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Autore: Hitsuki    15/06/2014    2 recensioni
{ based on Death should not have taken thee! by JesusP feat. Kagamine Rin&Len | comico, fantasy, avventura | accenni Rin/Len, Kaito/Meiko e alla fine Rin/Miku/Meiko, Kaito/Miku e Len/Miku, varie altre }
«…  Un attimo, dov’è Kaito? E mio padre?».
Meiko, che fino a quel momento non era stata affatto interessata al discorso – come di solito -, fece spallucce.
«Boh, non li troviamo più».
E il bello è che erano molto affiatati. Indubbiamente.
×
L'Eroe sbagliato che combatte nel momento sbagliato in compagnia dei suoi fidati - più o meno - compagni. Riuscirà a riportare la pace in nome di Sua Maestà, possibilmente non nel momento sbagliato?
[ • new character: Giangiovanni Kagamine ]
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Len Kagamine, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Il Canto del Corvo; »

Volevo solo aprire una piccola parentesi, per voi lettori e per la lettura stessa. Partendo dalla cosa più importante: ho inserito le note per dare una sfumatura comica. Ho utilizzato questo metodo per rendere più divertente il testo in mie due fanfiction, e ha funzionato! Naturalmente non voglio offendere in alcun modo i fan di Twilight (dato che io non l’ho letto e non posso dire nulla a riguardo), Banderas e Rosita: lo dico seriamente, ho riletto il Regolamento per evitare possibili violazioni e spero che tutto vada bene. E sì, il “Castello fluttuante” è un palese riferimento al Castello di Laputa, perché Miyazaki può. Anche qui, non voglio plagiare e non ho assolutamente scopi lucrosi. Inoltre cambierò grafica a tutti i capitoli precedenti perché ho notato che ho cambiato il font iniziale, passando dal Times New Roman – mio amore eterno – al Verdana. Altra cosa, non ve la prendete se aggiorno in ritardo! Fateci l’abitudine, davvero, rassicuratevi pensando al fatto che non la sospenderò mai e la finirò costi quel che costi. Come se v’importass--- ahem, indi non vi preoccupate! ♥ E per ultimo, qui all’inizio d’ora in poi inserirò ciò che mi ha aiutato nella scrittura e le mie droghe attuali: è tutto qui sotto.

  • Music; Death Should Not Have Taken Thee! [cover] (ringrazio infinitamente Mistryss per avermela linkata, è davvero bellissima!); A Teacher, Detained (la traduzione non mi appartiene, anzi, la traduttrice è una delle mie fansubber preferite e vi consiglio di dare un’occhiatina al suo canale!)
  • Videogames; Mogeko’s Games – giuro, li sto venerando, ave a DSP e al Prosciutto.
  • Animangas; Akuma no Riddle e Durarara!! (entrambi anime). E naturalmente Mekaku City Actors, che v’invito moltissimo a vedere – non vi obbligo perché sono buona, ma quasi quasi lo faccio. ♥ Vi consiglio poi Aeon (pseudo-manga made in Italy della gVande e venerabilissima Angela Vianello) ed Hearts for Sale, fumetto di Julia K.!! 
  • Books: Il Gattopardo – Giuseppe Tomasi di Lampedusa (seriamente, è una mia droga ormai.)

Piccola curiosità. La canzone è stata scritta da JesusP - sì, il suo nome d'arte è questo, modestissimo vero? - mentre le illustrazioni sono di Glider - mio illustratore preferito insieme a Shidu, Miwashiba e all'intramontabile Suzunosuke. Ci sono più canzoni di quello che può apparire come un "progetto", e ne linkerò una in ogni capitolo a partire dal prossimo. Ed ho un annuncio importante da fare: Lenno è il mio husbando 2013/2014. Sii fiero, Lenno. Sorridi. Dai, vedrai che non creperai in questa fanfiction. Nelle altre, non so... eheh. E' tutto.
Buona (si spera) lettura! ♥♥♥

 
 
eine kleine

 

~ Start: Continue

Level 4 – Gli Eroi del Regno apatici possono incontrare corvi depressi.

«Dove… sono?».
Len era un po’ stufo di svenire facilmente e poi rialzarsi senza manco sapere dove si trovasse. La lana – pregiata lana di pecora livello undici – della calzamaglia iniettava nel suo corpo un caldo allucinante tant’è che si sentiva la déa Vesta – nella sua testa era stato appiccato un incendio, allora. Il terreno su cui poggiava, inoltre, era nettamente scomodo e si contrapponeva, con la sua freddezza, al corpo in fiamme dello pseudo-cavaliere. Le dita si spostarono per la superficie, esaminandola attentamente con i palmi sudati e umidicci, mentre le sue palpebre ancora non accennavano ad aprirsi. E appena s’accorse che ciò ove riposava era squamoso, viscido e terribilmente duro gli occhi si spalancarono immediatamente; puff, come per magia, quasi Kaito avesse utilizzato uno dei suoi sortilegi da illusionista.[1] Lanciò un grido di terrore lacerando l’aria che intanto gli sferzava il volto, tant’è che per un attimo vide montagne e pianure e innumerevoli paesaggi sotto di lui e rischiò di sfracellarsi al suolo con ben poca eleganza. Si aggrappò con violenza al corpo possente del drago, mentre le unghie tentavano con disperazione di non staccarsi dalle squame, e finalmente trovò una posizione sicura e in parte comoda anche se di poco. Era appena sveglio e aveva il fiato corto, la sua colazione era stata la paura.
«Dai, pusillanime» una voce femminile si ripercosse nelle sue orecchie ed ebbe improvvisamente la nausea.
«Meiko! Sii più gentile!» quella voce invece gli rimbombò per un attimo nella testa, affinché l'avrebbe collegata ad un volto archiviato nel suo cervello dalla mentalità vagamente asociale, ma senza risultati. Chi aveva parlato?
Si girò e mise a fuoco una figura scura, le briglie nelle mani che incatenavano delicatamente il volto del drago, dai capelli castani e i ciuffi svolazzanti tutt’uno col vento. Subito la persona s’accorse dell’attenzione che aveva l’Eroe nei suoi confronti; si voltò verso di lui, mostrando un amichevole ma sottile sorriso e lo sguardo divenne cordiale.
«Sono Kiyoteru,» disse, sempre con dolcezza[2] «il servo di Sua Maestà. Quando lei è venuta a sapere che avevate sconfitto i mostri e che eravate privi di forze, mi ha incitato a riportarvi a Brilliant City».
Le gote di Len s’imporporarono leggermente e tese di poco le labbra all’insù.
«È un gesto gentile da parte sua».
«Già».
Rimasero per un attimo in silenzio, il vento che con tranquillità accompagnava il drago.
«…  Un attimo, dov’è Kaito? E mio padre?».
Meiko, che fino a quel momento non era stata affatto interessata al discorso – come di solito -, fece spallucce.
«Boh, non li troviamo più».
E il bello è che erano molto affiatati. Indubbiamente.
Len sospirò – a fatica, data l’aria più rarefatta -, portando una mano sui capelli biondi. Quella Meiko era davvero menefreghista. Kiyoteru subito staccò una mano dalle briglie, sorridendo ampiamente quasi fosse un’abitudine facente parte dell’etichetta di Corte, mentre l’indice puntava un luogo in lontananza buio e spoglio.
«Siamo quasi arrivati a Brilliant Ci---».
Subito le frasi gli si mozzarono in gola quando il vento si fece più insistente. I suoi capelli erano in preda ad una specie di danza furiosa, sbeffeggiati sempre più insistentemente da una bora funesta che attanagliava il cielo – ma esso rimaneva ancora limpido e chiaro. Le ali squamate del drago erano sempre più fiacche, mentre il suo immenso corpo venne obbligato a lasciarsi cadere. Kiyoteru non perse il suo sorriso, anzi divenne via via più calmo e sicuro, con le mani ad impugnare violentemente le redini. Un tonfo, sabbia che oscurò per l'ennesima volta gli occhi affaticati[3] di Len.

***

Un luogo ancora più buio della lucidità ancora offuscata del Nuovo Eroe del Regno. I polpastrelli delle dita andarono a tastare ciecamente alla ricerca di un corpo vivo e caldo, ma andò a posarsi solo su un oggetto inorganico. Sospirò, ritraendo la mano e avvicinandola al petto irrequieto, ispirando ed espirando lentamente.
«Brilliant City, eh?». Meiko sbuffò, immersa anch'ella nella più macabra oscurità, mentre un fievole soffio scaturì dalle labbra di Kiyoteru.
«C'è stata un'imboscata» affermò. «Molto probabilmente, da parte di Uccelli...» prese fiato per completare la frase.
«Del malaugurio?» azzardò Meiko, che era stata intaccata dal forte sarcasmo del “collega” Kaito – misteriosamente scomparso in modo talmente casule che forse forse se l'era svignata.
Len s'immaginò un Kiyoteru piuttosto seccato lanciare un'occhiata fulminante all'altra. «... Deformanti. E no, Len, non deformati».[4]
L'interpellato emise uno sbuffo che alle sue stesse orecchie parve molto simile a quello precedente di Meiko – e se ne preoccupò da lì fino alla fine, ma questa è un'altra storia.
«Mi prendi per scemo? So cosa sono. Secondo te cosa sono quelle cacche giganti che certe volte si trovano sui nostri campi, caccole di piccioni?». Di fronte a questa frase Meiko rise di gusto e Len udì una mano picchiare entusiasta sul terreno; anche lui si mise a sogghignare compiaciuto di aver cucito la bocca a Kiyoteru. Questi li ignorò, muovendosi lentamente e tentando di analizzare il luogo circostante. Inspirò poi profondamente e percepì un odore che sapeva di carne animale, mentre delle piume gli solleticavano le narici. Dopo un luogo silenzio, quando le risate di Meiko e Len si mozzarono all’interno delle corde vocali, Kiyoteru sancì preoccupato che si trovavano in uno spiacevole luogo.[5]
«… Siamo in un nido di Uccelli Deformanti».
Ogni traccia di divertimento era scomparsa dai toni di Len e Meiko lasciando spazio ad un represso timore, e molto probabilmente anche i loro sguardi cancellarono i sorrisi beffardi che prima stillavano allegria sul loro volto. All’unisono esclamarono poco convinti ma con molta enfasi.
«Che cosa?».

***

«Tutto bene? Non che me ne freghi tanto, eh» una voce un po’ rauca, vigorosa.[6]
«Ma ti pare? Sto benissimo, a differenza tua» controbatté un tono saccente ma calmo.
«Vedi di fare poco l’esaltato» rispose pacato l’altro, sorridendo «o ti spacco il setto nasale».
Intimorito, il ragazzo cambiò argomento e osservò velocemente ciò che li circondava, per poi trarre la conclusione che si trovavano in un piccolo accampamento indiano. Il letto di paglia e la tenda che s’affacciava su un paesaggio di prateria – sempre con presenti altre tende ocra – dichiarava chiaramente che l’affermazione del blu era esatta e anche l’uomo accennò con il capo un sì, sicuro anche lui di trovarsi nel posto detto dal complice.
«E adesso che facciamo?» chiese portando la grossa mano chiusa a pugno sul mento, pensieroso.
Kaito evitò di punzecchiarlo e s’alzo dal letto palpando velocemente tutto l’abito color oltremare per disperdere la paglia nella piccola abitazione; rifletté un attimo, ma i sussurri quali “spicciati”, “sì vabbé oh, ma se ti muovi” di Giangiovanni non gli permettevano di fare ragionamenti troppo lunghi e articolati. Ed infatti entrò immediatamente una ragazza all’interno della tenda che con buone intenzioni o meno, appariva comunque serena e calma di fronte a quei due complici.

***

Meiko non accennava a stare zitta, starnazzando come un’anatra-civetta livello cento in preda al panico, mentre Len boccheggiava cupo e tetro quasi fosse stato assorbito dal buio che li circondava. Kiyoteru gli faceva da Cicerone, come un faro nella foschia indica la giusta strada alle navi smarrite o come una lucciola che attira il buio ma tenta di allontanarlo per rassicurarsi. Forse il più inquieto era proprio Kiyoteru, perché benché pareva che essi camminassero nell’inchiostro, Meiko e Len avevano notato che anche la loro guida respirava affannosamente. La ragazza non poté però trattenere una domanda piuttosto impulsiva, simbolo ch’era ignara dell’esistenza di mostri che vivano nell’aria come un Castello fluttuante.
«Ma sul serio i nidi di ‘sti maledettissimi uccelli del malaugurio sono così maledettamente neri? Non ho mai visto un nero più, come dire… brillante! Non un nero opaco come il carbone, ma un nero lucido tale e quale all’inchiostro, ecco!».
Kiyoteru, sicuro che Meiko sapesse dove si trovavano tali nidi, rispose nervoso e Len non ebbe più dubbi; quell’uomo era seriamente in panico e ne aveva tutti i motivi del mondo – lui stesso era disgustato dal trovarsi lì dentro, perché sapeva dove gli uccelli deformanti covavano le uova -, era passato dalla calma e serenità al timore e alla paura. E se aveva paura una persona del genera erano in guai seri. Quant’è buffo come l’angoscia e la fobia cambino radicalmente le emozioni di una persona! Ma quel tale continuava a nascondere le sue debolezze, da bravo ostinato.
«Forse perché gli Uccelli Deformanti» calcò volutamente l’ultima parola, come a criticare il soprannome che Meiko aveva affibbiato tanto sfacciatamente a quei pericolosissimi mostri «hanno i proprio nidi nelle loro stesse viscere?».
Subito l’altra balzò in aria – se ciò che invisibile li circondava si poteva ritenere tale -, poi saltellò da un capo all’altro stizzita, portando a galla la sua schizzinosità tipica di un aristocratico – l’influenza di Kaito era sempre più presente in lei.[7]
Kiyoteru, conscio delle domande che già aleggiavano assieme ai pensieri di Meiko, spiegò tutto piuttosto velocemente.
«Molto probabilmente, quando il drago è caduto a terra---».
«E se fosse stato aggredito?» Len aveva dei dubbi riguardo a tanta casualità.
«… Dicevo, questo mostro ci ha inghiottito; escluso il drago, naturalmente. Semplicemente ha approfittato delle condizioni del nostro drago per mangiarci. Tutto è buio perché questo rappresenta  la sua anima».
«Infatti, Meiko, esistono Uccelli Deformanti che hanno all’interno arcobaleni e magici Unicorni rosa. Ma proprio a noi doveva capitare l’uccello depresso?».
«… Comunque, le uova di tali uccelli sono all’interno del loro corpo».
«In parole povere sono ovovivipari. Sai cosa significa, vero?».
«… Ma ti stai zitto un attimo?».
«Ah…! Perdonami, perdonami!».
«Siete entrambi due precisini» come suo solito, Meiko s’intromise con il suo immenso interesse nei confronti degli Uccelli Deformanti.[8]
Len e Kiyoteru la squadrarono un attimo mentre continuava ad andare di qua e di là in mezzo al nulla, poi quest’ultimo riprese il discorso.
«E ultima cosa… ah, guarda con i tuoi stessi occhi».
Len osservò ciò che aveva davanti; una fauce dai denti aguzzi, con una lingua che si contorceva.
«Ma che schifo!».
Meiko invece si fermò nella sua corsa isterica, commentando estasiata.
«Ma che roba! E’ bellissima! Pura arte! E fidatevi, non sembra ma di arte me ne intendo. Ah, la natura…!».
Kiyoteru rimase impassibile e portò l’indice alle labbra intimando sottovoce di fare silenzio. Aveva nel mentre creato una piccola magia basilare per fare luce e un debole fuoco fatuo blu aveva fatto vedere l’azione dell’uomo ai due ragazzi alle sue calcagna. Poi indicò la sua spada con l’altro indice, puntandolo subito dopo sulle mani di Meiko e Len. L’Eroe del Regno era già riluttante, mentre la Stratega era invece già pronta a combattere; batté le nocche sul suo vestito, decisa. Kiyoteru annuì ed estrasse la sua arma dal fodero per poi far fermare la magia ed ancora, il buio fece capolino.[9]
Si sentì solo un grido innaturale e si percepiva la lingua affilata del mostro muoversi ancora più follemente, come una macabra danza; una luce abbagliante, poi la battaglia contro il boss di livello trenta partì.
Kiyoteru era indubbiamente il più forte, con un punteggio equilibrato puntato sull’intelligenza, di livello ventisette; a seguire Meiko, di livello ventitré ma con una forza elevatissima. L’unico di livello piuttosto basso e – detto con termini gentili – discretamente debole era Len, ma con una buona volontà sebbene la paura.
La lingua dell’Uccello Deformante sferrò subito un attacco che venne fortuitamente schivato da tutti nonostante la sua velocità, ed essa andò a schiantarsi su una plausibile parete del nido. La zona che era stata attaccata divenne acida, sciogliendosi, mentre la saliva verdognola fluiva lentamente continuando a fondere tutto ciò che incontrava; apparve a poco a poco una luce fastidiosa, per nulla rassicurante, troppo luminosa.
«Di questo passo moriremo insieme al mostro!» urlò Kiyoteru, che mai avrebbe pensato ad una situazione tanto tragica.
Len si pietrificò e parve scomparire a poco a poco con la luce, poi rinvenì turbato.
«La luce ci divora se noi non siamo in movimento![10]». Come aveva fatto a dimenticarsi di un dettaglio tanto importante? Negli Uccelli Deformanti accadeva quando all’interno erano composti solo ed esclusivamente dal nero pece!
Meiko finse di non averli uditi, criticandoli per la loro tragicità. Prese i due, strappò dalle mani di Kiyoteru la sua spada e poi diede un pugno ai denti affilati – parevano montagne – del mostro. Subito lui spalancò le fauci e Meiko evitò la saliva che stava lentamente distruggendo dall’interno l’uccello stesso e lanciò con precisione sovrannaturale anche per uno stratega la lama che si conficcò nella carne – luminosa come una Supernova – del Boss. Altra saliva, altro acido che fonde. Meiko, agile proprio come un uccello, s’avvicinò abilmente insieme ai mezzi agonizzanti Len e Kiyoteru al suo becco e uscì fuori dal suo corpo proprio prima che un’altra goccia deformante cadde su un incisivo del mostro. La luce ormai aveva inglobato l’intero Boss e i tre non avevano la più pallida idea di come avrebbero fatto a non morire schiantati, mentre ormai, se prima non vedevano a causa del buio, ora erano accecati dalla troppa luce. Ma maestoso il fidato drago di Kiyoteru prese in groppa i tre guerrieri e li portò lontano dall’Uccello Deformante, che intanto strillava insieme agli ancora spaventati Len ed aspirante Cicerone in modo agghiacciante – persino l’aria si deformava e tutto ciò fece venire in mente all’Eroe del Regno il primo mostro in cui era incappato. Meiko cinse con le braccia, affettuosa, il drago e gli scoccò un buffetto sulla pelle ruvida del medesimo colore di una pozzanghera ed egli ricambiò con un grugnito compiaciuto la dimostrazione di amicizia.[11] Anche Len e Kiyoteru, un po’ più calmi, urlarono nuovamente ma stavolta per la vittoria ed ancor più per acclamare l’audacia di Meiko – che borbottò in modo burbero, rossa in volto – e il drago che fiero sfidava l’aria acida e l’intensità dei raggi solari e di quella luce tanto innaturale. I tre si voltarono, ignorando il fatto di essere controvento e con il fiato mozzo assistettero alla morte del Boss. Meravigliati, lo videro disperdersi in migliaia di scaglie brillanti che andarono a posarsi nel luogo sottostante; e tutto riprese luce, vita e speranza. Len sperò segretamente di incontrare in immediato il prossimo Boss e di contemplare la natura che splendida sempre l’aveva circondato ed a cui mai aveva fatto molto caso. Ed a terra, una piccola creatura lo attendeva anche lui pentito del suo comportamento accidioso.

***

«Oh, hai sentito ‘sto rumore? Mamma mia, che roba».
«Certo che l’ho sentito, ma ti pare? Cosa credi che sia stato? Un terremoto?».
«Uhm, non credo. Secondo me è un gigante a cui brontolava la pancia. Sai, io ho girato tanti luoghi, e ti posso dire candidamente che i giganti che brontolano sono la cosa peggiore dell’intero Universo. Soprattutto se mangiano ciò che hanno sottomano e guarda caso tu poco prima stavi conversando assieme a loro proprio lì vicino con tanto di thè e tazze a pallini rosa XXL[12]».

~ Fine terzo livello.

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notes;

[1] ebbene, sfatiamo i pregiudizi che dipingono i fieri ed orgogliosi contadini come dei grulli superstiziosi! Non c'è mai rispetto, mai.
[2] potete notare questo esemplare di Kiyoteru in tutta la sua virilità.
[3] per lui era già un impresa osservare per più di dieci secondi il paesaggio sottostante resistendo alla nausea. Esattamente, il nostro Prode Cavaliere soffre di vertigini.
[4] un altro esempio di scorrettezza nei confronti dei contadini! Diamine, certe persone andrebbero bruciate al rogo! … Ah, è vero, i contadini non sono superstiziosi.
[5] be’, questo s’era già capito.
[6] un po’ l’opposto di Kiyoteru.
[7] Len infatti era più disgustato di questa cosa che del fatto di essere all’interno di un uccello del malaugurio che nei giorni a seguire sognò tutte le persone che aveva incontrato con la faccia di Kaito: Meiko, Sua Maestà, Kiyoteru, suo padre… non certo un bel vedere, soprattutto quest’ultimo.
[8] perché le stava(no) spiegando tutto? A lei non importava, tanto stava nelle viscere di quel coso lo stesso ed era troppo impegnata a saltellare come un canguro per fare filosofia di vita o quello che è.
[9] Kiyoteru per Buio: a better love story than Twilight. Prossimamente nei migliori teatri del Regno. Una produzione di Sua Maestà, il tutto sponsorizzato da Meiko. Ringraziamenti: Kaito per gli effetti speciali, Len Kagamine per fungere da pungiball umano e Giangiovanni Kagamine per l’aiuto regia e l’incitamento concitato (“Ehi, muovete i vostri flaccidi glutei o lo devo fare io?”, “Devo proprio alzarvi a forza, stupidi esseri senza sale in zucca?”) che dava a tutti.
[10] una nuova, tragica, storia d’amore: Len Kagamine e la Luce.
[11] ennesimo amore impossibile, che fa concorrenza a Banderas e Rosita.
[12] se ve lo domandate no, non è latino.

 

« Il Nido del Corvo; »
ddE’ finita la scuola /svien
A parte questo, mi sono messa d’impegno proprio il giorno dopo la fine della scuola e l’ho scritto tutto! Ero appena all’inizio, prima. Diciamo che mi viene voglia di scrivere ad orari indecenti?? (tipo quando sono a dormire?? ?) e quindi nulla. Comunque le ultime verifiche (tvb prof proprio) sono andate bene così come il resto dell’anno, phfew; e ho dovuto fare una ricerca di gruppo sulla Romania ove io cercavo alcune leggende rumene ed in fondo mi sono divertita, indi v’invito ad informarvi un pochettino se amate certe cose ♥ u v u
… Credo di essere migliorata nel mio stile di scrittura – anche se in questa fanfiction “leggera” non si nota molto – e buh, illuminatemi voi ; v ; Per il resto, non ho potuto pubblicarla immediatamente poiché ho dovuto cambiare la connessione causa comodità... nel mentre ho preso anche la mano con Gimp e sì, ho fatto il banner all'inizio - nulla di che, giusto giusto per divertimento. Sotto metterò un banner sul mio tumblr (cambio theme con un altro meraviglioso, non vedo l'ora!!), per pubblicità e perché è carino.
Uguuu, vorrei scrivere sulla fanfiction ma avrei troppo da dire, quindi mi limito a scrivere che ho in mente anche varie scene clou di cui vado abbastanza fiera, sì ♥ /gongola/ … anche se come sempre ho il terrore di non aver scritto un testo comico e aver reso il tutto troppo banale. /daan
Passando ad altro, ho ripreso a disegnare (il mio libro di storia della musica è pieno di disegnini eheh) e farò alcuni scarabocchi sui nostri beniamini – Lenno, Lenno soprattutto. /coff/ Non so, credo li pubblicherò su questo mio blog (altra pubblicità subliminale?) quando avrò voglia di fare delle foto. E questi shimeji (tI AMO NAMIE OK) e questo (sì ho dei gatti pervertiti sul pc) stanno diventando la mia ragione di vita.
Evito ancora di rompervi con queste mie frasi senza capo né coda e ne approfitto per ringraziare di cuore tutti quelli che hanno letto e seguono la storia!! ♥♥ ; u ;
Un abbraccio al gelato e buone vacanze ~
La vecchia e saggia (? ma anche no) Hitsu.
PiEsse: Lucca Comics forse non ti vedrò maii però io voglio almeno una volta cosplayarrr 
PiPiEsse: ci sono dei tizi che cantano l'Inno d'Italia per la partita Italia-Inghilterra comunque (speriamo in bien anche se me ne frega poco del calcio sinceramente //viene assalita) 

 

uiii

 

 

 

Parziale cambio grafica il O1/O7/14.

  
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