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Autore: Rouge e Minori    15/06/2014    1 recensioni
Spesso i figli si domandano com'erano i loro genitori prima di essere le persone che sono abituati a vedere. Questa è una di quelle storie, una storia di uomini e donne che prima erano ragazzi, la cui vita odora di semplicità e prima odorava di scuola, di risate, di sesso, di adolescenti... Una storia come mille altre, eppure mille altre storie non fanno questa. O meglio, tre storie che si intrecciano fino a diventare una sola.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo IV

«Wow zia eri davvero una mina vagante!... Mi piace!» esclamò Tristan dalla poltrona.
  «Eccome se lo era, anzi lo è tutt’ora» confermò Dora.
«Felice di essere così» gongolò Caridee.
    «E tu mamma? Quel Nicholas che tanto ti piaceva sei riuscita ad uscire con lui?» domandò Sadie a sua madre.
       «Ovviamente! Nessun uomo riesce a resistermi» si vantò lei.
«Non credo che tuo marito sarà felice di questa affermazione sai Shan?»
  «Tu non lo cogli il sarcasmo vero Dee?»
«Beh se è sarcasmo allora glielo posso dire!»
  «Non ce n’è bisogno, ha già abbastanza grane… è meglio se continuo la storia»
«Brava Shan»
  «Molto bene avvicinatevi… “ Quando i miei genitori tornarono dal Canada era un giorno molto speciale per me e mia mamma, quel giorno uscimmo di casa molto presto credendo di non aver svegliato nessuno e tentammo di fare tutto in modo più silenzioso possibile. Prendemmo l‘auto e ci dirigemmo al cimitero con un enorme mazzo di rose. Era passato un altro anno eppure, per quanto mamma amasse Phil non poteva dimenticare mio padre e neppure io. Sarebbe sempre stato l’uomo più importante della mia vita e io l’avevo perso troppo presto, anche se era stato sostituito velocemente per me non era lo stesso. All’inizio non accettavo appieno la loro relazione, agli occhi di una bambina sembrava un tradimento nei confronti di mio padre, ma poi capii che mio padre avrebbe desiderato che noi continuassimo comunque la nostra vita anche se lui non sarebbe stato più con noi. Fu dura per me abituarmi a tutti quei cambiamenti, in meno di un anno mi ero ritrovata uno sconosciuto in casa che avrebbe preso il posto di mio padre, voglio bene a Phil e ora lo considero come un padre, è parte della mia famiglia, una parte indubbiamente importante a cui voglio bene, ma… spesso immagino a come sarebbe la mia vita se mio padre fosse ancora vivo, ancora con me… probabilmente non ci sarebbe Hazel, né quella piaga di Jordan… in un certo senso sarebbe tutto diverso. La lapide era, come sempre, piena di fiori e mi rincuorava sapere che tutti i suoi amici non si erano scordati di lui, li vedo tutti abbastanza frequentemente e mi trattano sempre come una specie di nipote, dopotutto per sei anni della mia vita ho vissuto con loro nella centrale dei pompieri, il mio lato da maschiaccio è colpa loro.
 “Andrew Greene marito e padre di famiglia 1980- 2006”
Mia madre diede un bacio alla foto di papà e notai che se fossimo rimaste lì sarebbe scoppiata a piangere e sapevo che per quanto potessi provare a consolarla non sarebbe bastato. Mi abbracciò con forza e, come previsto, pianse e, ovviamente, coinvolse anche me.
 «Mi manca» confessai « vorrei che non fosse mai successo»
  «Era destino Shannon, ma di certo la polizia ha fatto del suo meglio»
«Ma perché ucciderlo? Lui non centrava nulla con tutto questo, o sì?»
  «No, ma ha visto qualcosa che non doveva vedere e la malavita non premia certo chi vuole portare giustizia. Tuo padre ci ha protette ed amate fino alla fine, ora sarebbe fiero di vedere la donna che sei diventata» le lacrime continuavano a cadere piano dalle sue guance, ma mi guardò e sorrise malinconicamente. «Sai, tuo padre diceva sempre che tu mi assomigliavi, ma ora, ogni volta che ti guardo, io vedo lui; i suoi stessi occhi, il suo sorriso, i suoi modi di fare… anche quelli rozzi che lui stesso ti ha insegnato, la passione per la musica e l’arte, le centinaia di libri sulla storia che leggi ogni giorno sono i suoi, la sua vivacità, la sua spensieratezza, il suo coraggio… se non avessi fatto ore di travaglio direi che tu non sei figlia mia!»
 «Ho i tuoi stessi capelli» le feci notare.
«E basta, la cosa peggiore l’hai presa da me, ma tutto quello che c’è di buono e di speciale in te è nato da tuo padre, e lui non potrebbe, come me, far altro che essere fiero Shan» smise di piangere e tirò su col naso, fece un profondo respiro e disse: «Ho deciso di presentare il resto della famiglia ai genitori di tuo padre»
 «Dopo tutti questi anni?» domandai sorpresa «M-Ma loro sanno che ti sei risposata, che hai avuto un’altra figlia e ne hai acquistato uno? Come intendi presentarglieli?»
«Calmati Shan! Carol e Ben sanno che mi sono risposata da quando è successo, ma non ho mai avuto il coraggio di farmi vedere tranne il giorno dell’anniversario della morte di tuo padre, so che tu sei in ottimi rapporti con loro e non volevo distruggere quello che poteva ricordarti tuo padre… Sono stanca di fingere Shan, sono stanca di scappare la mattina e tornare a casa e dire che era una giornata tra donne solo mia e tua, voglio far vedere agli altri dove andiamo tutti gli anni in questo giorno, voglio smettere di scappare dalla mia famiglia come fossi una criminale, capisci?»
  «Lo capisco ed è giusto così, mi va bene, davvero»
«Loro saranno sempre e solo i tuoi nonni, avrai sempre un rapporto speciale che ti legherà a loro che Hazel e Jordan non conosceranno mai, così come quello che hai con quei scapestrati degli amici di Andrew»
  «Ci saranno anche loro?» domandai.
«Certo ho fatto le cose in grande, sono dieci lunghi anni che è morto… glielo devo e non possiamo far si che una persona come lui venga dimenticata, tutti devono ricordarlo e voglio che diventi una tradizione nella mia famiglia, non voglio coinvolgere Phil e gli altri per ricordare il mio ex-marito, ma per ricordare l’eroe che è stato» spiegò.
  «Quindi al cimitero verremo sempre io e te?»
«Se gli altri si vorranno unire potranno, ma qui io non lo ricordo come il mio eroe, lo ricordo come il padre del mio angelo e l’uomo che ho amato» sospirò, «dai piccola smetti di lacrimare, chiudi i rubinetti, le lacrime non fanno per te mi asciugò le lacrime e mi accarezzò i capelli. «Ti lascio un po’ sola con lui, io vado a prendere gli altri, ci vediamo dalla nonna tra un’oretta»
Quando mia madre andò via tutto si fece silenzioso, si sentiva solo il vento soffiare e il canto degli uccelli. «Non è giusto» singhiozzai, «se fossimo rimasti a casa questo non sarebbe successo… o forse sì? Tu cosa sapevi? Che cosa hai visto di così importante per meritare la morte? » sospirai, guardai un’ultima volta la foto di papà, gli mandai un bacio e mi diressi verso l’uscita del campo santo, quando vidi Jordan che girava per il cimitero senza una precisa meta, corsi verso di lui e lo chiamai.
«Jordan!» chiamai senza sgolarmi troppo, anche se probabilmente si era sentita solo la mia voce nell’intero complesso.
 «Cosa urli stupida!» mi rimproverò lui, «che ci fai qui?» domandò poi.
«Io sono venuta a trovare mio padre, tu che ci fai qui?»
 «Per strada ho incontrato Marianne e mi ha chiesto di venirti a prendere in moto, mi ha detto che tu sapevi dove andare… ehi aspetta un attimo!... Tuo padre? Vuoi dire che tuo padre è morto?» domandò stupefatto.
«Sì, è morto e oggi è l’anniversario della sua morte»
 «Cavolo m-mi dispiace, i-io non sapevo che fosse morto, pensavo che Marianne fosse divorziata»
«Wow interessato alla parte Greene della famiglia vero?»
 «No è solo che tu non ne parli mai e tua madre lei… non sembra mancarle»
«Ti sbagli, ci manca molto e non ne parliamo per non, beh, rattristire noi e chi ci sta intorno»
 «Come è morto? Un tumore?» chiese.
«Magari fosse un tumore, no, lo hanno ucciso.»
  «Cazzo, mi spiace»
«Tranquillo… Lo vuoi conoscere?»
  «Se non ti da fastidio»
«Papà era molto legato alla famiglia e, beh, tu fai parte della famiglia quindi non mi dà fastidio» assicurai.
  «Come mai così gentile con me?» domandò.
«Oggi è una giornata per me rivolta alla famiglia e che io lo voglia o meno tu ne fai parte, ora vuoi piantarla e venire a conoscerlo o vuoi stare qui a  fare domande inutili?»
Lo accompagnai fino alla tomba e ci sedemmo vicini davanti ad essa, continuavamo a fissare la foto sulla lapide in silenzio, finché Jordan disse: «Deve mancarti molto, vero?»
«Non sai quanto, ma lui è il mio eroe e continua a guidarmi anche se non posso vederlo»
 «Gli somigli parecchio»
«Lo dice anche la mamma, sai?» dissi ridendo. «A te non manca tua madre?»
 «Neanche un po’» rispose secco.
«Come mai?» chiesi.
  «Lei è solo una vecchia arpia, meno la vedo, meglio sto»
«Beh dai, andiamo ho da presentarti altre due persone molto importanti» mi alzai e iniziai a dirigermi verso la moto di J, ma lui era rimasto lì seduto a parlottare con la lapide di mio padre. Non chiedetemi che cosa gli disse perché non ho sentito nulla, mi ha raggiunto subito dopo il suo discorsetto e insieme siamo andati dai miei nonni paterni. Andavo a trovarli ogni volta che potevo, inoltre nonna Jody, quella materna, anche lei era in stretti rapporti con loro e a volte andavamo insieme a fargli visita. Bussai alla porta e nonno Ben venne ad aprirci.
 «Shanny!» esclamò contento, mi abbracciò con foga «entra, avanti»
  «Shannon!» nonna Carol corse anche lei ad abbracciarmi «Sei in anticipo cara… OH! Ma chi è questo bel ragazzo? Il tuo fidanzato?» domandò euforica.
«No nonna lui è il mio fratellastro, Jordan»
 «Piacere ragazzo, io sono Carol e lui è Ben, mio marito»
«Benvenuto nel lato Greene della famiglia» dissi io, «vieni ti faccio fare un giro della casa»
Gli feci vedere tutto, anche la soffitta, dove mio padre teneva le sue chincaglierie, rimase affascinato e io credevo che neppure gli interessasse.
 «Wow che bella casa» disse. Ci sedemmo sul divano e continuò: «se me lo avessi detto prima forse non ti avrei preso in giro così spesso» ipotizzò.
«Nah, lo avresti fatto comunque e continuerai a farlo, inoltre se smettessi è probabile che chiamerei un esorcista»
Rise e io sentii i miei nonni confabulare in sottofondo, mio nonno prese delle vecchie cassette e ce le fece vedere.
«Vedrai Jordan queste ti piaceranno!» disse sedendosi sulla poltrona.
  «La prego, mi chiami J»
«Ti prego J, dammi del tu! Ho solo sessantotto anni, sono ancora giovane!»
 «Non mancherò»
Partì una vecchia registrazione, mio padre mi stava filmando mentre pranzavo sul muretto con i suoi colleghi, un panino, nulla di che. “Guardate come mangia la mia piccola!” esclamava mio padre, oppure “ Avanti Shan, sorridi alla telecamera!”; d’un tratto passò una bella donna davanti a Big G, l’amico di mio padre, che le fischiò senza un briciolo di costume gridando “Ahi! Mamachita calinte! Se tu vien conmigo te voy a mostrar las estrellas del piacer!” tutti scoppiarono a ridere, non solo quelli della registrazione, ma anche Jordan sembrò capire le parole di Big G. Ovviamente se era un doppio senso, o comunque qualcosa di sconcio, Jordan l’avrebbe capito anche se fosse cinese! Poco dopo passò un bambino, circa dell’età che io avevo allora, un bambino insomma ed imitai Big G. Fischiai con tutto il fiato che avevo e quando si voltò gridai: “Quiere tu bailar esta noche?” una delle tipiche frasi da rimorchio spagnole di Big G, manco sapevo cosa volevano dire, però il bambino mi fece l’occhiolino  e con la bocca mimò un: “chiamami”. Ero piuttosto orgogliosa del mio talento per il rimorchio, finchè mio padre non mi urlò contro: “Non si fa! Shannon sei piccola e i bambini maschi…”
 “Oh lasciala stare Andy!” esclamò Big G. “ è chiaro che la piccola faina ha l’occhio lungo!”
 “Ma quale occhio lungo Gustave! Shannon è una bambina… ti prego piccina, non crescere mai, lo fai per papà?”
  “Okay” risposi io con innocenza.
“Di questa storia, non una parola con Marianne!”
 “Saremo muti come tombe capo”
“E tu Big G cerca di influenzarla meno”
Il video si spense e Jordan continuava a guardarmi e a sorridere.
 «Ebbè?» chiesi «Perché mi fissi in questo modo?»
«Spiegami, perché sei cresciuta?»
  «Spiegami, perché tu non lo hai fatto?»
«I maschi non crescono mai veramente bimba, è una sindrome»
 «Non chiamarmi bimba, mi da sui nervi» mi alzai ed aiutai nonna Carol a sistemare la tavola. Mi faceva imbestialire questo suo modo di fare! Perché darmi dei nomignoli, già non ci sopportiamo se in più aggiunge soprannomi simili distruggiamo perfino il rapporto di finto affetto che alleggia tra di noi.
 «Perché lo hai scaricato così?» domandò mia nonna.
«Meno male che l’ho fatto se no poteva dire addio alla mascella»
 «Potreste essere bravi fratelli se solo…»
«Noi non siamo fratelli!» gridai «Scusa nonna non volevo gridare»
 «Perché ti secca tanto ammettere che lui è tuo fratello?»
«Perché lui non lo è, non posso fingere che lo sia non è mai stato un fratello per me, né io una sorella per lui» spiegai.
  «Sei come tuo padre, certe cose tu proprio non le accetti e fai fatica a comprendere, non perché non ci arrivi, ma perché non vuoi arrivarci»
«Ecco questa tua perla di saggezza proprio non l’ho capita»
  «Hai proprio lo spirito di tuo padre» disse rassegnata.
 Suonarono alla porta e tutti i miei familiari entrarono, mia madre presentò il resto della famiglia ai nonni, dopodiché arrivarono tutti i vecchi amici di mio padre da Dorjan Musklow al grande Big G.
 «Quanto sei cresciuta piccola matrioska! Come stai? » mi domandò Musklow.
 «Sto alla grande!»
 Big G arrivò di corsa con le lacrime agli occhi e mi abbracciò con tanta forza da sollevarmi: «La mia piccola  batuffolina rosa! Ora non credo potrò più cambiarti, fai tutti da sola! M-Mi viene da llorar! Me niña è cresciuta ed è tanto linda, una vera y guapa señorita!» mi posò a terra e guardò Jordan «Ah! Dissi a tuo padre che eri una faina dall’occhio lungo… Shan, esto chico es un bel partito… es tu novio?»
 «EHHH???? NO! Non è il mio fidanzato! Lui è solo il mio fratellastro!»
   «E allora? Mica è incesto!»
«Ti ci metti pure tu ora?!»
 «Calmati faina… cavolo hai proprio lo spirito di tuo padre!»
Il pranzo mi sembrò un agonia, troppo lungo pieno di spiegazioni e di bei ricordi, ma ovviamente insieme ai bei ricordi arrivano anche quelli brutti. Nonno Ben mise il video del telegiornale che parlava dell’incidente di papà e per me fu un supplizio.
“ Siamo qui in Lexington Street dove c’è stata una sparatoria grave, un uomo di nome Andrew Greene è stato ferito gravemente da una banda di mafiosi, si suppone delle parti di Boston, purtroppo la vittima dell’attentato è stata ferita con un colpo mortale e secondo i medici non supererà la notte, ma sentiamo cosa ne pensa la famiglia. Signora Greene  cosa pensa dell’accaduto? Suo marito è stato attaccato per aver visto uno dei boss che organizzava un complotto contro lo stato della Virginia, è vero?
- Non so nulla riguardo a questo, ma a quanto pare Andrew ha assistito a qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, era nel posto sbagliato al momento sbagliato, tutto qui; inoltre la polizia mi ha assicurato che sarà fatta giustizia…-
 -Mamma!  Il monitor di papà ha smesso di fare bip!-
 -Oh no! Scusate, vi sarei grata se ve ne andaste-”
Poi ci fu il video del funerale e nel sentir parlare i politici di quanto mio padre fosse un eroe non potevo sopportarlo. Cosa avevano fatto loro? Nulla e ancora parlavano, inoltre avrebbero presto vissuto ciò che mio padre era riuscito a scoprire. Uscì dalla casa e andai a prendere un po’ d’aria, mi misi a dondolare sulla vecchia altalena e sentì un profondo vuoto.
 «Shannon? Che ci fai qui?» domandò una voce familiare, era Nicholas dall’altra parte del cancello.
«Nicholas! Oh niente io sono dai nonni» dissi.
 «Beh sono felice di vederti, sai avevo una cosa importate da darti, ma l’altro giorno sei dovuta scappare»
  «Sì… ricordo» solo l’idea della friendzone mi aveva fatto venire un attacco di panico.
«Puoi avvicinarti?» feci come richiesto, mi prese il viso e mi baciò. Devo dire che non lo immaginavo possibile, mi sentì sollevare e dopo un attimo di indecisione tutto diventò più vertiginoso, sentivo la lingua di Nicholas viaggiare nella mia bocca, era un continuo intrecciarsi e il tempo sembrava immobile… o forse no? Era stato tutto troppo veloce e troppo emozionante per poterlo descrivere «Posso considerarti la mia ragazza?»
 «Sì, sì certo che puoi!»
«Allora a domani Shan» mi fece l’occhiolino e se ne andò. Ritornai sull’altalena e sentì le mie guance in fiamme.
 «Come stai?» domandò Jordan tagliente.
«Meglio, perché?»
 «No nulla, ero preoccupato. Sei tutta rossa vuoi  dell’acqua?» domandò.
«N-No grazie davvero sto bene»
 «Okay, bene, allora rientra ti stanno aspettando tutti» disse acido.
«Che hai? Non mi sembra ti abbiano dato del cibo rancido!» contestai.
 «Non ho nulla, ma visto che è l’anniversario della morte di tuo padre magari stare in famiglia ti interessava!»
«Stai dicendo che io passo poco tempo con la mia famiglia?!»
«Sì, è proprio così»
«Senti un po’ sei tu quello che mi addossa sempre Hazel, sei tu quello che va a zonzo e sei tu l’unico che non ho ancora accettato in famiglia! Ti sembra un caso?»
«Ah quindi è questo che pensi? Che della mia nuova famiglia non me ne freghi nulla?! Pensi davvero che ci provi gusto a litigare, sempre?»
  «Sì, è quello che penso!»
«Bene!»
  «BENE!»
Prese la sua roba e andò via furioso, feci lo stesso, mentre sistemavo la mia roba sentì mia nonna conversare con mia madre non ho capito riguardo a cosa e in quel momento non mi interessava, potevo andare nell’unico posto dove davvero potevo stare con qualcuno che mi capisse, andai da mio padre. Piansi come una fontana, per rabbia . Tutte le volte che mi capitava qualcosa di bello arrivava lui a rovinare tutto! Sempre! Se la mia giornata veniva rovinata era sempre colpa sua. Eppure quella mattina era stato stranamente comprensivo e gentile con me, non riuscivo proprio a capirlo! Ma che cavolo gli avevo fatto?! Nulla cavolo, nulla!
 «Ehy» bisbigliò una voce dietro di me. Mi voltai e Jordan era lì, in piedi accanto, a me.
«Che vuoi ancora?» singhiozzai. «Hai già fatto del tuo meglio per oggi, vattene, lasciami sola»
 «Senti io volevo dirti che…»
«Non voglio ascoltarti, basta! Vattene ho detto! Lasciami in pace!» mi tappai le orecchie, per non sentire più la sua voce.
 «NO! Tu mi ascolti!» mi prese le mani e le allontanò dalle orecchie «volevo dirti che mi dispiace, ho esagerato e non avevo motivo di arrabbiarmi»
 «Sei sincero?» chiesi.
«Sì e non penso che passi poco tempo in famiglia e hai ragione ti scarico sempre il lavoro da baby-sitter, non sono per Hazel né per te un buon fratello» confessò.
   «Io non ho bisogno di un fratello, anche se molto spesso anche io esagero e non sono la sorella tipo che vorresti e non è del tutto vero che non ti ho accettato, se tu non ronzassi per casa forse non sarebbe lo stesso, ma non riesco a vederti come un fratello, scusa»
«Tranquilla, nemmeno io riesco a vederti come una sorella quanto una compagna di classe o la figlia della mia matrigna, ma sono comunque contento di poterti stuzzicare»
 «Sono stufa di litigare con te J»
«Anche io»
 «Siamo diversi e questo è un bene, no?»
«Sì, non per questo dobbiamo litigare. Tentiamo l’impossibile?» domandò sul filo di lana.
  «Amici?»
«Amici»
 Ci stringemmo la mano e mi sembrò d’essermi tolta un grosso peso, di essere più leggera. Ero stufa di odiarlo, di litigare sempre per ogni minima cosa, anche quelle stupide. Forse quello era il giorno dei miracoli, ne erano capitati due e forse mio padre li aveva fatti avverare.

Rouge e Minori: Eccoci con il capitolo 4, non sono adorabili? Hanno trovato un punto d'incontro, ma non pensate che sia una tregua, continueranno più testardi che mai! Vi salutiamo e vi lasciamo con la bellissima Shannon e il trailer della storia!! A presto!

Trailer ---> https://www.youtube.com/watch?v=RFvjN0FdAOM

Shannon 


 
  
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