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Autore: Maestroni_98    16/06/2014    1 recensioni
Brooklyn, due rgazze e nessun ricordo...
Qui inizia questa FF, tra pezzi di puzzle che si concidono e strade piene di insidie, le nostre protagoniste Lexi e Megan dal passato offuscate, si ritroveranno ad unire tutti i pezzi del puzzle.
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Lo sei sempre stata.







 
POV MEGAN
Non avevo dormito tutta notte, e la mia faccia lo dimostrava.
Dovevo parlare con Matt, chiedergli della lettera, farmi raccontare tutto.
Camminavo nel corridoio, per dirigermi al mio armadietto. Alle prime ore avevo proprio lui, quindi sarei rimasta in classe, all’ora di pranzo, per farmi spiegare ogni minima cosa.

POV LEXI
Ero uscita velocemente di casa e non avevo aspettato Jace, ma mi ero limitata a svegliarmi qualche ora prima...
Ok, lo ammetto non avevo dormito. Da quando era successa quella conversazione con lui, rivelandogli i miei sentimenti, non riuscivo a guardarlo in faccia senza diventare paonazza! E ieri?! Per qualche strana ragione mi ero offesa quando mi aveva lasciato dormire nel letto di sua sorella...
Lexi, ti sto odiando! Sì, mi sto proprio odiando! Era tutta colpa di Jace, lui mi stava cambiando in un essere che faceva la colazione silenziosamente senza farsi sentire, o di come camminavo in punta di piedi, o del fatto che avevo fatto pipì nei bagni scolastici, per evitare di tirare lo sciacquone a casa sua. Io era scappata dalla mia nuova casa, vi sembra forse normale?!
No, ne sono consapevole, ma era più forte di me. Ora ero a scuola e Jace mi sarebbe stato lontano, non che a casa mi stesse vicino, anzi, ma almeno potevo evitare il suo sguardo o una crisi ormonale.

POV MEGAN
Ormai la mia matita si stava consumando a forza di fare ghirigori sul libro di letteratura.
In queste due ore non avevo fatto niente, oltre a non guardare Matt che, grazie al cielo, non  mi aveva mai chiamato.
La campanella iniziò a suonare, e nel giro di pochi minuti la classe si svuotò, era arrivato il momento.
Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi alla porta, chiudendola.
“Matt..” dissi avvicinandomi a lui, che mi guardava perplesso. Gli mostro la lettera, appoggiandola alla cattedra: “Dimmi cos’è questa e soprattutto chi l’ha scritta.” Poggiai le mani sul piano.
Mi fissò confuso e poi prese il foglio tra le mani, iniziando a leggere quello che vi era scritto. Le sue sopraciglia si inarcarono e poi posò la lettera, fissandomi perplesso:”E’ la lettera che hai scritto hai tuoi genitori, quando te ne sei andata” disse con lo stesso tono del suo sguardo.
Feci un sospiro: “Questa non l’ho scritta io. E’ la tua calligrafia.”
“Quella non è la mia calligrafia, che motivo avevo di scriverla?” chiese, mantenendo quel tono.
Mi allontanai da lui, avvicinandomi alla borsa ed estrassi il tema: “Quella è uguale a questa!” dissi poggiando il tema, con il suo commento, davanti a lui. “Non so quale possa essere il motivo per cui tu l’abbia scritta.”
Si appoggiò allo spigolo della cattedra e vi si sedette sopra, portandosi entrambe le mani nei capelli, guardando verso il basso, per poi alzare il capo, fissandomi: “Io non l’ho scritta Megan! Io non ne avevo proprio motivo! Il giorno prima che tu scomparissi, avevamo litigato, ti avevo detto che non ti volevo più rivedere, che non volevo stare più con te!” fece una piccola pausa:” Sapevo che se ti avrei detto che non volevo stare più con te per il fatto che diventavo il tuo professore e che i tuoi genitori non avrebbero permesso la nostra relazione, non mi avresti mai ascoltato, così ti ho mentito e ti ho detto che non ti amavo più. Io non avevo nessun motivo per scrivere una lettera dicendo che tu eri scappata per vivere con me, il mio scopo era di allontanarti” il suo tono sembrava distrutto e il suo volto tutto d’un tratto sembrò essere diventato sciupato.
“Matt, allo..” mi fermai di colpo, quando guardai il suo viso. Lo avevo già visto così.
quella frase passò nella mia testa.
“Me la.. Me la ricordo..” dissi in un sussurro, ricordandomi quella discussione.
Portai una mano al petto, sentendo una forte fitta. Insieme a quel ricordo, mi tornarono in mente tutte le sensazioni che avevo provato: odio, tristezza, malinconia, respiro affannato, lacrime che scorrevano sul mio volto.. Come quelle di adesso. Perché? Perché sto piangendo? Non ho motivo di farlo, eppure continuano ad uscire e non si fermano.
Portai entrambe le mani sul viso, asciugando quelle che mi bagnavano le guancie ed un piccolo singhiozzo uscì dalla mia bocca.
Matt mi fissò con quello sguardo nuovamente confuso di poco fa: “Megan, perché stai piangendo?” chiese in un sussurro, quasi impaurito di sapere la risposta.
“Fa male..” mi fermai, facendo un respiro profondo: “Quella litigata.. Me la ricordo..” la mia voce era rotta dai singhiozzi, che uscivano in modo irregolare dalla mia bocca, mentre altre lacrime scorrevano sul viso.
Non riuscivo a capire nemmeno io perché stessi piangendo, è come se stessi rivivendo le stesse emozioni di quel giorno.
Le sopraciglia di Matt si inarcarono per la seconda volta, poi i suoi occhi si sgranarono e infine si fece serio, avvicinandosi di pochi passi: “Megan...” pronunciò il mio nome in un sussurro pieno di dolcezza, come era suo solito fare quando stavamo ancora insieme e allungo la mano verso la mia guancia per accarezzarla, ma poi si fermo e stese il braccio lungo il fianco: “Ormai è finita, non dovresti farti nessun problema, tu non mi ami più. Ti consiglio di capire chi ha scritto quella lettera, per chiunque sia stato è la stessa persona che ti ha mandato in coma. Se si fa un errore bisogna rimediarlo e cosa c’è di meglio che far finta di essere la vittima?” chiese serio, tra di noi aveva messo un muro da quando aveva pronunciato quella prima frase.
Alzai il volto guardandolo negli occhi, e i miei si appannarono di nuovo, buttai il viso sul suo petto, coperto da una camicia bianca, e le mie mani si appoggiarono ad essa: “Matt, non andartene, non lasciarmi.” Dissi in modo spontaneo. Il mio corpo capiva che lui se ne sarebbe andato, e non voleva quella lontananza, non accettava quella lontananza. Ero io a parlare e a fare quelle cose, ma non capivo il motivo.
Una mano si posò sulla mia nuca tra i capelli: “Megan è stato un ricordo, tu non mi ami” sussurrò con dolcezza, per poi fare un leggero passo in dietro, cercando di mantenere una minima distanza, cercando di far rimanere quel muro che aveva messo tra di noi, in modo da non poterlo distruggere.
“Perché? Perché lo pensi?” dissi, alzando il tono di voce, staccandomi da lui.
Rimase immobile:” Perché tu non mi ami, mi amavi, ma non mi ami, pensi solo di amarmi perché la tua mente ha elaborato il ricordo, tu mi odi Megan!” disse quelle ultime parole con tono duro.
“Odiarti.. Io non ti odio! Matt, io non ti odio.. Io ti..” mi fermai. Cosa.. cosa stavo per dire? Portai una mano sulla bocca. Raccattai velocemente le mie cose, i fogli dalla cattedra: : “S- scusa.” Sussurrai, uscendo dall’aula. La mia testa andò a sbattere contro qualcosa, alzai il capo e vidi una chioma bionda.
“Megan..” un sussurro e poi vidi un sorrisetto divertito sulla faccia di Ariana, che fece una piccola risata, mentre camminava davanti a lei.
La ignorai, era l’ultimo dei miei pensieri quello di fronteggiarla, soprattutto ora. Abbassai il volto, non volevo farmi vedere con le lacrime che, ancora, mi bagnavano le guancie, e vidi un foglietto a terra, lo presi e lo aprì; c’era scritto qualcosa ed era firmato da Ariana. Avvicinai la lettera al foglietto.
La scrittura era la stessa.

POV LEXI
Io e Caleb avevamo appena salutato Toby, che voleva ritornarsene a casa, a quanto pare c’era qualcosa che non andava con Megan, probabilmente da quando era andato nel suo stato depressivo e ora voleva cercare di migliorare la situazione. Eravamo davanti al cancello d’ingresso, appoggiati al solito pilastro, mentre una marea di studenti ritornavano alle loro case.
“Caleb te l’ho detto ho cantato solo una volta in quel locale e non lo rifarò” dissi sorridendo, dandogli una pacca sul petto, spingendolo leggermente.
Lui rise: “Va bene”.
In quell’istante passò Duncan, ma il problema era la persona davanti a lui, che ora si era fermata a fianco a me, fissandomi in uno strano modo, Jace. Credo che il suo sguardo si riferisse alla mia “fuga mattutina”. Come era ormai di abitudine mi sentì rigida tutto d’un tratto e mi sentì ribollire il sangue nelle vene, facendomi diventare il volto di un bordeaux intenso. Abbassai il capo e rimasi a fissare l’asfalto, mentre sentivo i passi di Jace allontanarsi da me, non poteva certo fare una scenata davanti a Caleb, il nostro segreto non poteva essere svelato, altrimenti che segreto sarebbe?
“Cosa hai?” chiese Caleb portando una mano sul mio mento, per alzarmi il volto.
La mia lingua non mi permetteva di formulare niente e così mi limitai a negare con la testa, senza fargli vedere il rosso del mio viso, tenendo la chioma di capelli davanti al volto.
“Jace, vieni!” urlò, vedendo che non davo risposta.
Alzai subito il capo con gli occhi sbarrati e la mia voce uscì tutta d’un colpo:”NO!”.
“Cosa?” chiese Jace, che ormai si era avvicinato a noi.
“Niente, vattene!” urlai, evitando di fissarlo.
Lui sospirò, e si allontanò nuovamente.
Feci un sospiro di sollievo e mi fermai a fissare Caleb:”Cosa ti è salato in mente?!” sbottai.
“Lexi.. Cosa ti prende?” chiese.
Feci un passo all’indietro e chiusi la bocca in una linea stretta, per poi parlare: “Niente, ma non chiamare Jace, cos’è vuoi procurare una rissa nel cortile scolastico?” chiesi, cercando di sembrare il più naturale possibile.
Lui mi guardò per un attimo, come scrutandomi per vedere se stavo mentendo o no: “Va bene, va bene. Tranquilla. Dai, andiamo.” Disse avvicinandosi a me e mettendo un braccio sulle mie spalle, iniziano a camminare fuori da scuola.
Iniziammo a percorrere la strada di ritorno e come al solito avrei dovuto fare il giro largo per arrivare a casa di Jace, senza farmi beccare da Caleb. Tutto questo era così necessario? Era necessario mentire al mio Bronx? Era necessario tutto questo per Jace?
Io... Ero confusa.
Forse per evitare tutto questo doppio gioco che stavo facendo, che era sbagliato, dovevo andarmene da Jace.

POV MEGAN
Ero seduta sul divano assieme a Toby. Entrambi eravamo zitti. Non avevamo detto niente da quando è arrivato, cioè un ora fa. Toby si mise comodo:”Megan mi dispiace per come mi sono comportato ultimamente con la “scomparsa” di Lexi, ero in una fase un po’ schifosa e per me era strano non vederla più e così mi sono depresso, comunque ora tutto è cambiato, Lexi è ritornata quella di prima e io posso farmi perdonare” disse sorridendomi, per poi avvicinarsi a me. Mi posò una mano dietro il collo, discostando i capelli e appoggiò le sue labbra su di esso, baciandolo. Un bacio, poi un altro e poi un altro ancora.
Amavo sentire le labbra sul mio collo, le sue labbra... “A me dispiace di amare ancora Matt!” uscì dalla mia bocca. Merda! Cosa avevo detto?! Portai una mano alle labbra.
Si discostò improvvisamente e mi guardò confuso:”Matt?! Il giocatore di football del terzo anno?” chiese.
C’era uno del terzo anno di nome Matt che giocava a football?
“No..” dissi abbassando la mano.
Si alzò dal divano e mi fissò dall’alto:”Che Matt?” chiese serio.
“Il professore di letteratura..” dissi abbassando il volto.
I suoi occhi si sgranarono e le sue mani si posarono dietro il suo collo in una stretta, mentre continuava a camminare per la stanza:”Matt?! Il professore?! Tu vuoi dirmi che ami il professore?!” esclamò infuriato.
“Si..” dissi. Cosa mi capitava? Io amo davvero Matt?
“Da quanto?” chiese con tono impassibile, fermandosi di fronte a me.
“Non.. non lo so.” abbassai sempre di più il volto.
Abbassò lo sguardo e fece un profondo respiro, poi mi fissò. Non avevo mai visto uno sguardo così come quello che aveva adesso sul suo volto, era quasi indecifrabile, una marea di emozioni sembravano comporlo: rabbia, delusione, tristezza, amarezza, disprezzo...
Non disse una parola, si voltò e si avvicinò all’appendi abiti, prendendo la giacca da esso e uscendo di casa, sbattendo la porta dietro di se.

POV LEXI
Aprì con la copia delle chiavi che avevo la porta d’ingresso molto silenziosamente e superai la soglia. Arrivata all’angolo del muro che separava il corridoio d’ingresso con la sala, mi sporsi da esso e guardai, bene nessuno in vista. Stupidamente portai le mani davanti al volto ricreando con le dita la forma di una pistola e poi feci una capriola sul pavimento, arrivando al tavolino, per poi gettarmi come se dovessi salvarmi da un esplosione, sul divano. Ero salva. Ero a pancia all’aria, con i capelli tutti da un lato che ricadevano sul pavimento. Mi portai una mano sulla fronte e chiusi gli occhi sospirando, non c’era nessun rumore, potevo stare in tranquillità.
Mi misi di scatto con le gambe incrociate sul divano e guardai a destra e poi a sinistra e mi misi a ridere come una cretina, non c’era nessuno, solo io. Tolsi le scarpe e mi misi in piedi sul divano e osservai gli oggetti che mi erano di fronte: un orologio, la televisione, una penna.
“è inutile che mi fissate so di aver fatto una cazzata a dire quello che provavo per Jace e sì, è inutile che lo difendete perché è il vostro padrone! Io non sono sua e posso fare quello che mi pare e piace!” urlai, puntando l’indice contro di essi:”Io posso andarmene via da lui quando mi pare e piace, non come voi che siete asserviti a quell’essere” alla fine della frase feci una grossa risata. “Sapete cosa vi dico io posso fare quello che voglio e quando voglio e lo farò! Sì lo farò questa notte! Mi troverò un bel ragazzo simpatico e starò con lui, vivrò con lui e avrò un bambino, sì un bambino puffese, perché a me piacciono i puffi!” guardai tre oggetti con gli occhi a fessura e tre secondi dopo mi venne un lampo di genio:”Giusto! Mi farò accompagnare da Caleb e troverò un ragazzo come lui con cui stare, simpatico e bello, non come il vostro padrone!” mi misi a saltare sul divano facendo la linguaccia.
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii io non sono sua! Io non sono di nessuno! Posso farlo con chi voglio!!” ripetei più volte.
“Con chi vuoi? Sei sicura però che gli altri lo vorranno fare con te?” disse una voce, entrando nella sala.
Mi voltai di scatto, l’unica parola che poteva descrivere quella situazione era: Merda!
Mi fermai:”Non ti preoccupare che li troverò, massimo chiedo a Caleb se diventa il mio scopa amico” dissi facendo spallucce, per poi fulminare con lo sguardo un ultima volta la televisione, l’orologio e la penna.
“Sono sicurissimo che a Caleb non dispiaccia, ma credo che vuole molto di più del sesso.” Jace si avvicinò al divano, e si sedette. Rimasi in piedi e lo fissai dal basso:”Tu non lo conosci! Io conosco Caleb da quando mi sono trasferita a Brooklyn dopo la mia adozione, io e lui siamo buoni amici e ci sosteniamo a vicenda e sai cosa ti dico, te lo dimostrerò! Dimostrerò a te e ai tuoi schiavi che io posso diventare la scopa amica di Caleb!” misi le mani sui fianchi e mi sentì possente.
“Io non ho detto che non puoi diventare la scopa amica di Caleb, anzi, lui ci starebbe. Ma gli piaci e dopo un po’ lui non vorrà solo del sano e puro sesso, ma di più!” ripeté guardandola.
Scesi dal divano e rimasi in piedi di fronte a lui:”Magari dopo lo vorrò anch’io, Caleb non mi dispiace e magari lo vedrò sotto un altro punto di vista, forse dopo potrò essere di qualcuno, potrò essere Sua, potrò stare con qualcuno, sentirmi amata da qualcuno” i miei pensieri fluirono, ormai la cavolata di aver detto già la verità su quello che provavo per Jace era stata fatta, dire i miei pensieri ormai era la cosa più superficiale dopo quello che gli avevo detto. Già, pensavo di amare Jace, ma andiamo, lui non era il tipo da storie serie e io mi ero stancata di fare sempre la dura della situazione, io volevo affetto, volevo l’amore di qualcuno, volevo essere di qualcuno, volevo qualcuno che mi proteggesse e non viceversa e forse Caleb sarebbe stato il mio qualcuno, sarei diventata di qualcuno.
“Lexi, la decisione di con chi stare è tua, ma come fai a sapere se quella persona va bene per te? E se ti darà l’amore di cui hai bisogno?” chiese, senza togliermi gli occhi di dosso. “Sei sicura che Caleb sarà quello giusto? Cosa succederà se non è lui quello che ti farà sentire amata? Tornerà tutto come prima fra voi? La vostra amicizia?” chiese nuovamente.
Strinsi i pugni lungo i fianchi:”Vale la pena rischiare. Io mi sono stancata Jace, mi sono stancata di indossare borchie e giubbotti di pelle facendo la dura, io non sono così, non lo sono mai stata! Sai chi sono stata? Quella che a otto anni si prendeva cura della madre ubriaca e dello stipendio della casa e ora io mi sono stancata di essere la persona forte che faccio finta di essere, io voglio che qualcuno mi faccia sentire amata, voglio che qualcuno mi reputi sua, voglio qualcuno che diventi pazzo di gelosia perché mi ama! E se Caleb è quel ragazzo io ci voglio provare!” dissi secca.
“Metti che lui ti ama e tu non riesci a ricambiare quel sentimento, come farai? Vivrai la tua vita mentendo? Non vuoi essere una dura, ma una bugiarda?” si alzò in piedi, mettendosi di fronte a me: “Poi, non solo lui ti ama.” Disse.
“Allora vorrà dire che cercheremo di ricostruire la nostra amicizia, vorrà dire che cercherò ancora quelle sensazioni che voglio provare” dissi fissandolo, per poi sospirare:”E poi sentiamo chi mi amerebbe oltre a lui, tu?” chiesi incredula, trattenendo una risata.
Jace abbassò per un attimo il volto. Dopo poco lo alzò guardandomi negli occhi: “Sai cosa ti dico?” fece una piccola risata scuotendo la testa: “Si, Lexi. Oltre a lui ci sono anche io.” Disse guardandomi. “Buona notte Lexi.” Disse sorridendomi, per poi salire le scale.
Lo rincorsi e lo feci voltare:”Ecco, è per questo che non ti voglio! Ogni volta che parliamo di sentimenti finisce così e io sclero mentalmente ed è peggio che avere il ciclo! Ora, non voglio fare la donna in menopausa, ma a forza di stare con te lo sto diventando, e non ne posso più di stare a fianco a te e non capire se ti amo o no, io ti ho detto cosa cerco e tu di sicuro non c’entri un bel niente. Con tutte le ragazze che hai avuto le hai sbattute e poi le hai mollate, tu non ti innamori Jace, tu vuoi solo un avventura e io non chiedo di certo una storia seria, ma io voglio qualcuno che mi tiene testa, qualcuno che sa affrontare i miei sentimenti” feci una pausa distrutta, ero veramente patetica e posso capire se qualcuno mi reputi psicopatica in questo momento, lo fissai:”Per questo voglio provare con Caleb e non con te”.
“Se io da te avessi voluto solo una botta e via, a quest’ora non saresti qui.. Lexi, sono piccole cose che tu non osservi attentamente, e fai male.” Disse tranquillo.
Mi misi le mani nei capelli e fissai i gradini, mentre le lacrime mi riempivano gli occhi, manco stesse affondando il Ttanic! La mia testa era piena di troppe pensieri e mi stavo consumando lentamente e atrocemente per Jace, lui mi faceva sentire così, mi confondeva e mi faceva male! Non era sano quello che provavo per lui, non lo era mai stato! Lo odiavo, ci picchiavamo, ci provocavamo, siamo andati a letto insieme, ha detto che mi amava, mi trattava male...Io....Io non riuscivo più a sopportare quello che avevo dentro, Jace era un casino totale e già io lo ero, sarebbe stato completamente sbagliato mettermi con qualcuno così simile a me, per quanto volevo gridargli ti amo, non potevo. Alzai il capo guardandolo negli occhi, con il fiato corto e le lacrime che scendevo, non avevo mai pianto così tanto come adesso:”Io...Io non posso stare con te. Addio Jace” dissi trattenendo i singhiozzi e posandomi una mano sulla bocca e superando i gradini davanti a lui, per andare nella mia stanza, fare le valigie e andarmene.
Mentre prendevo la borsa per mettere dentro le cose, sentì dei passi verso la stanza: “Non te lo ripeto più, tu non te ne vai. Non puoi stare con me? Non è un problema, sono riuscito a sopportarlo prima, riuscirò a sopportarlo ora, ma tu non uscirai da questa casa.” Il suo tono era alto e serio, duro e dominante.
Mi voltai verso di lui:”Tu non vuoi proprio capire, vero? Preferirei stare sotto un ponte che qui! Mi fai male Jace, io non posso stare qui!” gridai a mia volta.
Si passò una mano nei capelli, mentre respirava pesantemente: “No! Tu non te ne vai!” disse avvicinandosi a me. Portò le mani sui miei fianchi e mi avvicinò di più al suo corpo, unendo le nostre labbra. La mia lingua si scontrò con la sua corrodendomi l’anima e facendomi scendere più lacrime. No,no,no,no! Mi discostai con il viso:”No, io non posso, io non posso commettere lo stesso sbaglio! Se lo faccio...Se lo faccio alla fine mi convincerò di essere tua” dissi amaramente, cercando di tenere testa al suo sguardo, ma inutilmente.
“Non è stato uno sbaglio.” Disse avvicinandosi alla mia guancia, per catturare una lacrima che stava percorrendo il suo percorso: “E’ stato bellissimo e io lo ripeterei milioni di volte. Come dici tu, io non sono un sentimentale e da storie serie, ma per te.. Potrei.” Sussurrò parola per parola nel mio orecchio. I miei occhi si sgranarono...Che credibile stupida! Cretina! Idiota! Sciocca! Tonta! Fessa! È vero, mi corrodeva, mi consumava, mi lacerava l’anima, ma alla fine era quello che volevo, volevo passione, volevo amore, volevo qualcuno che mi faceva impazzire e io ce l’avevo sempre avuto davanti a me.
Gli sorrisi:” Che credibile stupida! Cretina! Idiota! Sciocca! Tonta! Fessa che sono stata! Non voglio che cambi, ti amo già per quello che sei, un credibile stupido! Cretino! Idiota! Sciocco! Tonto! Fesso! Ma mi va bene così”. Feci scontrare le mie labbra con le sue, mettendogli le mani sulle guance, per poi dire l’ultima cosa che potevo dire:”Anche se non lo dirai o non lo penserai, Jace sono Tua!”.
“Lo sei sempre stata.” Disse guardandomi negli occhi.
 



ANGOLO AUTRICI
Di solito mantengo le mie promesse, ma se il capitolo non è finito, non posso mantenerle.
Sono arrivata oggi, però, con un capitolo significativo.
Le nostre due protagoniste hanno capito cosa provano, e non una per l’altra, ma per i ragazzi che vogliono avere al loro finco.
Lexi “parla” (In realtà urla) con Jace, e finiscono per dirsi l’amore che uno prova per l’altra. Che carini *-*
Megan, invece, capisce che ama Matt. Si, lo ha sempre fatto, e quando i ricordi le sono tornati, lo ha capito sempre di più. Non poteva mentire a Toby, non poteva fargli del male.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Mi scuso per il ritardo (ancora). :)
Alla prossima
By ML
  
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