Maggie sapeva che se Angela si
metteva
in testa una cosa, niente poteva fermarla, pirati contrari o no. E
quello che
lei voleva era vivere innumerevoli avventure per mare, e quale modo
migliore
per farlo se non abbracciare la pirateria?
Di
nuove l’immagine di un
orrendo patibolo le si parò davanti.
Oh no!! No, no, NO!!!
Ragioniamo, se Annalisa avesse seriamente pensato che andare alla
ricerca del
padre fosse pericoloso per Angela, non le avrebbe mia scritto la
lettera con le
indicazioni per trovarlo! Non l’avrebbe mai messa a
repentaglio!
Mentre
rifletteva, la ragazza
giunse al porto. Si sedette su di una panchina sbuffando a causa della
frustrazione che derivava dell’incertezza riguardo il destino
dell’amica e dal
caldo di quella giornata afosa. La leggere brezza che c’era
all’inizio della
sua passeggiata se ne era andata, lasciando che il sole
d’agosto riscaldasse
ogni cosa. Cominciò a farsi aria con una mano per cercare di
trarne un po’ di
sollievo, pentendosi di non aver legato i capelli castano scuro in una
comoda
coda, ma di averli lasciati liberi sulle spalle.
Saranno anche belli, ma
sono molto scomodi. Pensò con
disappunto, distraendosi per un attimo dalle preoccupazioni di poco
prima.
Chiuse
gli occhi e si
appoggiò stancamente allo schienale, buttando
all’indietro la testa. Non aveva
ancora degnato di uno sguardo l’orizzonte davanti a lei.
Tanto sapeva già
cos’avrebbe visto. Un’immensa distesa
d’acqua. Piatta e senza fine. Era lo
scenario che vedeva tutti i giorni, anche se testardamente continuava a
pregare
di vedere prima o poi una nave ormeggiata al molo con a bordo Angela.
Per
questo aveva chiuso gli occhi. Continuare a vedere il porto vuoto era
quasi
insopportabile.
Poi
però, con un sospiro, si
decise ad aprirli. Era sciocco arrivare fin lì
quotidianamente e poi non
guardare neanche il mare dinanzi a sé.
Quando
li aprì però, rimase
sbalordita.
Fantastico, a furia di
sperare e sognare ora ho le allucinazioni.
Richiuse
gli occhi, scosse la
testa avanti e indietro, e li riaprì decisa, ma
ciò che aveva visto era ancora
lì, in tutta la sua bellezza.
Una
nave, grande e rossa, era
attraccata al porto. La consoceva perfettamente, d’altronde,
come poteva essere
il contrario? Era l’unico veliero che venisse fino a Telia.
Era
la nave di Teels.
Però
non c’erano i soliti
uomini che sbarcavano le merci da vendere, ad occupare la banchina
c’erano solo
gli abitanti dell’isola, tutti incuriositi e in fermento a
causa della novità.
Ora che ci faceva caso in effetti, il porto era molto più in
fermento del
consueto, considerando che solitamente era deserto a parte la sua
assidua
presenza e ora invece era occupato da più di metà
degli abitanti di Telia. La
ragazza iniziò ad aguzzare la vista, in cerca di una
famigliare chioma castana
in mezzo ai marinai che pian pianino iniziavano a scendere dalla
passerella che
collegava il veliero al porto, benché sprovvisti di un
qualsiasi carico. Ciò
poteva significare una sola cosa. Teels non era arrivato fin qui per
vendere le
sue merci. E d’altro canto come poteva? Era stato qui neanche
una settimana fa,
e ora ci ritornava con un largo d’anticipo. Quindi lo scopo
del suo viaggio
doveva per forza essere qualcos’altro.
Ragioniamo, cosa potrebbe
aver spinto Teels a tornare? Allora, non deve commerciare, questo
è sicuro,
quindi... e se Angela gli avesse chiesto di tornare indietro,
abbandonando la
sua sete di avventura? No, non sarebbe da lei rinunciare a tutto
ciò che più
desidera quando è a un passo dalla meta, e poi, se anche
così fosse,
conoscendola sarebbe stata la prima a sbarcare, non sarebbe rimasta
sulla nave
ancora a lungo, una volta arrivati. Quali altri potrebbero essere i
motivi? E
se...se ci fossero stati dei problemi con il viaggio di Angie? Magari
è stata
male, oppure hanno avuto delle difficoltà?
Senza
indugiare un secondo di
più, colta dai dubbi, la giovane prese a correre verso il
veliero, con il cuore
che iniziava a battere furioso. Si fece largo tra la folla, se pur a
fatica,
prendendosi diverse maledizioni tra le persone che scostava per
passare. Pareva
che tutta la popolazione della piccola isola si era accalcata in quel
porto!
Finalmente, con il fiato corto, riuscì a raggiungere la
passerella. Iniziò a
salirla con passo sostenuto, cercando di non intralciare il percorso
dei
marinai che scendevano. Alla fine arrivò sul ponte della
nave. Non passò
inosservata e tutti marinai si girarono di scatto a fissarla stupiti.
Seguì un
attimo di silenzio, dove Maggie divenne rossa come un pomodoro, e
abbassò lo
sguardo a terra iniziando a fissarsi le scarpe, accorgendosi solo ora
di essere
stata leggermente avventata a precipitarsi a bordo del mercantile.
Ciò non era
da lei, di solito molto scrupolosa e attenta a verificare tutti i pro e
i
contro di ogni decisione.
Sto diventando avventata
come Angela... pensò
ironicamente.
I
marinai, vedendo
l’imbarazzo della giovane, non riuscirono a
trattenersi dal sghignazzare, aumentando il rossore della
ragazza, già
tendente al bordeaux. Per fortuna, ad interrompere quella spiacevole
situazione,
ci pensò Kyle, il ragazzo moro,
amico di
Maggie ed Angie.
“Ehi
Maggie, ciao! Qual buon
vento di porta qui su?” la salutò cordiale.
Quest’ultima,
sempre più
simile ad un pomodoro, senza smettere di guardare il legno color
ciliegio del
ponte della nave, riuscì a borbottare un
“ciao” impacciato, aumentando gli
sghignazzi della ciurma.
La
giovane decise di provare
ad ignorarli e di proseguire, domandando al ragazzo dinanzi a lei
dov’era il
capitano.
Kyle,
dal momento che Maggie
aveva abbassato il tono di voce ad un sussurro, più che
sentirla, aveva
compreso la richiesta della ragazza leggendo il labiale, impresa resa
ancor più
difficile dal fatto che la giovane aveva la testa china.
“Ehm,
il capitano? Credo sia
nella sua cabina al momento, perché me lo chiedi?”
ma la ragazza, ignorando
l’ultima domanda, ringraziò velocemente,
voltò le spalle alla ciurma e si
diresse a grandi passi e a capo chino verso la direzione indicatale,
felicissima di poter lasciare tutti quegli sguardi divertiti dietro di
lei. Per
fortuna rimasero al quanto basiti dal suo comportamento,
così che nessuno si
interpose tra lei e la sua meta.
Grazie
al passo di marcia Maggie
raggiunse in due secondi la cabina del capitano, bussò
frettolosamente, e
appena ricevuto un “avanti” parecchio sorpreso, si
buttò a capofitto
all’interno della stanza. Una volta al sicuro dentro le
quattro mura della cabina
e al riparo da occhi indiscreti, tirò un sospiro di sollievo
e il colore
finalmente defluì dalle sue guance. A occhi chiusi si
appoggiò alla porta della
stanza che si era richiusa alle sue spalle con un piccolo tonfo. Poi,
molto
lentamente, li riaprì e con un sorriso si
apprestò a salutare il buon capitano
che la fissava sbigottito, seduto dietro la scrivania.
“Ciao
Teels…” peccato però
che le parole le morirono in bocca, quando si accorse della presenza di
un’altra persona nella stanza. Un ragazzo giovane, a occhio e
croce della sua
età, alto con i capelli castano chiaro e un paio di occhi
verdi brillanti e
vigili che la fissavano curioso.
“Maggie!
Ciao! Ma cosa ci fai
qui? Non per essere scortese, sei la ben venuta, specialmente in questo
momento, guarda, non ci crederai ma la tua visita inaspettata e
più che
tempestiva!” Teels, superando lo stupore iniziale, si
alzò e andò incontro a
Maggie con un sorriso a trentadue denti. La abbracciò e dopo
aver recuperato
una sedia da accanto la parete di legno della stanza, la
invitò ad accomodarsi.
La
giovane si sedette
ringraziando. Era tornato però l’imbarazzo a causa
di quello strano ragazzo che
continuava a fissarla con fare inquisitorio. Sotto il suo sguardo
pressante, le
gote di Maggie iniziarono a colorarsi di un vivace porpora.
Teels
si accorse della
piccola tensione creatasi tra i due, e decise di fare le presentazioni.
“Allora,
Maggie, sono lieto
di presentarti mio figlio Terence. Terence, questa è la
famosa Maggie.” Esclamò
allegro.
La
voce del padre sembrò
riscuotere il giovane, che accortasi di stare fissando la giovane
troppo
insistentemente, si affrettò ad abbassare lo sguardo,
divenendo rosso a sua
volta.
“Ehm…Ciao”
azzardò lui.
“C…ci…ciao”
rispose balbettando
lei, dopo qualche esitazione.
Teels rise sotto i baffi.
“Allora,
Maggie, come stai?”
le chiese affabile il capitano. La ragazza si costrinse a guadarlo
negli occhi
e si apprestò a rispondere.
“Bene,
grazie.”
“Ne
sono felice. Scusami, ma
portando il discorso a prima, come mai ti sei precipitata nella mia
cabina?”
La
domanda la fece cadere
dalle nuvole, riportandola bruscamente alle motivazioni che
l’avevano portata
fin lì.
“Ah,
già!” alla sua
esclamazione, Terence tornò a guardarla curioso. Sotto il
suo sguardo Maggie si
impappinò di nuovo con le parole. “Ecco, ehm,
i…io volevo chiederti come
mai…siete di nuovo qui, non che mi dispiaccia” di
affettò ad aggiungere “però
mi chiedevo se per caso, questo ritornò improvviso avesse a
che fare con
Angela. Ci sono stati dei problemi con il suo viaggio?”
riuscì a dire infine.
“No,
nessun problema”
A
parlare era stato il
ragazzo, con enorme sorpresa di Maggie, che trovò finalmente
la forza di
guardarlo negli occhi.
“Oh,
ehm, bene allora.” Si
sentiva incredibilmente sciocca ad essersi catapultata là
senza preavviso, e,
pensandoci bene, anche senza una buona motivazione, a parte le sue
supposizioni
e i suoi timori.
“Però,
ti posso assicurare
che la tua apparizione improvvisa è più che
tempestiva” ripeté Teels.
“Come
mai?” gli chiese
confusa.
Teels sorrise. “Terence, a
te…”
Il
ragazzo si alzò ed iniziò
a passeggiare avanti e indietro per la piccola stanza.
“Siamo
tornati indietro,
perché sia io che mio padre volevamo saperne di
più sul viaggio misterioso di
Angela. È stata enigmatica per tutto il tragitto e non si
è lasciata sfuggire
una parola riguardo alla sua meta. Quindi, dato che Angela stessa mi ha
parlato
di te, dicendomi che sei la sua miglior amica, ci chiedevamo se tu
potessi
dirci di più.” terminata la piccola arringa, si
fermò sul posto in piedi e
iniziò a dondolarsi nervoso, in attesa di una risposta.
Maggie,
colta di sorpresa,
aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse, non trovando
le parole per
esprimersi. Era sbalordita da ciò che aveva sentito, davvero
Teels si aspettava
che lei gli confidasse i segreti di Angela senza il consenso di
quest’ultima? E
chi era quello strano ragazzo per chiederle una cosa del genere,
perché si
stava intromettendo?
Passarono
alcuni minuti in
silenzio. Alla fine, il marinaio prese in mano la situazione.
“Maggie, non fraintenderci, non vogliamo farci a tutti i
costi gli affari di
Angela. Sono certo che se non mi ha parlato lei stessa delle
motivazioni del
suo viaggio, un motivo ci sarà. Però capisci che
sono preoccupato? Mi ha
chiesto di portarla a Benprett senza uno straccio di spiegazione
valida, e l’ho
accontentata, ma ora vorrei sapere perché ho lasciato una
ragazza di appena
diciassette anni da sola in un porto, in balia di se stessa. Sono in
pensiero
per lei. Potrebbe accaderle qualsiasi cosa, e nessuno potrebbe
aiutarla, o
andare a cercarla, perché nessuno sa in quali guai potrebbe
cacciarsi. Quindi,
non ti stiamo chiedendo di tradire la fiducia della tua amica, ma di
aiutarla.”
Il
discorso del capitano
filava, Maggie non poteva negarlo, ma poteva tradire Angela? Dopotutto,
l’aveva
pregata di mantenere il segreto. Quindi stava ad Angela decidere a chi
rivelare
il motivo del suo viaggio e a chi no, lei non poteva prendersi questa
libertà.
“Angela
sa badare a se
stessa, Teels, dovresti saperlo.” Affermò,
cercando di dare un tono deciso alla
sua voce. Impresa fallita in partenza, dato che era ancora preda del
rossore.
“Certo,
ma rimane il fatto
che è una ragazza sola, cresciuta in una piccola isola, che
si ritrova
all’improvviso in una mare molto più grande di
quanto possa immaginare. La
situazione potrebbe scapparle di mano, non trovi?”
Maggie
si morse il labbro.
“Lo
so. Ma lo sa anche lei.
Sa quello che fa, sarà avventata, ma non sprovveduta, se
avesse pensato che
fosse troppo per lei, avrebbe chiesto aiuto. Se la può
cavare bene anche da
sola.” Continuò la giovane imperterrita.
Teels
sospirò. A quel punto
intervenne Terence.
“Pensaci
un attimo. E se non
avesse fatto bene i suoi calcoli? Anche in questo preciso momento,
mentre noi
stiamo parlando, Angela potrebbe essere in pericolo
e…”
“Ma
anche se così fosse, noi
cosa possiamo fare? Non possiamo iniziare a cercarla per tutti i sette
mari, si
arrabbierebbe e basta. È un viaggio che voleva compiere da
sola, lo voleva fare
da quando ha iniziato a camminare, e tu Teels questo lo sai bene come
me. Ora
le si è solo presentata l’occasione giusta per
realizzare i suoi sogni. L’unica
cosa che possiamo fare noi, e rimanere qui e augurarle ogni bene,
lasciarla
andare, ed intervenire solo e soltanto se lei lo vorrà o
siamo sicuri che è in
pericolo. Non possiamo bloccarla o iniziare a seguirla
nell’eventualità che
corra rischi, non lo vorrebbe mai.” Sbottò
alterata. Ma se ne pentì subito, non
voleva alzare la voce. Non se lo meritavano. Dopotutto, anche se non le
piaceva
il terzo grado che avrebbero desiderato farle, erano solo preoccupati
per la
sua amica. Proseguì tornando ad un tono dolce, abbassando lo
sguardo per un
lieve ritorno all’imbarazzo precedente.
“Scusate,
non volevo gridare.
Solo che sono anch’io in pensiero per lei. Anche io non so
esattamente dove sia
al momento, né cosa potrebbe capitarle. Le ho esposto prima
di voi i miei dubbi
riguardo al suo viaggio, ma vedendola così entusiasta
all’idea di partire, e
sapendo i suoi desideri, non ho potuto fare altro che augurarle buona
fortuna.”
Le si incrinò un attimo la voce, ma si riprese subito. Solo
Terence se ne
accorse. “E per il momento non si può davvero fare
altro, credetemi. Ma se
appena dovessi venire a conoscenza del fatto che è nei guai
o che potrebbe entrarci
facendo qualcosa di sbagliato, vi assicuro
che solcherei tutto l’oceano pur di aiutarla. Ma
per ora
NON-POSSIAMO-FARE-NULLA.”
Terminò
la frase decisa,
anche se non trovò la forza di rialzare lo sguardo. Si
accosciò sulla sedia e a
quel punto si intromise Terence.
“Forse
ha ragione lei papà.
L’unica cosa che rimane e fidarsi di Angela e aspettare che
sia lei a chiedere
il nostro ausilio, oppure tendere le orecchie e accorrere in suo
soccorso non
appena sentiamo che è in pericolo.” Concluse la
frase facendo l’occhiolino al
padre.
Teels
capì al volo le
intenzioni del figlio. Ovvio che non aveva alcuna intenzione di
demordere,
probabilmente gli era venuta un’idea per raggiungere
ciò che voleva. Lo
assecondò. Così, con un lungo e pesante sospiro,
acconsentì anche lui,
lasciandosi andare a sua volta contro lo schienale della poltroncina
rossa.
Tutti
rimasero un attimo
soprappensiero, finché Maggie non disse che doveva andare a
casa e che ormai
sua madre la stava dando per dispersa, dato che senza accorgersene
erano
arrivate le sei della sera.
“Certo,
però tra poco farà
buio, non mi piace l’idea che giri da sola a
quest’ora per l’isola.”
“Teels,
sii serio, qui a
Telia chi potrebbe farmi del male? Il panettiere? Andiamo!”
scherzò lei. Lui
per tutta risposta la guardò torvo.
“Il
fatto che l’isola sia
piccola non vuol dire che sia sicura al cento per cento, ti
dispiacerebbe farti
accompagnare da qualcuno della mia ciurma? Terence, potresti
accompagnarla a
casa per favore?” aggiunse poi rivolgendosi al figlio.
Quest’ultimo scattò
dritto dalla posizione in cui era, per nulla sorpreso dalla richiesta
del
padre, e con un sorriso si rivolse alla ragazza.
“Ma
certo, se per te non è un
problema, ovviamente”
“Credo
di non avere molta
scelta. Comunque forse non è una cattiva idea, si sa mai.
Grazie” e gli
sorrise.
“Ci
vediamo Teels” salutò il
capitano.
“Staremo
qui per un po’,
torna quando vuoi finché ci siamo.”
*
Dopo
che si furono lasciati
la cabina alle spalle, Terence, che le stava a poco meno di cinquanta
centimetri di distanza, la guardava di sottecchi, osservandola,
decidendo il
modo migliore per intraprendere una discussione. Passarono diversi
minuti, e la
tensione iniziò a farsi troppo tesa. Alla fine il giovane
decise di rompere il
silenzio ed esclamò:
“Sai,
ti immaginavo diversa”
La
ragazza alzò lo sguardo
sorpresa. Però le parole del ragazzo sortirono il loro
effetto. Maggie si
rilassò e pian piano la tensione riuscì a
sciogliersi. La giovane riuscì anche
a ridere della strana battuta.
“Perché,
come mi immaginavi?”
chiese con un dolce sorriso che riuscì ad abbagliare un
attimo il figlio di
Teels.
“Bhé”
abbassò il capo per
nascondere il sangue che affluiva sulla sue guance. In
effetti era
un’esclamazione un po’ stupida,
pensò. “Ti facevo un po’ più
estroversa e
avventuriera. Un po’ più…”
balbettò.
“Un
po’ più come Angela?”
suggerì lei, senza smettere di ridere.
“Si,
esattamente. Senza
offesa, non è una critica” aggiunse.
“Tranquillo.
Sai, non sei il
primo che si stupisce di come io e lei, così diverse, siamo
invece così unite.”
Anche
lui rise.
“Però
vedi, io ho un temperamento calmo e sono
anche abbastanza timida, quindi è logico che un carattere
docile si abbini
perfettamente con quello sovraeccitato di Angela, ci completiamo a
vicenda; per
esempio io riesco a calmare i suoi bollenti spiriti spesso e
volentieri, mentre
lei mi sostiene e mi aiuta quando devo fare scelte
importanti.” La voce le si
incrinò un poco verso la fine della frase. Era strano
sentire l’amica così
vicina pur sapendola lontana chilometri. Terence se ne accorse e si
affrettò ad
andare avanti con la conversazione.
“Si,
devo ammettere che vista
sotto quest’ottica a senso” e le sorrise a sua
volta.
“Però
non è giusto, mi trovo
in un situazione di svantaggio” esclamò lei con un
finto tono offeso. Iniziava
a prendere confidenza con il ragazzo, e ciò le permetteva di
essere più sciolta
nella conversazione.
Lui
la guardò stupito. “Cosa
non è giusto?” chiese.
“Tu
mi conoscevi già e sapevi
un sacco di cose sul mio conto ancor prima di vedermi di persona,
mentre io di
te non so nulla. Credo che come minimo dovresti rimediare”
rispose lei.
Terence
rise di nuovo. La
conversazione con quella ragazza iniziava a farsi davvero piacevole!
“Si,
mi sembra un
ragionamento logico” ammise. “Bene, cosa vuoi
sapere? Sono a tua completa
disposizione!”
“Allora,
so che sei il figlio
del capitano, però come mai né io né
Angie ti abbiamo mai visto a bordo prima?”
domandò.
“Semplice,
ho sempre
accompagnato mio padre nei suoi viaggi lavorativi solo
finchè trattava nelle
grandi città. Questa è la prima volta che
l’ho voluto accompagnare anche qui a
Telia.” Poi la guardò di sottecchi e con un
sorriso divertito aggiunse “certo,
non immaginavo che nelle piccole isole c’era più
movimento e più persone interessanti
che nelle grandi città, se no sarei venuto anche
prima”
“Uhm,”
annuì lei. “di certo
qui i personaggi interessanti, come li chiami tu, non mancano. Angie
è
sicuramente unica nel suo genere” e sorrise al ricordo
dell’amica. “Ok, hai
risposto alla prima domanda, passiamo alla seguente.”
“Ce
ne sono molte?”
“Naa,
solo un milione o due,
tranquillo”
“A
bhé, cosa vuoi che siano,
sono qui a posta” e le ammiccò.
Lei,
arrossì di nuovo, anche
se stavolta non sapeva esattamente bene il perché. Decise di
ignorare anche la
strana sensazione che sentì improvvisamente allo stomaco e
al petto. “Ehm,
allora, bhè, parlami un po’ di te, cosa ti piace
fare, come mai vuoi poi
intraprendere lo stesso lavoro di tuo
papà…qualcosa di te”
“Ok,
ok, ad una condizione
però”
“Quale?”
chiese stupita.
“Dopo
che il tuo terzo grado
sarà finito, toccherà a me,
d’accordo?”
“Va
bene, lo prometto” e
sorrise di nuovo.
“Perfetto,
però temo che
dovremo rimandare la nostra discussione a domani, perché se
le indicazioni che
mi hai dato sono giuste, siamo arrivati a casa tua.”
Maggie
posò il suo sguardo
sulla piccola casa a due piani, di un tenue color rosa salmone, con un
grande
portone in ciliegio che dava su di una piccola stradina con accanto due
finestrelle sbarrate da quattro bastoni di metallo ciascuna per i ladri.
“Oh,
siamo già arrivati?”
sospirò lei.
“Mi
spiace ma temo proprio di
si.”
“Uf”
Accidenti, la discussione
iniziava a piacermi, non potevo abitare dall’altra parte
dell’isola? Pensò. Che
strano però, di solito non mi trovo
così bene con una persona che ho conosciuto da poco.
Terence
notò la riluttanza
della giovane nell’entrare in casa sua, facile da intuire
perché era la stessa
che, anche se non riusciva a trovare una motivazione logica per
spiegarselo,
provava anche lui.
“Ehm,
allora, dato che
dobbiamo finire questa piccola chiacchierata e tu devi rispettare una
promessa,
ci …cioè…credi che sarebbe possibile
vedersi domani? Magari verso le dieci del mattino?
Che ne dici?” propose titubante.
Gli
occhi azzurri della
ragazza brillarono sotto il crepuscolo della sera, a quella inaspettata
ma
gradita proposta.
“Certo!
È un’ottima idea!!!
Allora vieni tu da me o vengo io da te?”
Terence
rise sotto i baffi
vedendo l’esultanza di Maggie. Al che la giovane
abbassò immediatamente lo
sguardo dall’ondata di imbarazzo improvviso che
l’investì.
“Vengo
io da te, se non ti
dispiace vorrei approfittare del piacere di camminare sulla terra ferma
finché
la nave e attraccata al porto” le rispose ammiccando.
“Certo,
a me va benissimo,
così se vuoi ti faccio visitare l’isola,
chissà se incontriamo qualche altro
personaggio interessante”
Risero
tutti e due, infine
Maggie decise che era giunto il momento di rientrare, prima che sua
madre
chiamasse i soldati per denunciare la sua scomparsa.
Così
i due giovani si
salutarono con la promessa di rivedersi il mattino seguente.