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Autore: Monkey_D_Alyce    16/06/2014    3 recensioni
La mia vita...si può definire tale?
Tutto quello che sapevo su di me, sulla mia famiglia, sul mio passato...può essere semplicemente una menzogna.
E, come se non bastasse, arriva un serial killer a sconvolgermi la vita! Cosa vuole, costui, da me?
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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5° capitolo: Un intruso in casa

 
 
I minuti sembrano non passare mai.
Siamo qui, davanti allo stipite della porta di Shanks da dieci minuti buoni e, l’unica cosa che abbiamo fatto finora è stato boccheggiare come dei pesci e osservarci con sospetto.
Se vi dico che non ci sto capendo nulla e che sto per rimbecillirmi, mi credete?
Dopo altri tre secondi, il maestro riesce a ritrovare il senno e si rabbuia di colpo:
“Cosa è successo? Non vi ho mai visto litigare” afferma convinto, irritandosi un poco.
Shanks non ha mai amato la violenza, soprattutto tra fratelli.
Ci considera come figli e vederci litigare, per lui, deve essere una cosa…che non si deve fare, ecco.
“E’ una questione tra me e Kat!” ribatte convinto Rufy, calcandosi il suo cappello di paglia in testa.
Si sta arrabbiando pure lui…
“Non se ne parla nemmeno, moccioso” lo dissuade il mio maestro con tono di chi non ammette repliche.
“Perché no?!? Non mi sembra di averti chiesto il mondo, Shanks! Voglio battermi contro Kat!”
A quelle parole, lui esce dalla porta e, in men che non si dica lo sbatte a terra, tappandogli la bocca.
Vorrei accorrere in aiuto di Rufy, ma le mie gambe non rispondono ai comandi…
“Siete solamente due completi idioti!!!” ci ringhia addosso, per poi staccarsi dal mio fratellino e prendermi per il collo.
“S-Shank-s…n-n-non riesco…a…respirar-e” cerco di dirgli, sentendo le forze venirmi sempre meno e i polmoni bruciare in cerca di ossigeno.
Ora sì, che è veramente incazzato.
“No!!! Lasciala stare!!! Prenditela con me!!!” lo supplica Rufy con la voce tremante dal pianto.
Il mio maestro stacca la sua presa ferrea, per poi prendermi dolcemente fra le sue braccia, carezzandomi la testa, mentre io respiro affannosamente, sentendo alcune goccioline di sudore imperlarmi la fronte…per un attimo ho avuto paura di morire…
E’ una cosa molto strana. A me la Morte non ha mai fatto paura…se proprio devo dirlo…certe volte la bramavo e facevo di tutto per togliermi la vita, ma, i miei piani fallivano sempre, o per colpa di mio fratello o per colpa del mio maestro.
“Non voglio che accada mai più una cosa simile, sono stato chiaro?” -domanda guardando Rufy con cipiglio severo, facendolo deglutire e annuire convinto- “Forza! Venite dentro. Vi preparo la colazione, mocciosi”
 
Mangiamo tutto quello che ci offre Shanks con foga, certe volte rischiando di strozzarci, finendo per ridere a crepapelle tutti insieme.
“Ma come avete fatto a litigare, si può sapere???” domanda realmente incuriosito il mio maestro, facendoci incupire tutto ad un tratto.
“Non voglio che la sorellona rischi la vita per me…” afferma Rufy, addentando un pezzo di croissant.
“Fratellino, ma…”
“No, Kat! Ti devo ancora ricordare, per l’ennesima volta, che sei finita all’ospedale per colpa del sottoscritto?!? Per colpa mia sei finita in coma e ora hai una cicatrice che ti porti appresso da sette anni!!! Come faccio a dimenticarmi di una cosa simile?!?” domanda sbattendo la mano sul tavolo, guardandomi con occhi colmi di rancore e tristezza.
Abbasso lo sguardo sul mio piatto, sentendomi gli occhi pizzicare, ma non voglio piangere.
Io non voglio più piangere, mai più!
“Rufy…io…Cristo! Ti voglio bene! Non posso lasciare che…che…cazzo! Non ho nemmeno le parole per dirlo!!!” sbotto nervosa, schiaffandomi la fronte.
“Ehi! Ehi! Ehi! Qui, nessuno fa morire nessuno. Qui non si suicida nessuno, capito? Capisco che voi due siete dei mocciosi e delle teste quadre, ma finché ci sono io, nessuno farà il “kamikaze”, d’accordo?” si intromette Shanks, alleviando la tensione che si è creata.
E’ sempre stato un uomo premuroso nei nostri confronti.
Certo, qualche volta fa lo stronzetto e ci tende degli scherzetti, come quello di tirarci delle uova in testa nelle notti d’estate, urlando a squarciagola: “Felice Halloween, mocciosi!”…
 
 
…Rufy e Kat stavano andando tranquillamente a casa di Shanks per una cena a base di pizza e birra.
Di sicuro, Kat, avrebbe visto il suo fratellino ballare in mutande sul tavolo con degli stecchi nel naso e il cestino del pane tra le mani a causa dell’alcool…non lo reggeva molto bene…
“Wow! Chissà che birra ci offre Shanks!!!” urlò eccitato Rufy, saltellando come un leprotto.
“Tsk! Meglio che non la bevi. Ti da alla testa e poi a chi tocca portarti a casa? A me!” lo fermò Kat, dandogli un pugno in testa.
“Uh! Cattiva!”
 
Arrivarono alla loro metà, per poi suonare il campanello…



“Ehm…n-non c’è…nessuno…” osservò la ragazza grattandosi la nuca pensierosa.
“Già!”
“Ma…Shanks sapeva che noi saremmo venuti a cena…”
“Lo so…”
“Che…che facciamo?” chiese Kat torturandosi le mani imbarazzata.
“Non…non lo so…andiamo in pizzeria?” propose Rufy a sua volta voltando lo sguardo da un’altra parte, sentendo le guance infiammarsi.
“Per me va bene”
“Sì, va bene anche per me…”
“Ok, andiamo!”
“Andiamo!”
 
Ma non fecero nemmeno un passo che sentirono qualcosa spaccarsi sui loro capi e del liquido viscoso scendere lungo i loro visi sporcandoli.
Kat si tastò la testa, accorgendosi di avere dell’uovo in testa…del maledettissimo uovo in testa che stava per imbrattargli tutti vestiti.
“Chi. Cazzo. Ha. Osato?!?” urlò arrabbiata, spostando lo sguardo verso l’alto.
“Felice Halloween, dolcezza!” la salutò Shanks buttandole un altro uovo…
Quella volta centrò il suo viso…
Con calcolata e sinistra (molto sinistra) lentezza si pulì alla bell’e meglio la faccia, per poi guardare il suo maestro con un sorriso pieno di sadismo e ironia:
“Shanks!” lo richiamò tenendo un tono di voce finto gentile.
“Dimmi bellezza!” rispose lui bevendo un sorso di birra dalla sua lattina, per poi ritornare ad osservarla.
“Non è Halloween!”
Il mondo sembrò spaccarsi in una frazione di secondo sulle spalle del Rosso, guardando la sua allieva con occhi stupiti e offesi.
“Ma che cazzo vai blaterando?!? Oggi è il 31 Luglio, ed è Halloween!!!” esclamò adirato, bevendo un altro sorso della sua birra.
“Scemo!!! E’ il 31 Ottobre!!!” scoppiò Kat, minacciandolo con vari pugni alzati al cielo, come a volergli dare in testa.
A quella scena buffa, il piccolo Rufy si mise a ridere divertito, non curandosi delle promesse di morte certa che quei due si lanciavano.
 
“Mi spiace Kat, ma hai completamente torto! Halloween è il 31 Luglio!!!” si difese Shanks, mettendo su un’adorabile broncio, che fece crollare tutta la “parete” di contrattacco della ragazza, lasciandola leggermente attonita.
A quella reazione, il Rosso cominciò a guardarla con espressione impensierita.
“Ti ho lasciato senza parole?” le chiese strafottente.
“No, affatto…tieniti pure la tua ragione che non sta né in cielo né in terra…discutere con te è inutile!” buttò li, chiudendo la questione con un gesto vago della mano…
 
 
Una mano viene sventolata davanti al mio viso, risvegliandomi dall’onda dei miei ricordi, lasciandomi un attimo sorpresa.
“Piccola…tutto ok?” mi domanda preoccupato Shanks, schiaffeggiandomi il viso.
Lo scaccio via malamente, facendolo ghignare divertito per il mio comportamento maleducato.
E’ un modo come un altro per dire che non mi deve chiamare più piccola e che sì, sto bene…più o meno…
La schiena mi fa un po’male a causa della “delicatezza” di quel mostro che abita assieme a me e a mia madre.
Mi chiedo come non faccia mia mamma ad accorgersi di quello che mi fa…è…strano.
Sembra che sappia tutto quello che succede, ma preferisce tacere e vivere nell’omertà.
“Tornando a noi, ragazzi”- ci richiama il mio maestro incupendosi un poco- “Credo che comunque…la vostra discussione sia partita da un fatto ben preciso… chi dei due…?”
“I-io…” risponde alzando la mano con fare timoroso mio fratello.
“No…”- lo correggo volgendo il mio sguardo da un’altra parte per nascondere la…mia vergogna- “Anch’io…”
Alle nostre dichiarazione, Shanks sospira pesantemente, cercando di mantenere la calma.
“Comincio ad essere stufo…” ammette alzandosi dal tavolo allontanandosi un attimo, per poi tornare con una cassetta delle medicazioni.
“Però lo sai…”
“Sì, Kat. Lo so, lo so. Mi avete pregato in ginocchio di non dirlo a nessuno e che fossi solamente io a saperlo oltre a voi…mi avete anche chiesto di non rischiare la mia vita, giocando sporco, dato che mi avete “ricattato”, in un certo senso…” mi anticipa prendendo del disinfettante e un batuffolo di cotone, facendo segno a Rufy di togliersi la maglietta.
“Abbiamo dovuto, sensei. Lo abbiamo fatto per il tuo bene…” cerco di spiegargli per l’ennesima volta, facendolo ridere istericamente.
“Sai…attaccarmi alle spalle, prendendo della morfina per addormentarmi e poi minacciarmi (appena svegliato) con un coltello puntato alla gola…non è un metodo molto dolce, che ne pensi? Perché mi avete messo in ballo, allora?”
“S-sei l’unica persona…di cui possiamo fidarci…” mormoro stringendo i pugni e mordendomi un labbro con insistenza.
Annuisce per poi dire: “Ricordati solo una cosa, Kat. Se succede qualcosa di più grave…non mi fermerò davanti a niente e nessuno. Mi scoccia già il fatto che veniate usate come burattini per i loro giochi sessuali e chissà quali altre porcherie perverse!”
“D’accordo”…
 
Dopo esserci fatti curare da Shanks, ci siamo intrattenuti ancora un po’ a casa sua, guardando la televisione e chiacchierando del più e del meno come se nulla fosse.
Le sue ultime parole sulla discussione di poco fa…mi hanno fatto male.
E’ come se avessi ricevuto uno schiaffo in pieno viso, all’improvviso, senza che io abbia fatto qualche marachella.
Solo che Shanks ha ragione: io e Rufy siamo delle marionette nelle mani di Mihawk e Doflamingo.
Siamo i loro giocattoli: ci torturano con le loro unghie e i loro denti, marchiando il loro “territorio”, non curandosi del sangue che a volte scivola dalle ferite, come a voler dire loro che le nostri pelli ne hanno a basta, che non sopporterebbero oltre.
Ma come ho già detto, loro ne rimangono del tutto indifferenti, anzi.
Cominciano a leccare quelle stille di sangue, definendolo “nettare degli dei dati ai mortali”, per poi cominciare a torturare altre parti del corpo.
Dei miseri giocattoli senza anima…se ci ribelliamo…ci “rompono” malmenandoci e minacciando di far morire lentamente la persona a noi più cara, proprio come farebbe un bambino quando si stufa della fonte dei propri divertimenti.
 
“Kat, a che stai pensando?” mi domanda il mio fratellino ponendosi davanti a me, fermando la mia camminata.
“A-a niente, Ru. E’ tutto ok!” gli rispondo mettendo in mostra il mio falso sorriso rassicurante.
“Oggi potrai stare in pace, non sei contenta?”
“Che intendi, fratellino?”
“Ma come?!? Ti sei dimenticata che non lo avrai tra i piedi??? Avevi detto che Mihawk andava con tua madre e Doflamingo nel Kentucky per quattro giorni!” sbotta irritato, pizzicandomi una guancia, facendomi lacrimare gli occhi.
“E’ vero! Me ne ero completamente dimenticata! Meglio così! Potrò farmi un lungo bagno caldo senza essere disturbata e una bella dormita! Mi goderò questa bella vacanza, allora!” esulto compiendo una piccola giravolta.
Non ci sarà nessuno, ma proprio nessuno in casa! Posso e devo divertirmi finché ne ho il tempo!
“Ihihihih! Sono veramente contento per te, sorellona! Ci sentiamo domani?” mi domanda con un sorriso genuino.
“Certo! Però non so a che ora verrò, eh! Potrei dormire anche tutto il giorno. Vienimi a svegliare, al limite!”
“Va bene! Ciao Kat!!!” mi saluta correndo verso casa, riservandomi un ultimo sorriso.
 
Giunta a casa, comincio a guardare in giro, in cerca di qualche loro traccia, ma, per mia fortuna, non c’è niente e nessuno…a parte due biglietti…uno è da parte della mamma, l’altro, da parte di lui.
 
Ciao Kat!
Ti ricordo che stiamo via per quattro giorni, quindi…NON DISTRUGGERE LA CASA!!!
Mangia tutto quello che vuoi tesoro mio e non andare in discoteca.
Chiudi le finestre e la porta a chiave di notte, non vorrei che ti succedesse qualcosa.
Ultima cosa: TI VOGLIO BENE!
La tua mamma :)
 
 
Ciao gattina.
Ricordati che appena torno esigo che tu sia pronta per soddisfare le mie voglie maschili.
 
Scaravento i due messaggi sul comodino, per poi liberarmi dei miei vestiti, rimanendo solamente in intimo.
Prendo della biancheria pulita e degli asciugamani e mi dirigo tranquillamente in bagno, quando, all’improvviso un suono sinistro giunge alle mie orecchie, mettendomi in allerta…che cazzo è stato?!?
Ok Kat, sta’ calma e pensa…
 
Sto ferma immobile e comincio a spremermi le meningi, quando sento un fruscio e un movimento d’aria “carezzarmi” la schiena…
D-devo essermelo immaginato sicuramente, eheh!
La porta è chiusa a chiave…la finestra no…la finestra non è chiusa…Cazzo!!!
Che cazzo faccio ora?!? Sto entrando nel panico e non va bene per nulla!!!
Allora…facciamo finta di nulla e…e…vado in bagno e mi chiudo a chiave…ma se poi quella cosa o quel qualcuno ha un’ascia? Se scardina la porta?
 
Se stai così, in mezzo alla stanza, mezza nuda, ti beccherai un malanno…” sento sussurrare vicino al mio orecchio.
Mi giro di scatto, ma non trovo nessuno.
Ma che cazzo succede?!? O sono io, che sono fumata (il che è strano, dato che non fumo, a parte qualche sporadica volta quando incontro degli amici del nonno*) o c’è qualcuno in casa e mi sta prendendo bellamente per il culo!
“Non so chi cazzo tu sia, ma ti consiglio caldamente di andartene” minaccio al vuoto, per poi sentire un altro spostamento di fianco a me…che sia un fantasma?
Oh, ma come siamo sboccati. Non te l’hanno mai insegnata, l’educazione?” dice la voce ghignando. Non lo vedo, ma lo sento che ghigna.
“Parli proprio tu! Sei entrato in casa mia senza alcun permesso. Credo che sia tu a dover imparare l’educazione, bello!” ribatto continuando a girare in tondo per la stanza, per scovarlo.
Come fai a sapere che sono bello?” domanda ancora, lasciandomi…sconvolta…
Cioè…ma con chi sto parlando???
“Ah! Vedo che sei anche una persona che sa il fatto suo!” commento coprendomi con l’asciugamano.
Naturalmente. Comunque ti consiglio di non digitare nulla sul tuo bel cellulare, se non vuoi che ti sgozzi. Anche se sei carina, non vuol dire che io avrò pietà di te. Posso ucciderti quando voglio” mi minaccia.
Come ha fatto ad accorgersi che stavo digitando sul cellulare?!? Addio chiedere aiuto a Smoker.
Mi sento molto depressa in questo momento.
“Potresti almeno prenderti la briga di presentarti?” gli domando scettica.
Sono un personaggio abbastanza famoso…se ne parla moltissimo in questi ultimi tempi…” ribatte sotto forma d’indizio.
Fantastico! Il famigerato serial killer è in casa mia! Ma che cazzo ho fatto di male per attirarmi così tanta sfiga addosso?!?
Di sicuro mi ammazzerà da un momento all’altro…
Sto per aprire bocca e dirgli di uccidermi subito, ma cambio idea, ricordandomi delle parole del mio fratellino.
Non posso deluderlo un’altra volta.
“Che cosa vuoi?” gli domando a bruciapelo.
Niente di che, mocciosa. Una persona che abita in questa casa ha una cosa che mi interessa in particolar modo…” risponde.
Vorrei tanto sapere dove si nasconde! Non lo trovo da nessuna parte!
“Come puoi notare non c’è nessuno in casa a parte me. Quindi, puoi anche andartene!” sbotto irritata da quel suo comportamento “Sono il Signore del Mondo Intero!”
E chi ti dice che me ne andrò senza ucciderti?” mi chiede a sua volta, sentendo qualcosa di freddo e affilato puntato alla mia giugulare. Un coltello.
“Non so cosa tu stia cercando e non mi interessa. Se tu te ne vai, non avvertirò la polizia che sei passato, evitandoti delle rogne” gli propongo cercando di non far trasmettere la mia paura.
Chi mi dice che tu non stia mentendo?
“Se mento, sai dove trovarmi…” dico cercando di liberarmi, ma quello aumenta la pressione dell’arma sulla mia gola provocandomi un piccolo taglietto.
Gemo dalla sorpresa e dal bruciore che la ferita mi provoca, facendo ghignare di gusto il killer.
“Sei solamente uno stronzo bastardo!” osservo vincendo la mia paura.
Forse è meglio dire che ho una fifa tremenda, ma che il mio orgoglio vale più di ogni altra cosa.
Credo di non essere molto normale…
Ehi, mocciosa. Vedi di darti una calmata. E’ solo un taglietto” mi intima liberandomi, mentre io faccio un bel respiro per riprendere fiato.
Mi giro di scatto e cerco di fargli lo sgambetto, ma lui prevede la mia mossa e fa un bel salto.
“Cazzo!” prima che lui possa contrattaccare faccio una capriola all’indietro e schivo un suo calcio indirizzato alla sottoscritta. Questo è il momento in cui si dovrebbe esclamare: “Per un pelo!”
Mi rialzo velocemente e corro fuori dalla stanza, dirigendomi a tutta velocità verso il salotto, inciampando sui miei stessi piedi.
Cado rovinosamente e lui cerca ancora di attaccarmi, ma incespico e riprendo la mia corsa, giungendo a destinazione.
Ragazzina, stai giocando col fuoco. Non sto scherzando” mi avverte tirando fuori un machete.
Ora sì, che sono nella merda!
 
Comincio a osservarmi intorno, in cerca di qualcosa per difendermi.
Di certo non posso combattere con le mie sole gambe o braccia.
Verrei tagliuzzata come si fa con un cocomero!
Il mio sguardo continua a percorrere il profilo della stanza finché non scorgo la katana della nonna.
Salto sul divano, per poi raggiungere il comodino che la ospita.
La tiro fuori dalla sua custodia e…ma da quando è così pesante?!?
E poi, per la cronaca. Non è affilata!!! Con questa posso solo difendermi!!!
“Santa Cacca!” sbotto d’istinto, alzando la katana (con un po’ di fatica) per usarla come scudo.
Sai usarla?” mi domanda interessato, senza alcun tono di strafottenza nella voce.
“Ehm…no…” ammetto grattandomi la nuca imbarazzata, rischiando di rovinare a terra per aver lasciato la presa sulla mia arma momentanea.
Sei messa bene, allora. E io, che volevo divertirmi un po’. Sei proprio deboluccia!” osserva riponendo il machete, dirigendosi verso la cucina.
No. Questo mi ha fatto veramente arrabbiare!
Come si permette di dirmi che sono debole?!?
Lo seguo con cipiglio irritato, per poi domandargli secca: “Di grazia, cosa stai facendo?”
Nel frattempo lui aveva aperto il frigo e ci aveva curiosato, cacciandoci dentro la testa.
Ho fame!” risponde con genuinità, lasciandomi a bocca aperta.
Questo è scemo! Viene in casa mia, mi minaccia e fa come se fosse casa sua!!!
E’ assurdo!
“Si, vabbè! Mettiti comodo, io vado a farmi un bagno!” esclamo spazientita, ritornando in camera mia, seguito a ruota da lui con un mucchio di roba da mangiare tra le braccia.
E io lo lascio fare! Mi domando chi sia il più normale tra i due!
 
Riprendo la mia biancheria che avevo fatto cadere poco prima e prendo anche il mio pigiama, per sicurezza.
Chiudo la porta del bagno a chiave e comincio a preparare l’acqua calda, mettendo dentro un po’di bagnoschiuma.
Ora che ci penso, il killer ha quella voce coperta perché ha un passamontagna mimetico a coprirgli il viso.
Che altro ha, indosso?
Ah! Una maglia a maniche lunghe nera, un giubbotto smanicato verde imbottito, dei jeans trasandati
e degli scarponcini neri**.
Di certo, non si vuol far riconoscere…ma perché mi metto a pensare sul suo abbigliamento, ora?!?
 
Senza essermene accorta, l’acqua ha già raggiunto il suo livello e quasi sta per uscire dalla vasca, ma blocco il flusso appena in tempo.
Ed ora…mi rilasso!
 
Passata una buona mezz’oretta, decido di uscire e mi rivesto con molta calma, per poi tornare in camera mia.
Ce ne hai messo di tempo!” esclama serio girandosi un pezzo di carta tra le dita.
“Infatti ti avevo anche detto di metterti comodo! Noto che lo hai fatto senza problemi, dato che ti sei spaparanzato sul mio letto” gli rispondo a tono, mettendomi le mani sui fianchi indispettita.
Sì…è comodo, in effetti” commenta con fare saccente, facendomi innervosire ulteriormente.
Ma è un killer o uno che uccide la gente per stare in casa altrui e farsi la bella vita?
Almeno ha lasciato tutto in ordine!
Posso farti una semplice domanda?”- mi chiede guardandomi attraverso quel suo passamontagna che gli copre interamente la faccia. Chissà se è veramente bello…ma che vado a pensare!- “Sei una…prostituta?
Sento il pavimento mancarmi sotto ai piedi e l’animo mi si svuota di colpo, facendomi perdere lucidità.
Un forte mal di testa mi tortura, facendomi vacillare un po’.
E’ come se fossi ubriaca…
“P-perché lo dici?” gli chiedo ansimante.
Che mi succede? Non ho bevuto, né fatto uno sforzo fisico, ma mi sento esausta. Molto esausta.
Mi sventola il biglietto che si rigirava poco prima fra le mani, lasciandomi perplessa.
E’ il biglietto di lui.
Mi dirigo verso di lui e cerco di strapparglielo invano, nascondendoselo (per quanto possa permetterglielo la sua posizione coricata) dietro la schiena.
“R-ridammelo…” dico solamente con un filo di voce, guardandolo negli occhi.
Sono l’unica parte che possa vedere di lui.
Non hai risposto alla mia domanda” mi fa notare non smuovendosi di un millimetro.
“Non sono tenuta a confessartelo” ribatto sostenendo il suo sguardo.
Lo devo prendere per un sì?
“NO! Non sono una puttana, maledizione!” sbotto in mia difesa con tutto il fiato che ho in gola.
Sta in silenzio per alcuni secondi, che per me sono interminabili.
Perché non mi ridà quel cazzo di bigliettino?!? Dovevo strapparlo e bruciarlo!
Quanti anni hai, mocciosa?” mi chiede solamente con tono neutrale, mandandomi in bestia.
Ma che gli frega?!? Non mi sembra che stia vivendo lui questa situazione del cazzo in cui io ci sono immersa fino al collo!
Spuntato dal nulla a cercare chissà cosa! E pretende pure che io gli dica i miei dati anagrafici?
La mia data di nascita consiste in soli maledettissimi numeri, così come lo è la mia età!!! Un. Maledetto. Numero.
“Vattene. Ora” gli ringhio contro digrignando con forza i denti.
Resto qui quanto mi pare e piace. Sull’altro bigliettino c’è scritto che i tuoi staranno via per quattro giorni. Ho tutto il tempo che voglio, inoltre, ti ricordo che sono io ad avere il coltello dalla parte del manico. In tutti i sensi” controbatte con pacatezza.
Mi sto innervosendo come quando un lupo ha davanti un nemico.
Lo attacca e lo sbrana.
Mi inginocchio sul bordo del letto, preparando il mio destro, mentre con l’altra mano lo prendo per il colletto del giubbotto.
Non vedo l’ora di spaccargli quella faccia che si ritrova.
Non mi fai paura, ragazzina” mi avverte non muovendo un muscolo.
Pensa che io sia debole? Forse lo sarò mentalmente, ma la forza nei pugni non mi manca di certo.
Gli farò cambiare i connotati. Poco ma sicuro.
“Neanche io ho paura di te. Sei solamente una persona che si crede il killer più spietato al mondo!” grido guardandolo dall’alto in basso.
E tu sei solamente un animale che ringhia perché è ferito” …
Dove sarei ferita, io? Io non sanguino. Le ferite non rimargineranno più.
Ho perso tutto il sangue, sono vuota.
Sono solamente una bambola comandata.
Senza anima.
I sentimenti che prova sono solamente finti.
Le risate.
I sorrisi.
Le lacrime.
Le parole…
 
Lo mollo e mi alzo di scatto, andando verso la finestra.
Il Sole sta tramontando.
Cos’è il Sole, poi?
Una stella, questo è logico ma quello che mi interessa sapere è…cosa provoca nella gente?
Gente innamorata a cui fa compagnia illuminandogli la strada.
Fa provare una sensazione di calore agli amanti che si nascondono.
Scalda il cuore a tutti.
Insomma, è una guida su cui si può contare.
Per me, però, è solamente un bugiardo.
Non mi illumina la strada.
Non sento calore.
Non mi scalda il cuore.
Sulla mia strada vedo solamente una foresta buia e piena di spine, che mi lacerano il resto dell’anima riducendola a brandelli ancora più piccoli.
C’è solo freddo. Strati e strati di ghiaccio che mi continuano a far cadere.
Quel che resta di me…è solo un orrido mostro con capelli spettinati, occhi svuotati del loro azzurro oceano e pieni di colore rosso scarlatto.
Un mostro che prova solamente odio verso i nemici e verso se stessa perché non riesce a difendere le persone che ama.
Un mostro che non merita di vivere.
Questo…è quello che vedo nel riflesso della finestra.
Una persona che respira, che tecnicamente è viva, ma che in realtà è morta dentro.
Quelle occhiaie sotto ai suoi occhi scarlatti la rendono ancora più infelice e piena di odio.
Quella figura è così magra che ad un solo soffio di vento può rompersi…eppure sta in piedi e continua a camminare grazie alla voglia di vendetta che cresce giorno dopo giorno.
Povera stolta.
Chi sei, tu?
Sono te.
 
 
 
 
*Quando Kat dice che fuma sporadicamente con gli amici di suo nonno, intende che fuma il calumet, una pipa da cerimonia degli Indiani dell’America Settentrionale.
Il calumet veniva utilizzato durante importanti cerimonie, specialmente per celebrare un trattato di pace o di alleanza, solo che in questo caso, viene “utilizzato” per incontri tra loro, al fine di onorare i vecchi tempi.
**La parte superiore dei vestiti (maglietta, giubbotto...) del killer è simile a quello di Kakashi Hatake (Naruto), mentre la parte inferiore (jeans, scarponcini) è il tipico vestiario di Dean Winchester (Supernatural).






Angolo di Alyce: Eccomi qui con un nuovo capitolo! (schiva per un pelo una padella).
Mi dispiace per il ritardo, dico sul serio!
Però vi avverto: non aspettatevi un mio rapido aggiornamento.
Come potete notare Kat si sente un mostro. Mi fa un po' di tenerezza, ma dall'altra parte vorrei picchiarla a sangue! Deve reagire!!!!!...ok, perdonate il mio filo del discorso. Sono le 00.30 anche per me.
E finalmente chi arriva???? Chi arrivaaaa???????
Kidd: Il killer!
Io: Bravo! Molto bene! Tu da dove sbuchi?
Kidd: Dalla tua mente pazza e contorta!!!!!
Io: ^_^ Ti voglio bene.
Tornando a noi! I nostri protagonisti, ad una prima occhiata, non si sono visti di buon grado.
Cioè, mi correggo, Kat non vede di buon grado il killer!
Kidd: Certo! E' entrato in casa sua come se ci abitasse da sempre.
Io: Appunto.
Infatti...si sono scontrati.
Naturalmente non volevo dare a Kat la caratteristica di una che fosse brava in tutto (è brava con la caporeira, ma non vuol dire che sia brava a maneggiare le spade). Infatti fatica a tenere in mano la katana della nonna e, per pura sfiga, non è affillata.
Lo dico per esperienza.
Una katana che non è stata affilata e che ha uno spessore "spesso", diciamo, non fa una cicca.
Ho fatto una prova con la mia mano e il mio braccio, per vedere se tagliava...tranquilli. Ho ancora i miei arti, altrimenti non mi metterei neppure a scrivere.
Ma non fatelo a casa, comunque! Io l'ho fatto perchè sono una testa quadra!
Datemi anche della pazza, se volete.
E con questo chiudo!
Ci si vede al prossimo capitolo!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
Alyce :)))))))))))
  
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