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Autore: drinkrauhl    15/06/2014    1 recensioni
In una piccola cittadina, un gruppo di amici-nemici sono alla ricerca del corpo di un ragazzo scomparso.
le due bande -B. Ladies e Pigmei- sembrano apparentemente odiarsi, ma tutti condividono una passione comune: l'equitazione.
Per dimostrare a tutti di essere degli eroi, intraprendono un viaggio di due giorni che si trasforma in un'avventura alla scoperta di se stessi.
Alex, a capo delle B. Ladies, è una ragazza molto forte e sicura di se, ma Justin, capo dei Pigmei, riuscirà a farle dubitare anche delle sue certezze, sopratutto quelle riguardanti l'amore.
Vi propongo un simpatico remake del film "Stand By Me" a ritmo delle migliori canzoni anni sessanta.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRAILER






Let The Good Times Roll




-Si certo, tranquillo ...- sorrisi, anche se mi sentivo leggermente ferita.
Aveva insistito tanto per essere accompagnato, e ora mi lasciava lì da sola.
Camminammo ancora per un po' prima di arrivare in discoteca.
La musica si poteva udire anche dall'esterno, l'interno era decorato con palloncini color avorio e al centro una grande sfera a specchio. C'erano molte persone, quindi era difficile individuare Taylor, Holly e Amber.
Appena entrammo Ben ci accolse a braccia aperte.
-Ragazzi, pensavo che ...- indicò noi con due dita.
-Nella vita si cambia- lo liquidò Justin sorpassandolo, questa volta cingendomi i fianchi con il braccio.
-Te le taglio quelle mani- sussurrai al suo orecchio, facendolo ridere.
-Calma bionda, non ci penso proprio a toccarti- fece scivolare via il suo braccio, per poi metterlo nelle tasche.
-Ciao Justin- una voce stridula si materializzò alle mie spalle. 
Mi voltai accigliata, per vedere chi fosse, e trovai una ragazza alta, con i capelli neri, che letteralmente si accollava a Justin. Era di spalle, quindi non riuscivo a vederla. Non mi infastidì tanto, Justin era abituato d avere ragazze intorno, sicuramente l'avrebbe portata in uno sgabuzzino e ... potete immaginare.
Decisi di farmi largo tra la folla, per cercare le mie amiche. Tutte le ragazze avevano vestiti a pois con colori sgargianti, mentre i ragazzi avevano un giubbotto di pelle e dei bermuda, a causa del caldo, ma erano alquanto ridicoli.
-Io in realtà ho un'accompagnatrice- mi bloccai appena sentii la voce di Justin. 
Mi voltai, piegando la testa verso sinistra e lo vidi dare una pacca sulla spalla della ragazza, per poi tornare da me.
-Che fai?- chiesi spingendolo giocosamente.
-Non ho voglia di parlare con quella tipa, chi sa che cosa ha fatto con la bocca- fece una smorfia disgustata.
Iniziammo a ridacchiare insieme, ma, senza che ce ne accorgessimo, partì un lento.
-Mi piace questa canzone- commentai riconoscendo la melodia.
-Stand By Me- sorrise, riconoscendola anche lui -Te ne intendi bionda- mi offrì la mano, per ballare.
Mugolai sorridendo e afferrai la sua mano.
-Galanteria da Pigmei- sussurrò al mio orecchio, posizionando le mani suoi miei fianchi, mentre le mie si intrecciarono attorno al suo collo.
-Sei insolitamente gentile- sorrisi, sentendo le sue mani salire, al posto di scendere.
-Lo sai che presto lo verranno a sapere tutti?- fece qualche passo prima verso destra, poi in avanti. Era un lento, e penso che entrambi non lo avevamo mai ballato, ma non era male.
Si trattava solo di fare qualche passo, niente di speciale.
-Lo negherò fino alla morte- alzai le sopracciglia sorridendo, per stuzzicarlo.
-Io lo ricorderò fino alla morte- mi portò ancora più vicino a se.
Deglutii rumorosamente e pressai le labbra insieme.
-Dovrò ucciderti- sussurrai al suo orecchio.
Rise sulla mia pelle -Vuoi da bere?- si staccò e mi guardò interrogativo.
-Magari una birra- mormorai annuendo.
Sorrise e si allontanò confondendosi tra la folla.
-Darling Darling, stand by me ...- iniziai a canticchiare girandomi intorno.
Tutti i ragazzi che ballavano si stavano baciando, coccolando, io e Justin quasi sembravamo estranei in confronto a loro.
Ripensai alla prima volta che ascoltai quella canzone, avevo dodici anni ed ero con le ragazze.
Avevano appena formato il gruppo e stavamo girovagando nei campi. D'un tratto sentimmo una melodia provenire da una roulotte abbandonata, quella che sarebbe stata la nostra futura seconda casa. Ci avvicinammo, per saperne di più, e vedemmo quattro ragazzini con una radio. Erano carini e ... molto diversi, Justin aveva i capelli lunghi, che gli coprivano gli occhi, come gli altri tre. Appena ci videro, ci intimarono di andarcene, al contrario, noi li cacciammo e rubammo la radio.
Solo al pensiero mi viene da ridere ...
-Ecco- Justin mi piombò davanti con due lattine di birra.
Sorrisi e ne afferrai una -Grazie- mormorai prima di rimettere una mano sulla sua spalla, nella speranza di continuare a ballare.
Dalla sua espressione sembrò sorpreso, ma non si oppose, anzi, mise una mano su un fianco, mentre con l'altra sosteneva la birra.
-I won't cry, I won't cry- Justin cercò di imitare la voce di Ben E. Kimg, ma riuscì solo a farmi ridere.
-Just as long as you stand, stand by me- completai la frase, pur sapendo di essere stonata.
-Oh Darlin' darlin' stand by me, oh stand by me- si staccò da me, con tono drammatico, stringendo i pugni, battendo sul cuore.
Mi guardai intorno ridendo in modo eccessivo, e notai che tutti ci stavano guardando. Stavamo dando spettacolo.
-Stand by me, stand by me, stand by me-e, yeah- si avvicinò prendendomi una mano, per poi farmi fare una piroetta.
Dalla folla partirono fischi, applausi, intorno a noi si era formata una cerchia di persone. Da lì partì un bellissimo assolo di chitarra, nel quale Justin mi fece allontanare, e sempre mano nella mano, mi fece tornare tra le sue braccia, avvolgendomi con uno yo-yo. 
-Whenever you're in trouble won't you stand by me, oh now now stand by me 
Oh stand by me, stand by me, stand by me- continuò facendomi fare un caschè. Per tutto il ballo non facevo che ridere, ad un tratto cercai di bere un sorso di birra, ma un ragazzo me la tolse di mano, per farmi continuare a ballare.
-Darlin', darlin', stand by me-e, stand by me . Oh stand by me, stand by me, stand by me- continuammo insieme, poiché era l'ultima strofa.
-Bravi!- urlò qualcuno alla cerchia, mentre io e Justin ci guardavamo imbarazzati, ma allo stesso tempo felici.
Infondo quella serata non era terribile come mi aspettavo.
-Sei bravo- gli diedi un pugno sul braccio in modo scherzoso.
-Si beh che ti aspettavi- tirò l'estremità della sua giacca per fare il figo, ma immediatamente scossi la testa e lo presi in giro.
-Oggi ci siamo dimenticate di andare al maneggio- sussurrai al suo orecchio.
Non so perchè lo dissi in quel momento, ma mi venne in mentre lì, di punto di bianco. Fummo davvero stupide, passammo l'intera giornata a casa a guardare la televisione, avremmo avuto tutto il tempo, ma ce ne dimenticammo.
-Scusa- mormorai abbassando lo sguardo.
Justin si passò la lingua tra le labbra e si guardò intorno.
-Andiamoci ora- disse bevendo un sorso dalla lattina che aveva tra le mani.
Erano circa le otto e mezza e probabilmente era sveglio, abitava al maneggio. Beh non proprio, aveva una casa proprio lì fianco.
Aprii bocca per dire qualcosa, ma la richiusi subito, annuendo.
Justin si voltò e si avviò verso l'uscita, mentre io lo seguivo a ruota.
Arrivammo a fatica verso la porta e quando uscimmo una folata di vento ci avvolse. Justin mi guardò interrogativo, come per chiedermi se volessi andare, ma io mimai solo un "si", e gli indicai con il capo di proseguire.
Si voltò e proseguì, lungo la scorciatoia che portava al bosco.
Era molto buio e confesso che avevo paura, i gufi e i lupi erano davvero inquietanti, e Justin andava troppo veloce. Si addentrava nella fitta boscaglia, schivando rami e radici.
Certamente, camminare con i tacchi su quel terreno irregolare non era il massimo, sopratutto quando mi accorsi di aver perso di vista Justin.
Andai nel panico, mi guardai intorno e mi resi conto di non ricordare nemmeno de dove eravamo arrivati.
-Justin?- lo chiamai avanzando cautamente.
Ma niente, nessuna risposta.
-Justin ti prego se è uno scherzo non è divertente- urlai poggiando la schiena al tronco di un albero.
Stavo andando nel panico, mi ero appena persa nel bosco? 
Cercai di calmarmi mettendomi una mano sul cuore, ma il mio respiro divenne sempre più affannato. Forse era la paura, la tensione, ma sentii gli ululati sempre più vicini.
-Ehi- qualcuno mi fece sobbalzare. 
Quasi venne un'infarto, ma subito vidi il volto di Justin. Avrei avuto voglia di colpirlo per la paura che mi aveva procurato.
-Vaffanculo!- lo spinsi via, cercando di regolarizzare il suo battito.
-Calma, siamo quasi arrivati- mi prese la mano e mi trascinò lungo una stradina.
Stavo per ritrarre la mano, ma non avrei voluto perdermi di nuovo. Camminammo ancora per poco, fino a raggiungere il maneggio. Era tutto tranquillo, si sentiva solo il rumore che producevano i grilli. Amavo quel posto, sopratutto il bosco, di mattina.
Lo preferivo anche alla città, ecco perchè trascorrevo la maggior parte del mio tempo lì.
Le luci della casa di Mike erano tutte accese, segno che era in casa.
-Scusa ma devo fare una cosa- mi fermai un attimo e mi tolsi entrambi i tacchi. Erano comodi per una serata, non per camminare nel bosco.
Sospirai, sollevata, e presi i tacchi in una mano, camminando verso la casa.
Notai che la porta era aperta e sullo stipite c'era una donna con un camice rosa.
-Che succede?- chiese Justin allarmato.
Mi strinsi nelle spalle, ma nel dubbio, corsi verso la donna. Sentii i passi affrettati di Justin dietro di me.
L'erba , al contatto con i piedi nudi, mi fece rabbrividire, ma mi donò la scarica di adrenalina di cui avevo bisogno.
-Scusi- chiamai la signora. 
Lei si voltò e mi guardò sconcertata, notai che era messicana, probabilmente la sua domestica.
Mi affacciai nell'appartamento e vidi che era tutto sotto sopra, come se ci fosse stato un furto.
-Cos'è successo?- domandò Justin quando vide lo scenario.
-Io no sapere, signor Mike doveva essere qui, ma io no trovato- disse la signora con un forte accento straniero.
Era ... scomparso? 
Guardai Justin spaventata e confusa.
-Aveva parlato di appuntamento con signore ...- spiegò la donna.
-Che doveva comprare il maneggio- terminò Justin.
Ero davvero confusa, avevo paura. E se gli era successo qualcosa? 
-Esattamente- annuì la donna.
-Justin pensi che ...- lo guardai angosciata.
Il sangue mi si gelò nelle vene e sentii di stare per svenire.
-Credo che ...- deglutì rumorosamente sospirando.
-Hai il numero di Mike?- chiesi timorosa.
Justin non rispose, prese il telefono e compose velocemente un numero.
Attese per qualche secondo, che sembrò un'eternità. Mi sedetti sull'erba cercando di calmarmi. Un improvviso calore mi avvolse, facendomi sentire ancora più male.
-Non risponde- concluse terminando la telefonata.
Si accasciò di fianco a me e mi tranquillizzò accarezzandomi il braccio. Il suo tocco era disarmante, ma mi calmò leggermente.
Gli strappai il telefono dalle mani ed aprii l'app "trova i miei amici".
Inserii velocemente il numero di Mike e lo localizzai. Si trovava a cinquanta chilometri da noi, in campagna, vicino ad un lago. Era fermo lì da tre ore.
-Che fai?- chiese Justin sporgendosi.
-L'ho localizzato- spiegai senza fiato -È a cinquanta chilometri da qui, vicino al fiume- inspirai ed espirai profondamente.
-Ma stà bene?- chiese prendendo l'iPhone tra le mani.
-È fermo lì da tre ore, nello stesso punto, non si è mosso neanche un po'- mugolai sentendo le lacrime agli occhi.
-Non è successo niente- mi sorrise a stento.
Non ci credevo. Per un momento pensai che fosse ... morto. 
Dovevo trovarlo.
-Justin dobbiamo cercarlo- dissi alzandomi bruscamente.
-Cosa?- sbottò -Sei pazza- scosse la testa.
-Io non lascio il caso alla polizia! Era nostro amico, e se ci stai bene, altrimenti torna dai tuoi amici!- urlai lanciando i tacchi nel bel mezzo del campo.
-Ci verrei, ma come ci andiamo?- agitò le braccia in aria.
Mi guardai intorno nella speranza di trovare qualcosa, ma l'unica cosa che notai fu la donna messicana che era entrata in casa, per mettere in ordine.
Un nutrito mi fece voltare e guardare verso le stelle.
-Camminiamo- urlai, mentre Justin non ne capì il senso -Andiamo con a piedi, ci portiamo qualcosa per dormire- mi sorpresi anche io per la stronzata detta.
-Ah- sorrise -Se resisti- ridacchiò istericamente -Io lo faccio- annuì.
-Ma ...- pensai che sarebbe stata un'assurdità dormire per terra, ma ormai l'avevo detto, non potevo tirarmi indietro.
-Ma ...? Non sei disposta a dormire in tenda?- mi sfidò.
-Si che lo faccio!- mi accigliai e diventai irritata.
Dovevo trovarlo, anche perchè ... nessuno sapeva che avevo una piccola cotta per lui. Era un bel ragazzo, capelli mori, occhi azzurri e muscoloso.
-Allora a quando bionda?- mi fece l'occhiolino.
Sbuffai e insieme pensammo ad un piano. Come già deciso, il giorno seguente avremmo rubato in cavalli, e il giorno stesso saremmo partiti. Avremmo dovuto portare dei sacchi a pelo, delle torce, qualche vestito e cibo.
-Campeggio- risposi alla domanda di Justin: "Che dirai a tua madre?".
-Ti crederà?- chiese sghignazzando.
-Mia madre crede che i Pigmei, voi, siano ragazze presuntuose di nome Justina, Ray, Christy e Freddy- risi.
-Ma sono i nostri nomi al femminile?- mi spinse giocosamente -Stronza- scosse il capo che le labbra serrate.
Stavamo andando nel suo quartier generale, avevamo dato appuntamento lì ai ragazzi.
-Chiudi gli occhi- mi incitò.
Sapevo cosa voleva fare, non voleva farmi vedere dove era situata la corda per la quale scattava l'allarme. 
Lo feci e sentii le mano di Justin posarsi sui miei fianchi per guidarmi. Feci qualche passo e sentii che il terreno si faceva sempre più fangoso, fin quando le mani di Justin presero le mie e le poggiarono su un piccolo tronco di legno.
-Puoi aprire gli occhi- riuscii ad immaginare un sorrisetto compiaciuto sul suo volto.
Quando lo feci, mi ritrovai una piccola scala di loro fatta da loro, che portava alla casa sull'albero. L'avevano costruita loro stessi, con legname per parquet, legna della foresta ... 
Salii la scala, nella speranza che Justin non guardasse sotto il mio vestito, ma il suo sguardo era completamente assente, guardava il maneggio in lontananza.
Finalmente arrivai in cima, e, facendo qualche passo sul piccolo terrazzo fatto di legna e protetto lateralmente da una rete, entrai nella casetta. Al contrario di come mi spettavo, non vi erano giornalini porno, poster con ragazze nude ... c'era un giradischi nell'angolo, con di fianco un cesto con parecchi vinili dei Green Day, li riconobbi dalla copertina. Per terra c'era una grande pila di fumetti, alcuni sparsi sul pavimento, ma sembravano vecchi e di valore. C'era una grande libreria, colma di libri, tra cui la saga completa di Harry Potter, Il libro dei morti e tanti altri. Per terra vi erano quattro materassini gonfiabili, ricoperti da lenzuola colorate, dal soffitto pendeva una lampadina, in quel momento spenta. Notai di fianco ad uno dei materassini un mini frigo, collegato ad una batteria, che forniva elettricità anche alla lampadina.
-Bella vero?- Justin mi raggiunse.
Annuii non potendo negare che era un bel posto per rilassarsi. 
-Mi chiedo come una barbie come te resista una settima in un sacco a pelo?- ridacchiò tra se avvicinandosi alla libreria. 
Non sapevo neanche perchè volevo fare tanto per Mike, forse ero solo egoista, trovare il corpo di un ragazzo, o un ragazzo scomparso era una gran cosa. Saremmo finiti suoi giornali, in televisione, e molto probabilmente era l'egoismo a spingermi a tutto questo. Avevano sedici e diciassette anni, non avevamo combinato ancora niente nella vita, a meno che non avremmo combinato mai niente. Era stupido, ma sin da piccola sognavo di diventare una scrittrice, nessuno lo sapeva, neanche le ragazze.
Justin spostò qualche libri prima di annuire a se stesso e mettere la mano dietro un libro, per poi estrarre un pacchetto di sigarette. Lo aprì e notai che all'interno vi era già un accendino. Con molta calma, ne prese una e se la portò tra le labbra. Mugolò un verso e me ne offrì una, non fumavo quasi mai, ma a quell'età, chi non lo faceva? Ne presi una e anche io la misi tra le labbra piene. Justin prima accese la sua, facendo girare la rotella un paio di volte, poi accostò l'accendino alla mia, e dopo un giro di rotella, si accese.
Inspirai con le labbra il fumo ed aprii leggermente un angolo della mia bocca, per far uscire il fumo. Richiuse il pacchetto, mettendo l'accendino al suo interno, e lo lanciò su un materassino.
-Ti va una partita a black jack?- propose, avvicinandosi al giradischi.
-Si ...- presi la sigaretta tra l'indice e il medio -Dove sono le carte?- chiesi guardandomi intorno.
Esitò qualche secondo per rispondere, fin quando si tolse la sigaretta dalla bocca -Lì c'è un tavolino- indicò con il capo la mia sinistra.
Mi voltai ed eccolo lì, un tavolino costituito da ceppo di legno, come base, e un una lastra di acciaio per appoggiarci le cose. Sopra vi erano sparse delle carte e una lattina di birra.
Justin accese la lampadina, illuminando la stanza, e mise su un disco dei Green Day, mentre io mi portai nuovamente la sigaretta nelle labbra e spostai il tavolino, mettendolo al centro della stanza.
Avevo ancora i tacchi, che in precedenza ripresi dal prato, così li tolsi e li poggiai dove prima vi era il tavolino. 
-I walk a lonely road, the only one that I have ever known- la canzone partì, con un bellissimo suono prodotto dal giradischi, e subito riconobbi "Bloulevard of broken dream".
-Sei brava?- domandò espirando il fumo.
-Posso farti il culo se voglio- gli feci l'occhiolino ripensando alle serate passate al bar con mio padre.
L'unica cosa che mi aveva insegnato fu contare le carte e barare a poker. Ero brava, molto brava, per quello riuscivo a permettermi vestiti e borse firmate. In classe organizzavamo piccoli tornei, dove riuscivo a racimolare un centinaio di dollari.
-Vedremo puttanella- mi sorrise, con la sigaretta tra le labbra, ed iniziò a mischiare le carte.
Osservai attentamente ogni suo movimento, per verificare eventuali imbrogli, ma era tutto pulito.
Presi la birra dal tavolino e la aprii per berne un sorso, mentre tenevo la sigaretta tra le mani.
-Che scommettiamo?- chiesi porgendogli la birra per fare un'altro tiro.
-Quei fumetti- non trovai nulla di interessante, e quei fumetti mi incuriosivano, più che altro mi incuriosiva il loro valore -Se vinco ne scelgo uno, se perdo ne salvi uno- ridacchiai fumando ancora.
-Bene ...- distribuì le due carte a testa e posizionò il mazzo al centro.
Alzai leggermente le carte e notai un asso di cuori e un dieci di picche. Risi capendo di aver vinto, ma Justin sembrò non accorgersene, era concentrato sulle carte. 
Tossii per attirare la sua attenzione, quando il suo sguardo ricadde su di me, alzai le carte e gli mostrai uno dei miei migliori sorrisi. 
-Paga stronzo- lanciai le carte sul tavolo e mi alzai, per scrutare meglio quei fumetti di fianco ai vinili.
-Ma come cazzo hai fatto?- sbottò posando le carte sul tavolo.
In quel momento eravamo inginocchiati, in mancanza di sedie, così Justin gattonò, facendomi ridere, fino a raggiungermi al mucchio. Li osservai attentamente, per capire quale fosse quello più costoso.
-Questo- indicai un fumetto di Spider-man, doveva essere il primo della serio, poichè sul lato c'era il numero uno.
-Sono di Chaz, penso che mi ucciderà ma ... hai vinto- si strinse nelle spalle.
-Questo è solo l'inizio- gli diedi una pacca sulla spalla e continuammo a giocare.
Quando arrivarono le ragazze e i Pigmei avevo completamente ripulito Justin: quattro fumetti, tre birre ed una collana con su scritto "swag". Avevamo fumato almeno cinque sigarette a testa per la tensione del momento.
-Ma che succede?- la voce di Taylor risuonò lungo la scala, quando una nube di fumo la fece tossire.







 

Hei, 
dio da quanto temo non pubblicavo niente. Sinceramente non avevo proprio tempo, efettivamente non avevo ne il tempo ne la voglia ... anyway now i'm here.
Dovete scusarmi, ho letto i vostri messaggi dove mi chiedevate di pubblicarla, ma davvero non ce la facevo.
spero che vi piaccia perchè a distanza di un anno (da quando l'ho scritta) continuo a rileggerla e ad adorarla. Mi farebbe molto piacere se lasciaste qualche recensione <3. Come al solito vi allego il trailer [fatto da me] e la canzone che di solito collego agli avvenimenti più importanti del capitolo.
thanks, bye. 

 

 

  
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