Capitolo 28 – There is only One
Direction
Hope
non avrebbe mai saputo dire
cosa provava, mentre la preparavano per entrare in sala operatoria.
Tutto ciò
che sentiva si era annidato in una palla di sentimento da qualche parte
più o
meno all’altezza dello stomaco. Usava ancora la mascherina,
ma gliel’avrebbero
portata via da un momento all’altro.
La
mattina aveva ricevuto più
visite che in una settimana intera: i suoi, naturalmente, la sua vicina
di
casa, l’allenatore con il suo fidanzato e la sua assistente,
Tara, Olivia,
Alice e gli One Direction al completo. Le sembrava di essere davanti ad
una commissione
d’esame con tutti i parenti e amici che le facevano il tifo.
Solo che la
commissione d’esame avrebbe deciso tra la vita e la morte.
Era un esame che non
si poteva superare con un voto basso: o a pieni voti o si veniva
bocciati. E
non si poteva ripetere.
In
realtà, se ci pensava
seriamente, l’unico sentimento era la paura cieca e immensa
di non potersi più
svegliare. Di non vedere più i suoi
genitori e i suoi amici. Di non poter più
vedere il mondo e i suoi
colori, con tutta la brillantezza di quell’estate. Di non
poter più sentire il
sapore del gusto bomba di Penzance sulla lingua, di non poter
più toccare Knut
con le mani, di non poter più sentire il profumo di casa
sua, di non poter più
partecipare alle risate con Alice, Olivia e Tara e di non poter
più ascoltare
le note della musica del cd che Alice le aveva regalato. Di non poter
più
sentire il suo cuore battere forte quando vedeva Harry. Il terrore di
non poter
sentire più nulla, la spaventava più
dell’operazione stessa.
“Senti
io a casa ho una mega
torta gelato” la informò Olivia poco prima di
salutarla. Alice la guardò:
Olivia faceva di tutto per non sembrare preoccupata e
sull’orlo di una crisi di
lacrime, ma la voce le tremò lo stesso. “E non
penso di toccarla fino a che TU
non sarai uscita da là.”
“Quindi
la mangeremo presto.”
disse Tara. Anche la stoica e profonda Tara era scossa: gli occhi le
luccicavano più del solito, il tono della voce non sicuro
come solitamente lo
era.
“Olivia
mi sa che dovrai
prepararne un’altra” disse Alice. “Sarai
affamatissima quando uscirai di qui,
no?” si rivolse a Hope che, con la mascherina sul viso tenuta
con la mano,
tentava di sorridere. “Dovrai riprendere tutti quei
chili…”. Alice tirò su con
il naso, non avendo più il controllo di ciò che
provava. Anche questa volta
aveva fallito nel fingere.
Olivia
dovette guardare verso
l’alto per ricacciare indietro le lacrime. Tara, per la prima
volta nella sua
vita, non seppe cosa dire.
Hope
si tolse la mascherina dal
viso e poi, con tutta la forza che riuscì a metterci, disse:
“Voglio un
abbraccio”.
Le
quattro ragazze si
abbracciarono strette, tutte con le guance bagnate, piangendo in
silenzio.
“Non
ti azzardare a lasciarmi da
sola contro Olivia” disse Alice tentando di controllare i
singhiozzi. “Che non
sarà la stessa cosa guardare la sua faccia sconvolta quando
Cambridge batterà
Oxford la prossima estate…”
Olivia,
Tara, Hope e Alice
risero.
Le
amiche di Hope lasciarono
Harry da solo con lei.
Liam
guardò la sala d’attesa e si
chiese quante storie potevano essere
scritte tra quelle stanze, tra quei muri; storie, come quella
di Hope, che non avrebbe potuto spiegare.
Zayn
si chiese come Harry potesse
sentirsi: lui, se al posto di Hope ci fosse stata la sua Jessica,
avrebbe
sentito il pavimento aprirsi in una
grande voragine sotto i suoi piedi, ad ogni passo.
Louis
pensò che probabilmente non
avrebbe avuto lo stesso coraggio del suo migliore amico. Avrebbe
sentito il fuoco al posto del pavimento,
ad ogni
passo avrebbe avuto una voglia incredibile di lasciarsi andare.
Niall
cominciò ad odiare il colore di
quei muri nel giro di qualche
minuto. Che cavolo di colore era l’arancione? Ma oramai erano
stati dipinti e
lui, di certo, non poteva cambiarli.
Hope
sorrise a Harry cercando di
rassicurarlo.
“Ehi.”
le disse lui, prendendole
la mano.
“Ehi.”
rispose lei,
stringendogliela.
“Come
ti senti?”
Hope
non rispose e scrollò le
spalle. “ormai.” disse.
Harry
le sorrise.
“Ci
vediamo dopo va bene?” le
chiese poi, rinunciando nel non dire niente riguardo
all’intervento. “La strada
la sai, giusto?” Harry cercò di metterla sullo
scherzoso. Ma si vedeva che
stava soffrendo. La voce profonda aveva vacillato.
Hope
sentì le lacrime spingere
contro i suoi occhi. Li sbatté, scacciandole via e
annuì. Non si erano mai
neanche baciati decentemente, porca miseria!
“Se
vado nella direzione
sbagliata non cercare di raggiungermi, però.”
Harry
fece una smorfia, forse un
accenno di risata.
“C’è
solo una direzione.” le
rispose*, cercando di fare il simpatico. Hope riconobbe il gioco di
parole.
“Dove vorresti andare?” le chiese, respingendo la
voglia di baciarla, lì ,sul
momento. E non voleva farlo, perché poi sarebbe sembrato un
bacio d’addio. Ma
era inevitabile pensare che non si erano mai neanche baciati
decentemente,
porca miseria!
Hope
gli sorrise, lottando contro
se stessa, gli occhi più lucidi che mai. “In un posto sicuro, Harry.”
*
“But If I go in the
wrong direction, don’t try to reach me”
“There
is only One
Direction”.