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Autore: yaoilover    11/08/2008    6 recensioni
Il giovane saint di Atena, seduto sul davanzale della finestra, contemplava il lontano orizzonte [...] I tratti del suo viso erano armoniosi e solari, ma i suoi pensieri erano dei più malinconici e cupi…
Quel ragazzo, infatti, amava; amava un uomo, il cui cuore era per lui irraggiungibilmente lontano.

"Ma tu chi sei,
che avanzando nel buio della notte
inciampi nei miei più segreti pensieri?"
Shakespeare
Genere: Poesia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, sono la sfigatissima autrice!! XD Non voglio dilungarmi con pallosissime premesse, come mio solito… hehe ^^”! Mi limiterò a supplicarvi di recensire, dal momento che questa fic non mi convince più di tanto, e quindi lascio a voi l’ultima parola!! A chi, come la sottoscritta, ama questa coppia, auguro una buona lettura!! Kiss a tutti….


Fiori di Ciliegio

"Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?

Tu sei ben più raggiante e mite:

venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio

e il corso dell'estate ha vita troppo breve:

talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo

e spesso il suo volto d'oro si rabbuia

e ogni bello talvolta da beltà si stacca,

spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.

Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire

né perdere possesso del bello che tu hai;

né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,

perché al tempo contrasterai la tua eternità:

finché ci sarà un respiro od occhi per vedere

questi versi avranno luce e ti daranno vita."

Shakespeare


La notte sovrastava tutto ormai, col suo cupo manto leggermente spolverato di perle lucenti. Il vento sussurrava agli alberi dolci melodie, che si diffondevano delicate rimbalzando di foglia in foglia, per poi infrangersi sulla superficie lignea della pianta, facendone sussultare i rami in una frusciante e lieve danza. Di tanto in tanto, quella brezza sbarazzina si infatuava di un bellissimo fiore e decideva di portarlo via con sé, tramutando quel leggero ballo primaverile in un sensuale volteggiare di colori e profumi.

Il ragazzo dai capelli color dell’ erba tese leggermente la mano fuori dalla finestra, per permettere ad uno splendido fiore di ciliegio di riposarsi, esausto dopo aver danzato così a lungo, sul suo palmo morbido. Chiuse leggermente le dita a formare una piccola culla e vi pose sotto anche l’altra mano, per poter contemplare meglio quel piccolo regalo del vento, per poi accostarlo delicatamente al viso ed inspirarne l’aroma, che lo inebriò dolcemente. Era candido, quel minuscolo capolavoro della natura; argenteo e fragile come un fiocco di neve.

Un fiocco di neve…

Una improvvisa tristezza incupì il tenero volto del ragazzo, che avvolse quasi involontariamente il lieve fiorellino tra le dita per poi restituirlo al vento in tanti minuscoli frammenti, che volteggiarono qualche volta in aria prima di ricadere agonizzanti sul terreno umido, dove trovarono finalmente un po’ di pace posandosi sul soffice cuscino di un muschio profumato che vi prosperava.

Il giovane saint di Atena, seduto sul davanzale della finestra, contemplava il lontano orizzonte, permettendo ogni tanto a qualche folata birichina di intrufolarsi tra le sue ciocche di smeraldo e di giocarvi a nascondino, spettinandolo gradevolmente. I tratti del suo viso erano armoniosi e solari, ma i suoi pensieri erano dei più malinconici e cupi…

Quel ragazzo, infatti, amava; amava un uomo, il cui cuore era per lui irraggiungibilmente lontano. Portare insieme a lui l’armatura di bronzo era assieme un onore ed una condanna: costretto a battersi per sempre al suo fianco, per la stessa causa, uniti dal destino in un’eterna battaglia perennemente pronta a strapparli l’uno all’altro, legati unicamente dal sottilissimo filo della vita sul quale lo spesso legame d’amicizia non può nulla…

Vivere sul filo del rasoio, condividendo quasi unicamente i momenti di sofferenza…

Come avrebbe mai potuto quell’uomo così speciale accorgersi dei suoi sentimenti? Dove avrebbe trovato il coraggio per ricambiarli? Mai un momento per poter stare un po’ soli a parlare. In quei rari attimi di serenità che erano concessi loro, i cinque saint trascorrevano il tempo assieme, rafforzando così la loro amicizia e fiducia reciproca, oppure completamente soli, come Shun in quel momento, a riflettere sulla propria, traballante vita. Non c’era tempo per pensare di innamorarsi… ed il ragazzo dagli occhi color del prato non riusciva a perdonare sé stesso per essere stato in grado di farlo.

'Avrei preferito avere

un solo respiro dei suoi capelli,

un solo bacio dalla sua bocca,

un solo tocco dalla sua mano,

che vivere l'eternità senza.'

da City of Angels


Pensava al suo cavaliere dagli occhi di ghiaccio, al suo corpo… e sentì la propria mano destra posarsi sull’avambraccio sinistro, le proprie dita accarezzarne la pelle candida, e si lasciò sfuggire un impercettibile gemito, nel momento in cui con quelle carezze si provocò un fremito di piacere. La mano passò allora sulla spalla e da lì ridiscese, seguendo la linea dei pettorali, sotto la maglietta, andando a sfiorare il proprio torace e indugiando un istante in più sui capezzoli bruni, procurandosi dei gradevoli brividi.

Gli bastava immaginare per un istante le mani dell’altro saint sul suo corpo per provocarsi una serie di potentissime emozioni, troppo intense per scacciarle.

Mentre la mano destra si liberava della t-shirt per permettersi di lambire senza impedimenti i propri addominali scolpiti, la sinistra ravviava lentamente le ciocche di capelli che gli ricadevano sugli occhi socchiusi, per poi passare ad accarezzarsi delicatamente le labbra umide e semiaperte…

Un rumore di voci, un grido femminile seguito da una risata ilare giunsero distintamente, sebbene distanti, alle orecchie di Shun, le cui azioni autoerotiche si bloccarono all’istante. Il ragazzo ritornò improvvisamente in sé, rammentando solo in quel momento di essere ancora seduto sul davanzale della finestra che dava direttamente sul cortile e che quindi chiunque avrebbe potuto vederlo.

Tornò immediatamente a posare i piedi sul pavimento e si richiuse di colpo i battenti alle spalle, facendo calare l’oscurità nella stanza, con il fiato ancora accelerato dall’eccitazione di poco prima ed il cuore che martellava forte nel petto a causa dello spavento.

Barcollò verso il letto e vi ci sprofondò sopra, premendosi una mano sugli occhi e rimproverandosi la propria debolezza… eppure continuava a sentirsi così disperatamente solo, così inconsolabilmente desideroso di essere amato! Sospirò rumorosamente, nel tentativo di trattenere le lacrime, diamanti lucenti che sfuggirono dispettose alla presa delle sue ciglia rotolando velocemente verso il mento del ragazzo, il quale non fu tentato neppure per un momento di impedir loro quella folle corsa, dal momento che non era riuscito a frenarla in tempo.


Tramontata è la luna

e le Peiadi a mezzo della notte;

anche la giovinezza già dilegua,

e ora nel mio letto resto sola.

Scuote l'anima mia Eros,

come vento sul monte

che irrompe entro le querce;

e scioglie le membra e le agita,

dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;

e soffro e desidero.'

Saffo

Un sommesso ‘clac’, seguito da un rumore di passi e da un secondo scatto, segnalarono al saint di Andromeda che qualcuno era entrato nella stanza, ed egli balzò istintivamente in piedi, tentando di scorgere l’intruso. Le sue pupille non erano dilatate a sufficienza, eppure… quella sagoma era inconfondibile! Le sue forme mascoline ed aggraziate allo stesso tempo, la leggerezza dei movimenti…


"Ma tu chi sei,

che avanzando nel buio della notte

inciampi nei miei più segreti pensieri?"

Shakespeare


«Hyoga…!» Tentò di esclamare Shun, preda di un vortice di emozioni incontenibili, mentre l’altro si avvicinava rapidamente a lui; ma non poté aggiungere altro, perché un dito si posò leggero sulle sue labbra ancora dischiuse, facendo sì che si immobilizzassero all’istante.

«Shun…» sussurrò il saint di Cygnus. «Non temere, sono qui… Va tutto bene, ora, tutto bene.» e le sue labbra morbide si chinarono a posarsi su quelle di Shun, rimaste socchiuse ed immobili da quando egli aveva sentito pronunciare il proprio nome con tanta dolcezza.

Le mani di Hyoga corsero rapide sulle spalle del compagno, scoprendo piacevolmente che non vi era sopra nulla che potesse impedire il contatto diretto tra la loro pelle. Ne approfittò dunque per farle scorrere sul torace dell’amico, avvolgendo i suoi pettorali con le dita e riuscendo in questo modo a percepire i suoi affanni ed i battiti di un cuore impazzito d’amore e di passione premergli sotto i polpastrelli.

Quando le labbra del cavaliere dai capelli d’oro si distaccarono da quelle del compagno per spostarsi sul suo collo, il più giovane sentì la propria passione tramutarsi improvvisamente in un fuoco ardente, talmente violento da trasferire il proprio calore alla pelle del ragazzo.

«Ti voglio…» gemette quest’ultimo, affondando le dita tra le ciocche auree dell’altro, il quale rispose eloquentemente con un secondo bacio, avvolgendo completamente la bocca di Shun, togliendogli il fiato.

«Lo so.» Replicò infine, scostando lievemente le proprie labbra da quelle rosate dell’amico.

Seguì un breve silenzio, un vuoto riempito da carezze ardenti e baci infuocati… Poi Shun sentì una mano cingergli le spalle, e l’altra scivolare dietro le ginocchia, e d’improvviso il terreno sotto i suoi piedi scomparve; si aggrappò forte al collo di Hyoga e, mentre quest’ultimo lo sistemava delicatamente sul materasso soffice, tra le lenzuola vellutate e fresche, terminò la frase che aveva cominciato poco prima e che gli era stata dolcemente smorzata in gola.

«… Ti voglio da sempre, Hyoga.»

Poi si perse ad osservare i contorni perfetti della sagoma del saint del Cigno, appena distinguibili nel mare di oscurità in cui erano immersi, ma talmente belli da risultare inconfondibilmente nitidi…

Lo guardò, pieno di desiderio, mentre l’altro si sfilava lento ma deciso la maglietta per poi abbandonarla con noncuranza da qualche parte sul pavimento freddo. Pochi, rapidissimi secondi lasciarono a Shun solo il tempo di realizzare il piacevole peso del corpo eccezionalmente caldo di Hyoga sul proprio, poi l’emozione che provò fu talmente violenta che strinse involontariamente le gambe attorno ai fianchi del biondo. Quest’ultimo lo trasse a sé, con dolce prepotenza lo baciò ancora, facendo poi scivolare la lingua sul suo petto palpitante e le sue mani fino all’orlo dei pantaloni, per slacciarli con fare invitante. Shun lasciò docilmente che il tessuto candido lambisse un’ultima volta la propria pelle, prima di venirne distaccato definitivamente, per andare a raggiungere la maglietta scura abbandonata qualche momento prima dal suo proprietario.


'Ferma i miei passi con il tuo abbraccio,

chiudimi gli occhi con le tue carezze,

toglimi il respiro con i tuoi baci,

prendimi la forza con la tua passione,

lasciami la vita per amarti in eterno.'

Fran Tarel


Erano uniti, l’uno contro l’altro, l’uno stretto all’altro, in una danza di sensi e odori, carezze e lievi gemiti. Tutto ciò che avevano sempre desiderato era lì, tra le loro dita ed ora solo un piccolo gesto li separava ancora dal diventare finalmente una cosa sola.

Nulla più li ostacolava, niente poteva dividerli, nessuna paura, nessun dubbio, nessuna circostanza. Erano loro due, persi nei propri baci, prede di un istinto incontrollabile…

Nessuna fretta. E allora perché trattenersi oltre?

Lo sguardo di Shun, annebbiato dalla passione, cercò disperato quello del compagno, e d’improvviso lo incontrò: i due amanti si guardarono per un lungo istante, l’uno immerso negli occhi dell’altro, senza fiato.

Muschio annegato nel mare, brina che ricopre i fili d’erba… e subito qualcosa accadde; un assenso silenzioso corse nei loro sguardi, e un tacito accordo si instaurò tra le loro iridi vibranti.


"Se sapessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi

e in nuovi metri misurare tutte le tue grazie,

l'epoca futura direbbe: "Questo poeta mente,

questi occhi celesti non toccarono mai volti terreni".

Shakespeare


Shun lo sentì dentro di sé. Fu improvviso e dilaniante. Ma era solo fisico: la sua anima tracimava gioia. Non contavano nulla le lacrime che scendevano dai suoi occhi color smeraldo, nessuna importanza il dolore lacerante che lo possedeva…

Ciò che era importante, erano unicamente le dita che stringevano forte le sue a dargli forza, le labbra che placavano i suoi lamenti, la pelle che si bagnava delle sue lacrime nella speranza di asciugarle.

E ben presto, tutta quella sofferenza divenne un oblio di sensazioni, un vortice di incredibili piaceri. I gemiti ed i rantoli soffocati erano tutto ciò che le sue orecchie percepivano e che la sua voce produceva, ed il godimento l’unico dolce dolore che il suo corpo poteva ancora provare.

Era tutto perfetto… così perfetto, che il termine di quell’unione giunse fin troppo presto.


'...perché "nulla" io chiamo questo vasto universo,

a parte te, mia rosa:

in esso, tu sei il mio tutto.'

Shakespeare


Un timido raggio di sole penetrò dallo spiraglio rimasto tra gli scuri socchiusi.

Accarezzò il volto di Shun, accompagnato dalla fresca brezza mattutina, che entrava liberamente dalla finestra spalancata, e gli baciò gli occhi, strappandolo al suo sonno.

Il giovane si portò una mano alla fronte e si passò il dorso sulle palpebre, per riscuotere il torpore. Si sedette sul letto, la testa gli girava un po’.

Si voltò verso l’altro capo del letto, nella speranza di trovarvi il suo amato, nonostante sapesse già che non sarebbe accaduto. Sospirò profondamente, un misto di ilarità e sconforto, prima di stringere tra le dita il lenzuolo candido ancora leggermente umido, unico elemento rimasto a coprire la sua nudità, ed inspirarne l’odore. Era un profumo inebriante, che gli riportò alla mente ciò che era accaduto la notte prima.

Si sentiva felice, si sentiva importante, anche se maledettamente preoccupato.

Lottare al suo fianco sarebbe stato ancora più difficile…

Ma ora non importava.

Sorrise.


--------------FLASHBACK-------------


Avevano appena fatto l’amore, ed era stato così bello…

Anche la sua immaginazione non era riuscita a figuraselo così estremamente estatico. Giacevano ancora l’uno accanto all’altro, senza riuscire a smettere di accarezzarsi, di toccarsi…

«Come l’hai capito? Come hai capito che ti desideravo così?» chiese Shun, ravviando le ciocche bionde dell’altro, per poterlo meglio guardare nelle iridi di ghiaccio.

Hyoga posò le proprie dita sulla mano dell’amante e se la portò al viso.

«Sei stato tu a chiamarmi, stasera…» rispose poi, un po’ stupito dalla domanda.

Ma quando notò l’espressione di Shun, un misto fra stupefatto e interessato, volle spiegarsi meglio.

«Ero uscito in giardino per poterti osservare, mentre te ne stavi seduto sulla finestra a guardare fuori. Lo faccio da settimane, ormai; resto lì ore ed ore a fissarti, finché non chiudi la finestra. Ed ogni volta che mi nascondo dietro quell’albero per poterti osservare, tu sei lì sul davanzale, con quell’aria triste e pensierosa…»

«Penso a te!» gli confessò in un sussurro, interrompendolo, Shun.

Il saint di Cygnus gli sorrise.

«Ora lo so.» replicò, prima di riprendere la sua spiegazione. «Poi, finalmente, stasera mi hai notato. Un po’ speravo che prima o poi mi avresti scoperto… L’ho capito, perché hai afferrato quel fiore e l’hai lasciato cadere, in una pioggia di petali, verso di me. All’inizio pensavo di essermi sbagliato, ma poi hai cominciato a spogliarti e toccarti a quel modo, ed ho capito che mi stavi chiedendo di venire da te. Non potevi urlarmelo, perché avevi sentito le voci di Seiya e Saori (si erano dati appuntamento, come tutte le sere) e non volevi che mi scoprissero. Così hai immediatamente chiuso la finestra, convinto che ormai io avessi capito, ed hai chiuso anche gli scuri in modo che nessuno ci potesse vedere.»

La spiegazione si concluse con un bacio appassionato, prima che Shun potesse sorridere del fortunato equivoco in cui l’amante era caduto.


'Con le ali dell'amore sono volato sopra quei muri:

confini di pietra non sanno escludere l'amore,

e quel che amore non può fare, amore osa.'

Shakespeare


--------------FINE FLASHBACK--------------


Si alzò. Era il momento di prepararsi agli allenamenti mattutini, nonostante quelli notturni fossero stati già terribilmente stancanti, anche se indiscutibilmente molto più piacevoli.

Si chinò, per infilarsi allegramente i pantaloni, ed in quel momento qualcosa cadde a terra, riportando la sua mente alla realtà. Lo raccolse gentilmente, e si rese conto che si trattava di un rametto di ciliegio, interamente ricoperto di fiori candidi.

Il ragazzo li annusò e, dopo averli riposti in un bicchiere colmo d’acqua, corse radioso fuori dalla stanza, ricordandosi di infilare la maglia solo quando era già arrivato nell’atrio esterno.

Era sicuramente stato Hyoga a lasciargli quel grazioso dono fra i capelli prima di calarsi dalla finestra, e Shun sapeva che ciò poteva significare una cosa sola…


'Chi ora fugge, presto inseguirà,

chi non accetta doni, ne offrirà,

e se non ama, presto comunque amerà.'

Saffo


Così, quella sera, quando il sole già si coricava dietro i monti, lasciando dietro di sé nel cielo leggeri sussurri dorati, e le nuvole si stiracchiavano pigre nella loro soffice coperta tinta di rosa dal pennello vivace del tramonto, il giovane cavaliere di Andromeda spalancò la finestra e vi si affacciò, inspirando radioso una boccata d’aria fresca, prima di gettare con entrambe le mani alcuni dei petali immacolati dei fiori di ciliegio, che ancora una volta la brezza birichina condusse in un valzer scatenato.

E questa danza elettrizzante, accompagnò i petali storditi a posarsi sul palmo di una mano che li accolse dolcemente. Hyoga li osservò un istante sobbalzare, ancora accarezzati dal vento, e poi levò il suo sguardo verso i battenti chiusi della finestra di Shun.

Le sue labbra si incurvarono in un dolce sorriso, ed il cavaliere si appoggiò alla ruvida corteccia, nell’attesa di quella luna che sola conosce i piccoli peccati degli uomini e si rende loro gaia complice, rifugiandosi per qualche istante dietro ad una nuvola.

E appena ciò avvenne, il cavaliere dagli occhi di ghiaccio si mosse silenzioso nel buio, mentre una lacrima fatta di pura gioia gli rinfrescava amica una guancia.

Aveva imparato a godersi tutte le gioie della vita, finché vita c’era, e comprese che allo stesso modo doveva vivere fino in fondo anche quell’amore incontrollabile che provava per Shun, seppur così sbagliato e così proibito.

Perché, d’altra parte, chi poteva sapere cosa avrebbe riservato l’indomani il destino ai valorosi bronze saint di Atena?


La tua virtù è la mia sicurezza. E allora

non è notte se ti guardo in volto,

e perciò non mi par di andar nel buio,

e nel bosco non manco compagnia

perché per me tu sei l'intero mondo.

E come posso dire d'esser solo

se tutto il mondo è qui che mi contempla?

Shakespeare


*Owari*



Sono di nuovo io... ^^” Allora, adesso che avete letto posso chiedere scusa a tutti i lettori che si sono addormentati… almeno avete recuperato qualche ora di sonno! A quelli che invece hanno vomitato… Senza rancore, eh! Hihi…
Alla prossima!!! :-)
  
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