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Autore: la luna nera    13/06/2014    3 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A pochi metri dalla pista di decollo l’aereo si fermò e le luci si spensero all’improvviso. Il panico iniziò a diffondersi fra i passeggeri.
Contemporaneamente Mel iniziò a respirare con affanno, segno lampante di una presenza sovrannaturale in zona.
“Mamma, cos’è quella lucina là fuori?”
La voce innocente di un piccolo passeggero fece voltare le ragazze verso il finestrino: c’erano delle strane sfere luminose che si stavano infilando nelle turbine. Mel capì tutto, si slacciò le cinture e si precipitò verso l’assistente di volo. L’allontanò leggermente in modo che nessuno potesse sentirla e la fissò con occhi fermi.
“Signorina, dovete sgomberare l’aereo! Immediatamente!”
“Si calmi, prego! E’ tutto sotto controllo, torni al suo posto. E’ un piccolo guasto all’impianto di illuminazione interna che ripareremo rapidamente.”
“No… no, mi ascolti per favore. Io sono una sensitiva e riesco a percepire forze sovrannaturali. Siamo tutti in pericolo, mi creda!”
La hostess non era per niente convinta dell’allarme lanciato da Mel. “E’ sicura di sentirsi bene?”
“Certo che sto bene.” Capiva benissimo di non essere presa sul serio. “Senta, posso accettare che lei non creda ai fantasmi, ma riesce a spiegarmi cosa sono quelle luci nelle turbine dell’aereo?!”
Diedero di nuovo un’occhiata fuori dal velivolo.
Molti dei passeggeri videro degli strani fenomeni che iniziarono a creare ulteriore inquietudine a bordo.
“Ehi, ma chi è quel deficiente laggiù?” Esclamò un ragazzo seduto un paio di file dietro Daisy. Guardando fuori dal finestrino, riconobbe Edward rincorso da alcuni agenti di polizia. Si stava avvicinando al loro aereo manifestando apertamente la volontà di entrare. Fu bloccato dagli addetti alla sicurezza e spiegò loro con concitazione che quell’aereo non doveva partire: c’era pericolo di esplosione.
La scaletta fu calata a terra, salì a bordo con i poliziotti ai quali si erano aggiunti gli artificieri.
Fra i passeggeri iniziò a diffondersi la paura. Il personale faticava a mantenere calma la folla in preda al panico e non fu facile farli mettere in fila per poter scendere ordinatamente dal velivolo. I bambini piangevano, altri imprecavano sonoramente per uscire dall’aereo, altri ancora iniziavano a spingere. Le ragazze si trovarono faccia a faccia con Edward per alcuni secondi.
“Ci sei tu dietro tutto questo?” Mel glielo disse a voce bassa, sapeva bene che non c’era nessuna bomba.
“L’aereo sarebbe precipitato, dovevo impedire che partisse.”
“Chi accidenti sei Edward?” Daisy aveva la voce strozzata.
“Perdonami ti prego. Per ora non posso dirtelo, devo solo chiederti di avere fiducia in me.” La fissò negli occhi come quella sera magica. “Ti fidi di me?”
Quelle quattro parole furono un fulmine che le attraversò la mente: il suo Edward le aveva detto la stessa identica cosa quando la invitò a volare fra le sue braccia sui tetti di Londra! I suoi occhi ne sembravano la copia esatta e il tono della voce era quello.
Inquietante. Impensabile. Ma allora… Forse…
“Signorina, signorina! Prego, vada! Vuole restare ancora a bordo?!”
“Eh?” La ragazza si destò dal torpore che l’aveva invasa al sentire quelle parole, non rendendosi conto che stava bloccando la fila dei passeggeri visibilmente nervosi in uscita dall’aereo. “Oh, chiedo scusa.” Un’ultima veloce occhiata ad Edward e scese uno dopo l’altro i gradini della scaletta.
 
Non disse una sola parola durante il tragitto e nel suo cuore le tessere di un puzzle molto particolare iniziavano ad incastrarsi l’una con l’altra, dando così forma ad una verità talmente assurda da apparire possibile.
Mel tentava di riordinare tutte le sensazioni percepite tentando di capire cosa poteva essere accaduto e quanto il ragazzo potesse essere coinvolto nei misteri degli Harringhton e di Swanlake Palace.
Furono fatte accomodare con gli altri passeggeri in un ampio salone poco distante dall’ufficio della polizia dove un paio di agenti avevano portato Edward.
“Lì c’era uno spirito violento e pericolosissimo.”
Daisy fissò l’amica. “Voleva bloccare il motore dell’aereo. Saremmo morti tutti.”
Mel annuì con la testa per non aumentare il panico e il terrore ancora presenti fra gli altri passeggeri. “Forse dovremmo rinunciare al nostro viaggio.”
Nessuno ancora aveva dato informazioni, il volo era stato momentaneamente sospeso in attesa che gli artificieri verificassero l’assenza di ordigni.
“Credi dietro tutto questo ci sia Edward?”
“No.” Daisy aveva la voce ferma. “Ci ha salvate lui. Ho riflettuto su quanto è accaduto e ne sono certa.” Si alzò.
“Dove vai?”
“Edward ci ha aiutate, ora credo sia giusto contraccambiare.”
“Cosa? Che vuoi fare?”
Daisy non l’ascoltò e si avviò verso l’ufficio di polizia, bussò ed entrò.
Mel restò lì da sola, non capendo cosa stesse passando per la testa dell’amica. Sulla base di cosa poteva affermare l’innocenza di Edward? Su quel volo c’era effettivamente uno spirito maligno e la sua sensibilità ancora percepiva segnali importanti. Si concentrò per tentare un contatto con le presenze sovrannaturali perché si placassero e lasciassero in pace l’aeroporto e tutte le persone che si trovavano lì. Nell’aria c’era sempre qualcosa di anomalo.
Passò mezz’ora e quella porta si aprì: Daisy ed Edward uscirono visibilmente distesi e rilassati. “Direi di tornare a casa. Il volo è stato sospeso per oggi.”
Mel guardò l’amica con aria interrogativa.
“Tranquilla, è tutto a posto. Come vedi non l’hanno arrestato, si è trattato solo di un piccolo malinteso.” Daisy era strana, che diavolo era successo là dentro?! “Andiamo?”
Edward non aveva aperto bocca, Mel lo fissava in attesa di spiegazioni. Avvertiva benissimo delle presenze spiritiche positive vicino a lui, forse la sua amica aveva visto giusto, forse lui le aveva davvero aiutate.
Uscirono dall’aeroporto, la notte stava per scendere e senza dire una sola parola, il ragazzo se ne andò. Le ragazze invece fecero in tempo a salire sull’ultimo autobus che le avrebbe riportate in città. Per ora Copenaghen doveva attendere.
Durante il tragitto verso Londra, Daisy cadde in un sonno profondo.
 
 
SWANLAKE PALACE
 
 
Il salone del caminetto era letteralmente a soqquadro. La furia di Jacob Millstone aveva distrutto tutto. L’unico angolo risparmiato dalla furia distruttrice era quello che custodiva il ritratto di Edward Harringhton. E c’era un motivo ben preciso.
Lui, visibilmente provato da quanto accaduto durante il giorno, era seduto sul davanzale della finestra: il suo sguardo si perdeva all’infinito e annegava attimo dopo attimo nell’amarezza. Oggi aveva corso un rischio enorme per salvarle la vita e in cuor suo iniziava ad affacciarsi la consapevolezza che ben presto il suo segreto sarebbe stato svelato.
Dietro di lui stavano gli spiriti dei suoi nonni e dei suoi genitori: ancora una volta lo avevano tolto dai guai facendo saltare l’impianto elettrico dell’aereo impedendone così il decollo. Finalmente il giovane si alzò e si inchinò con profonda riconoscenza davanti ai suoi familiari.
“Vogliate accettare tutti i miei più sentiti ringraziamenti. Mi rendo conto che oggi come allora vi sto procurando sempre e solo guai e non mi opporrò se deciderete di lasciarmi nelle mani del destino. Questa esperienza nel ventunesimo secolo mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire quanti errori senza senso ho commesso nel passato e come ora mi senta impotente. Lei rischia la vita minuto dopo minuto e io non posso fare niente per metterla in salvo senza essere scoperto. Per questo vi chiedo perdono e vi imploro di lasciarmi andare incontro al mio destino: per proteggerla dall’uomo violento ancora in vita c’è la giustizia terrena, da Millstone devo proteggerla io anche a costo della mia sopravvivenza.”
“E vorresti buttare via tutti gli sforzi che abbiamo fatto per proteggerti in questo modo?” Ribatté il padre. “Dalla nostra dimensione non ti abbiamo mai abbandonato, figliolo caro, e faremo tutto quello che è in nostro potere per tirarti fuori da questa situazione.”
“Vi ringrazio padre, vi ringrazio dal profondo.” Si inchinò di nuovo. “Non vorrei sembrarvi inopportuno, ma ditemi, potete fare qualcosa anche per lei?”
“Già siamo intervenuti quest’oggi.” Sua madre prese la parola. “L’amnesia che abbiamo causato agli agenti che ti avevano fermato ha colpito anche lei, facendole sembrare un sogno tutto quello che ha vissuto a bordo di quel macchinario che vola.” Gli sorrise. “Anche lei tiene moltissimo a te, infatti non ha esitato un solo istante nel prendere le tue difese.”
“Ma stai attento ragazzo mio.” Il nonno, quale decano della famiglia, si intromise nel discorso. “E’ molto vicina alla verità, molto più della sua amica sensitiva.”
Queste parole lo lasciarono interdetto per alcuni istanti.
“Noi faremo di tutto affinché le cose si aggiustino.” Intervenne la nonna. “Sei un giovane dall’animo nobile e valoroso, abbiamo fiducia in te. Fa’ le tue scelte usando la testa, non solo il cuore. Se vuoi restare ancora in questo tempo per rimanere accanto a lei, se necessario dovrai rinunciare al suo amore. Comprendiamo benissimo che ti stiamo chiedendo un enorme sacrificio, ma ne va della sua incolumità.”
“Rifletti per bene Edward. Se veramente tieni a lei, cerca di allontanarla.”
Il ragazzo restò in piedi, fermo come una statua rivolto verso il camino davanti al quale stavano solo il tavolino spaccato e la poltrona a gambe all’aria.
Facile a dirsi! Daisy era tutta la sua vita e non aveva esitato un attimo nel mettersi in gioco per tirarla fuori dai guai! Si era esposto, forse un po’ troppo e infatti suo nonno gli aveva rivelato che era molto vicina a scoprire la sua vera identità. Ma nel pomeriggio quando l’aveva vista entrare nell’ufficio di polizia per sostenerlo e tirarlo fuori dai guai, aveva toccato il cielo con un dito. Nonostante non avesse avuto le sue vere sembianze, quelle con cui lei lo amava, si era prodigata per aiutarlo e difenderlo. Già, e per questo anche lei era caduta vittima dell’amnesia provocata dai suoi familiari che le aveva cancellato dalla mente quanto accaduto. Chissà come stava, chissà se aveva avuto ripercussioni o problemi… Avrebbe fatto carte false per andare a verificare di persona, ad abbracciarla di nuovo per sussurrarle nell’orecchio che tutto si sarebbe aggiustato. Le parole di sua nonna però suonavano nella sua testa come un campanello minaccioso: doveva riflettere bene sul da farsi e prendere la giusta decisione, anche se gli avrebbe provocato un dolore difficilmente sopportabile.
Laggiù, oltre il boschetto, stava per spuntare il sole ed era giunto il momento di riprendere le sembianze dell’altro Edward.
 
 
APPARTAMENTO DI MEL, POCO DOPO LE 9:00
 
 
Daisy si stropicciò gli occhi. Dove si trovava? Quanto aveva dormito? E soprattutto cos’era quel profumino così invitante?
“Buongiorno dormigliona!”
Sembrava la voce di Mel… Si mise seduta e pian piano i suoi occhi misero a fuoco l’ambiente circostante: si trovava a casa della sua amica medium. E come ci era finita?
“Caffé?”
Sbadigliò sonoramente. “Grazie…. Bello forte per favore.” Si massaggiò la testa, avvertiva un fastidioso emicrania. Iniziò a mettere a fuoco l’ambiente e notò in un angolo dei bagagli. “Sei in partenza?”
Mel si voltò stupita. “Come? Non ricordi? Dovevamo andare a Copenaghen!”
“A Copenaghen?” C’era un fondo di verità in quelle parole.
“Il nostro volo è stato cancellato per un allarme bomba, ma in realtà c’erano presenze negative attorno. Non ricordi nulla?”
“Ricordo solo un gran caos, credevo di aver sognato però.” Rifletté un attimo. “E c’era anche Edward.”
“Già, Edward….” L’amica rifletté in silenzio: quando Daisy era entrata nella stanza della polizia all’aeroporto doveva per forza essere successo qualcosa. Non era più la stessa, sembrava colpita da un’insolita amnesia. “Quel ragazzo nasconde qualcosa.”
“Sai dove abita?”
“No, perché?”
Era un altro tassello che andava ad aggiungersi a quelli che stavano formando la verità sulla reale identità del ragazzo. “Curiosità.”
Mel le porse del caffé, prese la sua tazzina e, nonostante lo bevesse amaro, iniziò a girarlo con il cucchiaino osservando la bevanda mischiarsi. Fissò poi gli occhi sul volto dell’amica. “Te la senti di tentare un contatto con la famiglia Harringhton?”
“Adesso?”
“Magari anche fra un po’, quando sei più sveglia.” Sorrise.
Daisy restò un attimo in silenzio. “Perché?”
“Edward ha a che fare con loro ma non vuole spifferarci nulla, quindi potremmo provare a scoprire qualcosa chiedendo alla famiglia in questione. Che ne dici?”
L’idea non era male e riaccese in lei quel volo di farfalle nello stomaco che si era spento nelle ultime ore. “Vorresti contattare qualcuno in particolare o qualsiasi membro che abbia voglia di far due chiacchiere con noi?”
“Secondo il libro il giovane Edward era molto legato al nonno paterno, quindi tenterei con lui.”
Daisy prese il libro dallo scaffale e si perse nel ritratto in copertina. Sentì un nodo in gola e le lacrime formarsi nei suoi occhi. “Perché devo innamorarmi sempre delle persone sbagliate?”
Mel l’abbracciò forte. “Tranquilla, vedremo di risolvere tutto.”
 
Per il resto della giornata le  ragazze restarono in casa per rilassarsi e prepararsi alla seduta. Si aspettavano molte risposte, volevano capire cosa nascondesse Edward e soprattutto cosa aveva provocato il mancato decollo dell’aereo sul quale loro si trovavano.
Potevano sperare di ripartire o avrebbero rischiato di nuovo la morte?
 
 
TARDO POMERIGGIO
 
 
“Bene, è tutto pronto. Mancano solo le candele e poi tentiamo il contatto.”
Daisy era visibilmente agitata. Mel si avvicinò al mobiletto nel quale teneva gli attrezzi del mestiere e si accorse purtroppo di aver terminato le candele.
E quelle più efficaci erano vendute presso Aesothèria, il negozio di Garrett.
Panico.
Daisy si lasciò scappare un sorriso quasi per disperazione: il destino ce l’aveva proprio con lei! Guardò l’orologio: fra mezz’ora il negozio avrebbe chiuso. Teneva ancora una copia delle chiavi, ma temeva fosse troppo pericoloso intrufolarsi di nascosto. Allo stesso tempo però incontrare Garrett la spaventava a morte. Che fare?
Dovevano prendere una decisione: se volevano sul serio tentare un contatto illuminante con gli Harringhton dell’al di là, quelle candele erano necessarie. Ed era necessario fare una capatina in quel luogo.
Indossarono i giacconi e scesero in strada. Giunta a poche decine di metri da Aesothèria, Daisy cominciò a tremare. Mel le strinse la mano per incoraggiarla e proseguirono. Svoltarono l’angolo e, come giunsero a qualche decina di metri dal negozio, notarono alcune auto della polizia, un’ambulanza ed un gruppetto di curiosi. Proprio di fronte all’ingresso c’era uno di quei furgoni utilizzati per il recupero e trasporto dei cadaveri all’obitorio.
Le due si guardarono in faccia: che era successo?
Pochi istanti dopo due addetti portarono fuori dal negozio una bara, sicuramente non vuota. La caricarono sul furgone e partirono.
 
Chi c’era dentro quella bara?
Garrett?
 
 
 


 
Ciao a tutti!
Voglio ringraziare infinitamente Fantfree, eppy e Drachen per le recensioni. Non avete idea di quanto mi abbiate resa entusiasta! *_* <3<3<3<3
Di mistero in mistero: ora c’è anche un morto. Che Garrett abbia fatto qualche gesto sconsiderato a seguito della rottura del fidanzamento con Daisy?
E il nostro Edward che farà?
Grazie a tutti voi che spendete il vostro tempo per leggere la mia storia, spero di non deludervi!
A presto!!
Un abbraccio
La Luna Nera
 

 
  
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