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Autore: cisqua92    14/06/2014    1 recensioni
Dopo un po’, mi accorsi che non stavo più cercando di capire cosa si dicevano, ma stavo osservando lei. Mi rapì lo sguardo. Guardarla tirare pugni contro quel povero sacco, gridando di tanto in tanto, muoversi intorno ad esso… non so… la trovai affascinante ed elegante a suo modo. Anzi, no. Meglio ancora: elegantemente feroce, come una tigre. Si. È l’animale che meglio la descrive in questo preciso istante.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAP.8 FALL IN LOVE ___    I nostri corpi si intrecciavano. Faceva caldo. Terribilmente caldo, ma non ci importava, il piacere che provavamo ci estraniava dal resto del mondo. Lei gemette e lo feci anch’io. Le afferrai le mani e le portai sopra la sua testa. Lei alzò una gamba e la appoggiò dietro la mia schiena, io la aiutai afferrandole la coscia con la mano libera mentre le baciavo il collo. Il suo profumo inebriava la stanza e mi riempiva le narici facendomi impazzire. Accellerai i movimenti e la sentì irrigidirsi e inarcare la schiena. Tentava di liberare le mani dalla mia stretta ma non mollai la presa. I suoi gemiti si facevano sempre più insistenti. All’improvviso, urlò il mio nome dal piacere e sentì un “driin driin” in sottofondo. Lo ignorai e mi concentrai su di lei. Ma quel suono si fece sempre più insistente finchè lei sbuffò e mi disse
- Driin driin! - La guardai esterrefatto.
- “driin driin”? -
 
E mi svegliai. Ancora mezzo addormentato, alzai la testa (era affondata nel cuscino) e mi guardai intorno nel tentativo di vedere da dove proveniva quel suono. La luce che filtrava dalle persiane mi dava fastidio costringendomi a sbattere ripetutamente le palpebre, ma riuscì ad individuare l’origine di quel suono: il cellulare. Stava squillando. Mi misi seduto, lo afferrai e guardai il display. Era Ambra. Sbuffando, premetti il tasto verde e le risposi.
- Che c’è? -
- Che diavolo, Nath! Stavi ancora dormendo?!  -
- Mmh… - Riuscendo a fatica ad aprire gli occhi, guardai l’orologio sul comodino che segnava le 8.50. Era presto, cavolo!
- Che vuoi, Ambra? -
- Ma sei idiota? Svegliaa!! Sono in stazione, ricordi? Alza il culo, prendi la macchina e vieni qui! Tra 15 minuti arriva il treno! -
Treno? Quale treno? Ma che giorno era? Mi passai una mano sul viso e sbadigliai.
- Si si… arrivo. -
- Dov’è la mamma? Ha finito con la spesa? -
- Ma che ne so… non rompere, Ambra! - E chiusi la chiamata. Mi alzai e, a mò di zombie, mi diressi in bagno per lavarmi. Mia sorella ha un’abilità incredibile nel rovinare i miei momenti felici. A proposito, che stavo sognando? Il mio amichetto è particolarmente sveglio, questa mattina. Alzai le spalle e mi lavai il viso con acqua fredda (avevo bisogno di svegliarmi). L’acqua mi aiutò a capire che era sabato e che dovevo raggiungere Ambra in stazione con nostra madre non appena lei fosse tornata dal supermercato. Asciugandomi il viso, mi guardai allo specchio e il segno del morso fu la prima cosa che notai. Accidenti! È estremamente visibile! Era lì, nell’incavo del collo, che esclamava “Ehi, Nath! Hai fatto una porcellata ieri! Ora lo scopriranno tutti i tuoi familiari!”. Eh no, non si poteva vedere! Fortuna che è inverno, con le felpe e la sciarpa non si sarebbe visto… giusto? Tornai in camera, mi tolsi il pigiama e mi vestì (jeans e felpa con cappuccio senza cerniera blu… no, niente camicia, è pur sempre sabato!). Tirai indietro le coperte e aprì finestra e persiane. Mi sporsi dalla finestra per prendere una boccata d’aria e vidi mia madre davanti al portone con due borse della spesa. La chiamai.
- Nath, puoi scendere ad aiutarmi? -
- Arrivo. -
 
Dopo aver messo via la spesa e aver rifatto il letto, presi portafoglio, infilandolo nella tasca posteriore dei jeans, chiavi della macchina e di casa e aspettai mia mamma che arrivò con un mega sorrisone stampato in faccia e tutta agghindata. Nel vederla così, risi e lei arrossì.
- Beh? -
- Sembri un’adolescente con la sua prima cotta! -
- Oh, ma smettila! - E mi tirò una sberla affettuosa alla nuca. Scendemmo in garage e salimmo in auto (non prima di aver controllato che la sciarpa riuscisse effettivamente a coprire il segno del morso). Misi in moto e partimmo.
Oggi, dopo tre mesi, sarebbe tornato mio padre da un viaggio di lavoro e mia mamma era su di giri; non la smetteva più di chiacchierare e io tentavo di starle dietro, ma cercavo ancora di ricordare il sogno che avevo fatto stamattina.
- Sei contento che tuo padre ritorni? -
- Mh… si, è ovvio. -
- Bugia. -
- Mamma, è ovvio che sono contento. Ma… gradirei che mi lasciasse un po’ di spazio, per decidere da solo del mio futuro. - Sospirò.
- Lo so, Nath. Riconosco che è un uomo molto rigido. Ma cerca di capire, lui lo fa per te. -
- Si. Certo. -
Mio padre è un uomo molto severo, soprattutto con me. Forse perché gli ho sempre dato soddisfazioni dal punto di vista scolastico, si è impuntato che dopo il liceo dovessi iscrivermi a giurisprudenza. Quante litigate abbiamo fatto per questo motivo. Non voglio fare giurisprudenza, quel genere di materie non mi sono mai piaciute. A me piace la scienza. Chimica in particolare, e biologia. Avrei tanto voluto laurearmi in farmacia, ma lui lo riteneva un lavoro degradante per me.
- Giurisprudenza ti apre un mondo. Diventando avvocato, col cervello che hai, avrai la strada spianata! Soldi, donne e successo! E tu mi dici che vuoi fare il farmacista? Un lavoro di così bassa lega? Te lo proibisco! -
“Te lo proibisco”… la sua frase preferita che mi rivolge ogni volta che affrontiamo il discorso. Ormai ci ho rinunciato e mi sono rassegnato all’idea di diventare avvocato. Che rabbia.
“Voglio vederti buttarlo fuori, sfogarti, arrabbiarti.”
Le parole che Leah mi rivolse ieri le avevo ancora in mente. Era come se fosse lì e me le stesse ripetendo. Già, il mio “lato oscuro”.
Quello che lei vuole.
Quello che Leah vuole.
Leah.
Il solo pensare a lei mi provoca una contrazione strana allo stomaco. In più, per via di quello che successe ieri, anche le mie guance decidono ogni volta di fare a modo loro e arrossire. Ma questa volta, mia madre mi vide.
- Ehi Nath, stai bene? -
- Si si… sto bene, tranquilla. -
- È da ieri che sei strano. È successo qualcosa? -
- No, nulla. -
Sentivo che mi stava osservando. Io finsi di non accorgermene ponendo attenzione ad una coppia che attraversava la strada sulle strisce pedonali approfittando del semaforo rosso che mi costrinse a fermarmi. Appena scattò il verde, partì.
- Nath? -
- Si? -
- Sei innamorato di una ragazza? - Sterzai all’improvviso e un auto che procedeva nel senso opposto suonò il clacson. Tornai rapidamente in corsia e sentì l’intera faccia arrossire.
- M-ma-mamma! Ti pare una cosa da dire?! - Stava ridendo e agitando i pugni con aria vittoriosa.
- Nath è innamorato, Nath è innamorato! -
- Smettila! -
- Oh andiamo! Non c’è mica niente di male! Allora? Chi è? -
- Ma chi è chi?! Non sono innamorato! -
- Ma che bugiardo! Avanti, confessa! -
- Mamma piantala! Sto guidando! -
- E allora? Oh, aspetta! Ho capito… è quella ragazza di cui mi hai parlato l’altra volta, vero? Quella che hai pedinato! -
Aprì la bocca nel tentativo di ribattere, ma non ci riuscì. Perché mi tornò in mente il sogno che feci. Oddio, ma sono un porco! Avevo la faccia in fiamme e la mamma rise.
- Stai tranquillo, tesoro. Innamorarsi è bellissimo. E dimmi, ti ricambia? -
Strinsi le labbra nel tentativo di darmi un contegno. Quindi era così? Era davvero così? Mi ero innamorato di quella… piccola tigre ninfomane? Naa… non può essere. Però, il fatto che continui a pensare a lei da quell’episodio in prima liceo poteva significare che mi ero innamorato di lei? Ho sempre creduto che fosse semplice rivalità… ma forse è qualcosa in più. Ecco spiegate le contrazioni strane dello stomaco. Cavolo… all’improvviso mi sento triste.
- No, mamma. Non mi ricambia. -
- Oh. Non preoccuparti, Nath. Sii gentile e premuroso e vedrai che si accorgerà di te. -
Gentile e premuroso? Ah! Non è una ragazza così dolce e tenera da piacerle simili smancerie. A lei piacciono i bulli come Castiel. Arrivammo in stazione e parcheggiai. Spensi l’auto e feci per scendere, ma lei mi fermò.
- Sai, vidi tuo padre per la prima volta al liceo. Io ero in seconda e lui in quinta. Mi innamorai subito di lui, quando lo vidi giocare a basket. Ho sempre avuto un debole per gli sportivi. - Papà che gioca a basket? Non l’avrei mai detto.
- Lui non mi notò per anni, ma io non smisi mai di volergli bene. Quando finì il liceo, trovai lavoro in una caffetteria e un giorno lo incontrai per caso. Iniziammo a parlare e da lì a poco uscimmo per la prima volta. Ci mettemmo insieme poco dopo e, dopo due anni, ci sposammo. Il resto lo sai. -
- Si, e quindi? -
- Quindi, Nath, non smettere di amarla. Prima o poi vedrà il bene che le vuoi e si innamorerà di te. Devi portare pazienza. L’amore vince sempre! -
Lei parla così perché non sa che tipa è Leah. Ma non volli distruggere la sua idea romantica e le sorrisi fingendo di nutrire qualche speranza. Scendemmo dall’auto e ci dirigemmo verso Ambra, che era avvinghiata al braccio di nostro padre. Io sospirai. Dovevo proprio innamorarmi di una ragazza come Leah?
 
 
Note:
Ciao! Rieccomi finalmente! Scusate l’enorme ritardo, ma ho avuto un periodo piuttosto stressante. Ma ecco l’ottavo capitolo! Spero che vi sia piaciuto! Ciao ciaoo!!
   
 
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