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Autore: SaraRocker    15/06/2014    2 recensioni
Anno 2097, l'intero pianeta terra si ritrova sotto una sorta di dittatura particolarmente cruenta, che si finge giusta e accondiscendente.
La Desert_Zone è un luogo formatosi a causa del riscaldamento globale, una sorta di continente quasi totalmente desertico e inadatto alla vita, dove la dittatura manda a morire coloro non adeguati a vivere in essa.
Gwen vive là , insieme ad un gruppo di ragazzi che collaborano in una sorta di resistenza.
Duncan è un militare a servizio della dittatura, che ritiene giusta e autorevole.
Estratto cap.28
"Non devi sentirti in colpa. E' stata l'avventura più bella." gli sussurrò "Ed ora è giunto il momento che tu mantenga fede alla tua promessa."
Duncan la ammirò a lungo in silenzio. Perchè sorrideva? Perchè i suoi occhi erano così lucidi? Perchè le sue labbra tremavano tanto?
Gwen non gli era mai sembrata tanto debole. Eppure, si stava sottoponendo alla più grande prova di coraggio.
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Scott, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Desert_Zone

 
cap.31










































"Come si scatena una guerra?"

Probabilmente, ad un occhio vigile, posato, distaccato e maniacalmente professionale, quella domanda sarebbe risultata come un ostacolo preossocchè insormontabile. Come rispondere ad un quesito di tale peso? Come poter dare una risposta esauriente quando non esisteva alcuna scienza a dimostrare il tutto? Non vi erano veri e propri 'metodi' per fare aizzare un intero stato contro un secondo. In innumerevoli racconti provenienti dalle ere passate, venivano narrate storie riguardanti raccapriccianti guerre, morti senza nome e vincite dal sapore insipido.
Eppure, nonostante tutto ciò, quel giovane conosceva molto più di quanto un maestro di professione -di quelli che solo i ricchi appartenenti alle famiglie più prestigiose potevano permettersi di assumere- avrebbe potuto sommariamente narrare. Si trattava di semplice ingegno, astuzia e di briciole risalenti ai secoli passati.
Un sorriso si delineò sul volto di Thomas, mentre il suo sguardo cadeva sul profilo incerto e confuso del biondo di fronte a lui -il suo interlocutore-. Prima di rispondergli, però, si voltò anche in direzione della ragazza -Bridgette-, assicurandosi che anche lei fosse in procinto di ascoltarlo. Ciò che stava per dire, avrebbe dato inizio a qualcosa di molto più grande di loro.

"Come si scatena una guerra?" disse la recluta, facendo eco a Geoff, camminando sino al piano della cucina -una delle poche parti della casa ancora intatte-, per poi sedervisi sopra. Sospirò, passsandosi una mano tra i capelli scompigliati, per poi puntare il proprio sguardo smeraldino contro il soffitto "Non vi è una scienza in grado di spiegarlo... Vi è invece un'astuzia viscida e spietata in grado di dare il via ad un colpo di stato."
Immediatamente, di fronte quelle parole tanto criptiche ed appena mormorate, il biondo chinò il capo, puntando i propri occhi verso quelli del giovane, ancora incredibilmente interessati alla fattura del soffitto dai toni scuri "Che intendi?"
"Si tratta di sfruttamento della mente umana." soffiò dopo pochi istanti Thomas, ricambiando lo sguardo di Geoff con un'allarmante follia in volto. I suoi occhi si erano ridotti a due fessure spietate, ed immediatamente i due biondi seppero che ciò che si apprestavano a fare, sarebbe stata la più grande pazzia di sempre. Eppure, non li interessava. Loro volevano semplicemente essere d'aiuto. Avrebbero imbracciato tutte le armi del mondo pur di dare anche solo qualche flebile speranza in più a Duncan, Gwen, e gli altri di evadere nuovamente dalla Desert_Zone.
"Si tratta di raccontare una menzogna." proseguì dopo qualche istante -che parve infinito, lungo quasi quanto un'initera ora- Thomas. Pronunciò quella frase, ostentando un vago sussurro. Rivelò quel trucco con vanto e determinazione, cosa che fece confondere sempre più il biondo di fronte a lui.
"Una semplice bugia? Non suona... Banale?" intervenne nuovamente Geoff, facendo sorridere furbescamente l'altro che, aspettandosi una tale domanda, aveva già preparato una piccata risposta.
"Vi sono precedenti simili."
La recluta seppe dare una logica spiegazione alle reazioni dei due in seguito alle sue parole. Sia Geoff che Bridgette si erano irrigiditi, mentre la ragazza -in particolare- si era lasciata anche sfuggire un sospiro sconvolto. La realtà era che, da quando il Governo era venuto al potere, ogni notizia esistente relativa a precedenti guerre, era stata totalmente distrutta. Nessun servo della dittatura era a conoscenza di ciò che il passato aveva riservato alle nazioni -anche alle più potenti-. Infondo, a quale scopo rivelare ad un branco di prigionieri -perchè quel popolo altro non era- che vi era la possibilità di fare nascere un'insurrezione, ed in particolare che essa potesse andare a buon fine? Per quanto folli, i numerosi ambasciatori al servizio del Governo non erano stupidi. Non potevano rischiare che i loro nuovi e fidati servi, resi ciechi da un'apparente tranquillità generale, decidessero che era giusto dare un significato alla parola 'libertà'.
"Come lo sai?" domandò d'improvviso Geoff, muovendo pochi passi in direzione di Thomas, il quale si limitò a sorridere sghembo prima che un'ombra di tristezza e rimpianti si posasse sul suo viso.
"Mio padre mi raccontava molte cose quando ancora era qui." sospirò il giovane, deglutendo a vuoto nel riportare a galla quei vecchi ed asfissianti ricordi "Lui non voleva che io crescessi nell'ignoranza."
Il silenzio che si posò in seguito sui tre ragazzi -in particolare per quel tanto delicato argomento- venne spezzato dalla voce tremante, ma determinata di Bridgette "Raccontaci."
Thomas sollevò il viso, per poi puntare il proprio guardo in quello della ragazza. La mirò a lungo, incerto se fosse effettivamente il caso di coinvolgerla in qualcosa di tanto rischioso, per poi sospirare arrendevole.
"Anni orsono, una menzogna scatenò una guerra di considerevole portata. Fu una guerra che si svolse principalmente in una zona dell'Africa -continente ormai scomparso- a quei tempi chiamata Iraq." esordì il giovane dagli occhi verdi, sfregando le mani per l'agitazione. Con il discorso che si apprestava a fare, avrebbe dovuto convincere quei due a scatenare una rivoluzione. Non sembrava semplice neppure a parole.
"Morirono centinaia di migliaia di persone. Pensare che tutte queste anime siano spirate a causa di una menzogna, non vi fa provare disgusto verso l'umanità?" domandò, accennando un sorriso triste ed arrendevole. Gli tornava alla mente suo padre, lui stesso -anni prima, quando ancora era un bambino- gli aveva posto la medesia domanda, ma ai tempi lui non era stato in grado di rispondere. In quel momento, però, avrebbe volentieri annuito.
"Eppure è vero." sospirò, continuando "Non vi erano armi chimiche con le quali si volevano attaccare gli Stati Uniti. Non c'erano."
Bridgette serrò le proprie labbra in un'espressione fredda e delusa, mentre Geoff ascoltava pensoso e colpito. Quelle parole così ben articolate potevano risuonare come una favola mai esistita alle loro orecchie, ma il giovane sapeva quanta amara realtà vi era in realtà celata.
"Vi erano solo un bel mucchio di menzogne, ed un pugno di ingenui." asserì con convinzione Thomas "Apparentemente -da ciò che dovrei dedurre- questa è la soluzione più corretta per scatenare un'apocalisse."
"Stai dicendo che l'uomo è comunque irrecuperabile, qualsiasi cosa faremo?" domandò il biondo, facendo sussultare la recluta. Quella domanda nascondeva oltre essa molto di più, ed in pochi istanti Thomas comprese. Ciò che davvero Geoff voleva chiedere era 'dovremo uccidere delle persone anche noi, quindi? In qualsiasi modo vada a finire?'. Un sorriso, simile a quello di poco prima -scarno e colmo di delusione- apparve sul suo volto diciottenne.
"Dire che l'umanità è malvagia potrebbe risultare come una concezione prettamente macchiavellica..." mormorò Thomas "...Ma è semplicemente realtà."

Quindi sì, dovremo uccidere.


 
***

Noah  posò con attenzione l'indice ed il medio contro il polso destro di Gwen. Esercitò una leggera pressione, sufficiente affinchè il battito della ragazza potesse essere chiaramente percepito, ed in pochi istanti un sorriso leggero si accennò sul suo volto. Ciò che percepiva era un andamento regolare, scandito con precisione e continuità. Era davvero riuscito a salvarla, il tutto sfruttando una batteria ed un paio di cavi in rame. Si sfilò i guanti in gomma in un gesto veloce, ed immediatamente si rivolse alla ragazza orgoglioso "Sono fiero di potere constatare che il tuo cuore sta battendo in modo regolare."
La dark, in risposta, si limitò ad ostentare un sorriso leggero. Le sembrava davvero surreale potere respirare nuovamente. Non avrebbe mai pensato che una simile piccolezza l'avrebbe fatta sorridere con tanta sincerità in un eventuale futuro, eppure era così. Non poteva smettere di assaporare il dolce sapore di quell'aria che la circondava, una brezza che non le era mai parsa tanto fresca ed essenziale. Nonostante potesse ancora avvertire i muscoli dolerle, ed il petto tirarle con spasmodia -in corrispondenza della cicatrice relativa alla bomba-, si sentiva felice, soddisfatta e rigenerata.
"Che facciamo ora?" intervenne d'improvviso Heather, guardandosi attorno. Il sole brillava ancora caldo e spietato sopra le loro teste, e la sabbia che li circondava era divenuta ardente, tanto che Gwen -ancora sdraiata a terra- dovette sollevare le mani, e la testa per evitare vere e proprie scottature.
"Nonostante Gwen stia meglio, il sole non aiuterà nessuno di noi... Dovremmo cercare riparo al più presto possibile. Questa calura potrebbe procurarci danni." rispose Noah, puntando il proprio sguardo su Scott. Il rosso, insieme alla dark, era colui che più conosceva le terre che li circondavano. La mora era ancora troppo debole per riprendere il controllo del gruppo, ergo, era giunto il momento per Scott di mostrarsi per ciò che era. Quest'ultimo, dopo avere udito le parole dello scienziato, annuì. Doveva riflettere.
"Dopo essere atterrati al centro della prigione, abbiamo iniziato a camminare verso sud..." esordì il rosso, facendo riferimento alla posizione della stella che, in cielo, brillava in modo costante e determinato "Suppongo sia opportuno proseguire in questa direzione. Abbiamo più probabilità di arrivare vicino al confine, e lì è più semplice trovare cibo."
Duncan, giunto al capezzale di Gwen per sollevarla da terra, annuì concorde, per poi passare un braccio sulle spalle della ragazza, e l'altro sotto le ginocchia. La sollevò subito dopo, permettendole di abbandonarsi contro il suo petto per evitarle sforzi di troppo. Constatò quanto fosse leggera, meravigliandosene. Era incredibile come una ragazza tanto piccola, potesse essere tanto forte. Istintivamente sorrise mentre lei, sorpresa nel trovarsi cullata tra quelle braccia che tanto amava, si irrigidiva e deglutiva a vuoto -la gola ormai seccatasi-.
"Sei una stupida, Gwen!" le disse apertamente, facendola sussultare appena "Pensavi davvero che ti avrei permesso di abbandonarmi nuovamente?" le domandò poi, costringendola ad arrossire "Puoi provare quanto vuoi, ma sarà inutile. Io non abbandono le persone a cui tengo."

Scott finse di non notare i comportamenti dei due amanti mentre, animati da nuova speranza, il gruppo si apprestava ad incamminarsi verso una prossima meta sconosciuta. Non sapevano cosa avrebbero trovato una volta percorse una decina di chilometri -o forse anche più-, e vi era la non segreta possibilità che ciò che si apprestavano a compiere, sarebbe stato un viaggio vano. Infondo, percorrere la strada verso sud significava allontanarsi sempre più da Indianapolis, e dalle terre che Scott e Gwen effettivamente conoscevano. Eppure, era anche vero che la zona nord della Desert_Zone era più che ben conosciuta per la sua incredibile propagazione di Folli. Lì, nelle antiche città in rovina, i cannibali prosperavano nascosti tra le mura abbandonate. A sud, invece, dove un tempo vi era stato l'oceano, le terre non erano fertili, e la zona era ostile alla vita. Nessuno -neppure un Folle- avrebbe osato andare lì, e per Gwen affrontare un viaggio predominato da pace, sarebbe stato sanatorio. Infondo, per quanto Noah avesse detto che lei stava bene, tutti -anche lei- sapevano che la realtà era un'altra. La dark si era appena risvegliata dalla morte; i suoi muscoli erano intorpiditi, le ossa stanche e le gambe tremanti. Duncan, prendenola tra le proprie braccia -impedendole di camminare-, aveva fatto solo che il minimo indispensabile.

La nuova speranza era quella di trovare una grotta per la notte.












'Trovare una grotta per la notte'.
Nonostante il perenne pensiero che rimbombava ormai da ore nella mente del rosso, nel momento in cui il sole calò definitivamente oltre l'orizzonte fatto di sabbia bianca e polvere, agli occhi della resistenza non era ancora apparso nulla.  Tutto ciò di cui erano stati testimoni era stato un paesaggio morto, predominato da ampie pianure e brevi colline, privo anche solo di piccoli ed appena accennati cespugli, e Scott ne era distrutto. Aveva passato le ultime ore pregando silenziosamente, sperando con tutto se stesso che la scelta da lui presa non fosse stata la peggiore, ma ormai aveva iniziato a dubitarne. Avevano percorso ormai una ventina di chilometri, ed anche solo il più breve dei passi aveva iniziato a stancarli. Gwen si era addormentata un paio di ore prima, ancora sorretta dalle braccia -per quanto stanche- di Duncan. Era crollata per il caldo ed il dolore che ancora poteva avvertire. Il militare aveva riferito di averle avvertito la fronte bruciare, ed il respiro diventarle pesante. Noah aveva immediatamente fatto riferimento ad una prevedibile insolazione, in quanto la giovane era rimasta a lungo svenuta sotto i raggi ardenti del sole, prima che si risvegliasse.
La speranza che solo poco prima si era posata su tutti loro, era nuovamente svanita.

"Scott, dovremmo fermarci qui. Duncan probabilmente è esausto e-" "No." fece secco il rosso, interrompendo Heather che, apprensiva, aveva deciso di spezzare quel silenzio colmo di sofferenze che si era posato su tutti loro "Andremo avanti. E' troppo dannatamente rischioso restare qui, senza nessuna protezione!" esclamò con disperazione Scott, mordendosi il labbro inferiore e voltandosi verso Duncan. Lui era divenuto d'improvviso il solo a poterlo capire. Avrebbe camminato anche per centinaia di chilometri pur di portare in un luogo sicuro Gwen. Era sicuro che il militare fosse concorde.
"E se Duncan non ce la fa, allora porterò io Gwen per qualche chilometro. A turno, ci riusciremo... M-Ma l'importante è non mollare ora." asserì severamente il rosso, serrando le proprie mani in due pugni collerici e disperati. Aveva detto l'ultima frase, scandendo con maniacalità ogni singola sillaba. Sentiva gli occhi pizzicargli a causa delle lacrime represse ed il respiro gli si era fatto incredibilmente fiacco. Duncan lo osservò qualche istante, prima di sorridere ed annuire.
"Sono d'accordo con Scott. Abbiamo faticato così tanto, che mollare in questo momento è da stupidi. Aspetteremo di arrivare in una zona sicura per fermarci. Lì, Gwen guarirà definitivamente." ordinò quindi il militare, guardando prima lo scienziato e poi la scrittrice. Scott, sorpreso da quell'intervento, sentendosi improvvisamente alleato con niente popodimeno che Duncan Smitt -una delle persone che detestava più al mondo-, si voltò sorridendo sghembo. Poi, un colpo proveniente dalle spalle gli fece perdere i sensi.

"Fermi tutti, o vi ammazzo."

Una voce sconosciuta, ed un carrello che scivolava con eleganza sulla canna di una pistola antica.











































 
Ehi, ragazzi! Vi vedo meno attivi in questi giorni, ma vabbè :')
spero che questo capitolo vi sia piaciuto e... Sì, c'è un tizio sconosciuto che ha appena aggredito Scott (presto sarà tutto più chiaro ahah)

Mhhh, mi farebbe piacere sapere che ne pensate e.... Ora vado :) Ciao a tutti!
  
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