Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: oOLeylaOo    12/08/2008    1 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Capitolo 29

-Lacrime di pioggia –

 

 

Non avevo mai visto mai visto quel luogo, non ricordavo come ero arrivata lì. Mi sembrava di essere in mezzo al mare, le mie gambe sparivano nell’acqua, i piedi affondati nella sabbia. Avevo un vestito bianco e lievemente trasparente, l’orlo finiva nella acqua mentre io guardavo verso l’orizzonte, intorno a me c’era solamente acqua. Ovunque mi voltassi c’era sempre acqua, era come se fossi in mezzo all’oceano.
Iniziai a sprofondare lentamente, iniziai quasi immediatamente a dimenarmi, ma sprofondai sempre più velocemente e senza che riuscissi a fare niente sprofondai del tutto. Chiusi gli occhi e mi ritrovai sommersa dall’acqua, stavo sprofondando in un cunicolo circolare e ampio, non potevo attaccarmi. Non riuscivo a risalire, la corrente mi trascinava verso il basso, la cosa strana però è che riuscivo facilmente a respirare nonostante tutto. Cosa stava succedendo?
Improvvisamente mi tornò tutto alla mente: Nettuno, il patto, il sogno, il passato di due delle persone più importanti che facevano parte della mia vita. Fu come essere travolta da una valanga. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo per rilassarmi, quando li riaprii ero circondata dalle tenebre, toccai terra, una sorta di specchio d’acqua nero solido, quando ci appoggiai la punta del piede si formarono dei cerchi. Quando appoggiai entrambi i piedi a terra dei cerchi si propagarono tutto intorno. Dalla mia destra e dalla mia sinistra una sorta di sfera d’acqua si alzò lentamente salendo fino all’altezza delle mie spalle, allungandosi e prendendo una sorta di strana forma romboidale, un po’ sbilenca. La superficie era piatta e lucida, si riflettevano le immagini di luoghi strani che non avevo mai visto.
Che dovevo fare?
Quella sorta di strani specchi iniziarono a girare intorno a me in modo concentrico e lento, vedevo le immagini susseguirsi e mi sentivo confusa. Cosa dovevo fare, afferrarli? Allungai una mano per toccarlo, ma mi scivolò attorno alle dita come so fosse fatta d’acqua.
“Scegli” bisbigliò la voce di Nettuno.
Dovevo scegliere che passato vedere per primo, prima l’uno poi l’altro, come se fosse davvero un film. Chi sceglievo? Hanry o Lucy? Chi prima? Chi dopo?
Sospirai con tristezza.
“Lucy” pensai. “Lucy”
Uno di quei cosi si fermò danti a me e si ingrandì fino ad arrivare all’altezza di tre centimetri dalla mia testa. Dentro quell’affare si rifletteva una piccola casa che sembrava appartenere ad un tempo passato. Qualcosa di indefinibile usci da quell’affare, erano come dei lazzi o delle fruste che mi si avvolsero attorno trascinandomi dentro. Ero terrorizzata, ma non riuscii ad emettere nemmeno un suono.  Che diavolo avevo fatto?

Mi sentii come se stessi precipitando nel vuoto.  Quando riaprii gli occhi ero seduta su una panca in un grande giardino,  accanto a me c’erano delle gardenie e della lavanda, davanti a me stavano in un groviglio indistinto alberi di rose di tutti i colori. In un angolo una statua di granito spuntava tra varie specie di piante tra cui riconobbi solo gli anemoni rossi e gialli e le campanule. Tra le altre piante ne spuntavano alcune dai colori bianchi e gialli, una varietà incredibilmente florida, un infinità di colori diversi. Sospirai guardandomi intorno alla ricerca di qualcuno: dove ero finita?
Un forte vento mi scompigliò i capelli, avvertii l’odore dell’acqua salmastra e mi diressi verso il luogo da cui veniva, correndo tra le piante. Arrivai a una cancellata di cui si vedeva il mare che si infrangeva sugli scogli, mi fermai ad osservarlo in silenzio, chiedendomi per l’ennesima volta dove fossi finita.
Il canto di una persona alla mia sinistra mi fece sussultare, erano parole appena sussurrate e dolci che riempivano l’aria, la voce che stava cantando la conoscevo bene e quindi non mi sorpresi quando voltandomi mi trovai davanti a Lucy. Ciò che mi sorprese era che indossava degli abiti strani, in stile settecentesco: aveva un vestito lunghissimo, dalla gonna ampia, di un caldo colore giallo. Ma questo era niente! Indossava un corsetto! Un corsetto! Ma dove accidenti ero finita? Era uno scherzo?
-Lucy.- chiamai avvicinandomi, lei mi ignorò. Quando allungai una mano per toccargli la spalla la oltrepassai. Feci un passo indietro barcollando e mi fissai la mano preoccupata, non è che stavo diventando un fantasma? Ora si che Hanry mi avrebbe chiamata Casper!
-Sorellina!- gridò la voce di una bambina, Lucy si voltò in tempo per accogliere tra le braccia un batuffolo marrone e rosso. Quando lei le avvolse tra le braccia mi accorsi che era una bambina, non alta più di un metro, aveva i capelli castani lunghi  tutti boccoli e un vestitino rosso. -Edmond mi fa i dispetti.- disse con una vocina tenera alzando il volto, aveva gli occhi nocciola e un visino d’angelo.
-Non è affatto vero!- disse un ragazzino di circa otto o nove anni. Lucy gli lanciò un occhiata di rimproverò. -Non troppo comunque.- confessò con un sorriso birichino, aveva i capelli biondi come quelli di Lucy e gli occhi nocciola.
Lucy sospirò, ma regalò ai suoi fratelli un sorriso, accarezzando la testa alla bambina. -Dov’è Josephine?- domandò guardandosi attorno.
-Quel damerino è di nuovo venuto a trovarla.- rispose Edmond storcendo il naso, poi le fece la linguaccia.
-Non essere scortese, Edmond.- lo rimproverò gentilmente Lucy.
Lui sbuffò, poi si voltò verso casa con uno scatto e si mise a correre; Lucy si chinò su Shanna e la prese in braccio. -Andiamo anche noi, tesoro?- domandò con dolcezza, appoggiando la sua testa a quella della bambina.
Lei sorrise felice e fece un cenno d’assenso con la testa, depositò con dolcezza la bambina a terra e le prese la mano, dirigendosi con lei verso il centro del giardino. La seguii un po’ confusa, passandomi una mano tra i capelli e chiedendomi che cosa fossi e come mai non riuscisse a vedermi.
Camminai tra fiori e piante del giardino fino ad arrivare a un grande spazio erboso semicircolare davanti a una piccola villa, c’erano un tavolo e delle sedie adagiate davanti alla porta e due persone sedute a prendere il te: una ragazza bellissima dai capelli color mogano, che portava raccolti in un semplice chignon, e dagli occhi acqua marina incorniciate da ciglia lunghe. Gli zigomi delicati e un po’ bassi erano incorniciati da qualche ciuffo ribelle,  le labbra piene e rosse risaltavano sulla pelle chiara, si voltò e sorrise a Lucy e hai due bambini.
Edmond fece una smorfia fissando il ragazzo che era seduto con lei e che non riuscivo a vedere. -”Quello” è ancora qui.- bisbigliò disgustato.
-Non essere scortese!- rispose con calma Lucy. Il suo era il solito tono dolce e calmo.
Il ragazzo si voltò, i capelli neri si mossero gentilmente scostandosi dal viso, un viso bianchissimo, i suoi caldi occhi nocciola incontrarono quelli di Lucy e lui sorrise in modo cortese, le labbra sottili, ma carnose, chiuse e piegate lievemente verso l’alto.
-Benvenuti.- disse con voce bassa ma squillante. -Vi unite a noi per il tè?- 
-Con piacere.- rispose lei avvicinandosi al tavolo, Edmund rimase dov’era fissandolo di sottecchi con sguardo truce.
Lucy si accomodò con eleganza sulla sedia accanto al ragazzo dopo aver aiutato la piccola ad accomodarsi accanto a lei.
-Piccolo Marin, perché non ti usci a noi?- domandò il ragazzo, il suo tono cortese, ma duro, avrebbe spinto chiunque ad eseguire gli ordini.
Edmond lo fisso con freddezza e sospetto, poi con esitazione si avvicinò al tavolo, facendo il giro si mise a sedere accanto alla ragazza dai capelli mogano con un broncio evidente.
L’altro ragazzo rise divertito.
-Signor Norton le chiedo scusa per l’atteggiamento scontroso di mio fratello.- si scusò garbatamente Lucy versando una tazza di tè a sua sorella.
BLEAH! Ma dove ero finita?! Che roba era? Sembrava un dramma storico! Io volevo solo sapere perché Lucy odiava tanto i vampiri … ma quello! Quello … era forse il suo passato? Se era così quanti anni aveva Lucy? Quello era il mondo in cui era cresciuta? Mi appariva un mondo solo superficialmente ampio, ma assolutamente claustrofobico, così come mi era sempre apparso quando studiavo storia.
-Non ti ho forse già chiesto di chiamarmi Christopher, mia incantevole Lucy.- chiese lui con un sorriso accattivante.
Oh mio Dio!
Lucy arrossì … lei arrossì! Ma… ma quella era davvero Lucy? La mia Lucy? Mia sorella? Era quella? Ma stiamo scherzando?!
-Christopher stasera ci sarai alla festa, vero?- domandò la ragazza con i capelli di Mogano.
-Ma certo Josephine, non potrei mai mancare.- assentì con un cenno del capo. -Spero che mi concederete un ballo, mia splendida e affascinante signorina.-
Rabbrividii di disgusto mentre Lucy abbassava gli occhi triste, quel tipo untuoso mi sembrava incredibilmente falso e non mi piaceva per niente.
-Con piacere.- bisbigliò sorridendo la ragazza.
Un uomo alto sulla quarantina, con i capelli biondi e bianchi fece il suo ingresso nello spiazzo. Aveva un aria autorevole e imperiosa, si avvicinò con passo elegante e fermo al tavolo.
-Buongiorno ragazze, conte Norton benvenuto.- salutò con voce cordiale e distaccata.
Il ragazzo si alzò dalla sedia e si avvicinò all’uomo per stringergli la mano. -Buon giorno a voi signore. Vi ringrazio per la cortese ospitalità e per la gentile e piacevole compagnia delle vostre figlie.-
Quindi quello … era il padre di Lucy. Il vero padre di Lucy. Il solo e unico. L’uomo che l’aveva cresciuta. Lo fissai attentamente e incerta mi avvicinai per guardarlo ancora più da vicino: mi sembrava una persona comune. Non so, forse perché era Lucy, ma in qualche modo mi ero immaginata che suo padre fosse … non so … diverso .. più … più! Semplicemente più! Qualcosa di straordinario insomma. Invece era un banale uomo sulla cinquantina dalla voce profonda.
Guardai Lucy che fissava il ragazzo alla sua destra e notai qualcosa. C’era nel suo sguardo qualcosa di dolce e di doloroso … e poi un'altra cosa, una sorta di .. “innocenza” .. un innocenza che prima non le avevo mai visto negli occhi, un innocenza che non avevo mai conosciuto. C’aera qualcosa di unico in lei, qualcosa di speciale che non avevo mai notato, in quel momento però non riuscivo a capire con chiarezza cosa fosse.
-Per la festa di stasera, non so davvero come ringraziarvi per l’invito.- disse ancora garbatamente il ragazzo.
-Per noi sarà un piacere avervi a questo ballo.-rispose l’uomo. -Ora se volte scusare me e Lucy.-
-Padre?-domandò timidamente e interrogativamente Lucy.
-Cara, c’è una visita per te nel salone.- spiegò il padre con tono tranquillo. -Un giovanotto … mi sfugge il nome ... Uno dei figli del mio vecchio amico Andrè. Il più giovane se non sbaglio.- disse inarcando un sopracciglio con fare complice.
Lucy fissò un attimo suo padre, poi sorrise. -Vincent.-bisbigliò e si alzò domandando frettolosamente scusa, si mise poi a correre verso la grande casa.
Mi ritrovai dietro di lei senza riuscire a vedere con chiarezza intorno a me, era come se venissi trascinata da un lazzo, come se per terra ci fosse dell’olio e qualcosa mi trascinasse facendomici scivolare. Mi ritrovai in un salone ad osservare Lucy che abbracciava un ragazzo sai capelli castani chiari di cui non vedevo il volto, ma che ricambiava l’abbraccio. Il suo braccio destro l’avvolgeva circondandole la vita, la mano sinistra era affondata nei suoi capelli, il volto nascosto nell’incavo del suo collo.
-Bentornato.- bisbigliò Lucy con tono dolce.
-Grazie. Mi sei mancata.- rispose lui con dolcezza.
-Anche tu.-  disse subito.
Lui si allontanò lentamente sciogliendo l’abbraccio, in quel momento lo notai, notai una cosa a cui prima non avevo fatto caso. Una pelle chiarissima e bianca, occhi azzurri, così chiari da sembrare bianchi, come quelli degli aschi. Un vampiro. Accarezzò la guancia di Lucy con una mano.
-Sei freddo.- notò lei preoccupata.
Lui si limitò a sorriderle e a condurla per mano, con gentilezza, sul divano. Si misero a sedere l’una accanto all’altro fissandosi. Lui alzò una mano e con delicatezza iniziò ad accarezzarle tutto il volto: partì dalla fronte, scendendo poi sulle palpebre con leggerezza e arrivando alle guance, si diresse verso le labbra sfiorandole con la punta delle dita prima di avvicinarsi a baciarle una guancia.
-Non dovresti comportarti così.- bisbigliò mia sorella con voce calda e affannosa, il volto rosso. -E’ sconveniente.-
-Se non posso comportarmi così con la mia fidanzata con chi altri dovrei farlo?- chiese in tono scherzoso.
Lucy arrossì ancora di più e possibile, poi Josephine fece il suo ingresso in sala e sorrise seguita dagli altri.
-Mio caro Eric, che piacere rivederti.- lo salutò andando verso di lui, gli occhi che brillavano.
Eric si alzò e le fece un elegantissimo baciamano, poi i loro occhi si incrociarono, fu solo una frazione di secondo, ma vidi come una scintilla tra loro.
-Ehy, tu! Giù le grinfie dal ragazzo di mia sorella!- dissi alla rossa tentando di afferrarla. La trapassai interamente, il mio corpo non aveva consistenza.
-Stasera spero mi farete l’onore di concedermi un ballo.- disse con voce suadente Eric.
-Con piacere.-
-Certo, sempre che Lucy non mi sfinisca prima.- aggiunse scherzoso voltandosi vero Lucy, le rivolse uno sguardo gentile. In quel momento però mi parve incredibilmente falso.
Lucy gli sorrise con la sua solita gentilezza e compostezza, poi abbassò lo sguardo. Eric si sedette e le prese la mano nella sua con gentilezza, guardandola e quando lei alzò gli occhi per incrociare i suoi le sorrise.
Strano. Un comportamento decisamente strano. Che mi fossi immaginata la scintilla che avevo visto tra quei due?
Una donna bellissima dai capelli scuri fece il suo ingresso nella sala. Aveva più o meno trent’anni, dall’aspetto sembrava fragile e delicata, ma i suoi occhi rivelavano una grande forza interiore. Entrò nella sala con eleganza.
-Signora Marin.- esclamarono insieme i ragazzi che la salutarono con un elegante baciamano.
-Scusa l’interruzione, vorrei parlare un attimo con Lucy.- disse con tono gentile e calmo.
-Si madre.- rispose Lucy alzandosi.
Uscirono insieme e vedendole camminare mi fu più che chiaro che erano parenti, il loro modo di muoversi, elegante e vagamente sinuoso, era identico, senza considerare che molti tratti del visto erano simili.
-Cara.- disse la donna richiamando l’attenzione di Lucy -Finalmente è arrivato il vestito che avevamo ordinato per il tuo ballo, devi provarlo subito.- dalla sua voce trapelava l’entusiasmo
-Oh, madre.- rispose con gioia Lucy. -Non vedo l’ora. È davvero un giorno splendido.- continuò con un sospiro felice. -Sono sicura che la festa di stasera sarà bellissima.- concluse mentre saliva le scale accanto a sua madre.
-Speriamo solo che la servitù riesca a finire prima del tramonto. Dirigerli è più stancante di quanto ricordassi.- raccontò con un sospiro. -Sarà l’età forse.-
-Ma madre, voi non siete affatto vecchia!- la corresse subito Lucy arrivando prima di lei in cima alle scale.
-Ma tu piccola mia sei alquanto impaziente vedo.- rispose lei con un sorriso amorevole raggiungendola. -Sono nella tua stanza.- la informò dirigendosi verso una porta e aprendola.
Sbirciai dentro curiosa prima di entrare: c’erano due donne dentro che stavano sistemando delle stoffe, vestite in modo molto meno elegante di chiunque avessi visto fino a quel momento. Quando Lucy e sua madre entrarono si voltarono e le salutarono con reverenza, poi porsero a Lucy un abito che perfino a me parve bello, di taffetà azzurro, con dei nastri ai bordi che lo rifinivano.
Lucy entrò in una seconda stanza per cambiarsi e io non potei evitare di seguirla, anche se contro la mia volontà. Mentre si cambiava osservai la sua stanza da letto: era grandissima, con un ampio letto a baldacchino, e lenzuola e trapunte ricamate. Sul comodino oltre a una candela era posato un libro, c’era da un parte una toletta con un portagioie e un armadio che definirei immenso era a un lato della parete.
-Madre avrei bisogno d’aiuto con il corsetto …- chiamò Lucy un po’ imbarazzata.
La donna entrò con un sospiro. -Se solo avessi avuto la pazienza di aspettare le cameriere … - disse aiutandola a toglierlo  e a indossarne un altro.
Mentre guardavo fuori dalla finestra lo splendido giardino e il mare in lontananza mi sentii come se tutto quello fosse irreale. Io ero finita attraverso un sogno in un tempo passato e stavo rivivendo il passato di Lucy per sapere perché odiava i vampiri. Non ero sicura che se avessi dato voce a quel pensiero sarei riuscita a terminarlo senza riprendere fiato.
Quella non era Lucy! Non era la Lucy che conoscevo. Lei era sempre stata educata e gentile, ma non ce la vedevo ad amoreggiare con un ragazzo. La sua esistenza mi era sempre apparsa come qualcosa di “asessuato”, come se non potesse innamorarsi o avere una storia d’amore. Una cosa simile insomma. Anche perché lei non ne parlava mai dell’amore o dei ragazzi, non se ne era mai interessata. Ma questo suo non parlarne era diverso dalla freddezza di Crystal, era più indifferenza.
-Bene. Direi che è perfetto.- esclamò con gioia Lucy, facendomi girare.
La guardai per niente sorpresa: era bellissima, così tanto da sembrare un angelo … o una sirena incantatrice. La bellezza e l’eleganza che la contraddistinguevano sempre sembravano risaltare ancora di più grazie allo splendido abito.
Aprì le porte e entrò nella l’altra stanza con passo affrettato, arrivata al centro le sarte la osservarono e fecero un breve cenno d’assenso.
-Non ci sono ritocchi da fare.- annunciarono con aria fiera.
-Devo andare a controllare i preparativi.- annunciò la madre. -Se volete seguirmi…- aggiunse rivolta alle sarte.
Uscirono tutte e tre dalla stanza mentre Lucy rientrava nella sua camera e si guardava allo specchio..
-Devo fare qualcosa hai capelli- bisbigliò sciogliendoli. Le ricaddero sulle spalle con un fruscio, lunghissimi e molto belli.
-Tienili sciolti e sarai perfetta.- dissi, certa che non mi avrebbe sentito.
Lucy prese una spazzola e inizio a spazzolarli lentamente guardandosi allo specchio, i suoi occhi azzurri si riflettevano, brillanti, nello specchio.
-Forse dovrei tirarli su.- bisbigliò tirando in alto i capelli  con le mani, la spazzola ancora in mano. Li lasciò ricadere stancamente e tirò fuori da un cofanetto una collana con un ciondolo con incastonata una pietra azzurra. Si osservò un attimo, poi scosse la testa e la rimise nella scatola e tirò fuori una collana di perle.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio …

La sera arrivò mentre Lucy continuava a farsi bella. Alla fine aveva raccolto i capelli in una elaborata pettinatura alta, indossato degli orecchini argentati con pietre acquamarina e un nastro blu di seta attorno al collo come collana.
Non sapevo che mia sorella fosse stata tanto narcisista. 
Quando finalmente fu pronta il cielo si era già oscurato e le cameriere erano arrivate ad aiutarla a fare l’acconciatura e ad accendere le candele nella stanza. Probabilmente le sei erano passate e pesanti nuvole grigie cariche di pioggia si scorgevano in lontananza. Presto sarebbe scoppiato un temporale.
-Sorellina, sorellina!- strillò la piccola Shanna fiondandosi dentro come una furia. -Sorellina, eri sparita di nuovo.-
Lucy sorrise alzandosi dalla sedia e andando incontro alla piccola Shanna che indossava un vestitino rosa molto carino e le prese il volto tra le mani baciandole la fronte con delicatezza.
-Che ne dici di scendere?- propose Lucy prendendola per mano. La bambina iniziò a tirarla verso la porta.
Lucy si lasciò trascinare fin giù dalle scale, fino ad arrivare in una grande sala già piena di persone, molte delle quali si voltarono dopo il duo ingresso.
Lucy fece il suo ingresso in modo per metà trionfale, per metà buffo, trascinata da un entusiasta Shanna che sembrava voler travolgere tutti con la sua incredibile allegria.
-Sei una visione.- l’accolse il ragazzo di prima con un sorriso caloroso -Spero mi concederai il primo ballo.-
-Sono appena arrivata, dammi il tempo di ambientarmi Christopher.- pregò con educazione.
-Ma questa è casa tua.- ribatté prontamente lui.
Shanna gli tirò una mano lasciando quella della sorella. -Puoi ballare con me.- propose con la sua vocina allegra.
Il ragazzo sorrise, trattenendo una risata, poi si inginocchiò e fece un elegante baciamano alla piccola Shanna -Sarà un piacere, mia splendida ospite.-
La bambina sorrise allegra mentre Chris la guidava sulla pista prendendola in braccio, iniziò a ballare lentamente seguendo il ritmo della musica. Musica che, mi accorsi in quel momento, era suonata da una piccola orchestra di dieci elementi. Cavoli! I genitori di Lucy dovevano essere schifosamente ricchi!
Girai per la stanza perdendo di vista Lucy, le persone mi apparivano con volti indistinti e confusi, l’unica cosa chiara era la musica. Intravidi, cercandola, Lucy che si dirigeva verso una saletta, scostando una tenda entrò in una saletta, una saletta in cui io fui “risucchiata”, in assenza di un termine descrittivo migliore, da quella parte in tempo per vedere Eric che accarezzava le labbra di Josephine, sul divanetto una ragazza era stesa, sembrava addormentata.
-Eric?- chiamò Lucy, sembrava preoccupata … anch’io lo sarei stata al suo posto. Eric si voltò a guardarla diritto negli occhi, le sue pupille sempre azzurro chiaro come fossero di ghiaccio. Sgranò gli occhi per un istante, sorpreso.
-Lucy…- bisbigliò - Sei una visione.- la sua voce suonò così dolce e carezzevole da sorprendermi.
Lucy arrossì, ma si riprese subito. -Che ci fate vuoi due qui da soli?-
Sua sorella si voltò verso il divanetto, i lunghi capelli rossi, un po’ mossi, erano lasciati sciolti sulle spalle e risaltavano sull’abito vede, si avvicinò al divanetto toccando con una mano la spalla della ragazza che era lì sopra accasciata. L’accarezzò piano, ma lei non si mosse, i capelli le coprivano il collo e il volto era celato dalle ombre. Trovavo quell’immobilità strana e incomprensibile, a meno che ovviamente non fosse morta. Cosa probabile visto che, anche se cercavo di evitare di ammetterlo, il ragazzo di mia sorella mi sembrava sempre di più un vampiro. Solo che non mi sembrava possibile che un vampiro fosse entrato nella sua vita così presto.
-La signorina Heartwood non si sentiva molto bene. Siamo venuti qui ad accompagnarla.-spiegò Eric prendendo con una mossa molto fluida e stranamente aggraziata, che non avrei facilmente attribuito a un ragazzo.
-Andate pure, resto io con lei.- propose Josephine senza voltarsi.
Lucy si voltò verso di lei, molto stupita -Sorel…-iniziò facendo un passo nella sua direzione, ma Eric fu più veloce: le prese la mano e la portò verso la tenda. -Mi raccomando allora.- si limitò a dire senza nemmeno voltare le spalle. Trascinò Lucy al di là della sala, in mezzo alla pista da ballo.
-Eric che sta succedendo?- domandò preoccupata Lucy.
Eric sorrise. -Ti faccio da cavaliere ovviamente. Come ogni ragazzo con un paio di occhi in questa sala vorrebbe fare. Però visto che io sono il tuo fidanzato ho la precedenza.-
Lucy scosse la testa, anche se era ovviamente felice, si era resa conto che c’era qualcosa che non andava. Mia sorella era sempre stata un grande. -Sai che non mi riferivo a questo.-
-E a cosa allora?- domandò facendo il finto tonto, mentre le prendeva la mano e posizionava il braccio destro dietro la sua schiena per ballare.
-Che cosa stava succedendo di là prima che arrivassi?- domandò, seguendolo in un passo di … credo fosse valzer. Non era proprio la domanda che mi aspettavo, ma di certo non poteva chiedergli: “Per caso hai mangiato la signorina Heartwood per cena?”
-Niente. Ero con tua sorella, cosa vuoi che succedesse? O stai forse dicendo che tua sorella è una poco di buono?- quella domanda sembrava essere buttata lì per caso, ma alle mie orecchie parve chiaramente calcolata. Non puoi ingannare una sirena, amico!
Tuttavia Lucy trasalì sorpresa.-No, certo che no.- si affrettò a rispondere -Lei non è… però… non capisco perché non sia con Christopher.-
-Bèh, non possono certo stare sempre attaccati come due siamesi.- ribatté tranquillo, continuando a guidare: erano molto bravi a ballare.
Lucy rimase in silenzio un attimo.-Hai ragione.- assentì alla fine.
La guardai con la faccia più sconvolta che ci potesse essere: non gli aveva spiegato un tubo! Non gli aveva detto perché era li, che aveva quella ragazza e come mai sua sorella era con lui! Ma perché non faceva altre domande? Non era da Lucy… O almeno non era dalla mia Lucy.
Continuarono a ballare tutta la sera, a parte un piccolo intervallo per cenare. Io li fissavo appoggiata al muro, con la faccia seccata. Che cavolo! Che accidenti stava facendo? Insomma! E poi come diavolo faceva a ballare così a lungo? Non si stancava mai? Dopo un ora buona mi stesi a terra, stanca di stare in piedi, tanto nessuno poteva vedermi e a parte un paio di persone che mi camminarono dentro lo stomaco senza che io sentissi niente, non successo nulla. Loro continuarono a ballare e a parlare spensieratamente.
Alla fine la musica cessò. Non so se fu perché a uno dei musicisti avevano iniziato a sanguinare le mani per via di tutto il tempo in cui aveva continuato a suonare, o perché uno strumento si era rotto o perché semplicemente nessuno ce la faceva più; ma sta di fatto che la musica cessò. Non ero mai stata così felice della fine di qualcosa. La musica cessò. Lo ripeterei altre mille volte!
In quel momento mi alzai e smisi di fissare il soffitto guardandomi invece attorno: molte persone se ne erano già andate, nella stanza rimaneva solo poca gente. Lucy si avvicinò con passo leggero alla madre chiedendole qualcosa. Non sentii perché non ero vicina, ma Nettuno aveva ragione: era davvero un ottimo blu-ray, suoni fin troppo chiari, immagini nitide e a tutto tondo. Solo che quello che guardavo non era un film, era la vita di mia sorella.
Mostrarmela … mostrarmi la vita di mia sorella, mostrarmi quel giorno, quel momento, che senso aveva? Che c’entrava? D’accordo il ragazzo di Lucy era un vampiro, ma di per se la cosa non mi diceva niente. C’era la possibilità che la tradisse con la sorella e si, io mi sarei incavolata, ma il comportamento di Lucy era molto più … patologico.
Seguii Lucy senza muovermi, ormai mi ero abituata a quel modo di spostarmi e lasciai che il mio corpo venisse trascinato mentre lei saliva in camera, sulle scale salutò con un bacio Eric, un bacio sulla guancia. Beh, erano altri tempi.
Mia sorella tornò in camera, si cambiò con l’aiuto delle cameriere, io mentre la guardavo presi la decisione di prenderla in giro appena l’avessi incontrata, poi si mise a letto con una camicia da notte così lunga da sembrare un vestito da sera. Sbuffai appoggiandomi sul davanzale della finestra e guardando fuori: a quanto pare dovevo anche vederla dormire.
Mi diressi al suo letto e mi stesi accanto a lei: a quanto pare potevo sedermi o stendermi sugli oggetti anche se non potevo toccarli, come un fantasma. No, Hanry non l’avrebbe mai saputo o avrebbe continuato a chiamarmi Casper per sempre.
Non so quanto tempo passò, da quando iniziai a sentire dei rumori, come un brusio di sottofondo, all’inizio non era chiaro. Le percezioni che avevo del mondo circostante, le persone e i suoni, erano quelli che vedeva Lucy, quindi anche quei suoni mi giungevano dai suoi ricordi. Quando si dorme la mente crea i sogni anche in base a ciò che i sensi percepiscono dal mondo circostante, dunque i rumori attutiti come un brusio di sottofondo mi arrivavano dai ricordi di Lucy. Mi chiesi quasi perché non ero rinchiusa in un suo sogno.
Lentamente i suoni si fecero più chiari e nitidi, più trasparenti, fino a diventare chiari e preoccupanti rumori. Lucy aprì gli occhi e si alzò lentamente a sedere sul letto, solo la luce della luna illuminava la stanza attraverso le finestre aperte. Lucy si guardò intorno confusa, i suoi occhi non ancora abituati all’oscurità. Un altro rumore di qualcosa che si rompe in lontananza e un urlo soffocato interrompevano la quiete della notte.
Lucy si alzò a sedere sul letto, intimorita, e si diresse lentamente alla porta che dava sul salottino, prese una candela e l’acese con per poi dirigersi con un po’ di riluttanza verso il corridoio. Si appoggiò alla porta sentendo una voce maschile urlare al di là di essa. Fece un respiro profondo ed entrò in corridoio sgusciando alla porta appena aperta.
Il corridoio era buio e nemmeno i raggi chiari della luna riuscivano a illuminarlo, la luce della candela sembrava essere risucchiata dalle tenebre. Un altro suono soffocato, poi un tonfo, come un corpo che cade. La porta della stanza dei genitori di Lucy si aprì e sua madre gridò di terrore.
Dopo alcuni istanti anche la porta delle altre stanze dei bambini si aprirono mentre alle spalle della donna apparve una figura elegante e spaventosa, dai capelli rossi. Josephine sembrava quasi un leone con i capelli mossi sparpagliati che le circondavano il viso, la labbra socchiuse in un sorriso mentre afferrava la donna per i capelli e la strattonava indietro. -Josephine che vuoi fare?- chiese mia sorella spaventata, mi voltai a guardarla in tempo per vedere che le tremavano le mani.
Sua sorella alzò il viso rivelando occhi chiarissimi e macchie di sangue, sorrise e i suoi canini leggermente più lunghi brillarono di un a luce fredda e letale. Lucy fece un passo indietro mentre Josephine abbassava la testa verso il collo della loro madre, tenendola ferma.
-No!- gridò Lucy in preda all’orrore, mentre i suoi fratelli più piccoli le si radunarono introno terrorizzati. La piccola Shanna continuava a piangere e a gridare spaventata.
Da dietro di Josephine comparse la figura alta di Eric che la prese tra le braccia fermandola.
-Eric…- bisbigliò Lucy sconvolta.
Lui le sorrise. -Mia piccola Lucy, pensavo che il giorno in cui ti avrei visto così non sarebbe mai arrivato.- bisbigliò con voce suadente, chinandosi a leccare il mento di Josephine macchiato di sangue.
-Mia piccola Lucy, mia piccola Lucy.- ripeté lei in una cantilena, come per prenderla in giro, abbassando il volto per rubare un bacio a Eric.
Lucy era impietrita. -Sorella…-bisbigliò.
-Non sono tua sorella!- scattò lei, mentre la loro madre si divincolava tra la sua stretta. -Mia madre è morta dopo il mio primo anno di vita e mio padre ti a sposato questa donna …-disse con disgusto guardando la madre di Lucy - …perché mi facesse da madre. Ma non era così! Era sempre Lucy qua, Lucy là .. com’è brava Lucy.- raccontò con rabbia, poi strattonò la donna verso di se  e le tirò i capelli indietro costringendola a inclinare la testa e a mostrare il colo. -Si, è davvero brava Lucy- bisbigliò  al suo orecchio.
-Scappa!- gridò la donna prima che Josephine le affondasse i denti nel collo.
Lucy lasciò andare la candela, afferrò le mani dei bambini e si precipitò giù dalle scale, terrorizzata, correndo più veloce che poteva. Arrivata al portone prese la chiave, lo spalancò e poi lo richiuse a chiave dall’esterno.  Dopo di che si diresse alla stalla per prendere i cavalli e una volta entrata sbarrò la porta con una trave. Ne sellò due velocemente, mentre suo fratello e sua sorella la osservavano tremanti.
Si avvicinò velocemente ad Edmound e gli mise le mani sulle spalle, tremava ma i suoi occhi erano decisi quando incontrarono quelli del fratello. -Ascoltami. Devi prendere il cavallo e andare con Shanna dai Parcker.-
-Cosa?- bisbigliò il fratello tremando come una foglia, mentre la bambina gli si stringeva alla vestaglia terrorizzata.
-Devi andare lì a chiedere aiuto. Io prenderò l’altro cavallo e mi dirigerò nella direzione opposta. Loro seguiranno me...-
-Ma…- la interruppe lui preoccupato.
-Me la caverò, vedrai.- lo rassicurò, ma era chiaro che nemmeno lei credesse a quelle parola. Aiutò il fratello a montare in sella e lo condusse all’altra uscita sul retro, meno usata perché più scomoda.
-Vai.- bisbigliò e il cavallo partì al galoppo. Tornò dentro a prendere l’altro mentre le lacrime le rigavano le guance e un tremito continuo le scuoteva il corpo. Salì a cavallo e partì più velocemente che poteva, ma arrivata all’altra porta sentì un colpo. Spronò il cavallo con tutta la forza e la determinazione che riuscì a trovare,glielo leggevo negli occhi, si diresse verso l’unica strada che era alternativa a quella dei fratelli, una strada che avevo già capito dove portava. Era una strada senza uscita, verso la scogliera.
Mi tappai il volto con le mani e mi accorsi che stavo piangendo, la ragione per cui Lucy odiava tanto i vampiri mi appariva ogni istante più chiara e nitida, più limpida.
Il cavallo galoppava a tutta velocità per una strada buia, la luna coperta dalle nuvole, ma al vampiro non ci volle molto per raggiungerlo e pararglisi davanti. L’animale impennò, alzandosi su due zampe, ma Lucy riuscì a non farsi disarcionare. Fissò ammutolita il ragazzo che aveva davanti, gli occhi sgranati per la sorpresa: era Christopher. Devo dire che anche lui mi aveva insospettito un po’, ma non immaginavo fosse un vampiro. Mi chiesi se fosse stato un anziano a trasformarli tutti. In fondo i vampiri come loro, cioè quelli che una volta erano esseri umani, venivano più facilmente avvicinati dagli anziani che dagli altri vampiri, perché loro aveva molto più controllo dei vampiri trasformati.
Il cavallo arretrò di alcuni passi prima di poggiare nuovamente gli zoccoli davanti a terra. Lucy tentò di fallo girare, ma si trovò bloccata da Eric. Il cavallo di impenno di nuovo scalciando in aria. Stavolta Lucy non riuscì a mantenersi in sella e cadde rovinosamente a terra. Per un attimo rimase stesa raggomitolandosi su se stessa, incapace di muoversi, sentivo la rabbia crescere in me e la mia impotenza (sai che mi sento così quando fai qualche sciocchezza? Il carattere te l’ho creato io però. -.-) mi faceva infuriare, sentivo l’angoscia crescere e soffocarmi. Era come guardare a rallentatore la scena clou di un thriller, l’angoscia era come una gabbia, una stanza dalle pareti alte e vicine che ti soffocava. Ero impietrita, infuriata, angosciata e triste … immensamente triste.
Il cavallo continuò a scalciare in aria fino a quando Christopher non lo atterrò, mordendolo, nutrendosi di lui. Eric si avvicinò a Lucy nel momento esatto in cui la luna spuntò dalle nuvole.
-Oh mio Dio.- bisbigliai quasi senza rendermene conto.
Tra le baraccia di Eric giaceva inerme il corpo di Shanna, i capelli scusi spinti di lato, il collo dilaniato e il pigiama macchiato di sangue. Mi voltai a guardare Lucy che fissava Eric sconvolta, con gli occhi colmi di orrore. Si alzò d’impeto e gli si scagliò contro, lui lasciò cadere il corpo della piccola con indifferenza, come se fosse un sacco non il corpo di una bambina e afferrò il polso di Lucy.La strattonò, facendola voltare, poi la girò immobilizzandola. Si chinò a leccarle il corpo.
Rimasi immobile, non potevo farci niente, questa consapevolezza mi faceva male più di una ferita.
<> lo bloccò Josephine. -Lei è mia. Non morirà così facilmente.-
Iniziò a piovere, precipitosamente e violentemente. Eric strinse Lucy con un braccio e fissò Josephine senza scomporsi. -Lei è mia. È sempre stata mia, come tu sei sempre stata il mio trastullo.- disse fissandola negli occhi -Non lo sapevi vero? Che la tua cara sorellastra andava a letto con chi le capitava senza farsi troppo problemi. Devo dire però che ci sa fare.- bisbigliò rivolto a Lucy, la quale stava piangendo, le sue lacrime si mischiavano con le gocce di pioggia che cadevano dal cielo. -Certo, tu…- continuò annusandole i capelli. -… saresti tata altro. Forse ho ancora il tempo di “assaggiarti”-
Josephine ringhiò. -Io non sono il trastullo di nessuno!- e si avventò contro Eric. Christopher le fu addosso con un movimento velocissimo, la bloccò da dietro e le trapassò il petto con la mano spappolandole il cuore. -Scusami piccola.- bisbigliò -La verità è che saresti stata solo un intralcio.-
-Possiamo ancora divertirci con lei.- propose Eric, accarezzando con le labbra il collo di Lucy e strappandole il vestito.
Mi voltai, stavo per sentirmi male e mi veniva da vomitare. Caddi a terra gridando.
Sentivo Lucy piangere mentre Chritopehr le si avvicinava piano. Qualcuno gridò loro di fermarsi, più e più volte, mentre sentivo urla e rumori che non avevo problemi a identificare. La voce che gridava di smetterla non era di Lucy e mi ci volle un po’ per capire che era la mia.
Non so quanto tempo passò prima che scendesse il silenzio, non ebbi il coraggio di voltarmi nemmeno allora. Sentivo il desiderio di vomitare ma non ci riuscivo.
-Sembra morta.- disse Eric dopo un tempo che mi sembrò infinito.
-Il battito è debolissimo, tra poco lo sarà. Che ne facciamo del corpo?- domandò Christopher.
Continuavo a non avere coraggio di voltarmi, mi accorsi di tremare e piangere convulsamente; rabbia e dolore mi accecavano, mi sembrava di impazzire.
-Buttiamolo in mare, in fondo a lei piaceva.- rispose Eric.
Improvvisamente mi ritrovai precipitata nella realtà, in una stanza fredda e azzurra. L’ultimo ricordo che avevo era che stavo cadendo dalla scogliera nel mare, guardai le onde nere che risucchiavano tutto sentendo che il mio cuore aveva lo stesso colore del mare. Piangevo a voce alta come una bambina piccola, le lacrime mi rigavano la faccia, ero stesa per terra, letteralmente piegata  in due dal dolore, un dolore molto più profondo di quello fisico.
- È la prima volta che la sfera d’acqua si rompe prima di aver esaurito il suo compito.- sentii bisbigliare Nettuno mentre piangevo. Poi le braccia di qualcuno mi avvolsero e mi premettero forte contro il proprio petto, sentii nuovamente la voce di Nettuno sussurrare. -Va tutto bene Grace.- e capii che era lui. Mi rifiutavo di aprire gli occhi, mentre lui mi abbracciava cercando in qualche modo di consolarmi e sostenermi come un padre gentile, un unico doloroso pensiero mi si affacciò alla mente.
Io quanto male avevo fatto a Lucy …?

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: oOLeylaOo