Capitolo 5: Attacco all'Isola
Sora non disse nulla. Non sapeva molto di quella
storia, dato che era la prima volta che la sentiva in vita sua e non
sapeva come reagire. Certamente, però, era rimasto sorpreso dalla
rivelazione di Axander. Quasi non ci credeva: quel tipo che aveva di
fronte pareva un ventenne, quando in realtà avrà avuto si e no qualche
migliaio di anni in più. Axander comprese ben presto quel silenzio e
intuì i pensieri di Sora. - Se vuoi, posso continuare - disse con
tranquillità, gettando un'occhiata al ragazzo. L'eroe del keyblade
annuì: ormai il racconto lo aveva preso e voleva sapere fin dove si
sarebbe spinto. - Bene. Come ti stavo dicendo, Caos era stato quasi del
tutto debellato. Una piccola parte di lui, tuttavia, resisteva ancora,
pronta a risorgere per una nuova guerra. Questa parte sedusse con il suo
potere i miei fratelli: avendo noi assunto una forma umana, avevamo anche
le caratteristiche di un umano. E si sa, il cuore degli uomini è
facilmente corruttibile. E' debole, il più delle volte. Tutti tranne il
sottoscritto si allearono improvvisamente con Caos e iniziò quindi la
tanto temuta guerra - - Che cosa aveva indotto i tuoi fratelli a
passare dalla parte del nemico? - domandò Sora. - Suppongo le abilità
demagogiche di Caos. Era molto abile a promettere falsità e li ingannò
facilmente... Potere, dominio, ricchezze... Basta poco per corrompere
qualcuno. Ma io non ci cascai. Non ero ancora così stupido da lasciarmi
prendere nel sacco dal peggiore dei nemici, il quale improvvisamente si
dimostrava amichevole con noi. Ordine non poteva fare nulla di fronte a
così tanta potenza e così decisi di aiutarla, nel limite delle mie
possibilità. In un modo o nell'altro riuscimmo ben presto ad avere la
meglio e Caos, ritornato alla sua forma originaria, e i miei quattro
fratelli, vennero esiliati. Nel Nulla - Sora continuava a seguire
interessato il racconto, senza perdersi la più piccola parte di esso. -
Io, che ero rimasto fedele a Ordine, mi ero ritrovato a fronteggiare i
miei fratelli. Da loro fui accusato di tradimento e giurarono vendetta,
prima dell'esilio - concluse Axander, abbassando lo sguardo a terra. -
Allora tu non c'entri proprio nulla con... Loro? - domandò Sora,
gesticolando con la mano destra. - No, non più. Capisco che tu possa
non fidarti di me, dopo quello che ti ho detto, ma ti assicuro che io non
ho più nulla a che fare con i miei fratelli... Loro tradirono la mia
fiducia... E io tradii la loro... Una rottura che non si potrà rimarginare
mai più - sospirò Axander. - Dopo quella violenta battaglia, rimanemmo
solo io e Ordine. Lei, giustamente, per evitare ulteriori guai, decise di
sigillare la mia vera natura e, con essa, anche quella dei miei fratelli.
Nonostante si potesse fidare di me, aveva ancora paura... Paura che
l'ultimo dei cinque avrebbe potuto voltarle le spalle all'improvviso. E
non potevo biasimarla - Sora restò ancora una volta sorpreso dalle
parole del giovane uomo. Capiva, in fondo, che lui non aveva avuto vita
facile e che si era sentito sicuramente isolato dagli altri, se i fratelli
non lo consideravano e Ordine sospettava di lui. Tutt'a un tratto, colui
che il giorno prima lo aveva attaccato in maniera così violenta, gli
appariva più debole di quanto lasciasse trasparire. - La debolezza è
insita anche nel più forte dei cuori - disse ad un certo punto Axander,
come se stesse leggendo i pensieri di Sora. - Dico bene? Tu dovresti
saperne qualcosa - - Già... - si rabbuiò il ragazzo. - Anche se non
considero più il mio cuore tanto forte... - - Perché mai? - chiese
Axander. - Sei pur sempre il Custode del keyblade. Quell'arma sceglie solo
colui che è degno di brandirla. Colui che ha un cuore più forte degli
altri - Ma Sora non ne era convinto fino in fondo. Da un po' di tempo a
quella parte, gli era sorto come il presentimento che lui non fosse poi
quell'impavido eroe di cui si parlava in giro. Aveva iniziato a pensare,
dentro di sé, che, dopo le imprese che aveva compiuto, il suo cuore avesse
cominciato a vacillare. E nel profondo gli pareva di capire che
sarebbe stato difficile tornare come un tempo. Una consapevolezza lo
attanagliava: lui non era più quel Custode, quel Sora che aveva sconfitto
Xehanort. Il suo cuore gli diceva che il fato lo stava abbandonando.
Tuttavia, l'apparizione di Axander aveva riacceso la speranza in lui.
Forse era tutta un'illusione. Forse il suo cuore era ancora forte. -
Comunque, per riprendere il discorso - continuò Axander. - Passai un po'
di tempo a Radiant Garden... Poi mi trasferii da altre parti, viaggiai...
Giunsi alla Città di Mezzo e, infine, eccomi qua - - Aspetta un momento
- lo interruppe Sora. - Hai detto Radiant Garden? Ma certo... La Fortezza
Oscura... Dove vivono tutti gli altri - ripensando ai suoi vecchi amici. -
Dove viveva Ansem - - Conosci Ansem? - domandò di botto Axander. -
Sì, Ansem il Saggio. Lo conosco solo di vista, non ho mai fatto la sua
reale conoscenza; l'ho visto per la prima e l'ultima volta alla fortezza
dell'Organizzazione, nel Mondo che non Esiste. E' lì che morì - A quale
parole, Axander chiuse gli occhi, prendendosi la fronte con una mano e
appoggiandosi sul gomito. Sora osservò il comportamento dell'amico. -
Qualcosa non va? - - Ansem... Io lo conoscevo - disse l'altro, annuendo
brevemente col capo. - Non posso credere che sia davvero morto... Non ne
sapevo nulla - - Davvero? Eri un suo allievo? - insistette Sora, anche
se sapeva bene che gli allievi di Ansem erano stati solo sei. - No, era
solo un buon amico. Non ho ricordi precisi del periodo in cui
lasciai Radiant Garden, ma mi pare che fosse un periodo piuttosto agitato.
Venni a sapere tardi di ciò che era successo e ora desidero recarmi
laggiù, appena potrò - - Capisco... Beh, chissà, magari un giorno ci
tornerai, a Radiant Garden. Anche io desidero rivedere Leon e gli altri -
disse Sora. Quindi, dopo essersi alzato e essersi congedato con un
cenno di saluto, il giovane si incamminò verso casa. Axander rimase ad
osservarlo allontanarsi e, come ogni sera, rimase fuori ad ammirare le
stelle. - So che siete lì, da qualche parte... - mormorò. - Sto
aspettando solo una vostra mossa... -
Una porta si spalancò. Albaran, Grelwan e
Nathan, fino ad un attimo prima seduti, scattarono in piedi. - Bene,
bene, bene... - disse una voce, quella del fratello mancante. - Allora?
- domandò Albaran. - Scoperto qualcosa? - Ilfrien mostrò agli altri il
libro che aveva letto. Sorrise malignamente. Un lampo e il libro finì in
cenere, tra le sue mani. - Ora non ci serve più - disse con
tranquillità. Gli altri tre assistettero sbalorditi all'inspiegabile
gesto del loro fratello. Egli, però, non fece caso ai loro sguardi e si
mise a ridere. Una risata lugubre, malefica. Infine, si fermò, sempre con
un ghigno stampato sul volto. - Quest'oggi fratelli miei, quest'oggi
daremo il via alle danze... Inzieremo ad attuare il piano subito - - Un
piano? - domandò Albaran. - Di cosa diamine stai parlando? Spiegati!
- - Spiegaci cosa hai scoperto... - si aggiunse Grelwan. Ilfrien li
scrutò uno ad uno, quasi restio a dar loro delle spiegazioni. - Ho
trovato il modo per raggiungere il potere assoluto. Per ritornare là dove
eravamo un tempo. In cima a tutto - proferì. - Ma abbiamo bisogno di molti
elementi, oppure non andremo da nessuna parte. Quindi, prestate attenzione
e statemi bene a sentire... -
Il tempo volò. I tre mesi passarono in un
batter d'occhio, lì, sulle Isole del Destino. - Fire! - urlò Sora,
puntando il keyblade verso un punto ben preciso. Riku non si trovò
impreparato e, in una frazione di secondo, evitò la magia dell'amico,
spostandosi di lato. Una fiammata rischiò di bruciarlo ad un braccio. -
E' finita per te! - esclamò, mentre si lanciava sul compagno. Sora
rimase spiazzato, ma non perse la concentrazione. Si mise in posizione di
guardia e rimase in attesa per poter parare il fendente. - Non esserne
tanto sicuro - Con un balzo evitò quello che si stava rivelando, a
dispetto di ogni previsione, un affondo. I due, dopo pochi istanti, si
trovarono nuovamente faccia a faccia, ognuno con il suo keyblade. Erano
visibilmente stanchi, ma nessuno dei due voleva cedere. Nel frattempo,
Kairi e Axander se ne stavano in disparte ad osservare e a parlottare tra
loro. - Come ti sembrano? Sono finalmente gli stessi di un anno fa? -
Kairi annuì, raggiante come sempre. - Sono tornati gli stessi, non c'è
ombra di dubbio - Ad un certo punto, Axander alzò la mano, facendo
segno ai contendenti di terminare il duello e loro obbedirono. - Siete
tornati in forma, eh? - chiese Axander, ridendo. - Molto bene. Allora io
direi che possiamo anche partire e... - - Guardate, il mare è agitato -
lo interruppe Kairi, indicando le acque, le quali avevano preso ad
abbattersi rumorosamente sugli scogli e sulla spiaggia. - Che strano,
eppure il cielo è sereno... E non c'è un filo di vento... - fece notare
Sora. Riku scrutò il mare imbizzarrirsi sempre più. Non si spiegava un
simile fenomeno. Almeno, l'ultima volta erano apparsi anche nuvoloni grigi
ed intensi, preannunciando un temporale. Questa volta, invece, la giornata
si prospettava serena e in alto appariva esclusivamente un sole luminoso.
- Non può essere... - Sora si voltò verso Axander. Notò che fissava
il mare con orrore, gli occhi dilatati dallo sgomento. - Non è
possibile... Ci hanno trovati... Presto, seguitemi! - urlò ai
ragazzi. Voltandosi di scatto, fece per partire, ma si accorse che alle
sue spalle c'era già qualcuno. Quel qualcuno stava applaudendo. Si
trattava di un altro individuo rassomigliante ad un membro
dell'Organizzazione. - Ma come Axander, te ne vai di già? - domandò il
nuovo giunto. Sora e Riku lo fissarono in malomodo, celando a stento il
rancore che ancora portavano verso il soprabito nero, simbolo di
innumerevoli malefatte. Kairi si spostò in disparte, dietro ad
Axander. L'incappucciato avanzò di poco, per poi bloccarsi, iniziando a
schignazzare di gusto. - La festa... - mostrò una mano, che strinse a
pugno. - E' appena cominciata! -
|