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Autore: Mconcy    13/06/2014    4 recensioni
Sono passati due mesi.
Due mesi da quando abbiamo sparso le sue ceneri.
Due mesi da quando ho deciso che sarei andato avanti e che l'avrei fatto per lei.

Ambientazione post-Allegiant.
Dal Capitolo 3:
"Christina, ti prego."
"Quattro..." prova a dire, ma la interrompo prima che eviti di nuovo la mia domanda.
"Devo sapere. Ti prego, dimmi la verità... Era lei?" la voce mi si incrina un poco. 
Christina mi guarda in modo indecifrabile. Non so cosa stia pensando, cosa stia provando. Registro solo la sua risposta, due lettere.
"Sì"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fragili'
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Fragili

Capitolo 6






Gli ultimi piani dell'Hancock sono stati ristrutturati due anni fa. Il tetto è stato riparato solo da qualche mese e ora al posto della voragine è stata sistemata un scala a chiocciola che porta direttamente ad una porta sull'esterno.
Il cavo della zip-line è ancora al suo posto, ma chiaramente le imbracature sono state tolte per evitare altre azioni spericolate.
La nuova società ci tiene alla vita di noi cittadini, dicono.

Negli ultimi due mesi, quando mi trovavo nei pressi dell'Hancock pensavo a quell'ultima volta sulla zip-line. Le ceneri di Tris sparse nel vento e i volti commossi ma sorridenti dei miei amici.
Ora, mentre percorro l'atrio silenzioso dell'immenso grattacielo, l'unica cosa a cui penso è l'assurdità di quel ricordo.
Abbiamo celebrato qualcosa che ancora non era scomparso. Abbiamo sparso nell'aria qualcosa che, con molta probabilità, era semplicemente polvere.

Bugie su bugie. È sempre stato così. A partire dal sistema delle fazioni e dal motivo per cui necessitavamo di una recinzione fino alle ragioni delle azioni del Dipartimento. E anche oltre. La morte di Tris, la fine della guerra, l'uguaglianza tra Geneticamente Puri e Geneticamente Danneggiati. Tutte bugie.

Stranamente mi viene da ridere. È una risata nervosa e un po' inquietante che riempie l'ascensore mentre raggiunge gli ultimi piani dell'Hancock.

Purtroppo però non c'è molto di divertente in questa storia. Me ne rendo conto quando le porte dell'ascensore si aprono su un corridoio, portandomi a pochi metri dalla persona con cui devo parlare.
La realtà delle cose si abbatte su di me come un macigno facendomi perdere immediatamente il sorriso.

Il corridoio davanti a me presenta due porte, una davanti all'altra. La prima conduce all'appartamento di Zeke e Shauna. L'altra a quello di Christina. Oltre a loro, qui all'Hancock si sono trasferiti anche George e Amar, ma ad un piano differente.

Muovo qualche passo in direzione della seconda porta, quella di Chris. Busso quattro volte.
Non ho preparato nessun discorso. Voglio solo parlare con lei di questa situazione. Sono talmente confuso che anche solo provare ad organizzare nella mia mente qualcosa da dire richiede uno sforzo eccessivo.
Mi conviene affidarmi all'istinto, anche se non ha sempre funzionato come si deve.

"Chris non c'è"

Una voce familiare mi fa sussultare. Mi volto e trovo Zeke affacciato alla sua porta, un sorriso rassicurante sul viso.

"Dov'è?" chiedo perplesso.
Zeke si stringe nelle spalle.

"È partita stamattina col convoglio delle 7:00. Altri profughi della Periferia da portare in città."
Mi avvicino a lui ancora confuso.

"Non mi aveva detto che doveva lavorare..."
"Sì, beh, si è offerta volontaria all'ultimo minuto. Sembrava essere con la testa su un altro mondo."
Già, un mondo dove i morti tornano a vivere.

"Hei Quattto, non ci pensare, le donne sono fatte così! Essere lunatiche fa parte della loro natura..."
Un sorriso sghembo gli attraversa il volto.

"Zeke! Guarda che ti ho sentito!"
Riconosco la voce di Shauna proveniente dall'interno dell'appartamento. Zeke ride di gusto.

"Vieni, Quattro, perché non pranzi con noi? Come vedi Shauna è di ottimo umore oggi..."
Accetto volentieri l'invito di Zeke ed entro nell'appartamento.

La casa di Shauna e Zeke è parecchio disordinata. Il problema è che Shauna non ha ancora il pieno controllo delle sue gambe, nonostante i tutori le permettano di camminare abbastanza agevolmente. Zeke sicuramente non contribuisce a tenere in ordine l'appartamento. Il risultato è un salone che sembra appena uscito da una guerra, così come tutte le altre stanze eccetto la cucina, unico spazio interamente gestito da Shauna e quindi ordinato e pulito.

Appena metto piede in cucina Shauna mi abbraccia e mi saluta con entusiasmo.
"Quattro! È un po' di tempo che non ci vediamo! Come stai?"
Non sapendo cosa rispondere eludo la domanda.
"Come stai tu? Mi sembri in forma!"

Lei arrossisce appena e mi guarda con un enorme sorriso.
"I tutori funzionano benissimo. Certo, ancora non ho riacquistato la piena mobilità delle gambe, ma come vedi sto in piedi e cammino. Per me già è tantissimo."

Le sorrido sinceramente contento. Se lo merita davvero. È una brava ragazza e come tutti noi ha sofferto a causa della ribellione.
Zeke interviene in quel momento.
"Ho invitato Quattro a pranzo, l'ho trovato tutto solo qui fuori... c'è un posticino anche per lui?"

Shauna annuisce felice e ci fa accomodare al tavolo del salone. Poco dopo ci riempie i piatti con delle bistecche grigliate e sistema varie altre pietanze al centro tavola.

"Insomma, come ti va il lavoro, Quattro?" domanda Shauna dopo qualche minuto di silenzio.

"Bene, direi. I lavori proseguono spediti e quasi ogni giorno accogliamo nuove persone."
Zeke sbuffa platealmente, ma senza alzare lo sguardo dal piatto.
"Saresti perfetto per il corpo di polizia, Quattro. Lo dico per te, fratello. A stare in un ufficio ci si annoia da morire..."
Sorrido amaramente e inchiodo lo sguardo alla bistecca.

"No, grazie. Con quelle cose ho chiuso. Non ero poi così tanto responsabile come credevo."
Un silenzio imbarazzato cala su di noi.

La faccenda di Uriah è ancora una ferita per Zeke. Rimarginata, certo, ma pur sempre presente sotto forma di cicatrice. Zeke mi ha perdonato tanto tempo fa e di questo gliene sono grato. Si è dimostratodimostrato un vero amico, al contrario mio che ho ucciso suo fratello per uno stupido piano.
Di solito non ne parliamo apertamente. Siamo ancora amici, ma quella vicenda peserà per sempre sul nostro rapporto.

È Shauna a rompere il silenzio e ad alleggerire l'atmosfera.
"Lascialo stare, Quattro. Zeke non riesce a stare lontano dall'azione nemmemo per un minuto. Orgoglio maschile suppongo."
Accenna una risata seguita poi a ruota dal diretto interessato.

"Intrepido una volta, intrepido per sempre!" dice con orgoglio. Il sorriso ricompare sul suo viso e io riprendo a respirare.

"A proposito di lavoro, oggi non avevi niente da fare? Che ci fai da queste parti?" mi chiede il mio amico addentando un altro boccone.

"Johanna mi ha dato una giornata libera. Ero venuto a parlare con Christina, non sapevo fosse partita."
Mi rabbuio quasi subito e i miei amici se ne accorgono.

"Quattro," inizia Shauna. "C'è qualcosa che non va?"
Zeke si unisce a lei poco dopo.
"È per Christina? Ci sono dei problemi?"

Lascio passare qualche secondo, poi sgancio la bomba.

"Tris è tornata."
Due facce attonite mi fissano con insistenza.

"In che senso?" domanda Zeke molto confuso dopo qualche secondo.

Cerco di trovare una risposta sensata, ma è impossibile visto che tutta questa faccenda è totalmente assurda.
"Nel senso che è qui, a Chicago. E non è mai morta."
Se dovessi utilizzare un solo aggettivo per descrivere le loro facce in questo momento sceglierei "basite".
Mi guardando entrambi come se fossi pazzo, così inizio a raccontare loro tutto quello che è successo, dall'incontro in mensa fino alla chiacchierata di un'oretta fa.

"Nemmeno lei sa bene cosa sia successo e tanto meno perché. Parlerà con Johanna e si farà spiegare alcune cose, suppongo. Ora come ora è tutto quello che so." concludo io riportando l'attenzione sul piatto semi vuoto davanti a me.

L'ora successiva la passo a rispondere alle loro domande su come mi sento e cosa ho provato rivedendola. Non sono riuscita a rispondere a tutte, ma Zeke e Shauna si sono dimostrati comprensivi e hanno tentato di distrarmi cambiando argomento e facendo qualche battuta fra loro.

Così, dopo un lungo abbraccio da parte di Shauna, Zeke mi accompagna alla porta per lasciarmi tornare a casa.
"Cos'hai intenzione di fare con Christina?" mi chiede serio una volta in corridoio.
"Non lo so, Zeke, sono così confuso. Ho bisogno di parlarle assolutamente."
Lui annuisce concentrato.

"Quattro, ti parlo da fratello, lo sai. Io voglio bene a Tris, ma voglio bene anche a Christina e non voglio che soffra ancora. Ne ha passate tante anche lei e non si merita altre delusioni."
"Lo so, hai ragione."
"Pensa bene a quello che fai e cerca di non ferirla. In questi tre anni vi siete sostenuti a vicenda e vi siete dati la forza di andare avanti. Non dimenticarlo."

Sospiro e lo guardo con gratitudine. Lui mi sorride leggermente e mi posa una mano sulla spalla infondendomi coraggio.

"Non lo farò."

  
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