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Autore: GioRavenlcaw_    13/06/2014    2 recensioni
Rebecca ha diciotto anni, studia a Londra ed è felice. La sua vita è perfetta e lei è felice. Ad aiutarla a rendere le sue giornate migliori c'è la musica e ci sono i suoi idoli, tutto va come dovrebbe.
Ma se all'improvviso la sua vita cambiasse? Se tutte le sue certezze cadessero nel vuoto e la sua vita andasse in frantumi? Cosa accadrebbe se i mostri dentro di lei uscissero e la divorassero? La musica la aiuterebbe? E se non rimanesse ignota agli occhi del suo idolo?
E se fosse proprio lui ad avere bisogno di lei? Si salverebbero a vicenda?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BECCA'S POV:

 

Uscivo da Starbucks col mio caffè aromatizzato alla cannella alle 8.15 precise, come ogni giorno da quando la mia vita di studentessa universitaria aveva preso una piega perfetta.

Con passo tranquillo e leggero mi dirigevo alla stazione della metropolitana pronta per una nuova giornata di studio in quella perfetta e bellissima città che è Londra.

Io, semplice ragazza diciottenne, proveniente da una piccola cittadina di provincia del nord Italia, stavo vivendo il sogno di una vita: vivere in una delle più belle metropoli d'Europa.

La scuola era riuscita a realizzare tutto quello in cui credevo, chi l'avrebbe mai pensato?

Dopo essermi trasferita in Inghilterra mi sentivo un po' persa, ma mi abituai in fretta al nuovo stile di vita britannico.

Il mio inglese non è ancora perfetto ma dopo aver passato 5 mesi ad allenarmi e a migliorarlo, sono pronta a vivere la mia occasione.

Passai l'abbonamento della metro e aspettai di salire sulla linea che mi avrebbe portato dritta all'università.

La formazione scolastica per la mia famiglia e un fattore importantissimo, forse il più importante. E' stato il centro focale di tutta la mia adolescenza, e lo è ancora.

Arrivo da una delle più importanti famiglie del Piemonte occidentale anche se le mie origini toscane hanno la prevalenza.

Fin da quand'ero piccola mio padre ha sempre sognato che la sua unica figlia diventasse un perfetto avvocato e mia madre, che seguissi la sua strada, quella di medico.

Decisi di non deludere nessuno dei sue, così intrapresi la strada che mi portò a scegliere la facoltà di psicologia.

Erano così orgogliosi di me dopo la mia scelta che mi spedirono immediatamente qui in Inghilterra con la promessa di renderli orgogliosi di me.

Ed è esattamente quello che sto cercando di fare.

Sentii la tipica voce femminile che annunciava la mia fermata e mi diressi verso l'uscita, verso la luce del sole.

O meglio, verso la pioggia che incominciava a cadere a secchiate sulla capitale britannica.

Corsi verso l'entrata dell'università e mi catapultai all'interno dell'edificio E, la facoltà di psicologia.

Alzai gli occhi al cielo e mi autorimproverai per non aver preso con me l'ombrello e di essermi scordata, per l'ennesima volta, del tempo instabile tipico dell'Inghilterra.

Mi scrollai dai capelli bagnati un po' d'acqua e andai ad accomodarmi nella sala comune che si stava pian piano riempiendo di studenti.

Mi diressi al solito tavolo accanto alla finestra che dava sul cortile principale, mi svestii dal trench blu scuro che avevo addosso e aprii lo zaino cercando gli appunti che la sera precedente avevo ordinato con cura.

Mi buttai a capofitto nella lettura cercando di combattere il sonno e di ignorare le risate idiote di qualche scansafatiche che, molto probabilmente, si era iscritto all'università per fare un favore ai genitori e senza avere un particolare interesse in materia.

Arricciai il naso, ero solita farlo quando ero scocciata e ritornai alla mia lettura.

Arrivata al terzo capitolo sentii dei passi pesanti, alzai gli occhi e riconobbi un paio di jeans sgualciti e parecchio usati con qualche toppa qua e là che mi si paravano davanti.

Sorrisi quando lo vidi. Lì proprio davanti ai miei occhi c'era uno dei pochi segreti che avevo nascosto ai miei genitori: Jessy Matthew Parker, il mio ragazzo americano.

Jessy: << Hey bimba! Come stai? Stamattina sei uscita prestissimo >> disse trascinando una sedia e sedendosi accanto a me << non ti ho nemmeno sentita sgattaiolare fuori dal letto... >> finì avvicinandosi e baciandomi il collo.

Emisi un suono simile a un gemito ma molto meno percepibile agli studenti che si radunavano pian piano intorno a noi.

Posai gli appunti sul tavolo e mi girai verso Jessy, prendendo il suo viso e dando un leggero bacio sulle sue labbra morbide.

Io: << Scusami, mi farò perdonare. >> risposi lasciandogli intendere che non avrebbe dovuto trovarsi impegni, quella sera.

Lui rise e mi posò una mano sulla coscia iniziando a disegnare cerchi invisibili lungo i miei jeans, su fino all'inizio della mia cintura.

Sorrisi maliziosa perchè capii subito che cosa voleva, ma non poteva ottenerlo fino a sera.

Mi avvicinai a lui illudendolo del falso, la mia mano si intrecciò alla sua e la posai all'altezza della cerniera dei suoi jeans, esitando appena per vedere trasformare la sua espressione compiaciuta in una esasperata quando la mia mano ritorno al suo posto, ovvero ai miei appunti.

Jessy: << Ti odio quando fai così. >> disse lui facendomi ridere.

Io: << Non mi sembra che ti lamenti tanto quando ottieni quello che vuoi... >>

Jessy rise e iniziò a giocare coi miei capelli e a tempestarmi di domande sul perchè non potevo andare con lui al pub dopo le lezioni.

Anche se la mia ricca famiglia era la principale fonte del mio denaro, io non riuscivo proprio a starmene con le mani in mano tutto il giorno, e così da qualche mese iniziai a lavorare in un piccolo negozio di musica in uno dei quartieri più in voga della città. Questo a Jessy non andava molto giù, visto che lui odiava le persone che vivevano in quel quartiere a causa del suo lavoro.

Jessy, oltre ad essere un ragazzo bellissimo, coi capelli biondi, gli occhi miele e il fascino da bello e dannato, era anche talentuoso.

Il suo talento? La fotografia.

Era bravissimo con la macchina fotografica, un genio se vogliamo essere esagerati, ma a causa della sua posizione sociale e del suo minimo salario, si è ridotto a lavorare per una rivista di cucina.

Fotografa piatti, tutto qui.

Io non potrei comunque essere più fiera di lui, perchè ogni tanto, qualche fotografo importante lo chiama come aiuto su set fotografici e per feste importanti nelle case dell'alta borghesia londinese.

Non so cosa ci trovi che non vada in quelle persone, a parte il fatto che molti sfoggiano esageratamente il loro potere e i loro soldi. Un'altra cosa che Jessy odia è la musica, forse questa è l'unica divergenza che c'è tra di noi.

Io invece amo la musica, vivo per la musica. E' sempre stata la mia grande passione, fin da bambina.

Lavorare in quel negozio pieno di strumenti e dischi di ogni genere mi fa sentire a casa. E poi ho una passione legata alla musica, più che una passione. Un amore.

Jessy mi prende sempre in giro quando ne parlo, ma io non posso fare a meno dei miei idoli.

A sedici anni, mi sono innamorata di un gruppo anglo-irlandese che in poco più di tre anni, ha conquistato i vertici delle classifiche mondiali: I One Direction.

La loro musica e quei cinque ragazzi un po' pazzi mi hanno cambiato la vita.

Sinceramente non ricordo bene che cos'era la mia vita prima di diventare una directioner, ripensandoci non posso fare a meno di credere che la mia vita da semplice adolescente fosse vuota.

Da quel giorno tutto è migliorato. Mi sono fatta nuovi amici e ho rafforzato altre amicizie, come quella con Giulia.

Giulia Piano, stessa età, stesso liceo e stessi idoli. E' la mia amica del cuore se così si può dire. L'amore per “I Ragazzi”, così noi directioners definiamo i nostri idoli, non hanno fatto altro se non unirci ancora di più.

Quando sono partita per Londra lei è rimasta in Italia a continuare i suoi studi, ma ci sentiamo tutti i giorni. Le prometto ogni giorno che se nel caso dovessi incontrare un componente della band, in quanto tutti e cinque risiedono stabilmente qui a Londra, di fargli una foto o un autografo e di ringraziarlo per tutto quello che stanno facendo per noi.

Finora non ho ancora avuto la fortuna di incontrare uno di loro, ma un giorno, chissà...

La voce di Jessy mi riportò alla realtà.

Jessy: << Allora? Cazzo Becca, mi ascolti?! >> esclamò Jessy.

Io: << Scusa, mi sono distratta. Puoi ripetere? >> chiesi sorridendo tirata con aria colpevole.

Lui alzò le sopracciglia e si passò una mano fra i capelli.

Jessy: << Che ne dici di andare a cena con il cugino pazzo di Gladice domani sera? >>

Gladice è la mia coinquilina. La mia e quella di Jessy.

Ecco il secondo segreto che ho nascosto ai miei: vivo con altri due studenti in un minuscolo appartamento in periferia e non nel campus dell'università come credono mia madre e mio padre.

Quando sono arrivata a Londra, il campus era già pieno e per non far spendere altri soldi ai miei genitori e lasciare che mi comprassero un appartamento, ho deciso che condividerne uno con altri due ragazzi fosse la soluzione migliore.

Ed è stata la soluzione migliore, perchè è così che ho conosciuto Jessy.

Io: << Si, per me non c'è problema. Che viene a fare a Londra il cugino di Gladice? >> chiesi non troppo interessata e dando un'occhiata all'ora.

10 minuti all'inizio della lezione, meglio darsi una sbrigata.

Jessy: << Ah non ho capito bene, motivi di lavoro. Perchè metti via la tua roba? >> domandò Jessy confuso.

Mi alzai dalla sedia, mettendomi lo zaino in spalla e il trench sotto braccio.

Jessy si levò in piedi subito dopo.

Io: << Ho una lezione fra otto minuti esatti al secondo piano e se non sbaglio ne hai una anche tu. >>

Jessy sbuffò levandosi la giacca di pelle e liberando il suo fisico scolpito messo in risalto dalla t-shirt bianca aderente.

Jessy: << Si, ora vado. >>

Sorrisi e lo salutai, ma Jessy mi afferrò per un gomito e mi ritrovai fra le sue braccia.

Fissai esasperata i suoi occhi miele riflessi nei miei grigi.

Jessy: << Non mi dai neanche un bacio? >> sussurrò avvicinando le nostre labbra.

Sospirai e lasciai che mi baciasse. Un tocco leggero finchè io non mi staccai e mi catapultai verso le scale sghignazzando e sentendo imprecazioni uscire dalla sala comune.

 

 

LIAM'S POV:

 

Mi fermai alla macchinetta del caffè per la terza volta in quella mattinata quando anche Niall uscì sospirando dallo studio di registrazione della Modest.

Lavorare a un terzo album con il tour in via di organizzazione, le interviste e le apparizioni televisive e radiofoniche è tutt'altro che facile.

Siamo stanchi e la nostra stanchezza si fa presente ai discografici e ai managers in studio, quando cerchiamo di registrare e scrivere qualche pezzo decente.

Niall: << Quanti ne hai bevuti finora? >> chiede Niall indicando il caffè.

Io: << Questo è il terzo. Tu? >> gli domando sorridendo.

Niall: << Finora quattro. Sono uno straccio, non dovevo fare tardi ieri sera. >> dice Niall esasperato.

Soffoco una risata al ricordo della sera precedente.

I ragazzi ed io abbiamo deciso di passare la serata in un pub, per staccare un po' da tutta questa tensione che ci becchiamo al mattino quando veniamo a incidere, ma più che farci rilassare ci ha fatti stancare ancora di più.

Io: << Abbiamo tutti bisogno di staccare un po' la spina e riposarci. >> concludo e inizio a girovagare per l'ufficio del trentaquattresimo piano.

Il silenzio e la tranquillità sono interrotti dall'uscita dalla sala di registrazione di Louis, Zayn, Harry e Grindelwald, uno dei nostri manager presenti qui alla Modest.

Grindelwald: << Allora ragazzi, lo staff ed io ci siamo resi conto che siete a dir poco a pezzi, perciò, per evitare giornate inutili e improduttive come questa, abbiamo deciso di lasciarvi 2 settimane libere. >>

Harry: << Cazzo si! Abbiamo proprio bisogno di un po' di relax! >> esclamò Harry gettandosi teatralmente su un divanetto bianco.

Scoppiammo a ridere per la sua scioltezza e tornammo a concentrarci su Grindelwald.

Grindelwald: << Riposatevi, divertitevi, uscite con le vostre ragazze. Fate quel che volete ma tornate carichi e riposati per un duro lavoro, intesi? >>

Zayn: << Capito. >> rispose Zayn a nome di tutti.

Matthew Grindelwald ci salutò con un cenno del capo, congedandoci e lasciandoci liberi per il resto della giornata.

 

 

Dopo aver trascorso la mattinata e il pranzo con i ragazzi, verso le quattro e mezza del pomeriggio chiamai Albert, il mio autista, affinchè mi riportasse a casa.

Non passarono due minuti, che ritrovai la mia Audi nera nel parcheggio dell'edificio.

Mi avvicinai e mi gettai sui sedili posteriori.

Io: << 'Giorno Albert, come è andata la giornata? >> gli domandai.

Non ero solito chiamare Albert, di solito non avevo mai bisogno di un autista, ma è il suo lavoro e ogni tanto non mi dispiace essere accompagnato da qualcuno.

Albert, un uomo sulla sessantina inoltrata e con i capelli brizzolati, sorrise nello specchietto retrovisore.

Albert: << Molto bene, signor Payne, molto bene. Mia moglie ha cucinato lasagne a pranzo, il che è una novità il martedì. >> disse allegro.

Sorrisi. Ecco cosa mi piaceva di Albert, la sua gentilezza e genuinità.

Continuammo a chiacchierare, fino all'entrata del mio palazzo, quando notai l'insegna del negozio di musica all'angolo e mi ricordai di una cosa.

Io: << Albert, fermati pure qui. Mi sono ricordato di dover fare una cosa. >>

Albert: << Devo accompagnarla, signor Payne? >> domandò Albert cordiale.

Scossi la testa sorridendo.

Io: << No Albert, ti ringrazio. Sarà una cosa veloce. Porta pure la macchina in garage, se ho bisogno ti chiamo. >>

Albert: << Devo aspettarla all'ascensore, signore? >> chiese lentamente.

Io: << Non c'è n'è bisogno Albert, grazie. Ci vediamo domani. Buona serata. >>

dissi uscendo dall'auto.

Albert: << Buona serata a lei, signor Payne. >>

Chiusi la portiera e vidi Albert sparire nel garage del mio residence. Sospirai, girai i tacchi e camminai fino al negozio di articoli musicali.

 

 

BECCA'S POV:

 

Quel giorno in negozio ero di turno solo io e i clienti si vedevano appena.

Alle 17.30 decisi di rilassarmi un po' così attaccai a tutto volume il primo album dei One Direction in tutto il negozio mentre mettevo in ordine i cd negli scaffali.

Partì “What Makes You Beautiful”, il primo singolo che i Ragazzi hanno inciso e insieme alla canzone iniziai a scatenarmi anch'io.

Io: << Right now I'm looking at you and I can't believe... >> canticchiai ordinando l'ultimo album di Miley Cyrus sullo scaffale “NOVITA'”.

Continuai a cantare e a muovermi come se fossi a casa mia, tanto ero presa dalla musica, che non mi accorsi della porta che si apriva e del cliente che stava entrando.

Io: << Shut the door, turn the light off... >> iniziai canticchiando “Moments” quando mi venne un tuffo al cuore nel sentire la sua voce nitida e chiara dietro di me. Non era quella nel cd, era vera.

Lo sentii continuare l'assolo e respirando forte, o meglio ansimando, lo vidi. Lì proprio davanti a me, in tutta la sua perfezione, stava in piedi canticchiando e sorridendomi Liam Payne, componente dei One Direction, i miei Ragazzi, i miei idoli.


Spazio Me:
Buonsalve! Allora, finalmente sono in vacanza! Non immaginate la mia gioia! In questi giorni, ovvero ieri LOL, mi sono messa a scrivere il primo capitolo di Savers, in cui si inizia a conoscere la protagonista e i personaggi principali. Aggiornerò presto, intanto ditemi cosa ne pensate.
Un bacio, Gio :)

 

   
 
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