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Autore: my shining world 7    15/06/2014    1 recensioni
Quanto può segnarti un avvenimento? Quanto puoi cambiare per qualcosa che neanche ricordi? Quante scelte difficili sarai costretto ad affrontare? Riuscirai a sconfiggere la tua paura?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Angolino autrice: ebbene ecco il capitolo dei capitoli! *Scuote la testa disapprovando il risultato*

“posso baciarti?”
Rimase in silenzio, non sapeva cosa rispondere, quella sua improvvisa richiesta l’aveva spiazzata, sentiva un formicolio in tutto il corpo,  impiegò 5 minuti per metabolizzare la domanda e, quando capì, scoppiò a ridere “oddio muoio, ah Marco sei terribile... se non ti conoscessi bene avrei pensato che fossi serio” disse piegandosi in due dal ridere, lui rimase in silenzio ad osservarla “oh cielo, questa è stata la più divertente” disse continuando a ridere, rotolando sul letto come una pazza.
Quando riuscì a smettere di ridere lo guardò seria, giusto per un attimo “b-b-baciarmi sembravi serio!” disse ricominciando a ridere mentre lui la guardava senza alcuna espressione –ma guardalo quanto si sta sforzando per essere serio- infine, dopo l’ennesimo attacco di ridarella le  sorrise. Karel però, parve notare una scintilla di tristezza nel suo sguardo –nah... ho visto sicuramente male-


 “posso baciarti?”
Marco si accorse di aver trattenuto il fiato. Gli girava la testa, sentiva i sensi intorpiditi, ma una risata forte e cristallina lo risvegliò: osservò Karel piegarsi in due dalle risate “oddio muoio, ah Marco sei terribile... se non ti conoscessi bene avrei pensato che fossi serio” disse divertita “oh cielo, questa è stata la più divertente” disse continuando a ridere rotolando sul letto come una pazza non riuscendo a smettere, poi si fermò un momento incrociando il suo sguardo “b-b-baciarmi, oh mamma... sembravi serio!” balbettò scoppiando di nuovo a ridere.
Marco impietrì, non riusciva a capire come si stesse sentendo, ma le sorrise, un sorriso che però non mostrava l’improvvisa tristezza e la sensazione di vuoto, non capiva cosa gli stesse succedendo.
Guardò l’orologio ansioso di andarsene via da lì, lontano da lei “cazzo è tardi ciao Karel” disse alzandosi dal letto, poi la guardò un attimo: aveva smesso di ridere e aveva una strana espressione sul volto, ma lui si voltò e se ne andò, anzi fuggì, con un dolore lancinante nel petto che non sapeva spiegarsi.

Si buttò sul letto dopo aver attraversato il salone come una furia non dando il tempo ai suoi di fargli domande, non chiusi nemmeno la camera a chiave, ma ai suoi genitori bastava sentire che sbatteva la porta per capire che voleva stare solo.
Era assurdo. Non riusciva a crederci.
Le aveva esplicitamente chiesto di baciarla –sono un vero idiota, si sapeva già, ma rafforziamo la quantità, sono un EMERITO IDIOTA DEL CAZZO!- Sentiva il cuore martellargli nel petto e un forte bisogno di muoversi, troppa energia, doveva sfogarla. Guardò il  comodino e pigramente afferrò la rubrica color porpora. Jessy?. No. Sì. Affermazioni opposte: cervello in tilt.
Buttò la testa all’indietro sul cuscino e lasciò cadere la rubrica per terra. Si sentiva di colpo stanco. Senza un briciolo di energia.  D’un tratto sentì la tasca vibrare, estrasse il telefono:due nuovi messaggi. Anna. Kery. Merda. La scopamica. La migliore amica. Nel momento sbagliato. Fantastico.
Anna: ciao tesoro, tra una settimana torno da te! Sei contento? Appena hai bisogno chiamami, ci sono sempre ; -cazzo ancora questa- Pensò infastidito, poi lesse il messaggio di Kery: emh... sai sinceramente non so cosa dirti... ecco... io... vabè nulla di che, spero tu sia stato bene oggi. Notte.
Fissò il messaggio per cinque minuti buoni non sapendo come sentirsi, cosa fare. Doveva risponderle, ma non sapeva cosa dirle, così rimase con il cellulare in mano, fissando il vuoto e ragionando su cosa scriverle. Gli venne un flash:Karel aveva scritto” notte” ma erano ancora le cinque del pomeriggio. Forse si aspettava che non lo leggesse subito o forse pensava che avesse degli “impegni”. –Mi schifo da solo. Allegria!- sbuffò mettendosi a sedere a gambe incrociate sul letto rimanendo a pensare, con un qualcosa di fastidioso che gli contorceva lo stomaco.
 
Rimase lì, ferma, sul  letto a fissare il nulla, poi si riscosse e prese il cellulare per inviare a Marco un messaggio in cui gli esprimeva, in modo fine, quanto le avesse dato fastidio il suo comportamento: Brutto Stronzo schifoso non ti permettere MAI più di andartene di punto in bianco o ti trancio le palle e ti castro tagliandoti quel coso facendoti morire dissanguato.
Sì un messaggio molto fine.
Era sul punto di inviarglielo ma le tornò in mente il suo comportamento strano, così cancellò il messaggio iniziale e provò a formulare una domanda decente che non lo facesse alterare, ma ogni cosa che scriveva le sembrava inadatta. Iniziò  a sentire le palpebre pesanti e gli occhi cominciavano a bruciarle, così si distese sul letto chiudendo gli occhi -accidenti sarà tardi- si disse massaggiandosi le tempie, fece un ultimo sforzo visivo per scrivere un qualcosa di confuso: emh... sai sinceramente non so cosa dirti... ecco... io... vabè nulla di che, spero tu sia stato bene oggi. Notte.
Ebbe giusto il tempo di premere il tasto invio che s’addormentò.


“Ma si può sapere che c’è?” chiese la ragazza allibita “Ma come cazzo ti è saltato in mente? Mi spieghi perché diamine l’hai fatto?Ti ha usata Karel, come faccio a fartelo capire una buona volta?” disse lui stanco “uffa, non mi ha usata, mi ha detto pure che mi ama e che non mi lascerà mai” rispose lei offesa, ma lui si strofinò il viso con una mano “Oh cielo Kery... vabè dai lasciamo perdere, andiamo che ti mangi un gelato da Betta” disse infine lui con un sorriso dolce ed un tono premuroso “si evviva!” saltellò lei entusiasta prendendolo sotto braccio e dirigendosi alla gelateria. “come li volete i gelati?” chiese la premurosa gelataia “uno limone e frutti di bosco e l’altro solo nocciola” disse il ragazzo facendo sorridere tantissimo la ragazza “Pazzesco! Marco sei pazzesco!” “cosa?” chiese lui perplesso “ti ricordi i miei gusti preferiti!!” “bhè che migliore amico sarei se non li ricordassi?” disse lui mettendosi a ridere, lei lo scrutò un attimo impassibile ma poi si mise a ridere anche lei.

“Karel! Karel!! Svegliati tesoro!!” aprì piano gli occhi, vedeva sfocato, ma riuscì a riconoscere la figura di sua madre che le toccò la fronte e poi sospirò stanca “m-mamma” balbettò Karel cercando di sorridere.
 “Karel per la miseria dimmi che non sei uscita oggi” disse la madre “umh... ” mugugnò preparandosi a mentire “Non so più come fare con te! Menomale che Marco mi ha avvisata” disse girando intorno al letto “M-Marco? Di che ti ha avvisata?” chiese confusa “mi ha detto che hai preso sonno in pieno pomeriggio e per la miseria, hai dormito tantissimo! Piccola mia mi spieghi che ti succede?” la fissò in attesa di una risposta “Nulla mamma, solo un calo di energie” mentì più a sé stessa che alla madre, la quale  sospirò stanca “se hai bisogno di parlare...” si diresse fuori dalla camera “sai che ci sono” chiuse la porta lasciandola nel silenzio e nella solitudine più totale.
Fissò la porta -Marco- quel nome rimbombò rumorosamente nella sua testa.  Si coprì il volto con le mani e d’un trattò sentì il letto vibrare, ebbe un sussulto e si mise subito a cercare il cellulare, lo trovò in mezzo alle coperte, un messaggio: ‘Cretina come stai?’. Eh sì lui compare sempre nei momenti sbagliati. Decise di non rispondere e buttò il cellulare sul letto. Sbuffò rumorosamente e scese dal letto, inciampò nelle ciabatte e cadde in avanti.
POOF. Si ritrovò fra le sue braccia “porco giuda smettila di comparire in camera mia quando e come cazzo ti pare” sibilò sull’orlo di una crisi di nervi fissando il pavimento, ma sentì comunque addosso l’intensità del suo sguardo “Ker... Karel senti, devi rimanere a letto”le disse premuroso “non ne ho bisogno!” Marco la strinse a sé “Karel la smetti di fare la potente? Non dimostri nulla così, ti stai solo facendo del male! Guardati, sei ridotta come uno straccio e sei pallidissima, le tue energie sono del tutto scomparse! Mi spieghi perché diamine fai così?” parlò con un tono che Karel non aveva mai sentito, la sua voce era severa e le parve quasi malinconica “lasciami” sibilò, ma Karel non vide cosa fece, Marco fu rapido: l’aveva presa in braccio e Karel se ne rese conto solo quando riaprì gli occhi che non sapeva di aver chiuso. Non oppose alcuna resistenza e si affidò a quelle meravigliose braccia, che avevano sempre saputo come consolarla.
“Kery, non puoi immaginare quanto io tenga a te” le sussurrò piano all’orecchio, sorridendo sommessamente. Avevo deciso di permettere a qualcuno di aiutarlo. Avevo aperto un piccolo varco nella muraglia per permetterle di passarci attraverso. Si sentiva bene, avvolto da un tiepido calore, ogni volta che guardava i suoi occhi. Ma Karel, non riusciva a fidarsi o affidarsi a nessuno, tranne che in quel momento, che le forze l’avevano abbandonata. Posò la testa sul petto di Marco e respirò il profumo della sua pelle. Si sentiva magnificamente. Lui iniziò ad accarezzarle i capelli, sfiorandole ogni volta la schiena. -Sì il mio posto, adesso, è con lui- pensò soddisfatta –E’ il mio angelo custode-
Ma voleva davvero abbassare ogni scudo? Non sapeva darsi una risposta.
Ma era fra le braccia di Marco e in quel momento era l’unica cosa che le importava.
Lo sentiva respirare profondamente e in maniera strana, come se volesse dirle qualcosa. Dai capelli spostò la mano sulla schiena, accarezzandola con estrema dolcezza. Mugugnò  qualcosa di incomprensibile e smise improvvisamente, come se li fosse balenata in testa qualche idea geniale. Fece un sospiro.
“Kery, sai cos’è che mi da fastidio?” chiese con un tono incomprensibile, lei sussultò,  ma rimase in silenzio e lui continuò a parlare “Mi da fastidio il tuo essere restia all’affetto, il tuo fingere di essere forte, il tuo fingere di essere qualcuno che non sei, il tuo fare continuamente cazzate colossali, il tuo non renderti conto che ci sono persone che ci tengono fin troppo a te, il mio essere stupido, il mio essere coglione, la mia incapacità a farti evitare ciò che ti distrugge, ciò che ti illude, ciò che non ti rende felice. Mi da fastidio sentirmi inutile. Dopo tutti questi anni vedere di non contare nulla per una persona per la quale mi sarei anche fatto ammazzare se necessario...” il suo monologo l’aveva lasciato in sospeso, quasi a darle spazio per parlare, ma cosa poteva dire? Non sapeva precisamente dove volesse andare a parare, non voleva guardarlo negli occhi, avevo paura di voltarsi. Rimase un po’ a pensare e arrivò ad una conclusione che la terrorizzava. Il suo tempismo fu pessimo, non riuscì ad impedirgli di parlare “Io ho sempre avuto paura di perderti e, finche ho potuto, ti ho tenuta lontana da tale pericolo, ma la curiosità ti ha tirata via. Ma mi chiedo, quella tua stramaledetta curiosità non s’interessa di come può sentirsi una persona al tuo fianco? Karel... io, io volevo semplicemente dirti che non sopporto il fatto che tu indossi quell’anello, che tu sia fidanzata con uno solo per il sesso, io sono il tuo migliore amico, devo impedirti di commettere errori, sono più di un migliore amico, sono tuo fratello, mi preoccupo della mia sorellina che, anche crescendo, è sempre la mia piccola, sono più di un fratello, sono una persona che ha provato a respingere l’affetto, ma ha fallito”.
Una lacrima bastarda sfuggì al suo controllo e percorse la sua guancia: era tutto quello che voleva evitare, era fuggita da codarda, non pensando che, prima o poi, avrebbe dovuto affrontare tutto insieme.
Alzò leggermente la testa quanto bastava per incrociare il suo sguardo, troppo profondo, troppo deluso, troppo triste. “Davvero ti senti inutile?” chiese con voce bassa, ma conosceva già la risposta, fu invasa da flashback che la fecero render conto di come si era comportata negli ultimi anni. Avvertì un fastidio allo stomaco, chiuse gli occhi e sentì delle labbra calde posarsi sulla sua fronte, non oppose resistenza, non aveva né energia né volontà e si addormentò.
   
 
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