Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: marthiachan    12/06/2014    4 recensioni
"Molly Hooper era un'affermata professionista, stimata e amata da chiunque avesse avuto la fortuna di conoscerla. Era competente, precisa, gentile e simpatica. Non sparlava mai dei colleghi e nessuno le aveva mai mosso una critica, professionale o non.
Ovviamente, a tutto c'è un'eccezione e, nel suo caso, l'eccezione si chiamava Sherlock Holmes.
Molly Hooper non aveva mai veramente odiato qualcuno in tutta la sua vita.
Non sino a che non aveva incontrato Sherlock Holmes."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hello!
Rieccomi qui con un nuovo esperimento Sherlolly.
Come forse avrete capito dal titolo, questa long fic è ispirata a “Molto rumore per nulla” di Shakespeare, la mia commedia preferita in assoluto. Non so se conoscete la storia, e in quel caso vi consiglio di leggerla o magari di vedere una delle tante meravigliose versioni cinematografiche/teatrali/televisive che si possono reperire.
Per ovvie ragioni, questa è un AU e tutti sono OOC, chi più chi meno. I personaggi più volutamente OOC sono Molly e Mary, perché era necessario per portare avanti la trama.
Ci sono diversi richiami e citazioni alla serie e, naturalmente, moltissimi dialoghi presi quasi interamente dall’opera shakespeariana.
La fic è una Sherlolly , ma ci sono anche molte scene Jary (credo si chiami così la coppia JohnxMary) e alcuni accenni Mythea.
So che con questo esperimento faccio rivoltare nella tomba il più grande poeta e drammaturgo mai esistito, chiedo perdono per questo, ma il mio è solo un modesto omaggio a un autore che amo alla follia. E, se non dovesse fare troppo schifo, potrei anche decidere di fare altri esperimenti simili.
Un’ultima cosa: Ho creato anche un profilo su AO3 con lo stesso nickname, e sto pubblicando tutte le mie fic anche lì. Per chi fosse interessato, questo è il link al mio profilo:
Ora, basta con queste note chilometriche.
Ovviamente, i personaggi, la storyline e molti dialoghi non mi appartengono.
Buona lettura.
 
 
 
Much Ado About Sherlock
 
 
« Sigh no more, ladies, sigh nor more;
Men were deceivers ever;
One foot in sea and one on shore,
To one thing constant never;
Then sigh not so,
But let them go,
And be you blithe and bonny;
Converting all your sounds of woe
Into hey nonny, nonny. »
 
 
 
 
 
 
Act 1
 
Molly Hooper era un'affermata professionista, stimata e amata da chiunque avesse avuto la fortuna di conoscerla. Era competente, precisa, gentile e simpatica. Non sparlava mai dei colleghi e nessuno le aveva mai mosso una critica, professionale o non.
Ovviamente, a tutto c'è un'eccezione e, nel suo caso, l'eccezione si chiamava Sherlock Holmes.
Molly Hooper non aveva mai veramente odiato qualcuno in tutta la sua vita.
Non sino a che non aveva incontrato Sherlock Holmes.
L'unico Consulente Investigativo al mondo, o almeno questo era il titolo che si era autoproclamato, non faceva che criticare il suo lavoro, i suoi modi, le sue abitudini, la sua vita. La insultava continuamente. E a niente serviva replicare, lui l'aveva sempre vinta. Riusciva a rigirare ogni parola a suo beneficio. Spesso l'unica speranza era tacere e ignorarlo. Era l'unico modo per scalfire il suo orgoglio e mantenere la propria dignità.
Inevitabilmente, tra loro era sempre stata guerra aperta, ma lei era la migliore patologa della città e, che lui volesse ammetterlo o no, aveva bisogno di lei. Ecco perché, scortato dal suo migliore amico e blogger John Watson, dall'Ispettore di Scotland Yard Gregory Lestrade, o dal suo potente fratello Mycroft, molto spesso capitava nel suo obitorio pretendendo informazioni senza nemmeno degnarsi di salutare. Molly, d'altro canto, si divertiva a prendersi gioco di lui ogni volta che poteva. Lo ignorava proprio quando sembrava avere più urgenza o gli rispondeva a una domanda con un'altra domanda. E, come se ciò non bastasse, lo prendeva in giro dicendogli di aver scoperto che lui non aveva inventato il suo lavoro, così come si vantava, ma di aver solo trovato un nuovo nome a uno già esistente. L'FBI negli Stati Uniti aveva migliaia di consulenti, alcuni anche più preparati di lui. A volte la discussione degenerava sino a che qualcuno non lo trascinava via dall'obitorio furioso, lasciando Molly a ridacchiare.
Da qualche tempo, però, non aveva la sfortuna di imbattersi in quel maleducato arrogante, e ne era davvero contenta. La vita era bella, la primavera stava arrivando e niente poteva essere migliore.
O almeno così credeva.
Era più o meno ora di pranzo quando la porta dell'obitorio si era aperta all'improvviso.
“Molly!” aveva urlato Mary, sua migliore amica e infermiera nello stesso ospedale. “Non sai cosa...”
“Mary, sto rimuovendo un cervello da una scatola cranica, ti sarei grata se facessi silenzio ancora per qualche minuto.” aveva replicato lei con aria concentrata mentre asportava l'organo con precisione e lo deponeva in una ciotola metallica.
“Ok, ora dimmi pure, ma respira, tesoro.”
“Stanno tornando!”
“Chi?”
“Come chi? Sherlock Holmes e John Watson!”
Sospirò alzando gli occhi al cielo. Ecco cos'era quel presentimento che la angosciava da quando si era alzata quella mattina.
“Ah, sì?” aveva replicato con tono annoiato.
“Sì, me l'ha detto il Dottor Stamford.”
“Non erano in Cina alla ricerca di un qualche terrorista?”
“Russia, Molly, erano in Russia.”
“Beh, per me è uguale. E sono tornati illesi? Ti prego, dimmi che Mr. Arroganza si è sfregiato...”
“Non lo so. Sembra che stiano bene ma non ho avuto i dettagli.”
“Peccato. Si stava così bene qui al Barts senza la loro ingombrante presenza.”
Molly vide l'amica fare una smorfia e sbuffare e si pentì immediatamente di quello che aveva detto.
“Scusami Mary. Sai che non mi riferisco a John.” spiegò immediatamente con un sorriso. “Immagino che ora riprenderete a uscire insieme.”
“Il problema è che non lo so. Sono felice di vederlo ma ho anche paura. Insomma, siamo usciti insieme due volte prima che partisse e poi non ci siamo sentiti per tre mesi perché era sotto copertura... Come faccio a sapere che nel frattempo non si è innamorato di una bella russa?”
“In quel caso dimostrerebbe di essere davvero stupido, anche se questo spiegherebbe perché va in giro con quel pagliaccio...” commentò la patologa. “Stai tranquilla, Mary. Nessuno può dimenticarsi di te.”
L'amica sorrise e annuì e poi uscì dall'obitorio lasciandola al proprio lavoro. Molly sospirò. Doveva rispolverare i suoi peggiori insulti per quell'uomo, perché sapeva che lui sicuramente non l'avrebbe risparmiata.
 
Finalmente Londra. La sua città, la sua casa, i suoi criminali.
Era rientrato in patria da solo otto ore quando suo fratello lo aveva chiamato per un caso di importanza nazionale. Un certo Jeremy Wilton aveva cercato di piazzare una bomba a Piccadilly. Erano riusciti a fermarlo ma, prima di poterlo arrestare, aveva ingurgitato del cianuro ed era morto. Ora qualsiasi indizio potesse aiutare a scovare i suoi complici era prezioso. Ecco perché Sherlock Holmes doveva analizzare il corpo e i suoi effetti personali prima che le prove venissero cancellate dall'efficienza del medico legale.
Questo era il motivo per cui era tornato a passo di carica al Barts. Doveva fare il possibile perché quella strega di Molly Hooper non inquinasse le sue prove.
Lui, John e Lestrade si stavano dirigendo all'obitorio quando furono fermati
“John!” chiamò una voce femminile alle loro spalle.
Il suo migliore amico si voltò e sorrise riconoscendo l'infermiera bionda che gli correva in contro.
“Mary!”
Sherlock alzò gli occhi al cielo.
Oh, no. Ancora Mary Morstan. John non aveva parlato d'altro per tre mesi.
“Andiamo, Lestrade. Meglio lasciarli soli.”
Oltrepassarono le porte dell'obitorio in tutta fretta e vi trovarono la patologa intenta a mettere i guanti.
“Non toccare quel corpo, Miss Sdegno!” la redarguì con voce altisonante.
“Oh, no. Riecco Mr Spaccone.” aveva sbuffato lei. “E questa volta qual è la ragione per cui non posso procedere con il mio lavoro?”
“Devo analizzarlo prima che distruggi ogni traccia di prova.”
“Io non distruggo le prove. Io le catalogo. E seguo le procedure, non come qualcuno di mia conoscenza...”
“Le procedure sono lente e noiose. Io non ho tempo da perdere.” aveva replicato avvicinandosi al tavolo di metallo e iniziando ad analizzare il corpo con la sua lente portatile.
La dottoressa alzò le mani rassegnata e fece un passo indietro, rimanendo comunque abbastanza vicino da controllare quello che faceva.
“Allora, sei stato via quanto? Due mesi?” iniziò a chiedere poco dopo con tono fasullo.
“Tre mesi.”
“Così tanto? Qui il tempo è volato. Non ci siamo nemmeno accorti della tua assenza. E hai preso quel terrorista?”
“Ovvio.”
“Non così ovvio visto che hai impiegato tre mesi. Una volta ti sarebbero bastate due settimane. Stai invecchiando.”
Il tono crudelmente sarcastico non sfuggì al consulente investigativo, ma si sforzò di ignorarlo.
“Molly Hooper non parlare di ciò che non sai.”
“Va bene. E, dimmi, hai sentito di quel consulente che lavora per l'FBI? È un profiler, un certo Jack Sutherland, pare sia molto bravo...”
“Non mi interessa.”
“Sono certa che lui non avrebbe avuto bisogno di tre mesi per arrestare un terrorista...”
Sherlock si raddrizzò cercando di non cedere alla rabbia. Quella donna lo stava provocando per farlo irritare e interrompere l'analisi del corpo. Fece un profondo respiro e riprese.
“E dimmi, Molly, come va la vita da zitella? A quanto è arrivato il numero di uomini che hai fatto fuggire con il tuo caratteraccio?”
“Sono sempre meno dei cadaveri che ti lasci dietro ogni volta che segui un caso. Ti sei mai chiesto se sono più le persone che salvi da quelle che muoiono a causa tua?”
“Almeno io salvo qualcuno e ho delle persone vive con cui interagire. Tu parli solo con i cadaveri.” aveva concluso lui alzandosi definitivamente dal tavolo e avviandosi verso l'uscita. “Bene, ho quello che volevo sapere. Ora puoi fare scempio di quel corpo come fai di solito. Arrivederci, Molly Hooper.”
Era uscito dall'obitorio soddisfatto di se stesso. Aveva rimesso a posto quella fastidiosa patologa e non si era lasciato distrarre dalle sue stupide provocazioni.
“Ma non puoi essere più gentile, qualche volta?” lo aveva rimproverato l'Ispettore Lestrade. “Ci aiuta parecchio, dopotutto.”
“Non lo fa per bontà d'animo. È il suo lavoro.”
“E il mio è fare l'Ispettore eppure faccio parecchie cose che non sarei tenuto a fare solo per aiutarti.”
Sherlock scrollò le spalle e lo ignorò. Tornati nel corridoio trovarono John e Mary che si salutavano con occhi sognanti. Dopodiché, lei si diresse in obitorio, ovviamente con l'intenzione di raccontare tutto alla sua amica Molly.
“Ispettore, mandi qualcuno a cercare una fabbrica di scarpe abbandonata a Mile End. I complici di Wilton si nascondono lì.”
“Ma come...”
“Ispettore, non perda tempo.” lo invitò seccato prima di raggiungere il proprio amico. “Allora, John, hai ritrovato la tua Mary. Devo cominciare a comprare lo smoking per il matrimonio?” chiese con disgustato sarcasmo.
“Se fosse per me, sì.”
“Oh, ti prego. La conosci appena!”
“Lo so, ma non so come spiegartelo... Tra noi c'è un legame.” spiegò l'amico con un sorriso ebete. “Tu non la trovi bellissima?”
“John, la bellezza è un concetto basato interamente su impressioni infantili, influenze e modelli di comportamento.”
“Oh, andiamo! Vuoi dire che non ti piace?”
“Se mai cercassi una donna, difficilmente cercherei quel tipo di donna.”
“Sherlock...”
“E va bene. È affettuosa, moderatamente intelligente, ottimista e non è disgustosa da guardare. Per me sarebbe uno strazio ma capisco che per te sia perfetta. Anche se sinceramente non so come tu possa anche solo considerarla. L'hai mai guardata accanto a Molly Hooper? Se quella patologa non fosse un'acida zitella che tenta continuamente di affossare la mia reputazione e credibilità, sarebbe la donna ideale per chiunque. Intelligente, con un eccellente spirito di osservazione e con la rara capacità di dire sempre quello che pensa. E devo ammettere che il suo aspetto è totalmente conforme ai miei standard qualitativi.”
“Ah, sì? Tu trovi Molly bella?” domandò l'amico stupito.
“Certo. È una strega in un corpo di fata.” rispose lui con sarcasmo alzando gli occhi al cielo. “Ora possiamo chiudere questo stupido discorso e proseguire con il lavoro?”
“Sherlock, io mi fidanzerò con Mary.”
“Cosa? Perché?” esclamò il consulente con disgusto.
“Perché un giorno la sposerò. Insomma, non sono più così giovane e con la vita che faccio potrei morire da un giorno all'altro, probabilmente a causa tua. Non voglio sprecare tempo prezioso.”
“Ma perché, John? Il nostro lavoro procede eccellentemente, perché vuoi rovinare tutto sposandoti?”
“Perché è quello che voglio. Desidero essere il marito di Mary Morstan.”
Sherlock sbuffò e si allontanò, infastidito. Detestava tutti quegli stupidi discorsi sentimentali. L'amico dovette rincorrerlo poco dopo.
 
Due giorni. Quel maledetto spocchioso arrogante era rientrato in città da soli due giorni e la sua vita era già ripiombata nel più totale sfacelo. Il suo lavoro veniva interrotto di continuo con le sue richieste per conto di Scotland Yard o del Governo Britannico, e lui aveva sempre una scusa per disturbarla e insultarla. E quando sentiva che lei poteva replicare e zittirlo, casualmente scappava via per un qualche impegno. Come avrebbe voluto afferrarlo per quei riccioli neri e lanciarlo fuori dalla finestra del quinto piano... Certo, era fisicamente impossibile che una donna di un metro e cinquantacinque per cinquanta chili di peso potesse sollevare un uomo di un metro e ottantacinque e, presumibilmente, di circa ottanta chili, utilizzando come presa solo dei capelli, e per di più riuscire a lanciarlo oltre la finestra, ma una ragazza può sempre sognare.
Era così presa dal fantasticare come poter infliggere del male fisico a quel maledetto Holmes, che aveva fatto una pessima sutura ricucendo l'ultimo cadavere. Fece una smorfia. Aveva fatto così schifo solo durante il suo tirocinio. Era tentata di scucirla e rifarla, ma poi lasciò perdere. Aveva altro lavoro da fare.
Stava rimettendo i cadavere nella sua cella frigorifera quando le porte dell'obitorio si erano aperte. Aveva sussultato rabbrividendo. Non di nuovo, Signore, ti prego. Non di nuovo lui.
“Molly!” la chiamò invece la voce squillante di Mary. “Sabato non lavori, vero?”
“Solo la mattina.” replicò lei voltandosi e sorridendo all'amica.
“Perfetto. Ecco, tieni!” disse mettendole in mano un cartoncino colorato.
“Mary, cosa diavolo è?”
“Sabato sei invitata alla mia festa in maschera.”
“Non è Halloween.”
“Lo so, ma sarà divertente.”
“Tu dici? Adulti mascherati come bambini? Sul serio?”
“Ti prego, Molly! Non mi abbandonare. Ho bisogno di te.”
“Ma...”
“Ho invitato anche John e spero che succeda qualcosa di importante fra noi quella sera, ma non ce la farò se non mi starai accanto.”
“Mary...”
“Ti prego, ti prego, ti prego...”
“E va bene.” acconsentì infine con un sospiro.
L'amica la ringraziò con un bacio nella guancia e si allontanò.
“Aspetta un secondo, Mary.” la richiamò quando aveva già la mano sulla porta. “Non hai invitato anche Sherlock Holmes, vero?”
“Ehm... Devo andare.”
“Mary!” la rincorse la patologa.
“Sono certa che non verrà...” esclamò l'amica correndo via lungo il corridoio.
Molly sospirò. Ci mancava solo questa. Non solo quell'uomo la torturava nelle ore lavorative, ora doveva avere a che fare con lui anche fuori dal lavoro? Sperò solo che non accettasse l'invito. In fondo era un personaggio estremamente asociale quindi c'erano buone probabilità.
 
“John, dimmi che è uno scherzo.” disse il consulente con tono esasperato.
“No, Sherlock. Tu e io andremo a una festa in maschera.”
“Ma perché?”
“Perché ci ha invitato Mary.”
“Beh, ha invitato te. Sono certo che non vuole la mia presenza.”
“No, nell'invito c'è scritto John Watson e Sherlock Holmes.” confermò il dottore passandogli il cartoncino colorato che riportava i loro nomi.
“Non siamo una coppia, perché farci un unico invito? E da quando il mio nome viene dopo il tuo?” obbiettò con fastidio mentre lo studiava.
“Sherlock, non cominciare. Tu verrai, o Mary si offenderà.”
“La consolerai tu.”
“Sherlock, ti prego! Fallo per me, d'accordo?” lo implorò l'amico.
Il consulente sbuffò. Non poteva dire di no a John se la metteva su quel piano. Si erano salvati la vita a vicenda così tante volte che avevano perso il conto, ma Sherlock sapeva che sarebbe stato sempre in debito con John.
“Farò un breve atto di presenza.” acconsentì infine.
“Grazie. Sai già come vestirti?”
“Ho solo l'imbarazzo della scelta. E tu?”
“Indosserò la mia divisa dell'esercito.”
“Sul serio?” chiese l'amico disgustato. “Non hai molta fantasia.”
“Cosa proponi?”
“Io dovrei avere due costumi identici, uno è piccolo per me quindi per te andrà bene.”
“Di cosa si tratta?” domandò l'ex medico militare con un sospiro.
Il consulente ridacchiò e poi si recò in camera sua e quando tornò nella sala aveva in mano due vestiti scuri da beduino.
“E quelli dove li hai presi?”
“Non pensarci.” disse lui osservando i due abiti e passandogli quello più piccolo.
“Perché ne hai due di taglie diverse? Chi ha indossato questo?”
Il consulente fece spallucce e lo ignorò.
“Provatelo e non discutere, John.” lo invitò facendogli un cenno con la mano.
L'ex medico militare esitò mentre guardava con preoccupazione il costume.
“Non ti piace? Te ne posso trovare un altro. Sono pieno di costumi. Camuffarmi fa parte del mio lavoro...”
“No, non è questo. È un bel costume...”
“E allora cosa?”
John si morse le labbra e poi infilò una mano in tasca per ritirarla fuori con in mano l'astuccio di una gioielleria.
“John, sono lusingato ma non credo che sia il caso...” commentò con sarcasmo il detective.
“Non essere stupido. È per Mary. Alla festa le chiederò di sposarmi.”
Sherlock sospirò e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Ancora con questa storia? Io non posso crederci. E pensare che tu, John Watson, sembravi essere più intelligente della media della popolazione nazionale, e invece no! Siete tutti degli idioti! Tutti a perdere tempo in queste sciocchezze romantiche. Matrimoni, figli, cottage in campagna, pensione e tornei di bridge. Questa è davvero la vita che volete? Seriamente?”
“Sherlock, non c'è bisogno di diventare così... crudele.”
“Crudele? Perché dico la verità? Perché faccio delle domande legittime?”
“Oh, andiamo Sherlock, smettila! Nemmeno tu, il grande investigatore dal cuore di ghiaccio, puoi essere così insensibile a un po' di calore umano! Persino tu hai bisogno di affetto ogni tanto!”
“Che una donna mi abbia partorito e cresciuto, le sono grato. Ciononostante, non ho intenzione di rinunciare al mio lavoro e alla mia reputazione solo per correre dietro a una chimera! La metà dei matrimoni finisce con un divorzio. E, secondo le recenti statistiche, almeno un decimo si conclude con l'omicidio di un coniuge da parte dell'altro! Certo, va a mio favore visto il lavoro che faccio, ma non è questo il punto! Il matrimonio è un'istituzione inutile e mi chiedo come sia possibile che non la si consideri ormai obsoleta.”
“Lasciamo da parte il matrimonio, per un secondo.” lo bloccò il medico alzando le mani al cielo. “Che mi dici della semplice compagnia di un'altra persona? Affetto, complicità, intimità?”
“Noiose e inutili. Non ho bisogno di quelle sciocchezze.”
“Sai, prima di morire ti vedrò impallidire d'amore.”
“Più probabilmente sarà anemia o magari intossicazione alimentare.”
“No, caro. Prima o poi ci sarà una donna che ti farà impazzire e allora ti rimangerai tutte le idiozie che stai dicendo ora.”
“John, non mi rimangio mai quello che dico per il semplice fatto che io non ho mai torto.”
“Vedremo, Holmes.”
“Come preferisce, Dottor Watson.”
 
Molly entrò nella mensa dell'ospedale con passo lento. Era davvero stanca e l'idea che quella sera avrebbe dovuto andare alla festa in maschera di Mary, non la entusiasmava affatto. Prese un'insalata e del formaggio e si sedette in un tavolo isolato.
“Oh, eccoti qui!” esclamò Mary sedendosi accanto a lei. “Allora stasera come ti vestirai?”
“Ho un vecchio costume di quando recitavo all'università... Dovrebbe andare bene.”
“Tu recitavi?” si sorprese Mary.
“Sì, beh, era solo un'attività extra... Niente di che.”
“E che costume è?”
“Ero una delle fate al servizio di Titania.”
“Oh, ma sarai bellissima vestita da fata!” esclamò l'amica con un sorriso entusiasta.
“Sono passati anni, non so quanto il costume possa starmi ancora bene. E tu?”
“Hai presente il costume di Jasmine?”
“Jasmine... chi?”
“La principessa Jasmine di Aladdin!”
“Oh. Ti vestirai come un cartone animato?”
“Beh, è simile. Sarà molto più di classe.”
Molly fece spallucce e iniziò a mangiare la sua insalata. Il suo unico pensiero era quello di trovare il tempo di dormire un po' prima della festa. Era davvero esausta.
“Porterai un cavaliere?”
“Come?” chiese la patologa temendo di aver capito male.
“Alla festa. Avrai un cavaliere?”
“Non credo proprio. Chi dovrei portare?”
“Non so...”
“No, Mary. Non porterò nessuno. Non frequento nessun uomo e invitare qualcuno a una festa solo per non apparire una zitella disperata, non è nel mio stile.”
“Allora magari conoscerai qualcuno alla festa!”
“Mary, hai invitato mezzo ospedale, alcuni membri di Scotland Yard, John e i due Holmes. Non vedo come potrei essere interessata a qualcuno di loro.”
“A volte non vediamo proprio quello che abbiamo di fronte al naso, lo sai Molly?”
“Ah, sì? E dimmi, chi avrei di fronte al naso che al momento non vedo? Ah, Mickey della mensa? Sì, in effetti i suoi occhi strabici e la sua completa incapacità di coniugare i verbi mi confondono un po'. Senza contare che ha, quanto? Ventitré anni? A mala pena gli cresce la barba.”
“Magari uno più adulto...”
“Ci sarebbe sempre il Professor Lambert. Sessant’anni, vedovo e con un problema di alitosi. In effetti è un'ardua scelta.”
“Almeno a lui la barba cresce...” ironizzò l'amica.
“Un uomo con la barba è troppo vecchio e uno senza barba è troppo giovane. Se è troppo vecchio non è fatto per me e se è troppo giovane io non sono fatta per lui.”
“Sei incontentabile.”
“Solo realista.”
“Ma tu sei fantastica, dovresti avere un ragazzo!”
“Certo, sono il sogno di ogni uomo.” commentò con sarcasmo. “Mary, non preoccuparti per me. Sono arrivata alla conclusione che è giusto così. Ho un lavoro che amo e degli amici. Mi piace stare sola, dopotutto. Sono indipendente e libera di fare ciò che voglio. Sì, ogni tanto posso sentire la mancanza di compagnia maschile, ma sono solo dei brevi momenti che posso affrontare. Ho smesso di avere delle aspettative romantiche e ti assicuro che vivo molto meglio così.”
“Ma Molly...”
“Ora basta, Mary, ti prego. Sono stanchissima. Lasciami finire la mia insalata così posso tornare a lavoro e uscire da qui a un orario decente e magari riuscire a fare un pisolino prima di venire alla tua festa.”
“D'accordo...” acconsentì l'amica con un sospiro. “Ma verrà un giorno in cui troverai qualcuno, ne sono certa. Cerca solo di non farlo scappare quando capiterà.” la avvisò con un sorriso prima di alzarsi dal tavolo e allontanarsi.
Molly alzò gli occhi al cielo. Era più probabile che volassero gli asini.

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: marthiachan