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Autore: TwistedDreamer    15/06/2014    4 recensioni
C'è qualcosa che non va. Riesco a percepirlo, è come una sensazione che mi striscia sotto la pelle.
Matt, nello specifico, ha qualcosa che non va.
E tra due giorni è il suo compleanno.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Non conosco i personaggi che ho usato per la storia, è tutto frutto della mia fantasia e non intendo ledere la loro immagine. Non guadagno niente da tutto ciò, se non le ore di svago che ho passato a scrivere.
Detto ciò, buona lettura.





C'è qualcosa che non va. Riesco a percepirlo, è come una sensazione che mi striscia sotto la pelle.
Matt, nello specifico, ha qualcosa che non va.
E non vuole dirmelo.
Quando ci siamo visti l'ultima volta, circa un mese fa, ne ho avuto la prima impressione, ma ho pensato che in fondo potesse essere solo un'altra delle mie paranoie; insomma, ci siamo rincorsi per anni, tra fidanzate, compagne, amanti e figli.
Ci ritrovavamo alla fine sempre insieme, a guardarci con aria spaesata e a chiederci: "E ora?". E poi, come al solito, il momento passava e noi tornavamo alle nostre vite, alle nostre fidanzate, alle nostre compagne, alle nostre amanti e ai nostri figli.
Un giorno, finalmente, non so come, abbiamo deciso che potesse valerne la pena. Che meritavamo di provarci.
Lui era tornato single da poco, io lo ero dalla rottura con Helena.
Credo che in fondo stessi aspettando proprio lui, ma questo non gliel'ho mai detto.
 
Ma sto perdendo il filo… insomma, pensavo che la strana sensazione che percepivo fosse una delle mie paranoie dovute al fatto che la nostra storia è ancora qualcosa di nuovo, che sei mesi non sono abbastanza per conoscere qualcuno al punto di fidarsi delle sensazioni inspiegabili.
E invece avrei dovuto fidarmi, perché Matt ha qualcosa che non va.
L'ultima volta che abbiamo fatto l'amore, tanto per cominciare, Matt era meno stupido del solito.
In genere, quando siamo a letto insieme, lui trova sempre il modo di stemperare l'eccessivo romanticismo dicendo qualche idiozia solo per farsi insultare da me e rimettere così in ordine l'universo, ma quella volta era dolce, attento, mi guardava e parlava pochissimo.
Poi, quando stava per andarsene, proprio sulla soglia della porta, si è girato un'ultima volta e mi ha guardato fisso negli occhi per qualche secondo; ha inclinato la testa da un lato e mi ha sussurrato: - Mi mancherai. - con un velo di malinconia nella voce. Io ho percepito una stretta allo stomaco, che però ho deciso di liquidare come un'altra delle mie paranoie, perché sapevo che gli ostacoli veri alla nostra storia erano stati eliminati uno per uno nel corso degli anni e che ora non c'era più niente che potesse scalfirci.
Ho imputato il mio malessere alla consapevolezza che non ci saremmo visti per un bel po', perché lui stava andando a Los Angeles per stare un po' con Bing, io sarei partito presto per Barcellona per fare lo stesso con Cody e poi avrei avuto il tour estivo, col suo incessante avanti e indietro per l'Europa da giugno a settembre.
Per la prima volta da quando stiamo insieme, ci siamo lasciati senza sapere quando effettivamente saremmo riusciti a rivederci, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto. Generalmente, possiamo non sentirci per giorni, possiamo essere agli antipodi del globo, ma riusciamo comunque ad essere insieme. Non so come spiegarlo, ma anche se non so dov'è o cosa fa, io lo percepisco, lo sento.
E ora percepisco che qualcosa non va, perché durante questo mese la sensazione non solo non è scomparsa, ma è andata crescendo.
Matt è tornato a Londra due giorni dopo la mia partenza per la Russia. Dice che sta cominciando a lavorare al nuovo album, ma che non vuole dirmi niente in merito perché io rappresento sempre e comunque la concorrenza. Ho tentato di spiegargli che non mi sognerei mai di copiare il rumore che riesce a produrre, che ne va della mia dignità e del mio amor proprio, ma non sono riuscito a farlo smuovere dalle sue posizioni.
 
Tra due giorni è il compleanno di Matt.
Il fatto che io me ne ricordi dovrebbe darvi la misura di quanto io sia, effettivamente, innamorato di lui, perché per me i compleanni, dopo i 15 anni, non hanno senso. Quando sei piccolo, il compleanno è il giorno più bello in assoluto, ma raggiunta una certa età diventa un giorno come tutti gli altri, che non aggiunge niente a quello precedente.
Ricordo il compleanno di Cody, perché il giorno della sua nascita resta in assoluto il più bello della mia vita.
Ricordo il mio compleanno perché i miei fan si ostinano a tentare di ricordarmelo.
E ricordo il compleanno di Matt solo perché lui è come un bambino. Lui adora ricevere regali, adora essere al centro dell'attenzione, adora gli auguri, le feste con i cappellini a punta, le stelle filanti, l'alcool a fiumi, le luci tamarre delle discoteche che affitta ogni tanto, eccetera.
Ricordavo il suo compleanno anche quando ancora non eravamo una coppia, anche quando non ci parlavamo da mesi ed eravamo entrambi presi da altre storie e da altre persone.
Ho sempre considerato implicito il fatto che quest'anno avremmo trascorso la giornata insieme, ma non mi sono mai preoccupato di definire i dettagli, né di comunicarli al mio tour manager, col risultato che Alex mi ha spedito dall'altro lato del pianeta.
Comunque, la data del compleanno si avvicina e io sono in un posto sperduto della Siberia, bloccato tra un concerto e l'altro. Non c'è assolutamente alcun modo in cui potrei raggiungerlo per festeggiare e quindi ho pensato che, dato che ha soldi a palate e sono certo che non stia combinando proprio un granché con questo nuovo album, la soluzione a tutti i nostri problemi potrebbe essere un bel volo Londra - PostoSperdutoInCuiMiTrovo, così ho deciso di telefonargli.
 
Dopo un milione di squilli, finalmente decide di rispondermi.
- Pronto? - borbotta.
Appena sento il tono della sua voce, decido che non chiuderò la telefonata prima di avergli fatto sputare il rospo.
- Matt, che hai?
- Niente, tutto ok. - biascica, - Tu come stai?
- Io tutto bene, anche se sto meditando di assumere una body guard che mi protegga dagli assalti delle fan russe.
Lo sento ridacchiare debolmente.
- Brian, guarda che non ti mangiano!
Ha una voce flebile e una pronuncia strana.
- Questo lo dici tu.
Sghignazziamo un po' insieme, poi decido di fare un bel respiro e affronto la discussione.
- Allora… stavo pensando…
- Male! Non farlo! Porta solo guai!
- Cretino. - lo rimbecco. Poi proseguo: - Fra due giorni fai il compleanno. Perché non voli qui e resti con noi per un po'? Così festeggiamo insieme…
Attendo la risposta quasi col fiato sospeso, perché sento che sarà negativa.
E infatti.
- Mmmh… Brian, non credo sia il caso.
- Che vuol dire che non è il caso? - sbuffo irritato.
Fa una pausa.
- Lo sai che in Russia ci sono tutte quelle leggi omofobe… potremmo finire in galera!
 
E Matthew Bellamy vince il premio per la scusa più idiota del mondo!
 
- Matt, capisco che sia una cosa pressoché impossibile, per te, ma cerca di essere serio.
- Io sono serio.
No, non sei serio e la tua pronuncia delle S è strana. Non glielo dico.
- Matthew, non farmi arrabbiare. Dimmi che cazzo ti prende, perché so che c'è qualcosa sotto che non vuoi dirmi.
- Ma no, Bri… è che sto lavorando…
- Balle, ho visto foto del tuo batterista che sguazza in piscina e Chris è al concerto degli One Direction. Dimmi che succede. ORA, Matt.
Lo dico con tono autoritario, col tono da genitore che ho imparato a usare con Cody e che non ammette repliche o disubbidienza.
Sento Matt schiarirsi la voce dall'altro capo della cornetta.
- È che l'altro giorno sono andato dal dentista…
Lo interrompo.
- Davvero? Come mai? Stai bene?
- Sì, sì, tutto bene. È che finalmente ho deciso di farlo.
- Fare che? Non dirmi che ti sei fatto impiantare un faretto stroboscopico sull'incisivo. - l'immagine che ho in testa mette i brividi.
Matt prorompe in una risata stridula che per poco non mi perfora il timpano.
- No… - dice tentennando, - Ho deciso di mettere l'apparecchio.
 
Il tempo si ferma. Sento Matt respirare dall'altro capo della cornetta. Ho troppe informazioni da assimilare e non so da dove cominciare.
Ha deciso di raddrizzare l'incisivo storto.
Ha deciso di sottoporsi ad una tortura che, presumibilmente, durerà anni, solo per un puro capriccio fisico.
Se penso a quanta fatica ho fatto per accettare quell'ennesimo pezzo storto in un viso tanto imperfetto, a quanto ormai io sia abituato a sentirmi mordere il labbro inferiore e a percepire la dentatura asimmetrica, a quanto mi piaccia questa cosa perché è un tratto distintivo di Matthew, perché quando lo bacio so che non potrei confondere la sua bocca con quella di nessun altro…
Come ha osato decidere di cambiare una cosa così importante senza consultarmi?
E soprattutto, che c'entra tutto questo con il suo rifiuto di venire in Russia per il suo compleanno?
Alla fine è questa la domanda che gli faccio per prima.
Lo sento ridacchiare imbarazzato.
- Brian, ti prego, non mi va di festeggiare.
- Ma perché? - sbotto, - Tu adori i compleanni!
- Li adoro, ma quest'anno non voglio festeggiare! - strilla.
 
Attendo. Conto, nella mia mente.
 
3.
 
2.
 
1.
 
- Ho fame, Brian, cazzo! Ho una dannata fottutissima fame. Non mangio roba solida da una settimana, perché ho un male cane ai denti e perché qualsiasi cosa decide di incastrarsi in tutto questo metallo. E non parliamo del sorriso! Non si vede più il bianco, ma solo questa roba grigia oscena! E quando parlo sputacchio. E le S sibilano troppo. E io non voglio che tu mi veda in questo stato!
- Matt! - lo chiamo, per scuoterlo dall'isteria che sembra aver preso il sopravvento su di lui. - Ma com'è possibile che tu non abbia valutato tutto questo prima di farti imporre questa tortura? E che vuol dire che non vuoi farti vedere da me?
- Non voglio che tu mi veda. Sono brutto. - ripete cocciutamente.
- Matt, ti rendi conto che dovrai portare quel coso per almeno un anno, vero?
- Beh, possiamo sentirci per telefono finché non lo tolgo.
- Beh, posso anche trovare qualcun altro con cui intrattenere il mio tempo, finché non rinsavisci. - ripeto con lo stesso tono.
- Dai, Bri, non ci credi neanche tu.
- No, Matt. Non credo che dopo tutto quello che abbiamo passato tu abbia tutti questi problemi a presentarti davanti a me con l'apparecchio ai denti!
Tace per un po'. Sento che c'è dell'altro, sento di non aver ancora toccato il fondo del problema, ma credo di esserci vicino.
- Potrei avere dei problemi…
- A parte quelli mentali che hai sempre?
- Stronzo. Potrei avere dei problemi a baciarti, ci avevi pensato? O a fare qualsiasi altra cosa implichi l'uso della bocca.
- Matt, secondo te come fanno tutti gli adolescenti del mondo?
- Non lo so… forse danno per scontato che non ci sia di meglio.
Sospiro. Non ho la forza per combattere con la testardaggine di Matt; so che l'unico modo per scuoterlo è prendere in mano la situazione.
- Matt, ti sto prenotando un volo per Novosibirsk. Parti domani all'alba, vai a fare la valigia.
- Ma…
- Niente "ma", Bellamy. Non farmi incazzare. Porta qui quelle chiappe flaccide, non ammetto repliche.
Restiamo in silenzio per un minuto buono.
- Ci vediamo domani. - borbotta alla fine, rassegnato, e chiude la conversazione.
 
 
La nostra storia non è ancora di dominio pubblico.
Abbiamo deciso di tenerla per noi per qualche tempo, prima di buttarci nell'occhio del ciclone di paparazzi, interviste, domande scomode e allusioni pesanti, perché lui e Kate avevano rotto da poco e perché, in fondo, abbiamo voglia di godercela per un po' come persone comuni, senza pressioni.
Per questo motivo, non sono andato a prenderlo all'aeroporto e ho chiesto invece a Hayden, per favore, di farlo al posto mio.
Sono alla finestra dell'hotel a guardare la strada buia e le luci della città, quando finalmente vedo in lontananza spuntare due fari che si avvicinano. Riconosco la macchina che ha preso Hayden e la mia bocca si distende in un sorriso involontario. Credo di avere un'espressione davvero ebete, in questo momento. Sono contento di essere solo.
Ancora per poco, penso, e il sorriso si allarga di più.
Vorrei scendere ad accoglierlo nella hall, ma dobbiamo stare attenti. Non solo non vogliamo farci vedere insieme in pubblico (anche se, insomma… soggiornare insieme nella suite matrimoniale potrebbe destare dei sospetti nel personale dell'albergo), ma devo ricordare a me stesso che se ci scambiassimo anche solo un bacio in pubblico potremmo avere dei guai con la legge.
Reprimo un moto di fastidio verso tutta quella situazione, verso le ingiustizie del mondo e verso me stesso, che accetto di sottomettermi a queste barbarie, e cerco di concentrarmi sul fatto che tra poco Matt sarà qui e che faremo tanto buon sesso.
Non faccio in tempo a pensarlo, che sento tre colpetti alla porta.
Vado ad aprire e finalmente lo vedo. Gli sorrido e lo saluto, ma il suo sorriso è flebile.
 
Sono sicuro che quest'idiota non voglia sorridere apertamente per non farmi vedere i denti.
Ma si può essere più cretini?
 
Lo osservo bene e noto che ha delle occhiaie spaventose e che è dimagrito parecchio.
- Matt, da quant'è che non fai un pasto decente?
Mi guarda storto e non risponde. Comincio ad arrabbiarmi seriamente.
- Hai intenzione di non aprire bocca per tutto il tempo in cui starai qui? - mi informo.
Mi guarda e annuisce con aria grave.
A quel punto mi avvento su di lui. Gli strappo dalle mani la giacca che non ha saputo dove posare e la butto a terra. Lo spingo malamente due o tre volte per farlo indietreggiare fino al letto, mentre lui sgrana gli occhi con aria allarmata. Il bordo del materasso lo costringe a piegare le ginocchia e Matt ci cade sopra con un movimento sconnesso. Lui e la grazia non sono mai stati in buoni rapporti. Mi guarda con un'espressione incredula, ma si ostina a non voler separare le labbra.
A quel punto salgo su di lui a cavalcioni, posiziono le gambe ai lati del suo busto e mi avvento con le mani sulla sua faccia. Cerco di separargli a forza le labbra con le mani, mentre lui tenta di divincolarsi emettendo degli strani mugugni.
È davvero ridicolo.
Finalmente vinco la lotta. Smette di dimenarsi quando riesco a scoprire il dannato apparecchio, fonte di tutti i miei problemi.
- Ecco, l'ho visto. Che tragedia! - esclamo sarcastico, - Ora puoi smettere di fare il cretino e cominciare a interagire da essere umano piuttosto che da coniglio?
- Esatto! - esplode, e sospetto che abbia dimenticato che si era ripromesso di non parlare per giorni.
- È proprio per questo che l'ho fatto! Per tutti sono il ratto, il coniglio, il roditore. Non è piacevole, Brian. Tutto questo mina seriamente la mia autostima e allora 'fanculo. Ho almeno un anno e mezzo prima di tornare in tour e di farmi vedere in pubblico, quindi ho deciso che era il momento giusto per recuperare la mia simmetria.
- Ma che fai? Parli citando i tuoi album? - gli chiedo.
Si mette a ridere, facendomi sobbalzare perché sono ancora seduto sulla sua pancia.
Rotolo di lato e mi stendo a fianco a lui, che si gira per guardarmi in faccia. Siamo a pochi centimetri uno dall'altro e il mio campo visivo è occupato dal suo viso. Vedo solo imperfezioni, ma non riesco a vederle davvero.
Decido comunque di non farglielo sapere.
- Matt, lo sai che mettere a posto il tuo incisivo non renderà il tuo viso simmetrico, vero?
Mette su il suo broncio migliore, corrugando la fronte e sporgendo le labbra e io soffoco la sua risposta spingendomi in avanti e baciandolo. Lui non si muove, non muove le labbra, non apre la bocca, non partecipa al bacio. Sospiro mentalmente.
- Matt? - gli mormoro a fior di labbra, puntando gli occhi nei suoi.
- Mmh?
- Sai che fra… - controllo l'orologio - un'ora compi 36 anni, vero?
- Mh-mh.
- Ti rendi conto che ragazzi con vent'anni in meno di te fanno di tutto e di più con l'apparecchio ai denti?
- Sì, ma… se ti si impigliano le labbra nel metallo? Se ti faccio sangue?
- Tu sottovaluti la mia esperienza. - gli faccio notare.
Sgrana gli occhi.
- Cos… che esperienza?
- Credi che non abbia mai baciato nessuno che avesse l'apparecchio? - chiedo tra l'incredulo e il sarcastico.
- Preferisco non pensare a quanta gente ti sia fatto prima di me, Brian. - mi risponde secco.
- Ecco, non pensarci, perché non sai contare fino a quella cifra. Come se tu fossi stato un santarellino, poi…
- Possiamo cambiare argomento, per favore?
- Io direi di smettere di parlare e basta. - gli intimo, e mi riavvento sulle sue labbra.
Finalmente si arrende e risponde al mio bacio, e finalmente siamo di nuovo, davvero insieme.
Lo sento sotto di me, accanto a me, intorno a me. Sento il profumo della sua pelle, lo accarezzo e sento le sue ossa sotto le mie dita.
- Sei magrissimo. - gli sussurro preoccupato, mentre sento le sue labbra sul mio collo.
Interrompe i baci per rispondermi: - Non faccio un pasto solido da troppo tempo…
- Ora ci penso io, a te. - gli intimo con tono semiserio. E poi smettiamo davvero di parlare, perché i nostri corpi esigono soddisfazione. I brividi che mi corrono lungo la schiena sono gli stessi che percorrono Matt e ci ritroviamo avvinghiati l'uno all'altro come se la nostra vita dipendesse da questo.
Non ci vedevamo davvero da troppo tempo, rifletto.
 
 
Qualche anno fa ho cominciato a scrivere poesie.
All'inizio lo facevo un po' per esercizio stilistico, per migliorare la mia abilità a usare le parole, ma poi mi sono reso conto che la poesia mi apriva un mondo di possibilità, un vocabolario di parole e di sfumature che non avrei mai potuto usare in una canzone, e così mi ci sono appassionato. Ho continuato a scrivere su quel vecchio quaderno con la copertina in pelle, fino a riempirlo completamente.
Un giorno, Matt l'ha trovato per caso e l'ha aperto alla prima pagina, incuriosito. Io, però, non gli ho dato neanche il tempo di capire cosa avesse tra le mani e gliel'ho sottratto in tutta fretta. Ovviamente, questo mio atteggiamento ha scatenato il più attento ed estenuante interrogatorio di terzo grado, roba da FBI, finché non gli ho confessato cosa contenesse il quaderno. Da quel momento, Matt mi prega incessantemente e con scadenza regolare di fargli leggere le mie poesie, ma io continuo a rifiutarmi.
Sono troppo intime.
Con la consapevolezza di non volerle mai pubblicare, mi sono sentito libero di esporre completamente la mia anima, i miei pensieri più profondi, le mie paure, i miei desideri.
Per non parlare delle poesie che mi ha ispirato lui.
Fargli leggere quelle poesie significherebbe consegnarmi completamente nelle sue mani. Potrebbe distruggermi in ogni momento.
So che tutta questa cautela è assurda, dal momento che stiamo già insieme e che la nostra storia è quanto mai seria, ma non riesco a fare a meno di conservare un minimo di auto protezione.
Matt mi accarezza distrattamente il braccio nudo, mentre io, con la testa poggiata sul suo petto, ascolto il battito del suo cuore che si regolarizza.
- Siamo dei fuorilegge. - scherza.
Sorrido assonnato e rispondo: - Sì, e questa è una scena del crimine.
Dopo un attimo di silenzio, finge una voce nasale e canticchia: - And with our bodies entwined we will know paradise…
Gli do un colpetto sullo stomaco e sbotto, irritato: - Non rovinare le mie canzoni, per favore.
- Sai che la canterei meglio di te, vero?
- Non credo proprio, Bellamy. La infarciresti di falsetto e la renderesti irriconoscibile.
- Hai ragione. - concorda - Mi piace come la canti tu, però vorrei tanto riarrangiarla… - commenta sognante.
Mi puntello con la mano su di lui per sollevarmi e fulminarlo con gli occhi.
- Non ti azzardare a pensare di toccare neanche una delle mie note, o ti eviro.
Lo vedo sorridere tranquillo nella penombra. Probabilmente pensa che non lo farei mai, ma sbaglia di grosso.
- Se mi evirassi, poi come faresti a conoscere il paradiso?
- Matt, vorrei farti presente che siamo in due ad essere dotati di certi… attributi.
Si mette a ridere.
- Hai ragione. Allora puoi evirarmi quando vuoi.
Io sbuffo e mi lascio ricadere prono su di lui, con le braccia incrociate sotto il mento. Continuo a guardarlo negli occhi per un tempo indefinito.
- Sai che è passata mezzanotte, vero?
- Uh, davvero? - mi chiede spaesato, allungando il braccio fino a raggiungere il cellulare sul comodino. - È vero! - esclama sorpreso.
Striscio un po' più in su sul suo corpo e finalmente raggiungo le sue labbra. Gli do un bacio leggero.
- Buon compleanno.
- È proprio un bel modo di cominciare il compleanno. - commenta. Da così vicino, l'apparecchio risalta molto. Noto che ha già cominciato a raddrizzare i denti, che la sporgenza dell'incisivo è diminuita, seppur in maniera impercettibile, e sospiro.
- Che hai? - mi chiede, - Sei geloso perché io sono ancora negli "enta"?
- No… - rispondo. Non so se dirgli quello che penso dei suoi denti, perché non vorrei influenzarlo, ma le parole mi escono fuori, malinconiche, senza che io possa controllarle: - È che mi mancherà il tuo incisivo sporgente.
Ora è quasi sconvolto. Si issa sui gomiti e mi sonda con lo sguardo.
- Ma che dici? Sul serio?
Scrollo le spalle con finta indifferenza.
- Sì, beh… diciamo che avevo imparato a volergli bene.
Ora ha un sorriso sornione sul volto e mi guarda tutto allegro. Fa venire voglia di sorridere anche a me, ma cerco di reprimere l'istinto.
- Accidenti, ma allora mi ami davvero! - commenta.
 Inarco un sopracciglio. Come se non lo sapesse…
- No, è che tu non sei proprio il tipo da romanticismo, quindi ogni tanto mi sorgono dei dubbi… - mi prende in giro.
So che in realtà scherza solo a metà, perché è vero che il romanticismo con lui non mi viene naturale. Matt lo sa, anche se non ne abbiamo mai parlato, e credo che lo accetti, anche, perché mi accorgo che quando la situazione comincia a diventare troppo mielosa, lui tira fuori una battuta e mi rimette a mio agio. Abbiamo trovato una sorta di equilibrio.
E io sto per romperlo.
 

- Matt… sul tavolo c'è il tuo regalo.
Si illumina come un bambino.
- Posso andare a prenderlo? - mi chiede.
- Certo, è tuo. - fingo una tranquillità che non provo, perché sento improvvisamente il battito accelerare.
Sguscia via da sotto di me e io ricado malamente, rimbalzando sul materasso. Rotolo su un fianco e lo osservo arrancare, nudo, quasi al buio, verso il tavolo di vetro della suite su cui troneggia un pacchetto con un fiocco verde.
Lo prende e torna a letto. Si sistema a gambe incrociate, col pacco di fronte, e mi guarda.
- Che cos'è?
- Bellamy, aprilo, non fare tante storie.
- Non mi hai mai fatto un vero regalo, prima…
Tira un lembo del fiocco, quasi timoroso, come se fin'ora gli avessi sempre regalato pacchi bomba. Se lui ha paura, io sono terrorizzato.
- Prima non stavamo insieme. - commento asciutto. Improvvisamente, vorrei essere da tutt'altra parte. Vorrei aver deciso di andare a fare una doccia e avergli urlato di aprire il regalo da sotto il getto d'acqua. O vorrei averglielo spedito a Londra e ascoltato il suo grazie per telefono. Invece sono qui e devo assistere a tutta la scena. Sono sicuramente un idiota.
Finalmente scioglie il nastro e solleva il coperchio.
E poi mi guarda sorpreso.
Nella scatola c'è un vecchio quaderno con la copertina di pelle marrone, su cui troneggia un bigliettino bianco con scritto semplicemente: "Buon Compleanno, B."
- È quello che io penso che sia?
È troppo per me.
- Poche storie, Bellamy. Facci quello che vuoi. - borbotto. Poi mi giro, gli do le spalle, e poggio la testa sul cuscino.
Lo sento immobile per un tempo che mi pare infinito. Vorrei dormire, ma non riesco a rilassarmi.
Regalargli quel dannato quaderno significa consegnarmi completamente nelle sue mani. Io lo so e lui lo sa. Ed è per questo che sento che non ha il coraggio di leggerlo davanti a me, che non riesce neanche a prenderlo dalla scatola con me nella stessa stanza.
Finalmente sento un movimento; probabilmente starà posando il pacco sul comodino, perché subito dopo si accoccola dietro di me e mi abbraccia da dietro, intrecciando le gambe fra le mie. Mi posa un bacio sul collo e mi sussurra un "Grazie" nell'orecchio. Mi spingo contro di lui e poso una mano su quella che lui ha lasciato abbandonata sulla mia pancia. Immediatamente intreccia le dita tra le mie e io sento la tensione abbandonare gradualmente il mio corpo.
- Prego. - gli rispondo.
E ci addormentiamo.











Note finali:
Ciao, gente! Questa avrebbe dovuto essere il mio regalo di compleanno per Matt, ma il tempo è tiranno e non sono riuscita a finirla entro il 9 giugno
ç_ç Beh, meglio tardi che mai! Caro Matthew, ti ho regalato BRIAN MOLKO, credo che potrai soprassedere sulla settimana di ritardo nelle consegne...
A parte tutto, la storia era partita da un'idea cretina e avrebbe dovuto essere tipo comico/demenziale/fluff. Di tutto ciò mi è rimasto solo il fluff, perchè mi è uscita questa roba triste, romantica, malinconica, ogni tanto ridicola... A voler essere gentile con me stessa la definirei una rapsodia. Normalmente la penso come un minestrone...
XD
Ah, per chi non lo sapesse, Matt cita Scene Of The Crime, canzone dei Placebo, mentre il titolo è un verso di Every You Every Me, sempre dei Placebo.
Ringrazio MySkyBlue182 e _Enny_In_Wonderwall_ per betaggi, pareri, consigli eccetera
:D <3
Saluti a chiunque passerà di qua! ^_^
 
  
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