CAP.8
FALL IN LOVE ___
I nostri corpi si intrecciavano. Faceva caldo.
Terribilmente caldo, ma
non ci importava, il piacere che provavamo ci estraniava dal resto del
mondo.
Lei gemette e lo feci anch’io. Le afferrai le mani e le
portai sopra la sua
testa. Lei alzò una gamba e la appoggiò dietro la
mia schiena, io la aiutai
afferrandole la coscia con la mano libera mentre le baciavo il collo.
Il suo
profumo inebriava la stanza e mi riempiva le narici facendomi
impazzire.
Accellerai i movimenti e la sentì irrigidirsi e inarcare la
schiena. Tentava di
liberare le mani dalla mia stretta ma non mollai la presa. I suoi
gemiti si
facevano sempre più insistenti. All’improvviso,
urlò il mio nome dal piacere e
sentì un “driin driin” in sottofondo. Lo
ignorai e mi concentrai su di lei. Ma
quel suono si fece sempre più insistente finchè
lei sbuffò e mi disse
-
Driin driin! - La guardai esterrefatto.
-
“driin driin”? -
E
mi svegliai. Ancora mezzo addormentato, alzai la testa
(era affondata nel cuscino) e mi guardai intorno nel tentativo di
vedere da
dove proveniva quel suono. La luce che filtrava dalle persiane mi dava
fastidio
costringendomi a sbattere ripetutamente le palpebre, ma
riuscì ad individuare
l’origine di quel suono: il cellulare. Stava squillando. Mi
misi seduto, lo
afferrai e guardai il display. Era Ambra. Sbuffando, premetti il tasto
verde e
le risposi.
-
Che c’è? -
-
Che diavolo, Nath! Stavi ancora dormendo?! -
-
Mmh… - Riuscendo a fatica ad aprire gli occhi, guardai
l’orologio sul comodino che segnava le 8.50. Era presto,
cavolo!
-
Che vuoi, Ambra? -
-
Ma sei idiota? Svegliaa!! Sono in stazione, ricordi?
Alza il culo, prendi la macchina e vieni qui! Tra 15 minuti arriva il
treno! -
Treno?
Quale treno? Ma che giorno era? Mi passai una mano
sul viso e sbadigliai.
-
Si si… arrivo. -
-
Dov’è la mamma? Ha finito con la spesa? -
-
Ma che ne so… non rompere, Ambra! - E chiusi la
chiamata. Mi alzai e, a mò di zombie, mi diressi in bagno
per lavarmi. Mia
sorella ha un’abilità incredibile nel rovinare i
miei momenti felici. A
proposito, che stavo sognando? Il mio amichetto è
particolarmente sveglio,
questa mattina. Alzai le spalle e mi lavai il viso con acqua fredda
(avevo
bisogno di svegliarmi). L’acqua mi aiutò a capire
che era sabato e che dovevo
raggiungere Ambra in stazione con nostra madre non appena lei fosse
tornata dal
supermercato. Asciugandomi il viso, mi guardai allo specchio e il segno
del
morso fu la prima cosa che notai. Accidenti! È estremamente
visibile! Era lì,
nell’incavo del collo, che esclamava “Ehi, Nath!
Hai fatto una porcellata ieri!
Ora lo scopriranno tutti i tuoi familiari!”. Eh no, non si
poteva vedere!
Fortuna che è inverno, con le felpe e la sciarpa non si
sarebbe visto… giusto? Tornai
in camera, mi tolsi il pigiama e mi vestì (jeans e felpa con
cappuccio senza
cerniera blu… no, niente camicia, è pur sempre
sabato!). Tirai indietro le
coperte e aprì finestra e persiane. Mi sporsi dalla finestra
per prendere una
boccata d’aria e vidi mia madre davanti al portone con due
borse della spesa.
La chiamai.
-
Nath, puoi scendere ad aiutarmi? -
-
Arrivo. -
Dopo
aver messo via la spesa e aver rifatto il letto,
presi portafoglio, infilandolo nella tasca posteriore dei jeans, chiavi
della
macchina e di casa e aspettai mia mamma che arrivò con un
mega sorrisone
stampato in faccia e tutta agghindata. Nel vederla così,
risi e lei arrossì.
-
Beh? -
-
Sembri un’adolescente con la sua prima cotta! -
-
Oh, ma smettila! - E mi tirò una sberla affettuosa alla
nuca. Scendemmo in garage e salimmo in auto (non prima di aver
controllato che
la sciarpa riuscisse effettivamente a coprire il segno del morso). Misi
in moto
e partimmo.
Oggi,
dopo tre mesi, sarebbe tornato mio padre da un
viaggio di lavoro e mia mamma era su di giri; non la smetteva
più di
chiacchierare e io tentavo di starle dietro, ma cercavo ancora di
ricordare il
sogno che avevo fatto stamattina.
-
Sei contento che tuo padre ritorni? -
-
Mh… si, è ovvio. -
-
Bugia. -
-
Mamma, è ovvio che sono contento. Ma… gradirei
che mi
lasciasse un po’ di spazio, per decidere da solo del mio
futuro. - Sospirò.
-
Lo so, Nath. Riconosco che è un uomo molto rigido. Ma
cerca di capire, lui lo fa per te. -
-
Si. Certo. -
Mio
padre è un uomo molto severo, soprattutto con me.
Forse perché gli ho sempre dato soddisfazioni dal punto di
vista scolastico, si
è impuntato che dopo il liceo dovessi iscrivermi a
giurisprudenza. Quante
litigate abbiamo fatto per questo motivo. Non voglio fare
giurisprudenza, quel genere
di materie non mi sono mai piaciute. A me piace la scienza. Chimica in
particolare, e biologia. Avrei tanto voluto laurearmi in farmacia, ma
lui lo
riteneva un lavoro degradante per me.
-
Giurisprudenza ti apre un mondo. Diventando avvocato,
col cervello che hai, avrai la strada spianata! Soldi, donne e
successo! E tu
mi dici che vuoi fare il farmacista? Un lavoro di così bassa
lega? Te lo
proibisco! -
“Te
lo
proibisco”…
la sua frase preferita che mi rivolge ogni volta che
affrontiamo il discorso. Ormai ci ho rinunciato e mi sono rassegnato
all’idea
di diventare avvocato. Che rabbia.
“Voglio
vederti buttarlo fuori, sfogarti, arrabbiarti.”
Le
parole che Leah mi rivolse ieri le avevo ancora in
mente. Era come se fosse lì e me le stesse ripetendo.
Già, il mio “lato
oscuro”.
Quello
che lei vuole.
Quello
che Leah vuole.
Leah.
Il
solo pensare a lei mi provoca una contrazione strana
allo stomaco. In più, per via di quello che successe ieri,
anche le mie guance
decidono ogni volta di fare a modo loro e arrossire. Ma questa volta,
mia madre
mi vide.
-
Ehi Nath, stai bene? -
-
Si si… sto bene, tranquilla. -
-
È da ieri che sei strano. È successo qualcosa? -
-
No, nulla. -
Sentivo
che mi stava osservando. Io finsi di non
accorgermene ponendo attenzione ad una coppia che attraversava la
strada sulle
strisce pedonali approfittando del semaforo rosso che mi costrinse a
fermarmi.
Appena scattò il verde, partì.
-
Nath? -
-
Si? -
-
Sei innamorato di una ragazza? - Sterzai all’improvviso
e un auto che procedeva nel senso opposto suonò il clacson.
Tornai rapidamente
in corsia e sentì l’intera faccia arrossire.
-
M-ma-mamma! Ti pare una cosa da dire?! - Stava ridendo
e agitando i pugni con aria vittoriosa.
-
Nath è innamorato, Nath è innamorato! -
-
Smettila! -
-
Oh andiamo! Non c’è mica niente di male! Allora?
Chi è?
-
-
Ma chi è chi?! Non sono innamorato! -
-
Ma che bugiardo! Avanti, confessa! -
-
Mamma piantala! Sto guidando! -
-
E allora? Oh, aspetta! Ho capito… è quella
ragazza di
cui mi hai parlato l’altra volta, vero? Quella che hai
pedinato! -
Aprì
la bocca nel tentativo di ribattere, ma non ci
riuscì. Perché mi tornò in mente il
sogno che feci. Oddio, ma sono un porco!
Avevo la faccia in fiamme e la mamma rise.
-
Stai tranquillo, tesoro. Innamorarsi è bellissimo. E dimmi,
ti ricambia? -
Strinsi
le labbra nel tentativo di darmi un contegno.
Quindi era così? Era davvero così? Mi ero
innamorato di quella… piccola tigre
ninfomane? Naa… non può essere. Però,
il fatto che continui a pensare a lei da
quell’episodio in prima liceo poteva significare che mi ero
innamorato di lei?
Ho sempre creduto che fosse semplice rivalità… ma
forse è qualcosa in più. Ecco
spiegate le contrazioni strane dello stomaco. Cavolo…
all’improvviso mi sento
triste.
-
No, mamma. Non mi ricambia. -
-
Oh. Non preoccuparti, Nath. Sii gentile e premuroso e
vedrai che si accorgerà di te. -
Gentile
e premuroso? Ah! Non è una ragazza così dolce e
tenera da piacerle simili smancerie. A lei piacciono i bulli come
Castiel.
Arrivammo in stazione e parcheggiai. Spensi l’auto e feci per
scendere, ma lei
mi fermò.
-
Sai, vidi tuo padre per la prima volta al liceo. Io ero
in seconda e lui in quinta. Mi innamorai subito di lui, quando lo vidi
giocare
a basket. Ho sempre avuto un debole per gli sportivi. - Papà
che gioca a
basket? Non l’avrei mai detto.
-
Lui non mi notò per anni, ma io non smisi mai di
volergli bene. Quando finì il liceo, trovai lavoro in una
caffetteria e un
giorno lo incontrai per caso. Iniziammo a parlare e da lì a
poco uscimmo per la
prima volta. Ci mettemmo insieme poco dopo e, dopo due anni, ci
sposammo. Il
resto lo sai. -
-
Si, e quindi? -
-
Quindi, Nath, non smettere di amarla. Prima o poi vedrà
il bene che le vuoi e si innamorerà di te. Devi portare
pazienza. L’amore vince
sempre! -
Lei
parla così perché non sa che tipa è
Leah. Ma non
volli distruggere la sua idea romantica e le sorrisi fingendo di
nutrire
qualche speranza. Scendemmo dall’auto e ci dirigemmo verso
Ambra, che era
avvinghiata al braccio di nostro padre. Io sospirai. Dovevo proprio
innamorarmi
di una ragazza come Leah?
Note:
Ciao!
Rieccomi finalmente! Scusate l’enorme ritardo, ma
ho avuto un periodo piuttosto stressante. Ma ecco l’ottavo
capitolo! Spero che
vi sia piaciuto! Ciao ciaoo!!